charlie94
|
mercoledì 27 maggio 2015
|
il regista che cercava di darci un po' di felicita
|
|
|
|
Carlo Mazzacurati ci mancherai, mi mancheranno i tuoi film. Ognuno di essi era come un bicchiere d'acqua freschissima offertoci in una giornata di sole cocente. Grazie di essere esistito.
|
|
[+] lascia un commento a charlie94 »
[ - ] lascia un commento a charlie94 »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
mercoledì 21 gennaio 2015
|
l'epica tragicomica dell'ultimo mazzacurati
|
|
|
|
Tatuatore lui ed estetista lei, Dino e Bruna gesticono i loro rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro nella stessa strada di Jesolo, condividendo le difficoltà economice ed una reciproca simpatia. Quando un'anziana cliente detenuta le rivela in punto di morte dell'esistenza di una sedia contenente la refurtiva di un colpo messo a segno dal figlio, lei si mette sulle tracce del prezioso manufatto, aiutata dall'amico e dal parroco del carcere, ultimo confessore della scomparsa galeotta, venuto anche lui a conoscenza dei segreti della donna.
Dal dal romanzo russo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov , già adattato per il cinema da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani ('Una su 13' - 1969) e da Mel Brooks (' Il mistero delle dodici sedie' - 1970), Carlo Mazzacurati ne trae una commedia fiabesca che richiama il consueto gusto sardonico e irriverente per una estemporanea caccia al tesoro nel Nord Est attanagliato dalla crisi (sociale,economica,morale) e la predilezione personale per una galleria di 'vinti' quale ultima testimonianza di ciò che rimane di una compianta tradizione cinematografica nostrana che ha avuto in autori come Risi e Monicelli i suoi massimi rappresentanti.
[+]
Tatuatore lui ed estetista lei, Dino e Bruna gesticono i loro rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro nella stessa strada di Jesolo, condividendo le difficoltà economice ed una reciproca simpatia. Quando un'anziana cliente detenuta le rivela in punto di morte dell'esistenza di una sedia contenente la refurtiva di un colpo messo a segno dal figlio, lei si mette sulle tracce del prezioso manufatto, aiutata dall'amico e dal parroco del carcere, ultimo confessore della scomparsa galeotta, venuto anche lui a conoscenza dei segreti della donna.
Dal dal romanzo russo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov , già adattato per il cinema da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani ('Una su 13' - 1969) e da Mel Brooks (' Il mistero delle dodici sedie' - 1970), Carlo Mazzacurati ne trae una commedia fiabesca che richiama il consueto gusto sardonico e irriverente per una estemporanea caccia al tesoro nel Nord Est attanagliato dalla crisi (sociale,economica,morale) e la predilezione personale per una galleria di 'vinti' quale ultima testimonianza di ciò che rimane di una compianta tradizione cinematografica nostrana che ha avuto in autori come Risi e Monicelli i suoi massimi rappresentanti. Col solito garbo che ha sempre contraddistinto le sue opere e l'amara ironia di uno sguardo affettuoso sulle miserie di un'Italia provinciale e velleitaria, Mazzacurati prova a ripercorrere le tappe di una ricerca della felicità che passa attraverso la soluzione dei problemi contingenti (gli assegni familiari,i creditori,il videopoker) quale chiave di libertà per accedere ad una beatificazione terrena che faccia precipitare i suoi sconclusionati protagonisti nella tragica epifania di una rovinosa dipartita piuttosto che farli ascendere alla mistica risalita di una processione a dorso di mulo. Mantenendo con difficile equilibrio la misura di un registro che oscilla continuamente tra la rivisitazione farsesca delle contraddizioni di una società multietnica ridotta ad una Babele di incomprensibili idiomi localistici ed il realismo di una degenerazione sociale che sceglie la facile strada dal compromesso e dell'inganno, il film di Mazzacurati riproduce i prodromi di una nuova epica tragicomica già vista ne 'La lingua del santo (2000)' ed in 'A cavallo della tigre (2002)' mancando tuttavia, come già avvenuto per entrambi, l'appuntamento con una struttura narrativa che riesca a dare credibilità a situazioni e personaggi al di là dell'esile gioco macchiettistico e dell'episodica prevedibilità con cui il film finisce per risolversi, tra sedie fatte a pezzi e sedute spiritiche con una medium dalla salute cagionevole (una splendida Milena Vukotic). Bravi come al solito i tre protagonisti principali ed una lunga galleria di partecipazioni amichevoli che suonano come il triste commiato per l'ultima fatica del compianto Mazzacurati ('Il trasloco è la seconda cosa più traumatica nella vita di un uomo...La prima è la morte'...che in fondo è sempre un trasloco, quello definitivo). Gran Premio Torino durante il Torino film festival del 2013 e Nastro dell'anno 2014.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
liuk!
