vincenzo iennaco
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sabato 29 giugno 2013
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l'evoluzione del vampiro secondo park chan-wook
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Il regista coreano Park Chan-wook dopo aver eviscerato il fascino della vendetta, omologandolo in una trilogia-antologia, sbarca nel circuito cinematografico occidentale con questo “Stoker” che rievoca e rielabora due capisaldi di quel culto horror-thriller tipicamente occidentale: Bram Stoker (leggi Dracula) e Alfred Hitchcock, maestro indiscusso del thriller d'atmosfera.
E Park Chan-wook qui riesce a patinare di una conturbante ed effimera eleganza (di stile e toni) le atmosfere inquietanti e claustrofobiche del film, affrontando da una diversa angolazione la figura "stokeriana" del vampiro (che invece di succhiare al collo qui strangola con una cintura) e omaggiando quei cult hitchcockiani tanto amati ai tempi del liceo, rivisitandone del tutto personalmente scene amate, assimilate e trasposte qui con quell'iconoclastia che sublima (sempre e comunque) la cinematografia e i suoi grandi maestri.
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Il regista coreano Park Chan-wook dopo aver eviscerato il fascino della vendetta, omologandolo in una trilogia-antologia, sbarca nel circuito cinematografico occidentale con questo “Stoker” che rievoca e rielabora due capisaldi di quel culto horror-thriller tipicamente occidentale: Bram Stoker (leggi Dracula) e Alfred Hitchcock, maestro indiscusso del thriller d'atmosfera.
E Park Chan-wook qui riesce a patinare di una conturbante ed effimera eleganza (di stile e toni) le atmosfere inquietanti e claustrofobiche del film, affrontando da una diversa angolazione la figura "stokeriana" del vampiro (che invece di succhiare al collo qui strangola con una cintura) e omaggiando quei cult hitchcockiani tanto amati ai tempi del liceo, rivisitandone del tutto personalmente scene amate, assimilate e trasposte qui con quell'iconoclastia che sublima (sempre e comunque) la cinematografia e i suoi grandi maestri.
La storia è facilmente riassumibile: uno zio affascinante e misterioso giunge alla lussuosa residenza dei Stoker per il funerale del fratello, perito in circostanze violente e oscure. E si insinuerà sempre più subdolamente nelle vite e nelle psicologie di India e sua madre Evie. Inizierà così un percorso iniziatico verso una progressiva presa di coscienza del Se ed una simbiosi congenita di desiderio e follia che richiama una certa forma di vampirismo primigenio. Ma a prevalere non è il sangue (metaforizzato col vino di cui gli Stoker sono esperti intenditori), bensi uno stilema per immagini di forte impatto visivo ed emozionale (una collezione di scarpe che simboleggia una vita ed al tempo stesso la sua involuzione nella disposizione a raffigurarne un grembo materno; lunghi capelli che sotto il tocco lieve di una spazzola si tramutano in lunghe distese d'erba; un duetto pianistico culminante in un parossismo incestuoso), per poi arrivare alle citazioni hitchcockiane (la scena della doccia che assume una connotazione morbosa e rivelatoria; una cabina telefonica che non subisce l'attacco di uccelli impazziti, ma di una follia altrettanto cieca e distruttiva).
A rafforzare questa visualità vorticosa di Park Chan-wook contribuiscono le interpretazioni empatiche dei protagonisti: Mia Wasikowska e la sua India introversa e desiderosa “di essere salvata, completata”; Nicole Kidman nel calzante ruolo di una madre emotivamente instabile; Matthew Goode nella figura da bel tenebroso e letale zio Charlie.
