flyanto
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giovedì 24 settembre 2015
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due donne, un mistero ed un'enorme casa
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Presentato quest'anno in concorso durante la 72esima Mostra del Cinema a Venezia "L'Attesa" segna l'esordio registico per i lungometraggi di Piero Messina, già aiuto regista del grande Paolo Sorrentino.
In esso si racconta di una donna (Juliette Binoche), colpita da un grave lutto, che si rinchiude in pratica nella sua grande casa nella campagna siciliana, con la ferma intenzione di isolarsi da tutti e da tutto. L'arrivo improvviso e soprattutto del tutto inaspettato di una giovane ragazza francese, legata sentimentalmente al proprio figlio, la costringe suo malgrado a rinunciare al suo proposito di restare sola e pertanto di acconsentire ad accoglierla nella grande casa.
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Presentato quest'anno in concorso durante la 72esima Mostra del Cinema a Venezia "L'Attesa" segna l'esordio registico per i lungometraggi di Piero Messina, già aiuto regista del grande Paolo Sorrentino.
In esso si racconta di una donna (Juliette Binoche), colpita da un grave lutto, che si rinchiude in pratica nella sua grande casa nella campagna siciliana, con la ferma intenzione di isolarsi da tutti e da tutto. L'arrivo improvviso e soprattutto del tutto inaspettato di una giovane ragazza francese, legata sentimentalmente al proprio figlio, la costringe suo malgrado a rinunciare al suo proposito di restare sola e pertanto di acconsentire ad accoglierla nella grande casa. Le due donne, nel corso delle giornate tranquille e lente trascorse insieme, inizieranno piano piano a conoscersi e ad apprezzare l'una la compagnia dell'altra, legandole profondamente. Anzi, la protagonista le si affezionerà in maniera del tutto sincera, provando un profondo dolore e senso di enorme perdita quando la ragazza ritornerà a Parigi e dopo la scoperta di una sconcertante verità.
Un film, "L'Attesa", in cui, in ogni sua parte, traspare una forte ed intensa sicilianità, atmosfera che il locale regista Messina, appunto, conosce e rappresenta molto bene. L' enorme casa avita, l'atmosfera calda, sebbene non ancora torrida, e silenziosa della campagna immensa e deserta, i personaggi, come il fedele tuttofare (un intenso Giorgio Colangeli), misteriosi e reticenti, le processioni e le credenze superstiziose del paese, quanto mai evidenti e sorprendenti nel corso della Settimana Santa di Pasqua, mostrano in maniera quanto mai efficace e veritiero il territorio e l'anima della Sicilia che, insieme ovviamente al personaggio della Binoche, diventano essi stessi protagonisti principali. Al di là della trama, intrigante ma abbastanza prevedibile, quello che effettivamente incrementa in maniera cospicua il valore della pellicola è proprio questa atmosfera qui descritta, altamente seducente e profondamente misteriosa.
Ottimi tutti i pochi attori che prendono parte al film: Juliette Binoche riconferma in pieno il proprio talento artistico nonchè la propria affascinante bellezza, qui presente con qualche piccola ruga in più sul volto ma proprio per questo motivo maggiormente apprezzabile in quanto del tutto naturale e senza fortunatamente alcun ritocco estetico. Da menzionare sono anche la giovane e bella Lou del Laage che interpreta la fidanzata del figlio ed il sopra citato Giorgio Colangeli nel suo ruolo di solitario, rispettoso e misterioso tuttofare.
Altamente consigliabile a chi apprezza soprattutto i films di genere intimistico.
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anima65
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giovedì 24 settembre 2015
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..attendere val sempre la pena ...
