Ci troviamo indiscutibilmente davanti ad uno dei migliori film di fantascienza e action drama degli ultimi anni. Minority Report e' una pellicola validissima, un cult nel suo genere che non ha nulla da invidiare ai film piu' recenti sotto ogni punto di vista: registico e recitativo in primis. La trama e' avvincente e sa catturati sin dal primo momento, forse perche' sappiamo che levato lo strato superficiale di fantascienza c'e' una storia che si svolge davanti allo spettatore la quale potrebbe benissimo diventare "realta'", non manca, dunque, affatto quel tocco di plausibilita' che rende il film apprezzabile fin in fondo.
Spielberg come sempre impeccabile dietro la macchina da presa, confeziona una storia futuristica (ma non troppo) coinvolgente, con un Tom Cruise sempre piu' in gamba e a suo agio in parti che sembrano tagliate esattamente per lui, sapendo bilanciare bene la parte azionistica con quella emotiva senza mai perdere di credibilita'.
Ci immergiamo dunque nel vivo della storia, ambientata in un futuro non troppo distante da noi, nel 2054; ma che al di la' della sua natura futuristica e fantascientifica offre molteplici spunti di riflessione, una storia che va letta tra le righe, e va rivista piu' volte per essere capita fino in fondo e apprezzata come merita che sia. Perche' oltre l'azione, oltre gli effetti speciali e la grafica impeccabile, Minority Report pone dei dubbi di fronte agli spettatori: Che genere di societa' ci meritiamo? Fin dove arrivera' la sete di Controllo (con la c maiuscola) da parte del Governo? In quale modo questo controllo limitera' le libere azioni degli individui? La tecnologia sara' davvero infallibile o come tutte le cose ingegnate dall'uomo avra' dei punti deboli, e quindi risulterebbe fallimentare? Possiamo fidarci ciecamente di "macchine" in grado di prevedere il futuro e le nostre azioni o abbiamo ancora noi la libera scielta a nostra disposizione?
Queste sono le domande-chiave che romanzo in primis, e film ci propongono, ci invitano a pensare a dubitare e ad agire, esattamente come il protagonista. In fin dei conti le societa' come le conosciamo oggi non sono poi tanto diverse da quelle descritte nel capolavoro letterario e cinematografico. Il riconoscimento oculare sta gia' diventando una concreta realta', mentre i mezzi di controllo delle masse hanno gia' raggiunto livelli spaventosi. Le nostre liberta' di espressione sono limitate in modo quasi oppressivo, a tal punto che un sempice tweet o post su Fb possano mettere a repentaglio la nostra liberta' e diano un via libera alle autorita' di sorvegliarci; (Consiglio a tutti di vedere un terribile ma veritiero documentario in merito, Terms and Conditions May Apply). Viaviamo in un mondo dove anche senza i Precod, ma grazie all'uso della tecnologia avanzatissima, le autorita' e i governi cercano di imperdirci di agire come vorremmo o abbiamo programmato di fare a breve termine, e non mi sto riferendo ad un certo tipo di azioni come futuri furti o omicidi (presenti nel film) ma l'impedimento di organizzare semplici manifestazioni pubbliche di protesta (rimando nuovamente alla visione del documentario). Bisogna ammettere che la linea che divide fantascienza e realta' non e' sempre ben definita. L'una ha bisogno dell'altra. Tutti i racconti di fantascienza hanno comunque una base vera ed attuale attorno alla quale viene creata una storia. L'occhio metaforico che caratterizza gran parte del film e delle sue locandine, non e' altro che la rappresentazione simbolica del controllo onnipotente e onnipresente. Non a caso, svariati programmi di sorveglianza e spionaggio di massa hanno proprio il simbolo del occhio, e del triangolo (altresi' conosciuto come simbolo massonico) per indicare il loro scopo, vedi programma Prism e simili (Patriot Act etc).
Ma al di la' degli inevitabili parallelismi e similarita' che riscontriamo tra ibri, film e vita quotidiana reale, fatto sta che Minority Report e' un sigillo di garanzia. Un film che offre intrattenimento di qualita' per tutti e non si fa' mancare nulla: partendo da una trama coinvolgente e ricca di suspence che non perde mai quota e non risulta mai piatta o noiosa, passando alle scene d'azione adrenaliniche ma anche divertenti, finendo con la rappresentazione di personaggi eroici ma umani, come appunto John Anderton, agente di polizia eccezionale ma anche uomo pieno di limiti e difetti: lui stesso e' un tossicodipendente mai piu' ripresosi dopo la misteriosa scomparsa del figlio e la separazione dalla moglie; che decide pero' di mettersi contro il rigido sistema per provare la sua innocenza, quando verra' incastrato e vedra' la sua vita crollare. Va inoltre notato che il film ha l'enorme pregio di non cadere mai in sentimentalismi gratuiti ma tiene incollato lo spettatore fino alla fine, senza deludere le sue aspettative.
Ricco di colpi di scena, effetti speciali e recitazioni validissime, iniziando da Tom Cruise e finendo con Colin Farrell; supportato, come gia' detto, da una trama verosimile e avvincente (a tratti anche divertente) questa pellicola che conquista si piazza a testa alta tra i cult del genere e risulta affascinante e godibile anche a distanza di anni dalla sua prima uscita sul grande schermo.
Film e intrattenimento intelligente e rivolto a tutti. Ma che invita seriamente a cogliere gli spunti da esso offerti ed elaborarli, coltivarli. Giudicare Minority Report come un mero film d'azione (magari alla pari di un qualsiasi episodio di Mission Impossible) sarebbe alquanto riduttivo. La sua essenza, infatti, va colta e apprezzata dagli spettatori piu' attenti e aperti mentalmente, a ricevere quei piccoli ma sonori campanellini d'allarme che fanno da echo per tutta la durata del film. Sappiate, dunque guardare oltre la superficie, scavate a fondo, poiche' sotto lo strato di intrattenimento per tutti, vi si trova un film pieno di significati profondi. Una metafora alquanto attuale sulla societa' moderna e futura.
Consigliatissimo
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