|
lunedì 19 gennaio 2015
|
banale
|
|
|
|
L'idea non era male ma la realizzazione é poca cosa. Gli stessi attori sembrano non credere nel loro ruolo e le battute non sono credibili. Il lato comico é ridotto all'osso e quello che resta é un film secondario, né carne né pesce. Peccato.
[+] il cinema venettone.
(di arkadico)
[ - ] il cinema venettone.
|
|
[+] lascia un commento a liuk! »
[ - ] lascia un commento a liuk! »
|
|
d'accordo? |
|
cap harlock
|
sabato 27 dicembre 2014
|
la trama non è nuova
|
|
|
|
Negli anni 70 la RAI ha trasmesso uno sceneggiato, straniero non italiano, con la stessa trama identica. Ancora non ho visto questa versione di Mazzacurati, per cui non esprimo voto né giudizio.
Aggiornerò in seguito.
|
|
[+] lascia un commento a cap harlock »
[ - ] lascia un commento a cap harlock »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
venerdì 29 agosto 2014
|
un'iniezione di ottimismo
|
|
|
|
Mi mancherà il cinema di Carlo Mazzacurati , la sua visione buona e un po' surreale, il suo sguardo attento e sensibile, il suo modo di raccontare con tatto e delicatezza di quello strato sociale fatto di “poveri Cristi”, perennemente in lotta con gli affanni della vita, le sue storie di provincia un po' malinconiche, un po' ironiche. Dino e Bruna sono due trapiantati in Veneto, precisamente a Jesolo, lui fa il tatuatore, lei l'estetista, entrambi sempre sul filo della precarietà, bastonati anche negli affetti, che però non si perdono di animo e mantengono nonostante tutto una sorta di ottimismo . Le cose potrebbero mettersi bene e riservare loro una certa sicurezza quando una carcerata prima di morire rivela a Bruna di un tesoro nascosto in una delle otto sedie del salotto buono.
[+]
Mi mancherà il cinema di Carlo Mazzacurati , la sua visione buona e un po' surreale, il suo sguardo attento e sensibile, il suo modo di raccontare con tatto e delicatezza di quello strato sociale fatto di “poveri Cristi”, perennemente in lotta con gli affanni della vita, le sue storie di provincia un po' malinconiche, un po' ironiche. Dino e Bruna sono due trapiantati in Veneto, precisamente a Jesolo, lui fa il tatuatore, lei l'estetista, entrambi sempre sul filo della precarietà, bastonati anche negli affetti, che però non si perdono di animo e mantengono nonostante tutto una sorta di ottimismo . Le cose potrebbero mettersi bene e riservare loro una certa sicurezza quando una carcerata prima di morire rivela a Bruna di un tesoro nascosto in una delle otto sedie del salotto buono. Le sedie però sono state sequestrate dal tribunale, così Bruna, aiutata da Dino cui si aggiungerà padre Weiner ( un debordante e bravissimo Giuseppe Battiston), iniziano la caccia al bottino, tra maghi, cinesi, fiorai con il turbante, improbabili collezionisti, medium , ciarlatani di televendite, girando il Veneto in lungo e in largo fino a giungere tra il meraviglioso scenario delle Dolomiti e i suoi abitanti, schivi e riservati , montanari fuori dal mondo, vite silenziose, aspre, ma con una loro melodia, i miti e le leggende della montagna. Infatti c'è anche un orso che si aggira tra i monti, e la gente veneta conosce bene la storia dell'orso Dino, giunto in Veneto e in Trentino dalla Slovenia e delle sue scorribande tra gli allevamenti del vicentino. L'ultimo lavoro del regista padovano è anche un congedo a cui ha partecipato in gran numero di attori, tutti che hanno lavorato con lui, é come se Carlo avesse voluto i suoi amici e collaboratori per un ultimo saluto, un momento di condivisione, di serenità, incontro cui tutti hanno risposto, anche se per un attimo, un cameo prezioso che si chiama amicizia. Bene inseriti nel gruppo anche i due protagonisti , diretti per la prima volta da Mazzacurati, scelta che si è rivelata vincente, che si avvale del viso simpatico di Valerio Mastandrea e della bellezza tranquilla di Isabella Ragonese. Il film di Carlo Mazzacurati è una commedia divertente, magari un po' strampalata, ma che ha il grande pregio di far ridere e sorridere, che intenerisce, densa di una grande energia e di una straordinaria umanità, poco importa se ci sono delle imperfezioni, delle cose poco approfondite, la vita stessa è spesso irrisolta, incompiuta, per cui le 4 stelle le merita proprio tutte, e un grazie al regista per averci regalato un film “ gentile”, come era lui e come piaceva a lui.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
