“Sei nato negli anni sessanta (settanta o ottanta) se … hai ascoltato la musica con il walkman e le musicassette!”
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Sono passati poco più di vent’anni dalla scomparsa delle musicassette, soppiantate dalla modernità dei compact disc. A loro volta questi ultimi sono stati spazzati via, senza che ce ne siamo accorti, dai file digitali e dal “consumo” della musica direttamente dal web. A parte qualche nicchia di appassionati, nostalgici dei dischi in vinile, l’ascolto è diventato immateriale. Pensando alle vecchie musicassette, sembra passato un secolo.
Mixed by Erryci catapulta in quell’epoca, tra la fine degli anni settanta e i primi anni novanta, per raccontare l’incredibile epopea dei fratelli Frattasio, i più grandi falsari musicali della storia. Partiti da un negozietto di elettrodomestici di un rione napoletano sono riusciti a diventare la prima etichetta discografica italiana, ovviamente illegale. Se non fosse una storia vera, tra l’altro nel film poco romanzata, non potrebbe essere stata inventata, tanto è pazzesca.
Il racconto parte dall’epilogo, dall’incarcerazione nel 1991 di Erry, Peppe e Angelo Frattasio, accolti con tutti gli onori dagli altri detenuti, poi, un lungo flashback “riavvolge il nastro” all’inizio.
Negli anni settanta quella dei Frattasio è una famiglia umile, come la maggior parte delle famiglie del quartiere popolare di Forcella. Il padre si arrangia tra lavoretti e piccole truffe al mercato della stazione, come la vendita di thè spacciato per whisky.
Erry, timido e mingherlino, fa l’aiutante tuttofare nella bottega di elettrodomestici del rione. Sogna di diventare un dj, ma viene sbeffeggiato perché gli manca il carisma, non comunica “internazionalità”.
Si accontenta di mixare compilation e duplicare musicassette, con intuizioni brillanti, come proporre in coda alle canzoni di un disco altri pezzi di gruppi emergenti dello stesso genere, un antesignano dei moderni consigli dei siti web “se ti piace prova questo”. Le musicassette Mixed by Erry vanno a ruba.
Quando il titolare della rivendita di elettrodomestici cessa l’attività Erry e i fratelli hanno l’intuizione della vita: mettersi in proprio e trasformare quell’hobby in un lavoro.
Geniali e temerari ai limiti dall’incoscienza iniziano ad acquistare masterizzatori in serie, chiedendo prestiti agli usurai della camorra. Si circondano di collaboratori fidati, adottano la rete di distribuzione delle sigarette di contrabbando smantellata dalla Guardia di Finanza. Riescono a distribuire la musicassetta di Sanremo durante il Festival anticipando di due settimane la distribuzione ufficiale.
Negli anni novanta diventano un impero economico, sancito da almeno un centinaio di milioni di pezzi venduti e, beffa delle beffe, dalla comparsa delle imitazioni del loro marchio, i falsi dei falsi. Una multinazionale di cassette “vergini” stringe con i Frattasio un accordo commerciale miliardario per avere l’esclusiva sulle forniture.
Ma la parabola dei ragazzi diventati i re della pirateria non poteva durare. Il “nastro” della loro storia imprenditoriale finisce con l’epilogo iniziale del film: con l’arresto e la condanna a quattro anni e sei mesi per associazione a delinquere e violazione della legge sul diritto d’autore.
Al quinto film, dopo il “botto” con la trilogia di Smetto quando voglio e la conferma con L’incredibile storia dell’isola delle rose, Sydney Sibilia aggiunge un altro capolavoro alla sua sorprendente filmografia. E sempre raccontando storie apparentemente strampalate di outsider che trovano una forma di riscatto di fronte alle storture della società. Ovviamente Sydney, come gli spettatori, guarda con simpatia ai tre protagonisti. Ma non li mitizza, né legittima in alcun modo la contraffazione e la pirateria. Dei suoi antieroi fa un ritratto sincero, ironico e dissacrante.
D’altro canto, il suo è un cinema squisitamente pop, modernamente popolare. E di grandissima qualità.
La scrittura è brillante e mai banale, il ritmo a tratti travolgente, le scenografie e i costumi curati con grande attenzione. Senza scordare l’eccellente uso della fotografia, viva e satura, e il perfetto mix di canzoni che accompagnano la storia.
Sibilia disegna personaggi fumettistici che non diventano mai macchiette, come il villain di turno, il finanziere Ricciardi, interpretato da uno strepitoso Francesco Di Leva, che sembra uscito da un cartone animato di Lupin III. Non si possono non citare le straordinarie interpretazioni del terzetto di giovani attori scoperti dal regista: Luigi D’Oriano – che ricorda Troisi – Giuseppe Arena ed Emanuele Palumbo sono incredibilmente affiatati ed espressivi.
E poi c’è la magia di Napoli, di una città rinata in quegli anni. Seppur con forti contraddizioni, ostinatamente vitale e passionale. Sospesa tra il folklore calcistico e una cultura popolare autentica. E sempre con quell’ironia, tipicamente napoletana, che fa interpretare i giudici del processo ai veri fratelli Frattasio, facendogli pronunciare una solenne autocondanna.
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