pallina58
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domenica 20 marzo 2016
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geniale!!!!
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Finalmente un film italiano che esce dai soliti schemi quali commedia romantica o cine panettone (senza peraltro togliere loro nulla!!) .. Mi ha entusiasmato e commosso, caricato di adrenalina e mai annoiato.. Vorrei andarlo a rivedere subito!!! Un film che coniuga così tanti generi diversi e non esce mai dalle righe, simpatico, avvincente, dialettale alla meraviglia (sono ovviamente romana!) ... Attori straordinari ognuno azzeccatissimo nel proprio ruolo, musica, azione, soggetto ... Che altro dire? Benvenuto a questo regista che magistralmente ha inventato un nuovo genere, che nel panorama italiano non è mai esistito, con bravura, umiltà e una grandissima dose di sapienza nell'uso della macchina e della fotografia.
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Finalmente un film italiano che esce dai soliti schemi quali commedia romantica o cine panettone (senza peraltro togliere loro nulla!!) .. Mi ha entusiasmato e commosso, caricato di adrenalina e mai annoiato.. Vorrei andarlo a rivedere subito!!! Un film che coniuga così tanti generi diversi e non esce mai dalle righe, simpatico, avvincente, dialettale alla meraviglia (sono ovviamente romana!) ... Attori straordinari ognuno azzeccatissimo nel proprio ruolo, musica, azione, soggetto ... Che altro dire? Benvenuto a questo regista che magistralmente ha inventato un nuovo genere, che nel panorama italiano non è mai esistito, con bravura, umiltà e una grandissima dose di sapienza nell'uso della macchina e della fotografia... Bravi, bravi, bravi tutti!!! Spero tanto in un sequel!!!!
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giacomino
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mercoledì 5 ottobre 2016
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prima recensione, mezza delusione.
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Questa è la mia prima recensione, è da un pò che prima o dopo di vedere un film mi leggo le recensioni di MYmovies, spesso mi sono trovato d'accordo, altre volte nemmeno un po', cmq le ho sempre trovate in qualche modo utili. Capisco ad ogni modo che il cinema è sempre e comunque una questione di gusti.
Avevo buone aspettative nei confronti di questo film e ho subito trovato carina l'idea in sè, ma il risultato è stato deludente in quanto l' ho trovato poco credibile, sebbene si tratti di una favola e soprattutto privo di una sua anima che poi è ciò che resta dopo i titoli di coda e che riesce a tirare fuori le emozioni dallo spettatore.
Il film è un susseguirsi di scene che riempiono bene gli occhi senza andare a toccare corde più profonde.
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Questa è la mia prima recensione, è da un pò che prima o dopo di vedere un film mi leggo le recensioni di MYmovies, spesso mi sono trovato d'accordo, altre volte nemmeno un po', cmq le ho sempre trovate in qualche modo utili. Capisco ad ogni modo che il cinema è sempre e comunque una questione di gusti.
Avevo buone aspettative nei confronti di questo film e ho subito trovato carina l'idea in sè, ma il risultato è stato deludente in quanto l' ho trovato poco credibile, sebbene si tratti di una favola e soprattutto privo di una sua anima che poi è ciò che resta dopo i titoli di coda e che riesce a tirare fuori le emozioni dallo spettatore.
Il film è un susseguirsi di scene che riempiono bene gli occhi senza andare a toccare corde più profonde. Non dico che manchino completamente episodi interessanti tipo la scena violentissima del cellulare BIANCO o quella comica del bancomat ma il tutto rimane ad un livello scialbo e incolore, persino ROMA in questo film non entra. Nemmeno la scena in cui il Jeeg salva la bambina dall'auto in fiamme riesce a scaldare. L'eiaculata egoistica del supereroe poi... pensare che quel bel seno rotondo e addormentato aveva fatto ben sperare...e invece niente. La splendida canzone di Anna OXA appiccicata come un post-it così come le inutili citazioni Tarantiniane non servono a far volare un film che manca di ali e arranca, un po' come il bolso Santamaria, tirando sì qualche spallata ma senza sferrare mai il colpo da KO. Sorvoliamo sulla testa che rimbalza e sul parrucchino che affonda nel Tevere..