david80
|
martedì 26 agosto 2014
|
ultima e strepitosa commedia di un grande regista
|
|
|
|
Carlo Mazzacurati ci ha lasciati lo scorso 22 gennaio e ci mancherà molto. Era un regista sensibile, autore e direttore di commedie malinconiche e drammi mai banali. Il suo film "testamento" è una vera sorpresa: La sedia della felicità è una commedia spassosa, intelligente, con un ritmo pazzesco e recitata benissimo. La storia di Dino e Bruna è molto attuale, a causa della crisi economica che il nostro paese attraversa da qualche anno, la coppia di protagonisti è straordinari: Valerio Mastandrea e Isabela Ragonese (sempre più brava) sorreggono una storia che diverte, commuove un po', fa riflettere ma sempre con tanta ironia. I due sono supportati da un grandissimo cast di comprimari (su tutti Giuseppe Battiston, Marco Marzocca e la meravigliosa Milena Vukotic) con cammei da capogiro (Antonio Albanese, Roberto Citran, Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio).
[+]
Carlo Mazzacurati ci ha lasciati lo scorso 22 gennaio e ci mancherà molto. Era un regista sensibile, autore e direttore di commedie malinconiche e drammi mai banali. Il suo film "testamento" è una vera sorpresa: La sedia della felicità è una commedia spassosa, intelligente, con un ritmo pazzesco e recitata benissimo. La storia di Dino e Bruna è molto attuale, a causa della crisi economica che il nostro paese attraversa da qualche anno, la coppia di protagonisti è straordinari: Valerio Mastandrea e Isabela Ragonese (sempre più brava) sorreggono una storia che diverte, commuove un po', fa riflettere ma sempre con tanta ironia. I due sono supportati da un grandissimo cast di comprimari (su tutti Giuseppe Battiston, Marco Marzocca e la meravigliosa Milena Vukotic) con cammei da capogiro (Antonio Albanese, Roberto Citran, Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio).
Da vedere e rivedere, questo è una signora commedia italiana e dal pubblico e dai premi nazionali avrebbe meritato molto di più.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a david80 »
[ - ] lascia un commento a david80 »
|
|
d'accordo? |
|
cine_debuttante
|
sabato 7 giugno 2014
|
lento!
|
|
|
|
La trama di per sè, non sarabbe male.
peccato per il montaggio e la scelta delle musiche che rallentano in modo inverosimile il tutto... peccato.
|
|
[+] lascia un commento a cine_debuttante »
[ - ] lascia un commento a cine_debuttante »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
domenica 18 maggio 2014
|
dal nord est con amore
|
|
|
|
Dalla fine del mese di aprile, un’interessante pellicola anima molti cinema italiani.
Interessante è il giusto aggettivo in quanto è firmata dal compianto Mazzacurati che la sceneggiò e ne curò le caratteristiche cinematografiche (scene, attori, script,layout,ambientazioni) qualche mese prima di morire.
Non solo. “La sedia della felicità” questo il titolo dell’ultimo lavoro del regista, rappresenta un fresco prodotto in grado di lasciar divertire senza volgarità lo spettatore con un sapiente equilibrio di surreale, commedia e gusto stilistico.
L’ambientazionè è nostrana, il Nord Est simile per stralunatezza allo Zoran il mio nipote scemo e specifica del delicato contesto che stiamo vivendo: la crisi che morde il freno più che mai e che lascia un vuoto oltre che economico -causato dalla perdita del posto del lavoro- anche e soprattutto affettivo legato all’incapacità di poter condurre una relazione dignitosa senza i necessari mezzi per sostenerla.
[+]
Dalla fine del mese di aprile, un’interessante pellicola anima molti cinema italiani.
Interessante è il giusto aggettivo in quanto è firmata dal compianto Mazzacurati che la sceneggiò e ne curò le caratteristiche cinematografiche (scene, attori, script,layout,ambientazioni) qualche mese prima di morire.
