great steven
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lunedì 11 aprile 2022
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viaggio nel rebus labirintico della coscienza.
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MINORITY REPORT (USA, 2002) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da TOM CRUISE, COLIN FARRELL, SAMANTHA MORTON, MAX VON SYDOW, LOIS SMITH, PETER STORMARE, TIM BLAKE NELSON, JESSICA HARPER, NEAL MCDONOUGH ● Washington D. C., 2054. La metropoli statunitense vive nel più quieto benessere da quando John Anderton (T. Cruise), capo dell’Unità di Intervento Pre-crimine, ricorre a tre mutanti chiaroveggenti (precogs) capaci di prevedere l’intenzione degli esseri umani di uccidere prima ancora che il delitto venga commesso. Il loro potere è stato ampiamente sfruttato in un enorme macchinario di straordinaria potenza, contenente le schede identificative di tutti i “futuri assassini” colti in flagranza di reato e perciò arrestati e sottoposti a un severo regime carcerario.
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MINORITY REPORT (USA, 2002) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da TOM CRUISE, COLIN FARRELL, SAMANTHA MORTON, MAX VON SYDOW, LOIS SMITH, PETER STORMARE, TIM BLAKE NELSON, JESSICA HARPER, NEAL MCDONOUGH ● Washington D. C., 2054. La metropoli statunitense vive nel più quieto benessere da quando John Anderton (T. Cruise), capo dell’Unità di Intervento Pre-crimine, ricorre a tre mutanti chiaroveggenti (precogs) capaci di prevedere l’intenzione degli esseri umani di uccidere prima ancora che il delitto venga commesso. Il loro potere è stato ampiamente sfruttato in un enorme macchinario di straordinaria potenza, contenente le schede identificative di tutti i “futuri assassini” colti in flagranza di reato e perciò arrestati e sottoposti a un severo regime carcerario. La voce che il sistema non possa assolutamente fallire sembra ormai diventata una certezza, tanto che lo stesso sta per essere esteso all’intero paese, ma il Dipartimento di Giustizia, nei panni del tenace Danny Witwer (C. Farrell), apre un’inchiesta per scoprire se la tecnica possa realmente scongiurare ogni possibilità di errore. Sicuro del fatto suo, ma coinvolto in un complotto, Anderton viene a sapere che fra 36 ore sarà lui stesso a commettere un omicidio e che, peggio ancora, un misterioso “rapporto di minoranza” mina l’infallibilità del sistema. Quando perfino il suo datore di lavoro gli si oppone, John deve giocare tutte le carte a sua disposizione per salvarsi… ma cosa è più importante? Provare la propria innocenza o dimostrare che i precogs non possono sbagliare? Dopo Blade Runner e Total Recall, è almeno il quinto film dichiaratamente tratto dalla narrativa di Philip K. Dick, nonostante il suo racconto breve del 1956, intitolato anch’esso The Minority Report, fornisca solo l’incipit per lo sviluppo della sceneggiatura di Scott Frank e Jon Cohen. Nelle poche pagine del geniale scrittore, la storia sembra un’inquietante parabola totalitaria sul nostro prossimo futuro, un quadro che preconizza l’incubo distopico di orwelliana memoria dove la tecnologia assurge al ruolo di dominatore onnipresente e completamente estraneo alla volontà dell’uomo. Nel film di Spielberg, invece, l’edificante e terribile discorso originario viene smussato e riassunto, finché non lo si riduce al minimo sindacale in un paio di sequenze comunque azzeccate: la prima è la lunga conversazione con la dottoressa Iris Hineman (L. Smith), responsabile della creazione dei precogs e del software che adopera il loro potere; la seconda si verifica nel sottofinale in cui Lamar Burgess (M. Von Sydow), proprietario dell’azienda Pre-crimine e diretto superiore di John Anderton, dopo aver scoperto l’amara verità sul delitto che avrebbe visto come vittima il suo sottoposto, si suicida. Per il resto, gli elementi eversivi presenti nel racconto cedono il passo a quanto ha fruttato l’astronomico budget del film: 100 milioni di dollari che tuttavia non tradiscono la sagacia del regista premio Oscar per Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan nel saper confezionare uno spettacolo cinematografico di tutto rispetto, con 480 effetti speciali, citazioni filmiche e letterarie sparse con dovizia, numerose opposizioni binarie (libero arbitrio/predestinazione, visione/cecità, stasi/movimento) che talvolta risultano ridondanti e, infine, l’immancabile e fedelissima competenza di Janusz Kaminski, l’abituale direttore della fotografia nei film di Spielberg. Vent’anni fa dimostrò, se mai ce ne fosse stato bisogno anche allora, l’affidabilità che il buon Steven ha sempre riposto nel sistema dei generi, di cui a tutt’oggi è dipendente. Con un paio di conseguenze per quanto riguarda la qualità del suo repertorio artistico: da un lato, un certo numero di film con incassi stratosferici che potevano osare (e graffiare) di più; dall’altro, una quantità inferiore di opere veicolanti significati e messaggi di notevole profondità, ma che il pubblico medio è meno incline ad apprezzare. Qual è la positiva e quale la negativa, se così si può ragionare? Nel dubbio ricorrente della composizione in prosa che aspira ad essere composizione in versi, gli attori si adeguano e se la cavano (Cruise più bravo del solito, Morton impeccabile nella sua diafanità, Farrell ben avviato su una carriera promettente).