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stefano pariani
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lunedì 24 giugno 2013
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la sottile fascinazione del male
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India Stoker (Mia Wasikowska) è un'adolescente taciturna e introversa, vessata dai compagni di scuola e con una madre eccentrica (Nicole Kidman). Il giorno del funerale del padre, morto in un incidente, viene a conoscenza del giovane zio Charlie (Matthew Goode), mai conosciuto prima, un uomo dai modi eleganti e dal fascino sottile. La giovane non vede di buon occhio la nuova presenza, soprattutto quando lo zio decide di trascorrere un po' di tempo in casa Stoker e tra lui e la madre nasce un'intesa; infastidita, ma col tempo anche attratta da Charlie e dal suo misterioso passato, per India inizia un processo di maturazione tra realtà e scene visionarie che la condurrà alla scoperta di sè. Il primo film in lingua inglese del sudcoreano Park Chan-wook ha un'eleganza visiva ed estetica nell'inquadrare i volti e gli sguardi dei suoi personaggi, nella scelta cromatica della fotografia, che passa da toni delicati e crepuscolari ad altri più decisamente marcati (la stanza da letto della madre) e nei dettagli di certi oggetti (lettere, scarpe, chiavi).
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India Stoker (Mia Wasikowska) è un'adolescente taciturna e introversa, vessata dai compagni di scuola e con una madre eccentrica (Nicole Kidman). Il giorno del funerale del padre, morto in un incidente, viene a conoscenza del giovane zio Charlie (Matthew Goode), mai conosciuto prima, un uomo dai modi eleganti e dal fascino sottile. La giovane non vede di buon occhio la nuova presenza, soprattutto quando lo zio decide di trascorrere un po' di tempo in casa Stoker e tra lui e la madre nasce un'intesa; infastidita, ma col tempo anche attratta da Charlie e dal suo misterioso passato, per India inizia un processo di maturazione tra realtà e scene visionarie che la condurrà alla scoperta di sè. Il primo film in lingua inglese del sudcoreano Park Chan-wook ha un'eleganza visiva ed estetica nell'inquadrare i volti e gli sguardi dei suoi personaggi, nella scelta cromatica della fotografia, che passa da toni delicati e crepuscolari ad altri più decisamente marcati (la stanza da letto della madre) e nei dettagli di certi oggetti (lettere, scarpe, chiavi). La violenza c'è e si vede, esplode senza un perchè, ma è come trapuntata da un'inquietante eleganza: è un ragno che zampetta veloce e si insinua tra le gambe, è un fiore bianco macchiato dagli spruzzi di sangue, sono i capelli che al tocco di una spazzola diventano un campo di alti filari d'erba tra cui è nascosta una silenziosa minaccia. Con richiami ad Hitchcock, il film è una riflessione sulla fascinazione del male e sulla follia, ma anche un'indagine dell'animo femminile e dei rapporti famigliari. Ottimi i tre protagonisti, soprattutto la Wasikowska; la bella colonna sonora di Clint Mansell contiene un duetto al pianoforte di Philip Glass, che dà vita ad una delle scene più seducenti della pellicola.
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cicciogia
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venerdì 28 giugno 2013
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una piccola lezione di cinema: imperdibile.
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India Stoker (Mia Wasikowska) perde il padre il giorno del suo diciottesimo compleanno. Il freddo rapporto con l’eccentrica e anaffettiva madre (Nicole Kidman) e l’arrivo improvviso del misterioso ed inquietante zio paterno (Matthew Goode) contribuiranno alla scoperta della sua vera identità, della sua vera natura, già esternata attraverso le caratteristiche tipiche di una personalità cupa ed introversa.
Per la prima volta in un lavoro tutto occidentale, Park Chan-wook torna a raccontare il dolore, il male, la storia di un “mostro”, di una deformità celata dietro un involucro di disarmante “bellezza”.
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India Stoker (Mia Wasikowska) perde il padre il giorno del suo diciottesimo compleanno. Il freddo rapporto con l’eccentrica e anaffettiva madre (Nicole Kidman) e l’arrivo improvviso del misterioso ed inquietante zio paterno (Matthew Goode) contribuiranno alla scoperta della sua vera identità, della sua vera natura, già esternata attraverso le caratteristiche tipiche di una personalità cupa ed introversa.
Per la prima volta in un lavoro tutto occidentale, Park Chan-wook torna a raccontare il dolore, il male, la storia di un “mostro”, di una deformità celata dietro un involucro di disarmante “bellezza”. La bellezza di scene impeccabilmente girate, montate, fotografate; la bellezza dell’inquadratura perfetta; la bellezza della ricerca del dettaglio che è sempre metafora di un significato nascosto.