Non solo. “La sedia della felicità” questo il titolo dell’ultimo lavoro del regista, rappresenta un fresco prodotto in grado di lasciar divertire senza volgarità lo spettatore con un sapiente equilibrio di surreale, commedia e gusto stilistico.
L’ambientazionè è nostrana, il Nord Est simile per stralunatezza allo Zoran il mio nipote scemo e specifica del delicato contesto che stiamo vivendo: la crisi che morde il freno più che mai e che lascia un vuoto oltre che economico -causato dalla perdita del posto del lavoro- anche e soprattutto affettivo legato all’incapacità di poter condurre una relazione dignitosa senza i necessari mezzi per sostenerla.
I due protagonisti, Bruna (Isabella Ragonese) e Dino (il bravo Mastandrea) sono emblema e spaccato di questa realtà “che non conclude”, due anime sole, entrambe separate con una difficile storia alle spalle, destinate a incontrarsi attraverso il pretesto della “caccia al tesoro”.
Lei estetista con un debito abbastanza cospicuo con il fornitore di lettini e macchine “fitness” (interpretato da un riuscito Natalino Balasso), tradita dal fidanzato e in conflitto perenne contro la sua stessa apparente sicurezza, lui con figlio da mantenere e oberato dai debiti, gestore di un negozio di tatuaggi dove i clienti, squattrinati furbetti, preferiscono pagare con i pochi mezzi a loro disposizione (vedi il rombo mostrato a mo’ di rimborso dall’avventore all’attonito esercente) evitando la carta moneta.
Ma accade l’imprevisto: un’ex nobildonna Norma Pecche (interpretata in un cameo da Katia Ricciarelli), madre di un famoso bandito, ha un malore durante la consueta seduta alle unghie e prima di morire rivela a Bruna che in una sedia del suo salotto ha nascosto una fortuna. Appena qualche istante dopo, giusto per sicurezza, ripete la tiritera al cappellano del carcere, il corpulento Battiston prima di spirare definitivamente.
Comincia così la “caccia” in un nord est spaesato e spaesante dove Mazzacurati abile nell’imbastire una trama mai banale, si concentra sulla figura di Bruna (declinando successivamente l’incontro col prete in una seconda occasione) partita alla volta della villa dei Pecche e sul rapporto divenuto via via più stretto -come commedia che si rispetti- con Dino.
Sarà solo l’inizio di un continuo girovagare in una serie di situazioni buffe e surreali: i cinghiali nel giardino della villa, l’incontro per necessità col tatuatore Dino prima deus ex machina e presto partecipe attivo della researche per poi muoversi con maturità nel mondo delle aste giudiziarie dei tribunali e dei collezionisti di sedie. Tra maghi e ciarlatani, cinesi stipati nei magazzini veneti, medium veggenti (il cameo della Vukotic è testimone del gusto di Mazzacurati verso tematiche “ultraterrene” descritte in chiave satirica) e stupende scenografie che alternano la laguna alla dolomitica montagna, Dino e Bruna capiranno che la ricchezza, quella vera, è molto più vicina di quanto lontanamente abbiano mai pensato.
Dal lido di Jesolo alle vette e alpeggi delle Dolomiti, Mazzacurati traccia il ritratto assai poco edificante di un paesaggio in continua mutazione dove la ricerca di una qualunque chimera possa rappresentare occasione e speranza di riscatto personale.
E’ un viaggio frenetico quello che compiono i suoi protagonisti, un viaggio, alla scoperta di una rinascita che fatica a esserci con i tempi grami odierni dove la solitudine avanza come un verme pronto ad assalire vilmente alle spalle coloro che non riescono ad alzare la testa, sopraffatti dai loro affanni quotidiani; è un Veneto che fa dell’imbroglio (l’episodio della sedia del mago), della parlantina (il cameo di Orlando e Bentivoglio ad una televisione locale veneta) dello sfruttamento (il capannone nel ristorante cinese) i suoi paradigmi di reazione a un miracolo economico ben lungi al venire. In questo contesto Mazzacurati,veneto d’origine, sceglie il tono del surreale e dell’ironia mettendo in campo l’“insostenibile leggerezza dell’essere” propria del suo stile sfruttando dinamicamente le occasioni che l’abilità istrionica dei protagonisti (primi tra tutti un convincente Battiston dalla grande prova d’attore) gli paiono davanti.