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great steven
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lunedì 11 aprile 2022
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viaggio nel rebus labirintico della coscienza.
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MINORITY REPORT (USA, 2002) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da TOM CRUISE, COLIN FARRELL, SAMANTHA MORTON, MAX VON SYDOW, LOIS SMITH, PETER STORMARE, TIM BLAKE NELSON, JESSICA HARPER, NEAL MCDONOUGH ● Washington D. C., 2054. La metropoli statunitense vive nel più quieto benessere da quando John Anderton (T. Cruise), capo dell’Unità di Intervento Pre-crimine, ricorre a tre mutanti chiaroveggenti (precogs) capaci di prevedere l’intenzione degli esseri umani di uccidere prima ancora che il delitto venga commesso. Il loro potere è stato ampiamente sfruttato in un enorme macchinario di straordinaria potenza, contenente le schede identificative di tutti i “futuri assassini” colti in flagranza di reato e perciò arrestati e sottoposti a un severo regime carcerario.
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MINORITY REPORT (USA, 2002) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da TOM CRUISE, COLIN FARRELL, SAMANTHA MORTON, MAX VON SYDOW, LOIS SMITH, PETER STORMARE, TIM BLAKE NELSON, JESSICA HARPER, NEAL MCDONOUGH ● Washington D. C., 2054. La metropoli statunitense vive nel più quieto benessere da quando John Anderton (T. Cruise), capo dell’Unità di Intervento Pre-crimine, ricorre a tre mutanti chiaroveggenti (precogs) capaci di prevedere l’intenzione degli esseri umani di uccidere prima ancora che il delitto venga commesso. Il loro potere è stato ampiamente sfruttato in un enorme macchinario di straordinaria potenza, contenente le schede identificative di tutti i “futuri assassini” colti in flagranza di reato e perciò arrestati e sottoposti a un severo regime carcerario. La voce che il sistema non possa assolutamente fallire sembra ormai diventata una certezza, tanto che lo stesso sta per essere esteso all’intero paese, ma il Dipartimento di Giustizia, nei panni del tenace Danny Witwer (C. Farrell), apre un’inchiesta per scoprire se la tecnica possa realmente scongiurare ogni possibilità di errore. Sicuro del fatto suo, ma coinvolto in un complotto, Anderton viene a sapere che fra 36 ore sarà lui stesso a commettere un omicidio e che, peggio ancora, un misterioso “rapporto di minoranza” mina l’infallibilità del sistema. Quando perfino il suo datore di lavoro gli si oppone, John deve giocare tutte le carte a sua disposizione per salvarsi… ma cosa è più importante? Provare la propria innocenza o dimostrare che i precogs non possono sbagliare? Dopo Blade Runner e Total Recall, è almeno il quinto film dichiaratamente tratto dalla narrativa di Philip K. Dick, nonostante il suo racconto breve del 1956, intitolato anch’esso The Minority Report, fornisca solo l’incipit per lo sviluppo della sceneggiatura di Scott Frank e Jon Cohen. Nelle poche pagine del geniale scrittore, la storia sembra un’inquietante parabola totalitaria sul nostro prossimo futuro, un quadro che preconizza l’incubo distopico di orwelliana memoria dove la tecnologia assurge al ruolo di dominatore onnipresente e completamente estraneo alla volontà dell’uomo. Nel film di Spielberg, invece, l’edificante e terribile discorso originario viene smussato e riassunto, finché non lo si riduce al minimo sindacale in un paio di sequenze comunque azzeccate: la prima è la lunga conversazione con la dottoressa Iris Hineman (L. Smith), responsabile della creazione dei precogs e del software che adopera il loro potere; la seconda si verifica nel sottofinale in cui Lamar Burgess (M. Von Sydow), proprietario dell’azienda Pre-crimine e diretto superiore di John Anderton, dopo aver scoperto l’amara verità sul