Veniamo agli attori, Santamaria l'ho trovato narcotizzato, valido il Joker anche se un po' eccessivo, ok per l'eroina femminile, tutti gli altri compreso il Jenny di Gomorra sono dei figuranti, ad eccezzione forse del vecchio padre..
Complessivamente gli do un 6 e 1/2 (due stelline e mezzo), si poò vedere, ma parlare di gran film o di capolavoro non mi pare il caso.
Non voglio offendere nessuno con questa mia recensione, nemmeno chi il film lo ha adorato, salve a tutti e grazie per lo spazio.
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filippo catani
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sabato 8 ottobre 2016
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antisupereroe?
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Roma. Tor Bella Monaca. Un uomo vive di piccoli furti ma la sua esistenza è praticamente sconosciuta ai più. Un giorno, inseguito dalla polizia, si getta nel Tevere e finisce in un bidone contenente materiale radioattivo. L'indomani si risveglierà dotato di una forza sovraumana.
Gabriele Mainetti firma la storia di quello che senza dubbio possiamo definire un antisupereroe. Una volta investito dai poteri infatti il protagonista non esita a mettere a segno incredibili rapine ai bancomat. Ovviamente questo gli fa mettere gli occhi addosso non solo dalla polizia ma dall'intera malavita romana. In più il film si condisce di un altro personaggio tragicomico rappresentato dalla giovane vicina di casa che lo reputa la reincarnazione di Jeeg Robot.
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Roma. Tor Bella Monaca. Un uomo vive di piccoli furti ma la sua esistenza è praticamente sconosciuta ai più. Un giorno, inseguito dalla polizia, si getta nel Tevere e finisce in un bidone contenente materiale radioattivo. L'indomani si risveglierà dotato di una forza sovraumana.
Gabriele Mainetti firma la storia di quello che senza dubbio possiamo definire un antisupereroe. Una volta investito dai poteri infatti il protagonista non esita a mettere a segno incredibili rapine ai bancomat. Ovviamente questo gli fa mettere gli occhi addosso non solo dalla polizia ma dall'intera malavita romana. In più il film si condisce di un altro personaggio tragicomico rappresentato dalla giovane vicina di casa che lo reputa la reincarnazione di Jeeg Robot. Insomma un film surreale di supereroi all'italiana che però non sbaglia un colpo sia nella trama che nelle ambientazioni per non parlare di un cast superlativo. Non era facile realizzare una pellicola del genere e il rischio di dar vita a un filmetto era altissimo e invece quì ci troviamo davanti ad una delle opere italiane migliori degli ultimi tempi. Da non perdere.
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orione95
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sabato 1 aprile 2017
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cosa significa essere un eroe?
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Primo, vero "cinecomic" (o "cinefumetto") italiano, "Lo chiamavano Jeeg Robot" rappresenta, tra le altre cose, la (quantomai oggigiorno necessaria) risposta a tutti coloro i quali, disillusi circa le (in realtà) poliedriche capacità del cinema italiano, affermano con acido (e spesso incompetente) sdegno la categoria degli "action movie" essere prerogativa esclusiva della cinematografia statunitense, esclusiva degli studios hollywoodiani.
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Primo, vero "cinecomic" (o "cinefumetto") italiano, "Lo chiamavano Jeeg Robot" rappresenta, tra le altre cose, la (quantomai oggigiorno necessaria) risposta a tutti coloro i quali, disillusi circa le (in realtà) poliedriche capacità del cinema italiano, affermano con acido (e spesso incompetente) sdegno la categoria degli "action movie" essere prerogativa esclusiva della cinematografia statunitense, esclusiva degli studios hollywoodiani.