In un crescendo di hitchcockiana tensione, con un procedere elegante e tramite raffinatissime scelte visive e musicali, il regista racconta la maturazione, la presa di coscienza, la scoperta di sé, di una ragazza che, nel bene e nel male, vive lo sfumato passaggio che dall’infanzia conduce all’età adulta.
Stoker (il nome stesso è un richiamo al grande autore) sembra ispirarsi al fascino delle filosofie “vampiresche”, in cui il Male origina dal dolore e sfocia nella realizzazione, ma trova un senso (illogico, istintivo, naturale) solo nell’accettazione, unica forma di liberazione.
Dice India: “Proprio come un fiore non sceglie il proprio colore, noi non siamo responsabili di ciò che diventiamo, solo dopo averlo realizzato saremo liberi”.
Una piccola lezione di Cinema: imperdibile.
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luigi chierico
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domenica 1 giugno 2014
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stupefacente
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Un bagno di sangue,uccidi tu che uccido anch’io,dalla scandalizzata ed innocente adolescente all’assassina,dal candore al peccato:il passo è stato breve.In questo breve film ci trovi tutto.Nessuna colpa a Dermot Mulroney(Richard Stoker)lo si vede solo dopo morto.
Il regista coreano Chan-wook Park vuol far passare un film sanguinario per introspettivo.India (Mia Wasikowska)è infatti un’adolescente che giunta a 18 anni diventa adulta.“Diventare adulti è diventare liberi”.Liberi da chi,da che cosa?Dalle leggi naturali e sociali?Dalla propria coscienza?Di libero abbiamo solo il nostro pensiero, le azioni son una conseguenza,peraltro non si è adulti solo per età anagrafica.
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Un bagno di sangue,uccidi tu che uccido anch’io,dalla scandalizzata ed innocente adolescente all’assassina,dal candore al peccato:il passo è stato breve.In questo breve film ci trovi tutto.Nessuna colpa a Dermot Mulroney(Richard Stoker)lo si vede solo dopo morto.
Il regista coreano Chan-wook Park vuol far passare un film sanguinario per introspettivo.India (Mia Wasikowska)è infatti un’adolescente che giunta a 18 anni diventa adulta.“Diventare adulti è diventare liberi”.Liberi da chi,da che cosa?Dalle leggi naturali e sociali?Dalla propria coscienza?Di libero abbiamo solo il nostro pensiero, le azioni son una conseguenza,peraltro non si è adulti solo per età anagrafica.India non solo non diventa adulta ma neanche libera.Vive i turbamenti ed inquietudini di una torbida adolescenza,passando da un “No grazie”alla violenza.
India a 18 anni perde il padre Richard,alla cerimonia funebre il regista ci tiene a far vedere che la vedova indossa le scarpe (!!);alla mestizia e dolore della figlia si contrappone il sorriso e la letizia della moglie Evelyn Stoker(forse Nicole Kidman è troppo bella per farla piangere!),soprattutto all’arrivo del giovane cognato,Charlie Stoker(Matthew Goode),fratello del marito,apparso apparentemente dal nulla,tanto che India non ne conosce l’esistenza.