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... un film delizioso ... profondo,intenso,emozionante e a tratti spiazzante ... un film che non ti lascia un attimo di distrazione ... un film che ammiri per la fotografia .. un film che ti colpisce per i silenzi e anche per alcuni pezzi musicali da brividi .... brave le attrici .... ( lo rivedrei volentieri)
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brian77
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giovedì 24 settembre 2015
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terribilmente fasullo
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Esercizio terribilmente stucchevole. film finto. scommetto che piacerà alle riviste di cinema
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eusebio abbondanza
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mercoledì 23 settembre 2015
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lo stile che oscura la narrazione
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"Quanto sono bravo?" sembra dire Pietro Messina ad ognuna delle inquadrature che si susseguono con calcolata lentezza “d'autore” sullo schermo. Con una attenzione quasi maniacale allo composizione visiva e allo stile, il regista ottiene però il risultato di indebolire la partecipazione emotiva dello spettatore alla storia, che pure sarebbe bella ed emozionante.
Affascinati da tanto virtuosismo alla Sorrentino, di cui Messina è un allievo, rimaniamo sempre distanti dalle vicende delle due protagoniste, nonostante la magnifica Juliette Binoche e la bravissima Lou de Laâge ce la mettano tutta per portare sangue e carne alla narrazione.
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"Quanto sono bravo?" sembra dire Pietro Messina ad ognuna delle inquadrature che si susseguono con calcolata lentezza “d'autore” sullo schermo. Con una attenzione quasi maniacale allo composizione visiva e allo stile, il regista ottiene però il risultato di indebolire la partecipazione emotiva dello spettatore alla storia, che pure sarebbe bella ed emozionante.
Affascinati da tanto virtuosismo alla Sorrentino, di cui Messina è un allievo, rimaniamo sempre distanti dalle vicende delle due protagoniste, nonostante la magnifica Juliette Binoche e la bravissima Lou de Laâge ce la mettano tutta per portare sangue e carne alla narrazione.
Così, ogni volta che stiamo per immedesimarci, arriva qualche fighettismo di regia, uno slow motion insistito, una musica ruffiana, una inquadratura virtuosistica e inutile a ricordarci che stiamo vedendo un “film d'autore”. Quasi che Messina sia più interessato a una carriera nelle pubblicità patinate dei profumi che a diventare un narratore di storie per immagini.
Ed è un vero peccato, perché l'asfittico cinemino italico avrebbe davvero bisogno del suo talento e delle sue capacità.
L'augurio sincero è che metta le sue doti a servizio di una storia, invece che percorrere la via già battuta dal suo mentore.
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[+] mater dolorosa
(di maynardi araldi)
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franci9292
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martedì 22 settembre 2015
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sensazionale
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Film non per tutti. Pensato per un pubblico attento, sensibile ai dialoghi e alle relazioni interpersonali.
Film riflessivo, drammatico, a tratti cupo nelle scene e nelle melodie.
Sensazionali le attrici protagoniste: Juliette Binoche e Anna Lou Laâge, il cui incontro darà il via a un susseguirsi di dialoghi in francese con sottotitoli in italiano, che possano permettere allo spettatore di non perdersi nemmeno un istante della conversazione.
Pensavo di portarmi un taccuino per annotare ogni cosa. Ho fatto bene a non tirarlo fuori. Bisogna avere la consapevolezza che si tratta di un film legato da un filo conduttore flebile, non per compattezza ma per significato, a tratti ermetico; proprio per questo guai perdersi solo una scena.
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Film non per tutti. Pensato per un pubblico attento, sensibile ai dialoghi e alle relazioni interpersonali.
Film riflessivo, drammatico, a tratti cupo nelle scene e nelle melodie.
Sensazionali le attrici protagoniste: Juliette Binoche e Anna Lou Laâge, il cui incontro darà il via a un susseguirsi di dialoghi in francese con sottotitoli in italiano, che possano permettere allo spettatore di non perdersi nemmeno un istante della conversazione.