Ebbene Gabriele Mainetti con questo suo capolavoro (7 David di Donatello senza dubbio alcuno meritati) esordisce nel ruolo di regista con un titolo capace di portare quella così ardentemente desiderata ventata di aria nuova da tanto, troppo tempo avvertita come necessaria nell'ahimè eccessivamente fiacco attuale panorama del cinema italiano.
Enzo Ceccotti è l'archetipo del fallito, la quintessenza dell'ultimo, dimenticato da una società che lo ha relegato ai margini dell'esistenza. La disillusione è la sua caratteristica più marcata, proprio come marcata è la linea di confine che lo separa dalla collettività dei suoi simili: "Io non sono amico di nessuno" è il mantra che insistentemente Enzo ripete a se stesso, come per convincersi che la vita non è altro che una lunga scorribanda, durante la quale bisogna rubare ciò che si può prima che tutto finisca, inevitabilmente, con una pallottola nel petto. E dunque non c'è da stupirsi se il suo primo gesto da rinato supereroe non sia esattamente quello di salvare una vecchina o sgominare una banda di pericolosi malviventi, bensì quello di portarsi a casa un bancomat appena sradicato. Passando oltre la squisita critica pseudo-ambientalista del Mainetti (che trova spazio sotto forma di barili radioattivi che infestano il Tevere), lo spettatore è sin da subito portato a constatare come "Lo chiamavano Jeeg Robot" sia in realtà un film profondamente diverso da qualsiasi altro superhero movie veduto fino a quel momento: il protagonista infatti non ha pressoché nulla del tipico supereroe, e gli incredibili poteri che improvvisamente ottiene non sono ai suoi occhi che un nuovo e più efficace metodo per far soldi delinquendo. Soltanto quando la dolce vicina di casa Alessia entrerà nella sua vita, Enzo capirà davvero qual è il suo ruolo in quella storia e, più in grande, qual è il suo posto nel mondo. Alessia, sin dal momento in cui lo ammira ergersi a suo salvatore, non ha dubbi: Enzo è in realtà il supereroe del suo amato cartone "Jeeg Robot d'acciaio" ed in qualità di eroe non può esimersi dal compiere la sua grande ed impavida missione, "salvare tutti quanti". L'innocenza di Alessia farà infine breccia nel cuore di Enzo, inaridito da una vita di solitudine e delinquenza. La situazione precipita ben presto quando la strada dei due protagonisti si scontra con quella dello "Zingaro", giovane criminale esaltato e violento, a capo di una banda di malavitosi romani, in affari con dei "colleghi" partenopei. Lo "Zingaro", così come viene chiamato dai suoi compagni, è la più fulgida e brutale rappresentazione della megalomania e dell'infinita sete di potere che anima i membri della mala organizzata: un sentimento che cresce insaziabile ogni giorno di più, portando chi ne è vittima a volgersi indistintamente contro nemici e amici, aventi ai suoi occhi il medesimo volto.
Ma "Lo chiamavano Jeeg Robot" è pur sempre un cinecomic, e dunque ecco giungere alla fine il (sicuramente) tanto atteso confronto finale tra Enzo e la sua nemesi (definito da alcuni "il Joker all'italiana"), lo "Zingaro", venuto anch'egli in possesso, qualche scena prima dell'epilogo, degli straordinari poteri del protagonista.
La pellicola si conclude con un primo piano che strizza l'occhio all'epicità squisitamente supereroistica, accompagnando il tutto con un monologo che ci spiega come in realtà essere un eroe significhi soprattutto spendersi totalmente per gli altri senza chiedere o aspettarsi nulla in cambio.