delitto che avrebbe visto come vittima il suo sottoposto, si suicida. Per il resto, gli elementi eversivi presenti nel racconto cedono il passo a quanto ha fruttato l’astronomico budget del film: 100 milioni di dollari che tuttavia non tradiscono la sagacia del regista premio Oscar per Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan nel saper confezionare uno spettacolo cinematografico di tutto rispetto, con 480 effetti speciali, citazioni filmiche e letterarie sparse con dovizia, numerose opposizioni binarie (libero arbitrio/predestinazione, visione/cecità, stasi/movimento) che talvolta risultano ridondanti e, infine, l’immancabile e fedelissima competenza di Janusz Kaminski, l’abituale direttore della fotografia nei film di Spielberg. Vent’anni fa dimostrò, se mai ce ne fosse stato bisogno anche allora, l’affidabilità che il buon Steven ha sempre riposto nel sistema dei generi, di cui a tutt’oggi è dipendente. Con un paio di conseguenze per quanto riguarda la qualità del suo repertorio artistico: da un lato, un certo numero di film con incassi stratosferici che potevano osare (e graffiare) di più; dall’altro, una quantità inferiore di opere veicolanti significati e messaggi di notevole profondità, ma che il pubblico medio è meno incline ad apprezzare. Qual è la positiva e quale la negativa, se così si può ragionare? Nel dubbio ricorrente della composizione in prosa che aspira ad essere composizione in versi, gli attori si adeguano e se la cavano (Cruise più bravo del solito, Morton impeccabile nella sua diafanità, Farrell ben avviato su una carriera promettente).
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carloalberto
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martedì 10 agosto 2021
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action movie di fantascienza e basta
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Ottimo film di fantascienza del miglior regista intrattenitore di Hollywood, con discreti effetti speciali e divertenti adrenaliniche scene di azione venate di umorismo, complicato da una cervellotica quanto illogica e sconclusionata problematicità a sfondo etico esistenziale ad effetto per gli amanti dei paradossi temporali dei viaggi nel futuro che si pongono anche questioni profonde e si interrogano, tra una scazzottata e l’altra, sul significato della vita. Cast notevole impreziosito dal grande Max von Sydow, che ne ha fatta di strada, e tutta in discesa, per arrivare da Il settimo sigillo fino a qui.
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iltrequartista
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mercoledì 24 maggio 2017
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il delitto non ha futuro
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Buon film americano pieno di azione e di una non trascurabile originalità.
QuestI "precog" Sdraiati In Acqua che salvano vite umane,fanno tenerezza e regalano un Profondo senso di umanita'.
Tutto l'apparato fantascientifico che gli gira intorno è un valore aggiunto e quando scorrono le immagini di delitti futuri ,si avverte la sensazione del cinema di qualità.
Il "giallo" di fondo fa in modo che non si perda interesse per gli avvenimenti a seguire.
Purtroppo altre cose funzionano molto meno soprattutto quando il nostro john comincia a scappare con modalità di fuga in puro stile americano,ovvero con tanta spettacolarità e poca credibilità.
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Buon film americano pieno di azione e di una non trascurabile originalità.
QuestI "precog" Sdraiati In Acqua che salvano vite umane,fanno tenerezza e regalano un Profondo senso di umanita'.
Tutto l'apparato fantascientifico che gli gira intorno è un valore aggiunto e quando scorrono le immagini di delitti futuri ,si avverte la sensazione del cinema di qualità.