Pensavo di portarmi un taccuino per annotare ogni cosa. Ho fatto bene a non tirarlo fuori. Bisogna avere la consapevolezza che si tratta di un film legato da un filo conduttore flebile, non per compattezza ma per significato, a tratti ermetico; proprio per questo guai perdersi solo una scena. 100 minuti di proiezione, giusti e sufficienti. Estrema abilità del regista nel soffermarsi su ogni tipo di dettaglio; a partire dall’inquadratura finale della prima scena dove assistiamo al primo piano del volto della Binoche, strepitoso; altro dettaglio da non trascurare è il materassino rosso, protagonista della seconda scena, che svolazza nel cortile e che verrà riutilizzato successivamente in una scena drammatica della Binoche; altro particolare è la tazza di cafèlatte e il piatto sporco lasciati in camera dal figlio; il cellulare; il buio; le maschere. Tutti "détails"che il regista non perde di vista nemmeno un secondo e tutti legati da quel filo conduttore di cui parlavo prima.
La scena finale ha un non so che di straordinario. Il rientro della Binoche a casa. La fine dell’attesa, quell’attesa iniziata dallo squillo del telefono e conclusasi con la resa dei conti finale: la consapevolezza della giovane ragazza nello scoprire la morte del fidanzato. Lacrime silenziose, un abbraccio tra le due donne. Nessuna parola. Entrambe sanno. Ma entrambe decidono di non dire nulla. Due donne diverse ma unite da uno stesso dolore. Silenzio. Casa vuota. La fine di un’attesa che aveva permesso ad una madre di sentire suo figlio ancora lì, vicino a lei. È l’ora di lasciare andare Giuseppe, per sempre. Nessun filo che lo lega più alla madre. Ormai la donna deve prendere atto di questa sorda consapevolezza.
“Attendere una persona è un atto di Fede”.
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[+] recensione perfetta
(di anima65)
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alex2044
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lunedì 21 settembre 2015
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juliette binoche bravissima e il film l'aiuta
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Un ottimo esordio , un bel film ! Un film d'atmosfera che ti prende dall'inizio e non ti abbandona più fino alla fine . Le scene iniziali come una sequenza di quadri da incorniciare , sono propedeutiche ad uno svolgimento lento ma naturale della storia , accrescendo anzi l'attenzione dello spettatore che rimarrà vigile fino alla fine . L'ambiente , i paesaggi ed anche il cibo , Visconti apprezzerebbe certe finezze estetiche ,sono un assist per una regione meravigliosa come la Sicilia ma dimostrano anche un'attenzione non comune del regista per i dettagli. Che sono una dimostrazione di cultura profonda. Juliette Binoche nella parte della madre, francese d'origine, è bravissima, , una vera fuoriclasse , il suo viso e più ancora le sue parole ci raccantano il dramma che ha vissuto .
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Un ottimo esordio , un bel film ! Un film d'atmosfera che ti prende dall'inizio e non ti abbandona più fino alla fine . Le scene iniziali come una sequenza di quadri da incorniciare , sono propedeutiche ad uno svolgimento lento ma naturale della storia , accrescendo anzi l'attenzione dello spettatore che rimarrà vigile fino alla fine . L'ambiente , i paesaggi ed anche il cibo , Visconti apprezzerebbe certe finezze estetiche ,sono un assist per una regione meravigliosa come la Sicilia ma dimostrano anche un'attenzione non comune del regista per i dettagli. Che sono una dimostrazione di cultura profonda. Juliette Binoche nella parte della madre, francese d'origine, è bravissima, , una vera fuoriclasse , il suo viso e più ancora le sue parole ci raccantano il dramma che ha vissuto . Perchè di dramma si parla , la morte del figlio che lei vuole esorcizzare rivivendolo nelle parole delle persone che l'hanno frequentato .In questo l'aiuterà una ragazza francese anche lei che è venuta in Italia per incontrare il ragazzo con cui ha avuto una ralazione. Molto brava la giovane Lou de Laage nella parte della ragazza, una vera sorpresa . Da quel momento il film si incentra completamente sul rapporto fra le due donne che sarà molto intenso in particolare da parte della madre . La quale pur consigliata da una persona di fiducia , un tuttofare siciliano interpretato con profondità da Giorgio Colangeli,non svelerà mai la verità alla ragazza e la lascerà partire ignara di tutto anzi convinta di essere stata rifiutata . La scena finale con la processione fa veramente finire in gloria un film che si potrebbe definire italo- francese e non solo nella produzione e che è un buonissimo auspicio per il cinema italiano . I giovani ci sono , sono bravi , speriamo che mantengano le promesse . Mezzo voto in più per la fotografia .