Una grande lezione di cinema (e di filosofa) insomma quella rappresentata dal Mainetti con questo suo "Lo chiamavano Jeeg Robot", eppure il particolare che forse più di tutti monopolizza l'attenzione è la sopraffina qualità della recitazione dei tre attori protagonisti, già perché Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti), Ilenia Pastorelli (Alessia) e Luca Marinelli (lo "Zingaro") regalano nel capolavoro del Mainetti la loro più grande e sensazionale performance, gravida di pathos e rilegata da un arcobaleno di emozioni in cui trovano spazio disillusione, coraggio, dolcezza, passione, rabbia e follia.
In conclusione ritengo "Lo chiamavano Jeeg Robot" essere divenuto nuova pietra miliare del cinema italiano del nuovo millennio e, perché no, dell'intero genere cinematografico nel quale si è così prepotentemente (e legittimamente) affermato.
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ddeno
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sabato 27 febbraio 2016
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illusione e speranza. magie del cinema.
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Tralasciando la trama che potete trovare ovunque andrei al sodo: La realizzazione di questo film ha richiesto coraggio e tanta bravura. Poteva tranquillamente essere un orrore, eppure, è uno dei film più sorprendenti che abbia visto negli ultimi mesi. Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma alla fine volevo proprio quello che ho visto. Il film viaggia perfettamente su due binari: graduale presa di coscienza dei "poteri" da parte del protagonista (plot Marvell) con conseguente e travagliata scelta di metterli a disposizione della "gente" da cui prima il Nostro rifuggiva; ambientazione nelle periferie romane, con luce su traffici e violenza rese con realismo e crudezza in stile Gomorra. Insomma, un superhero movie, ma con un realismo decisamente italiano condito da un accento romano che era doveroso mantenere.
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Tralasciando la trama che potete trovare ovunque andrei al sodo: La realizzazione di questo film ha richiesto coraggio e tanta bravura. Poteva tranquillamente essere un orrore, eppure, è uno dei film più sorprendenti che abbia visto negli ultimi mesi. Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma alla fine volevo proprio quello che ho visto. Il film viaggia perfettamente su due binari: graduale presa di coscienza dei "poteri" da parte del protagonista (plot Marvell) con conseguente e travagliata scelta di metterli a disposizione della "gente" da cui prima il Nostro rifuggiva; ambientazione nelle periferie romane, con luce su traffici e violenza rese con realismo e crudezza in stile Gomorra. Insomma, un superhero movie, ma con un realismo decisamente italiano condito da un accento romano che era doveroso mantenere. Ad unire alla perfezione questa miscela è la recitazione notevole degli attori che fanno sembrare tutto facile. Già nella sceneggiatura, a sentire dalle interviste, i caratteri erano delineati con una profondità anche psicologica che gli attori hanno saputo rendere molto bene. Su tutti Luca Marinetti che dà corpo e faccia ad un cattivo che già dalle prime scene si imprime nella nostra mente. Grandissimo attore davvero. Sorprendente Ilenia Pastorelli, se Marinetti ci regala tensioni negative,su di lei sia si regge l'intera emotività sentimentale del film; in un paio di scene è struggente e dolce al tempo stesso. Travolgente. È lei che, come nei migliori Comics movie, accompagnerà nel suo percorso catartico il protagonista Santamaria. Con un cattivo e una tale compagna, quest'ultimo è bravo a non strafare. Non recita sopra le righe, resta sé stesso, umile e piano per tutto il film dimostrando una grande sicurezza. Dopotutto lui è Jeeg! La scena finale in cui osserva non Gotham city o New York dall'alto di un anonimo grattacelo, ma Roma dal bordo di un edificio iconico e simbolo universale dell'antichità (avrete capito) è esaltante!
Il regista e gli sceneggiatori hanno lavorato talmente bene che non credo si riuscirà a bissare questo capitolo, e i riferimenti finali ad un possibile sequel sono, secondo me, un espediente tipico dei film con supereroi e quindi forse solo una chiusura narrativa perfetta più che una reale intenzione del regista. Ma, mai dire mai.