Il "giallo" di fondo fa in modo che non si perda interesse per gli avvenimenti a seguire.
Purtroppo altre cose funzionano molto meno soprattutto quando il nostro john comincia a scappare con modalità di fuga in puro stile americano,ovvero con tanta spettacolarità e poca credibilità.
L'atmosfera invece è di livello piuttosto alto al pari delle ambientazioni.
OttimA pellicola di intrattenimento che sarebbe potuta diventare un capolavoro con una sceneggiatura più curata nei dettagli che contano,dialoghi compresi.
Davvero bravo Tom Cruise in un ruolo che gli calza a pennello.
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elgatoloco
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sabato 3 settembre 2016
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comunque altro da phil k.dick
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Se in"MInority Report"di PHil Dick c'è comunque un forte afflato disforico, negativo, che in ogni caso caratterizza tutta la sua opera, in Spielberg, meglio nella trasposizione filmica che ha operato, prevale(molto"gringo", in questo, Spielberg)una sorta di"struggle for the life", di potente instinto di sopravvivenza, esemplificato nella necessità del personaggio-protagonista(un Cruise più che mai"attivo")di lottare contro quello che sembra il destino avverso preconizzatogli dai e dalle precog., gli e le anticipatori(trici)che ante-vedono il futuro-un'ipotesi sì distopica, quella dickiana, ma ormai non così tanto"fantascientifica", in quanto le neuroscienze, certo non ancora arrivate a questo punto, possono senz'altro arrivare a questo punto tra qualche anno, tra una decina d'anni, per dire, dato che lo sviluppo-potenziamento dellle facoltà cerebrali nasce dal loro attento studio, arrivato, già ora, a un livello impensabile anche solo a fine anni Ottanta o poco prima della fine degli anni Novanta.
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Se in"MInority Report"di PHil Dick c'è comunque un forte afflato disforico, negativo, che in ogni caso caratterizza tutta la sua opera, in Spielberg, meglio nella trasposizione filmica che ha operato, prevale(molto"gringo", in questo, Spielberg)una sorta di"struggle for the life", di potente instinto di sopravvivenza, esemplificato nella necessità del personaggio-protagonista(un Cruise più che mai"attivo")di lottare contro quello che sembra il destino avverso preconizzatogli dai e dalle precog., gli e le anticipatori(trici)che ante-vedono il futuro-un'ipotesi sì distopica, quella dickiana, ma ormai non così tanto"fantascientifica", in quanto le neuroscienze, certo non ancora arrivate a questo punto, possono senz'altro arrivare a questo punto tra qualche anno, tra una decina d'anni, per dire, dato che lo sviluppo-potenziamento dellle facoltà cerebrali nasce dal loro attento studio, arrivato, già ora, a un livello impensabile anche solo a fine anni Ottanta o poco prima della fine degli anni Novanta. Rimane il senso distopico di una società totalitaria che blocca e anzi punisce i crimini"previsti", prima che essi effettivamente vengano messi in opera, ma è molto più forte la lotta di una persona sola(Cruise, appunto, che nel 2002 era già di per sé un emblema)contro tale realtà sociale e statuale oppressiva e punitiva quasi senza ragione, un tema tipico del cinema, nord-americano ma non solo, appunto. PIù in generale, in questo film, dove Spielberg, molto più che nel resto della sua produzione, fa uso dell'armamentario tecnologico di "trucchi"(il lemma è improprio, in realtà, lo uso solo per maggiore comprensibilità del concetto) filmici, dove il regista-autore decisamente ricorre a molte scene"'d'azione", si vede come il cinema, proprio per la necessità di "mostrare"quanto in letteratura viene detto(o, altrimenti, accennato, per vai di allusione e simili)sia comunque totalmente diverso da essa, sia ancora una volta quel medium im-mediato, ossia privo di mediazioni, dove invece la scrittura, ricorrendo a figure retoriche, "media"fatalmente; non che il cinema non abbia figure retoriche, per es.la metafora, ma esse sono molto più"dirette"di quanto non lo siano in letteratura. Vedere l'irruzione di militari armati di tutto punto e disposti(o costretti, in prima istanza e spesso anche dopo, importa poco)o leggere una pagina che ne racconta l'irruzione è ovviamente altra cosa; Spielberg lo sa bene e fa del cinema non calligrafico, anche a rischio di andare"oltre"Dick, con uno slittamento di senso dell'opera. In questo quadro, da Cruise a Max von Sydov, tutti gli/tutte le interpreti del film sono pienamente sintonici/sintoniche con il"disegno"dell'autore Spielberg. El Gato
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aristoteles
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domenica 22 maggio 2016
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la precrimine
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A tratti ci si impantana nella sceneggiatura e spuntano tanti interrogativi sulla correttezza della trama.