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(di alex2044)
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davidino.k.b.
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lunedì 21 settembre 2015
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il nulla
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film lentissimo, piatto, dove si possono solo ammirare la bravura delle due attrici, ma niente più.... Bella la sceneggiatura, i colori, ma storia meno di zero... due stelle solo per la musica e le immagini, ma un film ha bisogno anche di una storia
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jules96
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domenica 20 settembre 2015
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meraviglioso
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Raramente ho visto un film così bello. Attori bravissimi, la sceneggiatura è perfetta. Un grande applauso al direttore della fotografia, perché si, oltre che ad essere una storia veramente commovente, c'è pure la bellezza dell'immagine dall'inizio fino alla fine del film. Ho apprezzato moltissimo i dialoghi in francese tra le 2 protagoniste, da un tocco di sincerità.
[+] d'accordissimo
(di anima65)
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no_data
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domenica 20 settembre 2015
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una ragguardevole opera prima
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È ormai d’archivio il fatto che Venezia 72 sia stata la Mostra degli esordi, e forse quello di Piero Messina è stato il debutto che più si è perso nella confusione delle aspettative. Eppure, se preso da solo e guardato senza andare oltre i titoli di testa e coda, quello dell’assistente alla regia di Paolo Sorrentino è una ragguardevole opera prima. Nonostante mutui dal magistero sorrentiniano un innegabile gusto estetico e musicale, passato dietro la macchina da presa, trova facilmente la propria identità, senza perdersi troppo in compiacimenti ma avvolgendo una trama essenziale quanto psicologicamente combattuta. Il lutto permea tutto del film, dai toni da cartolina d’epoca di un paesaggio verista, agli spazi dominati dalle querce e dalle maioliche, alla terra brulla di una Sicilia inedita.
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È ormai d’archivio il fatto che Venezia 72 sia stata la Mostra degli esordi, e forse quello di Piero Messina è stato il debutto che più si è perso nella confusione delle aspettative. Eppure, se preso da solo e guardato senza andare oltre i titoli di testa e coda, quello dell’assistente alla regia di Paolo Sorrentino è una ragguardevole opera prima. Nonostante mutui dal magistero sorrentiniano un innegabile gusto estetico e musicale, passato dietro la macchina da presa, trova facilmente la propria identità, senza perdersi troppo in compiacimenti ma avvolgendo una trama essenziale quanto psicologicamente combattuta. Il lutto permea tutto del film, dai toni da cartolina d’epoca di un paesaggio verista, agli spazi dominati dalle querce e dalle maioliche, alla terra brulla di una Sicilia inedita. Elementi che circondano il dolore di una madre come il coro di una tragedia classica. La pellicola trasuda l’atmosfera della perdita, dell’assenza, e de L’attesa; attendere che il tempo percorra i giorni tra la consapevolezza della più dura delle perdite e la presa di coscienza dell’impossibilità del ritorno. Juliette Binoche è merveilleux - ça va sans dire – nel soffocare il pianto, nel trattenere parole, nel chiudere le imposte per prolungare il buio e il silenzio. Si fa un po’ fatica a credere che una madre possa nascondere la morte del proprio figlio alla sua compagna, e soprattutto che questa non si faccia qualche domanda in più. Poi giunge graduata l’unica risposta possibile che ti realizza l’assurdo: la menzogna detta per preservare altri dal tuo stesso dolore è come regalare la vita, di nuovo.
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