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mavez
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sabato 27 febbraio 2016
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anti-marvel
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Anche se pur con qualche imperfezione , solo per il fatto di mostrare un superoe che non sia in stile fumettoso Marvel , merita di essere visto . La storia che a volte passa da eccessi trash ad altri splatter ma anche con momenti intensi da commuovere alla fine pur partendo un po lentamente poi si dipana nel modo giusto e coinvolgente . Un piccolo capolavoro che non diventerà un blockbuster ma lascerà soddisfatti molti con quel giusto momento di riflessione alla fine per aver visto visto una storia raccontata già centinaia di volte ... che pure non è esattamente uguale a nulla di già visto . Bisogna sempre considerare che per avuto usato un cinquantesimo del budeget di un film dei fumetti , lo spettatore riceve comunque tanto da non accorgersene
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aranceblu
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sabato 12 marzo 2016
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il film di cui avevamo bisogno
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Personalmente l'ho trovato ineccepibile, mi ha divertito, disgustato (in senso buono) e a parte l'inizio un po' lento non mi ha annoiato. È violento e crudo come il buon romanzo criminale a cui ci si ispira sempre di più, c'è un po' di trash volontario, qualche eccesso dovuto forse alla passione del regista per Tarantino e Rodriguez, ma non scade nell'imitazione. Ottima fotografia, e un dosaggio degli effetti speciali che gli americani dovrebbero prendere ad esempio.
Le uniche pecche, a mio avviso, sono la recitazione traballante di alcuni ruoli secondari (mi sembra di ricordare una piattissima voce al telegiornale, i ragazzi dello zingaro in generale, ma soprattutto un corriere africano che sembrava stesse leggendo il tabellone di uno studio oculistico), e una o due carrellate della macchina che ho trovato visivamente fastidiose; ma questo potrebbe essere colpa del cinema o del digitale, e non mi hanno rovinato assolutamente la visione.
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Personalmente l'ho trovato ineccepibile, mi ha divertito, disgustato (in senso buono) e a parte l'inizio un po' lento non mi ha annoiato. È violento e crudo come il buon romanzo criminale a cui ci si ispira sempre di più, c'è un po' di trash volontario, qualche eccesso dovuto forse alla passione del regista per Tarantino e Rodriguez, ma non scade nell'imitazione. Ottima fotografia, e un dosaggio degli effetti speciali che gli americani dovrebbero prendere ad esempio.
Le uniche pecche, a mio avviso, sono la recitazione traballante di alcuni ruoli secondari (mi sembra di ricordare una piattissima voce al telegiornale, i ragazzi dello zingaro in generale, ma soprattutto un corriere africano che sembrava stesse leggendo il tabellone di uno studio oculistico), e una o due carrellate della macchina che ho trovato visivamente fastidiose; ma questo potrebbe essere colpa del cinema o del digitale, e non mi hanno rovinato assolutamente la visione. Avrei anche preferito qualche scorcio più interessante sulle bellezze di Roma ma ci sta, forse avrebbe stonato.
Per chi non l'ha visto, lo consiglio un po' a tutti, ai miei coetanei ventenni come alternativa al solito cinecomic, a quelli dell'età dei miei genitori per vedere un film impegnato ma non troppo, e alla generazione X che è cresciuta a pane e cartoni giapponesi. Lo consiglio anche a voi minorenni, c'è una discreta dose di sangue e tette che non fa mai male. Tutti voi spenderete bene i vostri 8€.
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poldino
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sabato 30 aprile 2016
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supereroe all'italiana
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Gabriele Mainetti al suo esordio come regista di lungometraggi, gira un film quasi impensabile per l'Italia. Abituati alle commedie volgari e insulse (tranne qualche eccezione) che spopolano sul grande schermo, vedere un film su un supereroe che mescola generi diversi come la fantascienza (poca) e l'azione (tanta), stupisce. Certo, non tutto funziona come dovrebbe, però il film si guarda con piacere e le due ore abbondanti(forse eccessive) volano via velocemente. La trama può essere sintetizzata così: Enzo Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente.