Spesso capita in queste opere futuristiche che in realtà puntano sulla parte action e sugli effetti speciali nascondendosi dietro l'apparenza di una complessità pari al gioco del tris.
Premonizioni ingannevoli o verità assolute??
In realtà la domanda più inquietante che sono posto è come abbia fatto il buon Tom,inseguito da poliziotti di alto spessore,a salvarsi da macchinari che producevano autovetture, per ritrovarsi magicamente alla guida di una di esse con tanto di benzina per darsi alla fuga.
Misteri del futuro.
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A tratti ci si impantana nella sceneggiatura e spuntano tanti interrogativi sulla correttezza della trama.
Spesso capita in queste opere futuristiche che in realtà puntano sulla parte action e sugli effetti speciali nascondendosi dietro l'apparenza di una complessità pari al gioco del tris.
Premonizioni ingannevoli o verità assolute??
In realtà la domanda più inquietante che sono posto è come abbia fatto il buon Tom,inseguito da poliziotti di alto spessore,a salvarsi da macchinari che producevano autovetture, per ritrovarsi magicamente alla guida di una di esse con tanto di benzina per darsi alla fuga.
Misteri del futuro.
Complessivamente il prodotto funziona,sopratutto grazie al cast,una veste grafica intrigante ed al "giallo" di fondo.
Buona Americanata.
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filippo catani
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sabato 28 marzo 2015
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se c'è un errore allora è umano
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Washinghton 2054. Dopo un esperimento durato alcuni anni nella capitale, i cittadini americani sono chiamati ad esprimersi con un referendum sull'istituto della precrimine. Attraverso le previsioni di tre precog, gli agenti di questa polizia speciale sono in grado di prevenire i crimini prima ancora che essi vengano commessi.
Philip Dick ha regalato al mondo delle splendide pagine di fantascienza e Spielberg in questo film lo esalta al meglio. Oltre naturalmente agli effetti speciali e all'azione che ci si aspetta in questo genere di pellicola, sono gli interrogativi etici e morali sollevati che destano interesse nello spettatore. Soprattutto per quanto riguarda il libero arbitrio in quanto se è vero che un essere umano può pensare ed arrivare addirittura a progettare un atto criminale è vero anche che finchè non lo commette ha la possibilità di recedere dai propri propositi.
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Washinghton 2054. Dopo un esperimento durato alcuni anni nella capitale, i cittadini americani sono chiamati ad esprimersi con un referendum sull'istituto della precrimine. Attraverso le previsioni di tre precog, gli agenti di questa polizia speciale sono in grado di prevenire i crimini prima ancora che essi vengano commessi.
Philip Dick ha regalato al mondo delle splendide pagine di fantascienza e Spielberg in questo film lo esalta al meglio. Oltre naturalmente agli effetti speciali e all'azione che ci si aspetta in questo genere di pellicola, sono gli interrogativi etici e morali sollevati che destano interesse nello spettatore. Soprattutto per quanto riguarda il libero arbitrio in quanto se è vero che un essere umano può pensare ed arrivare addirittura a progettare un atto criminale è vero anche che finchè non lo commette ha la possibilità di recedere dai propri propositi. Senza contare che ovviamente un sistema completamente tecnologizzato è disumanizzante ma soprattutto entra sempre in gioco l'avidità umana con il grande buisness che un sistema del genere potrebbe creare nascondendosi dietro la facciata della sicurezza dei cittadini. Bene il cast con Tom Cruise assolutamente a suo agio in ruoli del genere così come Sydow mentre appare un pochino fuori posto Farrell.