Ci mostra poi le scarpe,tante scarpe,18 paia che fanno da cornice ad India quando riposa.Il regalo di ogni compleanno fattole da suo padre,un architetto che ha architettato e progettato i fatti che sono alla base di questa trama,sì anche lui ha tramato qualcosa,ma nessuno ha tremato per quello che il regista ci ha mostrato.Le scarpe da corsa,un presagio:scappa India,fuggi dalla verità,dalla realtà.All’arrivo di Charlie in casa dei Stoker non scomparirà solo suo fratello.In un’atmosfera cupa e di mistero si svolgono torbide situazioni che rasentano il tradimento e l’incesto. India si trasforma improvvisamente,ma non è una farfalla che si spoglia della crisalide.Sono sue le parole“Proprio come un fiore non sceglie il proprio colore,noi non siamo responsabili di ciò che diventiamo,solo dopo averlo realizzato saremo liberi”.Per la successione dei fatti e misfatti lascio libero lo spettatore di andarli o meno a conoscere,ricordando che anche i coreani sono gialli.Il film si lascia apprezzare per poche belle fotografie, per la presenza fisica della Kidman, vedova ma non troppo,sebbene dica alla prozia“Ti presenti qui per offendermi in questo momento”(in quale?col sorriso sulle labbra),meno per la colonna musicale,sostituita da rumori d’ogni genere,ad eccezione di una suonata al pianoforte a quattro mani con zio e nipote che servirà a far svegliare i sensi alla vergine India.Ancora una volta i morti non parleranno,come spesso anche i vivi.Così l’ingenua India tra musica e canto diventa una furia scatenata con morsi da vampiro ed altro.Ed eccola sotto l’acqua, purificatrice,lavarsi per levarsi di dosso le sue colpe ma”tutte le acque degli oceani non basteranno a pulire le sue mani”o come dice Lady Macbeth:”C'è ancora odore di sangue:tutti i profumi d'Arabia non lo toglieranno da questa piccola mano”.Le è stato insegnato:”A volte devi fare qualcosa di male per impedire di fare qualcosa di peggio”,ma India esagera e la stessa madre Evelyn dopo aver chiesto“Per quale motivo facciamo dei figli?”le chiederà:"India chi sei tu?”,e se lo chiedono anche gli spettatori uscendo delusi da uno spettacolo con tanti morti ed un solo funerale.
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vaalee
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venerdì 20 febbraio 2015
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contro corrente
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Probabilmente sarò una delle poche a dare solo due stelle a questo film, l'unico motivo è la trama, la storia. Oltremodo surreale e sensa senso. Complimenti per la regia, la fotografia, le musiche e gli attori. Tanti clap. Ma per il resto mi dispiace, non mi è proprio piaciuto. Nicole Kidman ninfomane ammaliatrice, nonchè vedova che vuole a tutti i costi farsi il fratello pazzo del defunto marito. Mia Wasikowska giovane introversa, quasi muta, mentalmente instabile, amante dei boschi notturni e del pianoforte. Matthew Goode affascinante zio dagli occhi azzurri che nasconde una perversa voglia di uccidere chiunque lo contrasti. Adesso spiegatemi dove voleva andare a parare il film.
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Probabilmente sarò una delle poche a dare solo due stelle a questo film, l'unico motivo è la trama, la storia. Oltremodo surreale e sensa senso. Complimenti per la regia, la fotografia, le musiche e gli attori. Tanti clap. Ma per il resto mi dispiace, non mi è proprio piaciuto. Nicole Kidman ninfomane ammaliatrice, nonchè vedova che vuole a tutti i costi farsi il fratello pazzo del defunto marito. Mia Wasikowska giovane introversa, quasi muta, mentalmente instabile, amante dei boschi notturni e del pianoforte. Matthew Goode affascinante zio dagli occhi azzurri che nasconde una perversa voglia di uccidere chiunque lo contrasti. Adesso spiegatemi dove voleva andare a parare il film. Lo zio pazzo appena uscito dal manicomio uccide il fratello, va a casa sua e sta quasi per farsi la moglie ma in realtà tutto questo è per arrivare alla giovane nipote, che protegge e quasi addestra mentre la seduce e le chiede di scappare con lui. L'inizio è molto lento, quasi noioso. Alla fin la cara nipotina che sta per scappare con lui, lo fucila mentre sta per farsi la madre e contemporaneamente tenta di strangolarla. Vabbè, che delusione, come fate a fare tutti sti complimenti?