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Gabriele Mainetti al suo esordio come regista di lungometraggi, gira un film quasi impensabile per l'Italia. Abituati alle commedie volgari e insulse (tranne qualche eccezione) che spopolano sul grande schermo, vedere un film su un supereroe che mescola generi diversi come la fantascienza (poca) e l'azione (tanta), stupisce. Certo, non tutto funziona come dovrebbe, però il film si guarda con piacere e le due ore abbondanti(forse eccessive) volano via velocemente. La trama può essere sintetizzata così: Enzo Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l'eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d'acciaio. Essendo un po' troppo violento, probabilmente, non è un film adatto a tutti.
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luca1968
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venerdì 23 settembre 2016
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peccato.....
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Quando il film è uscito al cinema mi sono incuriosito per il titolo e poi la trama, ma i trailer non mi avevano convinto. Poi ha vinto una valanga di premi e ho letto numerose recensioni entusiaste e mi sono deciso a vederlo in dvd, sperando che i trailer non rendessero onore al valore del film. Invece, purtroppo, i miei timori si sono concretizzati. Il soggetto era certamente interessante (anche se non così rivoluzionaria come alcuni sostengono), ma la sceneggiatura è risultata troppo cupa, con intermezzi pulp inutili e disgustosi (di certo non paragonabili a quelli più finti e quindi più ironici di Tarantino). Il personaggio di Jeeg, poi, è interpretato da un Santamaria a mio parere troppo spento, che non si "evolve" man mano che acquisisce consapevolezza che i propri superpoteri potevano essere utilizzati per fare del bene e non solo per commettere altri crimini.
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Quando il film è uscito al cinema mi sono incuriosito per il titolo e poi la trama, ma i trailer non mi avevano convinto. Poi ha vinto una valanga di premi e ho letto numerose recensioni entusiaste e mi sono deciso a vederlo in dvd, sperando che i trailer non rendessero onore al valore del film. Invece, purtroppo, i miei timori si sono concretizzati. Il soggetto era certamente interessante (anche se non così rivoluzionaria come alcuni sostengono), ma la sceneggiatura è risultata troppo cupa, con intermezzi pulp inutili e disgustosi (di certo non paragonabili a quelli più finti e quindi più ironici di Tarantino). Il personaggio di Jeeg, poi, è interpretato da un Santamaria a mio parere troppo spento, che non si "evolve" man mano che acquisisce consapevolezza che i propri superpoteri potevano essere utilizzati per fare del bene e non solo per commettere altri crimini. L'unica scena che ricordo con piacere, in cui Santamaria finalmente si sveglia dal torpore è il salvataggio della bambina dalla macchina in fiamme e l'abbraccio della madre. Davvero emozionante. Controverso il personaggio interpretato da Luca Marinelli. La recitazione molto sopra le righe ne fa certamente un cattivo difficile da dimenticare, ma anche troppo sgradevole. Ci sono "cattivi" cinematografici affascinanti, per i quali sotto sotto ti dispiace che finiscano male, e altri irritanti, che vorresti finissero nel peggiore dei modi. Il Joker de nostri in questo caso è talmente eccessivo da essere da un lato una macchietta, che colpisce per la pazzia e non per la cattiveria. Ma, come spesso succede, il cattivo esagerato mette in ombra il buono più misurato, così il personaggio di Jeeg, già dimesso di suo, appare ancora più grigio e apatico. Bravina la Pastorali, simpatica pazzerella. Da dimenticare tutti gli altri. In conclusione, un film pesante, cupo, dove l'eroe è semplicemente il meno peggio della feccia che popola i quartieri più degradati della periferia romana. Mi sarebbe piaciuto che alla crescita interiore di Jeeg corrispondesse anche una evoluzione del film. Insomma, che diventasse più solare. Invece il grigiore prosegue sino all'ultimo fotogramma, dove la maschera improvvisata e colorata del caro vecchio Jeeg robot d'acciaio arriva troppo tardi. Come dire: anche con un supereroe il mondo rimane e rimarrà sempre una schifezza. Non un messaggio di speranza, ma al contrario di rassegnazione. Un'ultima considerazione: il primo, vero film nostrano sui superpoteri è rappresentato da Il Ragazzo Invisibile di Salvatores, che mi è piaciuto moltissimo per la leggerezza della regia, al contrario di quella pesantissima di Mainetti. Ripeto: l'idea di base era molto buona ed è un peccato che il risultato sia un film interessante, ma pesante, che non rivedrei certo una seconda volta
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[+] la maschera -spoiler-
(di estasimistica)
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great steven
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mercoledì 18 gennaio 2017
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calvario d'un mascalzone investito di superpoteri.