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ashtray_bliss
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giovedì 31 luglio 2014
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avvincente e attuale mix sci-fi & action drama.
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Ci troviamo indiscutibilmente davanti ad uno dei migliori film di fantascienza e action drama degli ultimi anni. Minority Report e' una pellicola validissima, un cult nel suo genere che non ha nulla da invidiare ai film piu' recenti sotto ogni punto di vista: registico e recitativo in primis. La trama e' avvincente e sa catturati sin dal primo momento, forse perche' sappiamo che levato lo strato superficiale di fantascienza c'e' una storia che si svolge davanti allo spettatore la quale potrebbe benissimo diventare "realta'", non manca, dunque, affatto quel tocco di plausibilita' che rende il film apprezzabile fin in fondo.
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Ci troviamo indiscutibilmente davanti ad uno dei migliori film di fantascienza e action drama degli ultimi anni. Minority Report e' una pellicola validissima, un cult nel suo genere che non ha nulla da invidiare ai film piu' recenti sotto ogni punto di vista: registico e recitativo in primis. La trama e' avvincente e sa catturati sin dal primo momento, forse perche' sappiamo che levato lo strato superficiale di fantascienza c'e' una storia che si svolge davanti allo spettatore la quale potrebbe benissimo diventare "realta'", non manca, dunque, affatto quel tocco di plausibilita' che rende il film apprezzabile fin in fondo.
Spielberg come sempre impeccabile dietro la macchina da presa, confeziona una storia futuristica (ma non troppo) coinvolgente, con un Tom Cruise sempre piu' in gamba e a suo agio in parti che sembrano tagliate esattamente per lui, sapendo bilanciare bene la parte azionistica con quella emotiva senza mai perdere di credibilita'.
Ci immergiamo dunque nel vivo della storia, ambientata in un futuro non troppo distante da noi, nel 2054; ma che al di la' della sua natura futuristica e fantascientifica offre molteplici spunti di riflessione, una storia che va letta tra le righe, e va rivista piu' volte per essere capita fino in fondo e apprezzata come merita che sia. Perche' oltre l'azione, oltre gli effetti speciali e la grafica impeccabile, Minority Report pone dei dubbi di fronte agli spettatori: Che genere di societa' ci meritiamo? Fin dove arrivera' la sete di Controllo (con la c maiuscola) da parte del Governo? In quale modo questo controllo limitera' le libere azioni degli individui? La tecnologia sara' davvero infallibile o come tutte le cose ingegnate dall'uomo avra' dei punti deboli, e quindi risulterebbe fallimentare? Possiamo fidarci ciecamente di "macchine" in grado di prevedere il futuro e le nostre azioni o abbiamo ancora noi la libera scielta a nostra disposizione?
Queste sono le domande-chiave che romanzo in primis, e film ci propongono, ci invitano a pensare a dubitare e ad agire, esattamente come il protagonista. In fin dei conti le societa' come le conosciamo oggi non sono poi tanto diverse da quelle descritte nel capolavoro letterario e cinematografico. Il riconoscimento oculare sta gia' diventando una concreta realta', mentre i mezzi di controllo delle masse hanno gia' raggiunto livelli spaventosi. Le nostre liberta' di espressione sono limitate in modo quasi oppressivo, a tal punto che un sempice tweet o post su Fb possano mettere a repentaglio la nostra liberta' e diano un via libera alle autorita' di sorvegliarci; (Consiglio a tutti di vedere un terribile ma veritiero documentario in merito, Terms and Conditions May Apply). Viaviamo in un mondo dove anche senza i Precod, ma grazie all'uso della tecnologia avanzatissima, le autorita' e i governi cercano di imperdirci di agire come vorremmo o abbiamo programmato di fare a breve termine, e non mi sto riferendo ad un certo tipo di azioni come futuri furti o omicidi (presenti nel film) ma l'impedimento di organizzare semplici manifestazioni pubbliche di protesta (rimando nuovamente alla visione del documentario). Bisogna ammettere che la linea che divide fantascienza e realta' non e' sempre ben definita. L'una ha bisogno dell'altra. Tutti i racconti di fantascienza hanno comunque una base vera ed attuale attorno alla quale viene creata una storia. L'occhio metaforico che caratterizza gran parte del film e delle sue locandine, non e' altro che la rappresentazione simbolica del controllo onnipotente e onnipresente. Non a caso, svariati programmi di sorveglianza e spionaggio di massa hanno proprio il simbolo del occhio, e del triangolo (altresi' conosciuto come simbolo massonico) per indicare il loro scopo, vedi programma Prism e simili (Patriot Act etc).
