luisanne
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giovedì 31 agosto 2023
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un bellissimo psicotriller
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Questo film mi ha colpito per il taglio psicologico dei personaggi ,ognuno con le sue circospezioni e diffidenze e soprattutto le sue storie segrete nascoste dietro sguardi e comportamenti ,anche la trama è molto avvincente e ricorda con la sua ironia horror ,Tarantino in certe scene molto forti ma sempre nei tempi e all' insegna della sorpresa e anche in fondo del sentimento, proprio un bel film .
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luisanne
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giovedì 31 agosto 2023
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un bellissimo psicotriller
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Questo film mi ha colpito per il taglio psicologico dei personaggi ,ognuno con le sue circospezioni e diffidenze e soprattutto le sue storie segrete nascoste dietro sguardi e comportamenti ,anche la trama è molto avvincente e ricorda con la sua ironia horror ,Tarantino in certe scene molto forti ma sempre nei tempi e all' insegna della sorpresa e anche in fondo del sentimento, proprio un bel film .
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johseph
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lunedì 6 aprile 2020
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tutto perso nel finale
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Un film che ti tiene impegnato per tutto il primo tempo. La stori da ricomporre si fa intrigante, ma sul finale, non appena si presenta Chris Hemsworth si perde tutto. Sarà per la sua orribile intrrpretazione (sembra Brad Pitt dei poveri), ma tutto quanto di buono si è visto in precedenza svanisce con lui. Sconsigliato.
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felicity
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sabato 18 gennaio 2020
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vuoto e fragile noir di ispirazione tarantiniana
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Il dipanarsi dell’intreccio di questo film noir, abbellito da una cornice tarantiniana di schizzi di sangue ovunque e colpi di scena ogni venti minuti – che rievoca pellicole come Le Iene (1992) e The Hateful Eight (2015) – non fa che nascondere un enorme vuoto narrativo.
Grazie a qualche vezzo registico che – in particolare tra primo e secondo atto – coinvolge lo spettatore al punto da farlo immergere nei cunicoli del El Royale, la pellicola intrattiene lo spettatore e lo trascina nella propria follia filmica senza troppi pensieri.
7 sconosciuti a El Royale è uno di quei prodotti di moda che vorrebbero accontentare tutti, giovani e cinefili, amanti delle serie e del sangue.
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Il dipanarsi dell’intreccio di questo film noir, abbellito da una cornice tarantiniana di schizzi di sangue ovunque e colpi di scena ogni venti minuti – che rievoca pellicole come Le Iene (1992) e The Hateful Eight (2015) – non fa che nascondere un enorme vuoto narrativo.
Grazie a qualche vezzo registico che – in particolare tra primo e secondo atto – coinvolge lo spettatore al punto da farlo immergere nei cunicoli del El Royale, la pellicola intrattiene lo spettatore e lo trascina nella propria follia filmica senza troppi pensieri.
7 sconosciuti a El Royale è uno di quei prodotti di moda che vorrebbero accontentare tutti, giovani e cinefili, amanti delle serie e del sangue. E rischia di scontentare un po’ tutti.
Il risultato è un caleidoscopio divertito e accumulatorio, visivamente scintillante ma fragile nel momento in cui si pretende di allargare il campo e di costruire digressioni che abbracciano l’intero immaginario simbolico dell’America di quegli anni: dalla guerra in Vietnam al clima della paranoia, dagli scandali sessuali dei potenti al culto deviato della personalità.
Il divertissement si trasforma quindi in una metafora onnicomprensiva che il regista non ha né la forza né la profondità per governare, finendo per lasciarsi divorare dalla sua ambizione eccessiva e, a tratti, fuori luogo.
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elgatoloco
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lunedì 15 luglio 2019
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un piccolo(forse neanche piccolo)capolavoro
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Con questo"Bad Times at El Royale"(2018)Drew Goddard, anche autore pienamente del film(soggetto e sceneggiatura)realizza un vero, non solo"piccolo"capolavoro, sette personaggi, i più vari, tra cui alcuni criminali che avevano realizzato colà un colpo, anni prima, si ritrovano"fantasmaticamente"al El Royale, hotel strano con un personale(un giovane ex-soldato)molto"strano", dove l'hotel è tra due stati, California e Nevada(ovviamente penalizzazione per quest'ultimo stato, dove anche il prezzo per la camera è minore), è"mal frequentato", dove poi(siamo nei"rolling Stixties", occhio alle musche), vi si realizzazno violenze, ma anche flash.
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Con questo"Bad Times at El Royale"(2018)Drew Goddard, anche autore pienamente del film(soggetto e sceneggiatura)realizza un vero, non solo"piccolo"capolavoro, sette personaggi, i più vari, tra cui alcuni criminali che avevano realizzato colà un colpo, anni prima, si ritrovano"fantasmaticamente"al El Royale, hotel strano con un personale(un giovane ex-soldato)molto"strano", dove l'hotel è tra due stati, California e Nevada(ovviamente penalizzazione per quest'ultimo stato, dove anche il prezzo per la camera è minore), è"mal frequentato", dove poi(siamo nei"rolling Stixties", occhio alle musche), vi si realizzazno violenze, ma anche flash.backs non da poco, dove anche fotograficamente il fi,m è efficacissimo, con improvvise "redenzioni", inspiefabili "colpi di coda"e altro ancora...,anche perché il cinema, arte appunto(dovrebbe esserlo, non sempre vi riesce, qui senz'altro)fantasmatica e del mistero e anche della sorpresa, non tutto va detto in anticipo... Non.luogo(Augè)l'"El Royale"-luogo fantasmatico, personaggi"extra"; ossia fuori da una normalità acclarata(ma che cos'è"normalità"?Ormai, da almeno mezzo secolo, tutti usano ancora l'espressione, ma non sanno poi in nessun modo definirla), le luci che si spengono rispetto a criteri logico.deduttivi da"detection"stringente, quella che in TV ha fatto (purtroppo) la fortuna di serie come CSI etc. Da rivedere molti criteri, dunque, di valutazione di un film come di qualunque altra opera d'arte. Jeff Bridges enigmatico al massimo, Cynthia Erivo e Dakota Johnson due sorelle(nel film, bien su^r)affascinanti-.inquietanti, in un impasto straordinario, uno dei pochi film che facciano riconciliare con quanto èp stato prodotto dopo il 2000.... El Gato
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piergiorgio
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domenica 10 marzo 2019
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riuscito a metà
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Funziona benissimo nella prima parte con sorprese una dietro l'altra. Nella seconda lungaggini e situazioni più scontate rendono il tutto meno interessante.
