Pasolini |
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Un film di Abel Ferrara.
Con Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea.
continua»
Biografico,
durata 86 min.
- Belgio, Italia, Francia 2014.
- Europictures
uscita giovedì 25 settembre 2014.
MYMONETRO
Pasolini
valutazione media:
2,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La figura di Pasolinidi patricFeedback: 330 | altri commenti e recensioni di patric |
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lunedì 29 settembre 2014 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le aspettative comuni erano di vedere un film che narrasse sì degli ultimi tempi della vita terrena dell’artista ma soprattutto della sua poesia, della sua arte e della sua visione del mondo, del suo esistenzialismo storico ed ateo, della sua grande vena artistica che faceva presagire a un non so che di mistico, quasi di accostamento alla fede in qualcosa che potrebbe chiamarsi Dio. Mi aspettavo anche dei riferimenti espliciti sull’aspetto più profano ed umano della sua vita, della sua diciamo ‘diversità’ se per noi definire diverso chi si discosta da un comportamento sociale comune e ‘normale’ ci fa sentire più sicuri e convinti della nostra ‘diversità’ dalla normalità intesa invece dai ‘diversi’ come un tipo di normalità ben diversa dalle altre normalità per esempio come la nostra. Il biglietto da visita del regista è subito servito sul piatto: il film apre con scene che parlano esplicitamente del vizio dell’artista in un modo nudo e crudo, no c’è alcun rispetto per quello che fu della privacy dello scrittore in questione e della sua famiglia, né per le sensibilità degli spettatori che potrebbero essere offese nel vedersi violentare per minuti interminabili da scene di sesso gratuite tra persone dello stesso sesso. Il film si sofferma molto su pratiche di sesso orale e molto gratuitamente senza rispettare la sensibilità questa volta dello stesso scrittore facendolo, a mio avviso, sobbalzare più volte nella tomba. E’ come se un regista volesse narrare la vita di Garibaldi mettendo più volte in evidenza e filmando tutto ciò che il grande personaggio storico faceva in toilette ogni mattina descrivendone i minimi particolari e con interminabili piani sequenza. Il film è in gran parte una grande violenza verso lo spettatore che ha conosciuto l’arte di Pasolini (‘Il Vangelo secondo Matteo’ per tutte le altre opere) o letto le sue poesie screditando l’immagine di artista e scrittore, demolendo ciò che aveva costruito e anche fatto di buono nella sua vita di artista. E’ anche violenza gratuita verso chi non conosce alcuna sua opera, verso il ragazzo che per la prima volta ne sente parlare ed esce dal cinema inebetito e giura che non leggerà mai un libro dell’autore in oggetto o non ne vedrà mai più un film. E’ ancora violenza verso chi, ancora bambino, è stato portato al cinema dal proprio genitore che non si sarebbe mai aspettato una così alta crudeltà di immagini, anche perché non era stato affisso alcuno avviso circa la visione vietata ai minori. Consiglierei ad Abel Ferrara di riscrivere il film utilizzando gli stessi attori (grandi W.De Foe, Adriana Asti soprattutto) parlando anche della visione politica di Pasolini, della sua emarginazione dal PCI dell’epoca per indegnità morale, della sua poesia in vernacolo friulano, della sua crisi esistenziale in atto, del suo rapporto con i suoi genitori, della sua passione per il cinema e per il realismo che ne può esprimere in quanto arte più congeniale alla sua descrizione. Direi al regista in oggetto che non è professionale fare un film per demolire il mito di Pasolini, per abbattere la sua figura storica facendo leva sulle sue debolezze o se vogliamo sulla sua normale debolezza. E’ come se avesse voluto dirmi ‘ecco uno dei vostri miti della vostra bella Italia, ecco cosa era veramente…’. Anche per rispetto della grande figura di scrittore e regista che fu Pasolini consiglierei ad A. Ferrara di rifare il film ma con più un occhio di riguardo alle sensibilità delle persone che non vanno al cinema per essere violentate nella loro interiorità, queste persone rispettano la ‘diversità’ o la ‘diversa normalità’ o chiamiamola come ci pare e rispettano ancora di più anche la privacy di chi vive la sua libertà di professare la propria sessualità nel modo in cui la sua natura ritiene più opportuna e consona senza essere tale modalità, pur di scrivere un film e vendere il prodotto, sbandierata ai sette venti creando equivoci interpretativi sulla vita di un grande scrittore e di una grande cultura come lo fu Pier Paolo Pasolini.
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