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[+] mah
(di valentina allavevena)
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samanta
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lunedì 10 agosto 2020
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un thriller senza suspense
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Quando un film viene recensito favorevolmente dalla critica e bocciato dal pubblico prima di esprimere giudizi bisogna essere molto cauti. Il film uscito nel 2013 è stato un notevole flop commerciale: con un budget di 12 milioni di $ ha avuto incassi per 12 milioni il che che significa una perdita secca di 6-7 milioni di $. La regia è del coreano Park Chan-wook conosciuto per la trilogia della vendetta e questo è il suo primo film in inglese (per fortuna ancora l'ultimo) con attori di lingua inglese. successivamente ha fatto nel 2016 un altro film coreano Mademoiselle.
La trama inizia con il funerale di Richard Stoker un ricco possidente che vive in capagna in una grande villa morto per un misterioso incidente d'auto (?), lascia la moglie Evelyn (Nicole Kidman) e la figlia di 18 anni India (Mia Wasikowska attrice australiana: con diversi film dal 2006, alcuni da protagonista come L'amore che resta, Jane Eyre con vario successo, l'ultimo Piercing ha incassato 150.
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Quando un film viene recensito favorevolmente dalla critica e bocciato dal pubblico prima di esprimere giudizi bisogna essere molto cauti. Il film uscito nel 2013 è stato un notevole flop commerciale: con un budget di 12 milioni di $ ha avuto incassi per 12 milioni il che che significa una perdita secca di 6-7 milioni di $. La regia è del coreano Park Chan-wook conosciuto per la trilogia della vendetta e questo è il suo primo film in inglese (per fortuna ancora l'ultimo) con attori di lingua inglese. successivamente ha fatto nel 2016 un altro film coreano Mademoiselle.
La trama inizia con il funerale di Richard Stoker un ricco possidente che vive in capagna in una grande villa morto per un misterioso incidente d'auto (?), lascia la moglie Evelyn (Nicole Kidman) e la figlia di 18 anni India (Mia Wasikowska attrice australiana: con diversi film dal 2006, alcuni da protagonista come L'amore che resta, Jane Eyre con vario successo, l'ultimo Piercing ha incassato 150.000 $ !). India è una ragazza introversa bullizzata a scuola, fondamentalmente una paranoica, nella scena irrompe lo zio Charlie (Matthew Goode con modesto curriculum cinematografico) fratello di Richard e la loro vita è sconvolta, dapprima sparisce la governante che India sorprende mentre rimprovera Charlie, la ritroverà in cantina nella ghiacciaia sepolta sotto il ghiaccio, Ewelin è attratta sessualmente da Charlie che en passant uccide la vice governante e la seppelisce nel parco sotto una delle grosse palle di pietra disposte ad ornamento, sotto una di quelle pietre finisce la zia di Richard "Gin" che era arrivata all'improvviso e aveva cercato di avvertire India della pericolosità dello zio, viene strangolata da questi. India esce con l'unico ragazzo che non la bullizzava ma finisce male l'incontro, lei lo addenta alla lingua e lui cerca di prenderla con la forza, interviene lo zio che lo strangola e anche il ragazzo finisce sotto la palla di pietra. India scopre in un cassetto del padre che lo zio le aveva scritto una valanga di lettere fin da quando era nata ma che provenivano da una clinica psichiatrica. Charlie confessa che era finito lì perché bambino, aveva ucciso il fratellino più piccolo seppellendolo vivo, inoltre liberato dal fratello questi gli aveva dati soldi e un alloggio a New York purché stesse lontano da casa sua, ma Charlie gli aveva spaccato la testa con un sasso, simulando un incidente automobilistico (ma come è possibile?). Charlie decide di andare via con India che acconsente, ma accetta le attenzioni sessuali di Evelyn ma sul più bello (si fa per dire) cerca di strangolarla, interviene India che lo uccide con una fucilata. Nel finale si vede India che fermata dallo sceriffo per eccesso di velocità gli pianta una forbice nella gola mentre questo si allontana lo prende di mira con il fucile. Fine.