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kyotrix
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domenica 10 marzo 2019
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carino ma insipido
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Giallo noir un pò dei vecchi tempi, interccio di storie nello stesso posto allo stesso momento ( ovviamente il titolo italiano fa pena, non potevano lasciare bad times? )
La prima parte è noiosetta, la seconda va meglio quando si comincia a capire tutto.
Trama nulla di speciale.
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vdigirolamo
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mercoledì 20 febbraio 2019
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noioso
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Sangue e noia da morire. Un film da evitare
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michelap
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lunedì 31 dicembre 2018
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inesistente
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Solo l'interpretazione di Jeff Bridges e la spendida voce di Cynthia Erivo mi hanno trattenuta dall'abbandonare la sala, speravo che la presenza di un attore del calibro di Bridges promettesse un thriller degno di essere chiamato tale, invece il nulla, film banale, storia banale, con un contorno di attori banali conditi da violenza gratuita. Lo sconsiglio.
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winchester_94
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mercoledì 7 novembre 2018
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el royale: pulp e thriller tra due stati
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La pellicola ambientata alla fine degli anni sessanta, narra l’incontro tra sette sconosciuti in un albergo, El Royale, a cavallo tra lo stato del Nevada e la California. Qui i nostri personaggi, spinti da motivazioni personali e immorali, daranno inizio ad uno scontro all’ultimo sangue, fino all’epilogo finale, atto in cui i personaggi caleranno la loro maschera, e mostreranno la loro vera natura.
Sono i personaggi, le pedine della partita, dove il regista, tra mosse e contro mosse, invita lo spettatore ad assistere allo spettacolo e nel mezzo, tra i due stati, il caos e il peccato ne sono i giudici.
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La pellicola ambientata alla fine degli anni sessanta, narra l’incontro tra sette sconosciuti in un albergo, El Royale, a cavallo tra lo stato del Nevada e la California. Qui i nostri personaggi, spinti da motivazioni personali e immorali, daranno inizio ad uno scontro all’ultimo sangue, fino all’epilogo finale, atto in cui i personaggi caleranno la loro maschera, e mostreranno la loro vera natura.
Sono i personaggi, le pedine della partita, dove il regista, tra mosse e contro mosse, invita lo spettatore ad assistere allo spettacolo e nel mezzo, tra i due stati, il caos e il peccato ne sono i giudici.
Dopo Quella casa nel bosco del 2012 e la sceneggiatura di The Martian candidata all’oscar nel 2015, Drew Goddard torna come regista e sceneggiatore per sette sconosciuti a El Royal.
Il film, fin da subito, risente dell’influenza del genere pulp, adottando uno stile tarantiniano, dove la caratterizzazione dei personaggi sono la base della sceneggiatura.
Goddard, attraverso una divisione in capitoli, l’utilizzo di flash back e parallelismi narrativi fa conoscere il background dei personaggi, evidenziandone la morale e i sentimenti che molto spesso sono sfaccettati e controversi.
La narrazione è orchestrata da una padronanza della cinepresa impeccabile, regalando piani sequenza arricchiti da una fotografia, che varia, a livello cromatico, al variare della vicenda, passando da colori caldi a colori sempre più scuri, preannunciando l’epilogo.
Oltre ad una grande prova di regia e costruzione, le musiche anni sessanta, e le note di Michael Giacchino, donano sfumature e ritmo alle sequenze, ambientate in un albergo, colorato e luminoso, una facciata che nasconde la desolazione e la violenza dell’essere umano.
Il Peccato, inoltre è una presenza palpabile durante lo svolgimento della vicenda ed è incarnato da Miles il concierge dell’hotel, unico personaggio consapevole dell’autodistruzione dell’animo umano causata dalla morte e dall’omicidio.
Il Film, può contare su un cast di tutto rispetto, dove spiccano: Jeff Bridges nei panni di un prete, che ha un conto in sospeso con il suo passato, Cynthia Erivo, rivelazione della pellicola, che interpreta una cantante in fuga da una vita fatta di menzogne e infine abbiamo Chris Hemsworth, presente nella parte finale del film, stereotipo di un personaggio manipolatore e egoista, rappresentazione di quella violenza che porta alla distruzione dell’animo umano.
Drew Goddard, porta sullo schermo il miglior thriller del 2018, che poggia su registri registici, solidi, direttamente proporzionali ad una sceneggiatura precisa in tutti i suoi aspetti.
Le inquadrature e le musiche incantano e trasportano lo spettatore, in un albergo a cavallo tra due stati, nell’America degli anni sessata.
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