Il risultato è una sorta di grande caledoscopio della casualità dove gli eventi paiono quasi forzati nella loro assoluta improvvisazione ma caratterizzati da un piano preciso pronto a trafigurare nel grottesco e nella risata senza nascondere una vena di innato stupore per la bellezza fotografica.
L’incontro con i due montanari sul finire della pellicola in un territorio ancora illibato dalla mano dell’uomo, le profonde Dolomiti, rendono giustizia di un territorio quello italiano che malgrado gli abbandoni, la crisi, la corruzione, il sommerso lavoro nero, riscopre ancora la gioia dell’incontro, la rivelazione di un sentimento lontano e nascosto nel cuore intimo di ciascuno di noi: l’amore per la bellezza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
luca brisotto
|
domenica 18 maggio 2014
|
la sedia della felicità
|
|
|
|
Un regalo d'addio, così Carlo Mazzacurati si è congedato, lasciandoci in eredità una pellicola che riassume molti temi trattati nei suoi film precedenti. E per farlo, si è attorniato dai suoi amici attori che, come in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, sembra abbiano voluto tributare un omaggio al regista.
Unici estranei a questa logica, i due protagonisti Dino (Mastrandrea) e Bruna (Ragonese), lui tatuatore e lei titolare di un salone di estetica. I due, vicini di negozio e uniti da crisi economiche e sentimentali, condividono una sgangherata ricerca.
Bruna riceve la confidenza di Norma Pecche (Ricciarelli), madre di un bandito collocabile nella Riviera del Brenta, secondo la quale, prima di essere arrestata, avrebbe celato dentro una delle otto sedie del salotto della sua villa, il frutto dell'attività illecita del suo amato figliolo.
[+]
Un regalo d'addio, così Carlo Mazzacurati si è congedato, lasciandoci in eredità una pellicola che riassume molti temi trattati nei suoi film precedenti. E per farlo, si è attorniato dai suoi amici attori che, come in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, sembra abbiano voluto tributare un omaggio al regista.
Unici estranei a questa logica, i due protagonisti Dino (Mastrandrea) e Bruna (Ragonese), lui tatuatore e lei titolare di un salone di estetica. I due, vicini di negozio e uniti da crisi economiche e sentimentali, condividono una sgangherata ricerca.
Bruna riceve la confidenza di Norma Pecche (Ricciarelli), madre di un bandito collocabile nella Riviera del Brenta, secondo la quale, prima di essere arrestata, avrebbe celato dentro una delle otto sedie del salotto della sua villa, il frutto dell'attività illecita del suo amato figliolo. Decisa a risollevare le sue sorti finanziarie, Bruna, prima da sola con un maldestro tentativo di scasso e poi aiutata da Dino si mettono alla ricerca di quella sedia tanto preziosa. Li affianca parallelamente in questa avventura, padre Weiner (Battiston), perfetto alter ego del regista, anche lui smanioso di quel tesoro che potrebbe appianare i suoi debiti contratti al gioco.
Per ogni sedia trovata i due dovranno vedersela di volta in volta con gli attori prediletti dal regista, scatenando per ogni episodio, una serie di gag, la più esilarante, quella con protagonisti i due "tele" venditori, Orlando e Bentivoglio.
Le peripezie si concluderanno in una baita, dove padre Weiner non arriverà mai, ma, parallelamente alla sorte del regista, come leggenda vuole verrà visto giocare a carte con un fantomatico orso.
Una bella fiaba moderna con momenti di comicità pura.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca brisotto »
[ - ] lascia un commento a luca brisotto »
|
|
d'accordo? |
|
veritasxxx
|
venerdì 16 maggio 2014
|
vi strapperà più di una risata, il che non è poco
|
|
|
|
L'ultimo film di Mazzacurati è una commedia divertente e senza pretese che vi strapperà più di una risata, il che non è poco di questi tempi. Mastandrea (ennesimamente nella parte di se stesso, ovvero il quarantenne cinico e un po' squattrinato, ma in questo caso ci sta come il cacio sui maccheroni) e la Ragonese, estetista con problemi di budget, sulle tracce di un tesoro nascosto nel corso della cui ricerca si imbatteranno in vari personaggi buffi e paradossali in quel di Jesolo. Bei colori e scorre leggero fino all'ultima sedia e al prevedibile happy ending. Per famiglie.
|
|
[+] lascia un commento a veritasxxx »
[ - ] lascia un commento a veritasxxx »
|
|
d'accordo? |
|
|