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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (IT, 2016) diretto da GABRIELE MAINETTI. Interpretato da CLAUDIO SANTAMARIA, LUCA MARINELLI, ILENIA PASTORELLI, STEFANO AMBROGI, ANTONIA TRUPPO
Enzo Ceccotti, delinquente di infimo livello, appena scarcerato, è già ricercato dalla polizia per un furtarello non meglio specificato.
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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (IT, 2016) diretto da GABRIELE MAINETTI. Interpretato da CLAUDIO SANTAMARIA, LUCA MARINELLI, ILENIA PASTORELLI, STEFANO AMBROGI, ANTONIA TRUPPO
Enzo Ceccotti, delinquente di infimo livello, appena scarcerato, è già ricercato dalla polizia per un furtarello non meglio specificato. Coi piedipiatti alle calcagna, si rifugia nel Tevere, dove entra in contatto con una misteriosa sostanza radioattiva che gli procura inesplicabili poteri sovrumani, fra cui spicca soprattutto una forza erculea. Ancora all’oscuro dei poteri acquisiti, conosce Sergio, capo muratore di un cantiere edile dove lavorano operai stranieri, e ne conosce la figlia Alessia, mentalmente disturbata e totalmente assorbita dai cartoni animati giapponesi di cui possiede l’intera collezione, soprattutto Jeeg Robot d’Acciaio. In contrasto con Sergio c’è la gang malavitosa dello Zingaro, capobanda di piccola categoria ma deciso a "fare il botto" provocando un attentato dinamitardo allo Stadio Olimpico durante il derby Roma-Lazio e a sua volta nemico della cosca di mascalzoni napoletani che da tanto tempo gli mettono i bastoni fra le ruote. Un incidente al cantiere costa la vita a Sergio, che muore sotto gli occhi di Enzo, il quale precipita dall’edificio in costruzione ma sopravvive, e lì scopre di possedere i superpoteri. Quando anche Alessia ne viene a conoscenza, crede di riconoscere in lui un magico eroe destinato a salvare l’umanità, ed Enzo, per quanto prenda per corbellerie le fantasie della ragazza, si affeziona a lei e decide di proteggerla, pur scegliendo di utilizzare le sue facoltà extrasensiorali per scopi criminosi. Telecamere piazzate in giro per Roma ritraggono l’uomo dalla forza straordinaria rapinare un Bancomat staccandolo letteralmente dal muro e far deragliare un tram sulla ferrovia, e anche lo Zingaro si mette sulle sue tracce e, riuscito a catturarlo con lo scopo di corromperlo per metterlo al servizio dei suoi intrighi, minaccia di morte Alessia, ma senza aver fatto i conti coi napoletani, capeggiati dalla sua nemica giurata Nunzia. In una sparatoria in riva al Tevere, Alessia e Nunzia rimangono uccise, e lo Zingaro finisce con le fiamme sul corpo a morire incendiato nel fiume capitolino. Deciso a vendicare Sergio e la figlia, vittime degli attriti fra le due bande, Enzo cambia bandiera e decide di mettere il suo potenziale al servizio della giustizia, ma non sa che lo Zingaro, contagiato anch’egli dal materiale radioattivo, ha ora i suoi stessi poteri e può dunque affrontarlo ad armi pari. L’esplosione all’Olimpico sarà scongiurata soltanto grazie all’intervento valoroso e tempestivo di Enzo Ceccotti, ormai calatosi con convinzione nei patti di Jeeg Robot. È un esempio quasi unico di film fantascientifico italiano: altri esempi si possono