Ma al di la' degli inevitabili parallelismi e similarita' che riscontriamo tra ibri, film e vita quotidiana reale, fatto sta che Minority Report e' un sigillo di garanzia. Un film che offre intrattenimento di qualita' per tutti e non si fa' mancare nulla: partendo da una trama coinvolgente e ricca di suspence che non perde mai quota e non risulta mai piatta o noiosa, passando alle scene d'azione adrenaliniche ma anche divertenti, finendo con la rappresentazione di personaggi eroici ma umani, come appunto John Anderton, agente di polizia eccezionale ma anche uomo pieno di limiti e difetti: lui stesso e' un tossicodipendente mai piu' ripresosi dopo la misteriosa scomparsa del figlio e la separazione dalla moglie; che decide pero' di mettersi contro il rigido sistema per provare la sua innocenza, quando verra' incastrato e vedra' la sua vita crollare. Va inoltre notato che il film ha l'enorme pregio di non cadere mai in sentimentalismi gratuiti ma tiene incollato lo spettatore fino alla fine, senza deludere le sue aspettative.
Ricco di colpi di scena, effetti speciali e recitazioni validissime, iniziando da Tom Cruise e finendo con Colin Farrell; supportato, come gia' detto, da una trama verosimile e avvincente (a tratti anche divertente) questa pellicola che conquista si piazza a testa alta tra i cult del genere e risulta affascinante e godibile anche a distanza di anni dalla sua prima uscita sul grande schermo.
Film e intrattenimento intelligente e rivolto a tutti. Ma che invita seriamente a cogliere gli spunti da esso offerti ed elaborarli, coltivarli. Giudicare Minority Report come un mero film d'azione (magari alla pari di un qualsiasi episodio di Mission Impossible) sarebbe alquanto riduttivo. La sua essenza, infatti, va colta e apprezzata dagli spettatori piu' attenti e aperti mentalmente, a ricevere quei piccoli ma sonori campanellini d'allarme che fanno da echo per tutta la durata del film. Sappiate, dunque guardare oltre la superficie, scavate a fondo, poiche' sotto lo strato di intrattenimento per tutti, vi si trova un film pieno di significati profondi. Una metafora alquanto attuale sulla societa' moderna e futura.
Consigliatissimo
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lucanna94
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mercoledì 4 giugno 2014
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spielberg rivisita dick a su misura per cruise
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Per chi si aspetta una trattazione cinematografica di Dick come Ridley Scott con Blade Runner ha saputo regalarci, potrebbe rimaner ampiamente deluso, data la fitta componente action che permea tutto il film. Spielberg si distacca dalla serietà e speculazione filosofica del romanzo consapevolmente, ma non solo, utilizza persino una luce quasi accecante in netta contrapposizione all'oscurità e al clima perennemente piovoso e ostico della futuristica ambientazione di Blade Runner. Una presa di distanza forte, coraggiosa o forse ingenua, che vede come protagonista il Tom Cruise delle missioni impossibili. La trama e lo scenario frutto della mente visionaria di Dick, dunque, sono funzionali a rendere incalzante il susseguirsi delle vicende che si abbatttono su John Anderton, in modo da creare un thriller di grande suspance e coerente intreccio.
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Per chi si aspetta una trattazione cinematografica di Dick come Ridley Scott con Blade Runner ha saputo regalarci, potrebbe rimaner ampiamente deluso, data la fitta componente action che permea tutto il film. Spielberg si distacca dalla serietà e speculazione filosofica del romanzo consapevolmente, ma non solo, utilizza persino una luce quasi accecante in netta contrapposizione all'oscurità e al clima perennemente piovoso e ostico della futuristica ambientazione di Blade Runner. Una presa di distanza forte, coraggiosa o forse ingenua, che vede come protagonista il Tom Cruise delle missioni impossibili. La trama e lo scenario frutto della mente visionaria di Dick, dunque, sono funzionali a rendere incalzante il susseguirsi delle vicende che si abbatttono su John Anderton, in modo da creare un thriller di grande suspance e coerente intreccio. Ció che più affascina sono le innovazioni tecnologiche del futuro, merito della mente creativa di Dick, ma certamente rese credibili e suggestive dalla regia di Spielberg. Un film d'azione dunque, ma che, con una trama e un'ambientazione tali, non si limita a divertire lo spettatore, offrendo, a tratti, interessanti spunti di riflessione che sopeavvivono anche una volta terminata la visione.