E' un film lento e noioso riempito confusamente di flashback e di flashforward che appesentiscono la narrazione, privo assolutamente di suspense perchè le scene si susseguono senza alcun coinvolgimento, pieno di incongruenze e salti logici: ma come è possibile che lo sceriffo sia un tontolone che non capisce la sparizione di tutte queste persone, con scene del tutto gratuite come India che si masturba sotto la doccia pensando all'omicidio del suo amichetto. Oltretutto il regista non sa dirigere gli attori, ha a disposizione una delle migliori attrici americane: Nicole Kidman che recita spersa in una parte priva di qualsiasi contenuto si limita a guardare con occhi vacui e un bicchiere di vino in mano parlando a monosillabi, far recitare male una così brava attrice ci vuole molto impegno. Mia Waikowska ha una sola espressione guardare fisso avanti a sè, Matthew Goode anche lui si limita a un bel sorriso (ma hanno frequentato una scuola di recitazione?). Mi raccomando non parlate di influenza di Hitchcock e del suo film L'ombra del dubbio, non bestemmiamo siamo in un altro pianeta.
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danylt
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giovedì 20 giugno 2013
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vicino alla perfezione
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Il sud coreano Park Chan-Wook al suo debutto in terra occidentale non delude e realizza un film quasi perfetto.
India (Mia Wasikowska) è una ragazzina introversa e taciturna e nel giorno del suo diciottesimo compleanno, le viene a mancare il padre Richard (Dermot Mulroney) per un brutto incidente. Nella sua vita entra improvvisamente lo zio Charlie (un anonimo e ingessato Matthew Goode), la cui esistenza è sempre stata tenuta segreta. E’ da qui che comincia uno “studio” tra i due, all’inizio con distacco da parte di lei, a differenza della madre(una Nicole Kidman sotto tono ma comunque efficace) che sembra apprezzare volentieri la sua compagnia, poi sempre più intrigante e intima, andando di pari passo con la crescita e il raggiungimento della maturità fisica e intima di India.
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Il sud coreano Park Chan-Wook al suo debutto in terra occidentale non delude e realizza un film quasi perfetto.
India (Mia Wasikowska) è una ragazzina introversa e taciturna e nel giorno del suo diciottesimo compleanno, le viene a mancare il padre Richard (Dermot Mulroney) per un brutto incidente. Nella sua vita entra improvvisamente lo zio Charlie (un anonimo e ingessato Matthew Goode), la cui esistenza è sempre stata tenuta segreta. E’ da qui che comincia uno “studio” tra i due, all’inizio con distacco da parte di lei, a differenza della madre(una Nicole Kidman sotto tono ma comunque efficace) che sembra apprezzare volentieri la sua compagnia, poi sempre più intrigante e intima, andando di pari passo con la crescita e il raggiungimento della maturità fisica e intima di India.
Fin dalle prime immagini i colori e la scenografia sono impeccabili, ogni dettaglio di scena e degli attori resi algidi e freddi, ti fanno immergere nel racconto ma allo stesso tempo ti insinuano dubbi sulla vera natura di ogni personaggio. India, interpretata da una Mia Wasikowska perfettamente inquietante ed enigmatica, inizia un percorso di maturazione, rappresentata da diversi particolari, come le scarpe che riceve in dono in una scatola da quando era piccola. Le indossa sempre e comunque, un po’ come se fossero la sua identità di ragazza semplice all’esterno, ma soprattutto complessa interiormente, e qui è simbolico il ragnetto che sale piano piano sulla sua gamba in alcune scene chiave…Un interiorità espressa in gesti, sguardi e domande che racchiudono anche un senso di rabbia e frustrazione verso la madre, ma soprattutto una curiosità sempre più crescente per la figura ambigua dello lo zio Charlie. Nel frattempo quest’ultimo rivela sempre di più una morbosità inquietante verso la nipote, alternata ad un gioco di seduzione anche verso la cognata. Questo gioco di seduzione descritto evidenziando particolari con scene che rimarranno impresse, arriverà all’apice della perversione.