ricondurre all’ottimo Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores, o al più recente Il ragazzo invisibile (2014), sempre dello stesso regista ma con impressioni peggiori ricevute da parte dei critici, ma il campo, a questo punto, si restringe notevolmente. Ed ecco che la pellicola di G. Mainetti, vincitrice di ben sette David di Donatello, crea ambienti e spazi e vi fa muovere all’interno un protagonista ombroso e introverso, determinato e violento, ma animato da uno spirito e da una sete di giustizia che lasciano da parte le inclinazioni donchisciottesche per avvicinarsi ad un’indole avventurosa che mescola molti, ad esempio, supereroi della Marvel (per personalità affini al carattere principale, si possono annoverare Capitan America, Spider-Man e perfino Wolverine). Questo malandrino di quart’ordine che comincia semplicemente scappando da chi cerca di accalappiarlo e riceve per caso un dono da non si sa dove, dono non propriamente finalizzato ma carico comunque di un libero arbitrio il cui padrone deve utilizzare nel più opportuno dei modi, si trasforma in paladino dei deboli e dei bisognosi anche e soprattutto sulla spinta della passione sì autoreferenziale e maniacale, ma pur sempre decisiva, della ragazza (I. Pastorelli, cui il film ha fatto da trampolino e apripista) che se innamora platonicamente e gli chiede di compiere il dovere di ogni eroe che detenga capacità fuori dalla norma. Lo sfondo di una Roma nera, quadrata, piena e strapiena di edifici in cemento squadrati, riversa nel disordine, tormentata dagli affari gangsteristici di sangue e droga e imputridita dalle conseguenze stringenti della malvivenza, è perfetto per ambientare la vicenda di un antieroe (perché in fondo così è) che scopre il lato caritatevole della propria identità quando ottiene qualcosa che prima non aveva. E non è la superforza o la velocità incredibile: è un obiettivo da concretizzare dal quale non è però lui a trarne vantaggio, ma gli oppressi che salva con le sue azioni quasi miracolose. Vero, anche, che lo Zingaro è un antagonista, relativamente al cinema italiano degli ultimi anni, davvero anticonformista e improbabile, ma la carica di autoironia, il disprezzo per il pericolo e la mentalità da schizofrenico conferitigli dal suo attore (bravo L. Marinelli) lo salvano dal diventare una macchietta e lo tramutano in un cattivo coi fiocchi e controfiocchi, capace di fronteggiare chi lo osteggia in più di un’occasione e per giunta da due piani combattivi differenti, come la trama stessa del film dimostra. Montaggio concitato e asserragliato, colonna sonora aggressiva, violenza caricata soltanto nei momenti doverosi e riprese al rallentatore scelte con una fantasiosa alternanza, sono altri quattro elementi che vanno a completare un quadro tecnico di tutto rispetto, facendo di Lo chiamavano Jeeg Robot un blockbuster che può affascinare anche la critica (e infatti il pubblico non lo ha premiato quanto i distributori si aspettavano), in quanto si dichiara un prodotto fruibile da un target adulto al quale piacciano le mescolanze fra generi, le storie di riscatto e le rivendicazioni del cinema nostrano nei confronti dell’imperante science-fiction d’oltreoceano.
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