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kondor17
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domenica 16 marzo 2014
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geniale e perfetto!
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Dalla penna di Philip K. Dick (Blade Runner, Atto di forza), l'accoppiata Spielberg-Cruise confeziona un piccolo capolavoro, un action-thriller fantascentifico dal ritmo serratissimo. Siamo nel 2054 e Washington è sede da sei anni di un progetto pilota ideato da Lamar Burgess (Max Von Sydow), con la collaborazione della dottoressa Iris Hineman (Lois Smith). I due, anni prima, studiavano infatti l'effetto della neuroina sui figli di tossicomani, che venivano da questa in gran parte sterminati. Tre di loro però, Agatha ed i due gemelli, oltre a sopravvivere, contrassero invece una singolare abilità: vedevano il futuro e più precisamente "sognavano" un crimine prima ancora che questo avvenisse.
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Dalla penna di Philip K. Dick (Blade Runner, Atto di forza), l'accoppiata Spielberg-Cruise confeziona un piccolo capolavoro, un action-thriller fantascentifico dal ritmo serratissimo. Siamo nel 2054 e Washington è sede da sei anni di un progetto pilota ideato da Lamar Burgess (Max Von Sydow), con la collaborazione della dottoressa Iris Hineman (Lois Smith). I due, anni prima, studiavano infatti l'effetto della neuroina sui figli di tossicomani, che venivano da questa in gran parte sterminati. Tre di loro però, Agatha ed i due gemelli, oltre a sopravvivere, contrassero invece una singolare abilità: vedevano il futuro e più precisamente "sognavano" un crimine prima ancora che questo avvenisse. Lamar Burgess non si lasciò quindi sfuggire l'opportunità di creare un'unità precrimine pilota, scegliendo all'inizio la violenta Washington per una successiva diffusione poi su larga scala. L'unità precrimine, comandata da John Anderton (Tom Cruise), doveva "leggere" quindi i sogni dei precog, individuare luogo ed ora precisi e le identità di vittima e criminale. In tal modo la task force poteva pre-intervenire, bloccando il futuro omicida. Il progetto stentava però ad ottenere consenso in larga scala per via del fatto che a tutti gli effetti si trattava di pre-criminali, che venivano reclusi prima e quindi senza aver commesso il reato. L'impalcatura di Lamar comincia a scricchiolare proprio quando il governo decide di prendere in considerazione l'eventualità di estendere su scala globale il progetto, mandando a tal scopo Danny Witwer (Colin Farrell) a supervedere attività e metodologie della precrimine. Subito dopo, infatti, il capitano John Anderton, il cui figlio Sean venne rapito e mai ritrovato anni prima, riceve dai precog una "palla rossa" con il suo stesso nome, per un omicidio da parte sua di uno che neanche conosce. John non si dà pace e si dà quindi alla fuga; rintraccia la dottoressa Hineman che gli racconta la storia originale, parlandogli sì di un certo rapporto di minoranza (crimini accantonati quando i tre pre-cog non erano in sintonia), ma rispondendo invece vagamente quando interpellata su un sogno ricorrente dei pre-cog, di un omicidio già risolto anni prima dalla precrimine, quello della loro madre. La cosa insinua il dubbio in John: perchè mai i precog dovrebbero continuare a proiettare l'immagine di un omicidio risolto in cui il criminale è già recluso? Cosa c'è che non va in quelle immagini? E' solo un rapporto di minoranza o c'è qualcosa di più grave alla base? John intuisce quacosa ed inizia così una corsa contro il tempo, tutta da vedere, tutta da godere, dove Cruise e Spielberg danno decisamente il meglio di sè.
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