Mano a mano che il film va avanti, hai alternati: la sensazione che possa accadere di tutto, o la paura che possa invece essere il solito film con un finale portato allo stremo per non risultare banale. Questo perché ci sono delle piccole lacune nel racconto che vengono lasciate in sospeso e non spiegate. Tutto questo, alla fine può essere forse giustificato per accompagnare il senso di ambiguità e di perversione racchiusi nella storia. Ma è proprio nelle ultimissime scene finali che quelle sensazioni e paure si trasformano in un sentimento di appagamento, anche dopo la visione, per aver guardato comunque un ottimo film. Probabilmente, anche o soprattuto, grazie alla Wasikowska, che in uno sguardo obliquo ed intenso, trasmette tutta la perversione ed inquietudine racchiuse nella pellicola.
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pensierocivile
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martedì 30 luglio 2013
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la bottega dell'estetica
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Quando lo sguardo cade sui fiori rossi delle prime scene, quando in cabina di regia siede Chan-wook Park, è consigliabile diffidare della serenità delle immagini. Quando poi le candeline per la torta di compleanno spirano in un grido di dolore, il vortice ha avvio. Stavolta però si resta travolti soltanto dal furore registico, un furore che trascende la storia, la cancella, la sovrasta. Scene magnifiche si susseguono con una continuità ed una fluidità preziosa: la maturità sessuale che divampa in una doccia con negli occhi un collo che si spezza, la traccia di sangue secco sul pavimento, lo scivolo e il castello, il vento che accarezza un corpo di donna sfrontato. Il regista ama la sua protagonista e la erge a soggetto della propria composizione.
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Quando lo sguardo cade sui fiori rossi delle prime scene, quando in cabina di regia siede Chan-wook Park, è consigliabile diffidare della serenità delle immagini. Quando poi le candeline per la torta di compleanno spirano in un grido di dolore, il vortice ha avvio. Stavolta però si resta travolti soltanto dal furore registico, un furore che trascende la storia, la cancella, la sovrasta. Scene magnifiche si susseguono con una continuità ed una fluidità preziosa: la maturità sessuale che divampa in una doccia con negli occhi un collo che si spezza, la traccia di sangue secco sul pavimento, lo scivolo e il castello, il vento che accarezza un corpo di donna sfrontato. Il regista ama la sua protagonista e la erge a soggetto della propria composizione. Al piano inferiore però boccheggia una sceneggiatura malmessa, a tratti superficiale: le autorità inesistenti se non per uno sceriffo con qualche domandina da porre, lo sviluppo psicologico della protagonista capace di tutto ed il contrario subito dopo, il frigorifero con i "gelati", le tombe in giardino, ecc. L'occhio è estasiato, ma la mente riflette. E Goode non aiuta a credere nel personaggio, tutto sorrisi e occhioni da seduttore, purtroppo più che inquietare fa sorridere. Manca molto all'eccellenza, sono spalancate le porte della bottega dell'estetica.
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kimkiduk
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domenica 25 agosto 2013
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grazie park
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Quando ho saputo del nuovo film e letto gli attori ero assolutamente incuriosito nel vedere Park in un film USA. Qualche dubbio ma molta speranza. Attesa ripagata da un film che non tocca forse Old Boy ma ci siamo vicini. Sceneggiatura ma soprattutto fotografia da brivido. Le scene iniziali con fermi immagine, primi piani perfetti e inquadrature di oggetti sospetti per essere un film di Park (i fiori rossi infatti si rivedranno nel finale) fanno pensare ad un film diverso dai suoi. Fino a metà film è così ma tu godi sempre di un'attesa piacevole e dolce sapendo che non ti deluderà. Da metà il film cambia e si rivela nella sua forma e dedica ad Hitchcock (la cabina del telefono di Uccelli la doccia di Psyco).
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Quando ho saputo del nuovo film e letto gli attori ero assolutamente incuriosito nel vedere Park in un film USA. Qualche dubbio ma molta speranza. Attesa ripagata da un film che non tocca forse Old Boy ma ci siamo vicini. Sceneggiatura ma soprattutto fotografia da brivido. Le scene iniziali con fermi immagine, primi piani perfetti e inquadrature di oggetti sospetti per essere un film di Park (i fiori rossi infatti si rivedranno nel finale) fanno pensare ad un film diverso dai suoi. Fino a metà film è così ma tu godi sempre di un'attesa piacevole e dolce sapendo che non ti deluderà. Da metà il film cambia e si rivela nella sua forma e dedica ad Hitchcock (la cabina del telefono di Uccelli la doccia di Psyco). Forse per la presenza della Kidman io ho visto anche analogie di Kubrick (per colpa di lei vedevo Eyes Wide Shut e per il film ho visto Shining). Park Chang.Wook ci ha regalato la soavità dei particolari tipici dei coreani e ha continuato a produrre film di qualità irraggiungibile da tanti se non quasi tutti. Un maestro indiscusso del cinema anche se di un suo genere, ma sempre maestro resta. Raccontare il film sarebbe osceno, ma si può tranquillamente dire che Mia Wasikowka sia stata superiore ad una brava Kidman ed ad un buon Goode. Scelta perfetta di una protagonista enigmatica che sale scena dopo scena ed entra nel personaggio in un finale affascinante ma forse non geniale come mi potevo aspettare. Forse è l'unica pecca di questo film ma si può scusare.
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angelo umana
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martedì 10 dicembre 2013
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elegante noir
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Per uno Stoker che muore, Richard, un altro ne arriva, Charlie, suo fratello, bello e inquietante, che si installa nella nobile casa dove vivono la vedova e la figlia, Evie-Nicole Kidman e la 18enne India-Mia Wasikowska. Lo zio (Matthew Goode) di India attrae dapprima la magnifica Kidman, insuperabile nel ruolo di madre che non apprezza la figlia. Gelosa dell’intesa che questa aveva col padre, considerava la caccia a cui i due si dedicavano, un “tragico spreco di vite” di uccellini da impagliare. In realtà è a India che lo zio mira, in tutte le lettere che le ha scritto nel tempo, da una clinica per malattie mentali, e che le sono state nascoste dal padre, le dichiarava ammirazione e amore fin da quando era piccola.
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Per uno Stoker che muore, Richard, un altro ne arriva, Charlie, suo fratello, bello e inquietante, che si installa nella nobile casa dove vivono la vedova e la figlia, Evie-Nicole Kidman e la 18enne India-Mia Wasikowska. Lo zio (Matthew Goode) di India attrae dapprima la magnifica Kidman, insuperabile nel ruolo di madre che non apprezza la figlia. Gelosa dell’intesa che questa aveva col padre, considerava la caccia a cui i due si dedicavano, un “tragico spreco di vite” di uccellini da impagliare. In realtà è a India che lo zio mira, in tutte le lettere che le ha scritto nel tempo, da una clinica per malattie mentali, e che le sono state nascoste dal padre, le dichiarava ammirazione e amore fin da quando era piccola. La bravura della Kidman consiste nel mostrare esattamente la perfidia che la madre rivolge alla figlia in manifestazioni artefatte, frasi fintamente gentili. Arriva però a sputarle addosso le sue insoddisfazioni: “Facciamo dei figli le nostre piccole copie, tu farai quello che io non ho potuto fare, avrai successo là dove io ho fallito, perché vogliamo qualcuno che faccia la cosa giusta questa volta … Non io, per quello che mi riguarda non vedo l’ora di assistere al momento in cui la vita ti farà a pezzi!”.
Il film diventa una tenzone psicologica a tre: India gelosa della madre per l’intesa che ha con il cognato e gelosa la madre a sua volta quando si accorge delle mire di lui. Charlie dice a India di volerne essere amico, ma a lei “non occorre, siamo parenti”. La vicenda assume arie misteriose, violenza e pulsioni sessuali (di India) represse, il segreto celato di due delitti nella famiglia, di cui lo zio è stato autore. Lei è diventata nel tempo della “cura” un’ossessione per Charlie.
Si coglie un tocco magistrale con cui il film è condotto dal regista coreano Chan-wook Park. Finisce nella stessa scena con cui era iniziato: India ormai adulta e sprezzante pronuncia un autoassolutorio “Non siamo responsabili per ciò che siamo diventati”, che è cosa affatto da verificare.
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