joecondor
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venerdì 25 aprile 2014
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una bella ,garbata ed intelligente commedia...
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Ho visto questa bella commedia che mi ha fatto ridere ed ha divertito la gente in sala...ma che lancia spunti anche del nostro paese,con battute e situazioni anche razziste come l'incontro tra il pescivendolo veneto Citran che tratta con indifferenza e male Mastandrea al suo negozio di pesce quando lo sente parlare in romano oppure il fantastico duetto Orlando-Bentivoglio ,televenditori cialtroni di quadri,oppure il prete di Battiston opportunista e avido...fino a situazioni ed altri personaggi come pure quello di Raqul Cremona condito sapientemente da Mazzacurati con dolce ironia...merito anche dei 2 protagonisti teneri,simpatici,sfigati ma vincenti come i bravi ed azzeccati Ragonese e Mastandrea simpatico come al solito dove semina espressioni e tempi comici da grande attore.
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Ho visto questa bella commedia che mi ha fatto ridere ed ha divertito la gente in sala...ma che lancia spunti anche del nostro paese,con battute e situazioni anche razziste come l'incontro tra il pescivendolo veneto Citran che tratta con indifferenza e male Mastandrea al suo negozio di pesce quando lo sente parlare in romano oppure il fantastico duetto Orlando-Bentivoglio ,televenditori cialtroni di quadri,oppure il prete di Battiston opportunista e avido...fino a situazioni ed altri personaggi come pure quello di Raqul Cremona condito sapientemente da Mazzacurati con dolce ironia...merito anche dei 2 protagonisti teneri,simpatici,sfigati ma vincenti come i bravi ed azzeccati Ragonese e Mastandrea simpatico come al solito dove semina espressioni e tempi comici da grande attore...notevole la scena della sua seduta spiritica con la Vukotic ...l'ultima bella commedia di un ottimo regista...da vedere...
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pier71
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mercoledì 27 novembre 2013
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l'occasione mancata?
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L'interrogativo che subito m'è saltato in mente non appena conclusa la proiezione de La sedia della felicità al Festival d Torino è stato: siamo davanti a una delle più grandi occasioni mancate?
Vediamo un po'.
La regia e le idee di Mazzacurati sono come sempre molto originali, e in Italia non è certo una consuetudine. Il regista padovano riesce perfino a supplire a un lavoro di sceneggiatura grossolano che fa acqua da tutte le parti (Doriana Leondef e Marco Pettinello non sono evidentemente degli specialisti in materia: non si firma col sorriso una sceneggiatura simile neanche se poi la dovesse dirigere Kubrik!!!).
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L'interrogativo che subito m'è saltato in mente non appena conclusa la proiezione de La sedia della felicità al Festival d Torino è stato: siamo davanti a una delle più grandi occasioni mancate?
Vediamo un po'.
La regia e le idee di Mazzacurati sono come sempre molto originali, e in Italia non è certo una consuetudine. Il regista padovano riesce perfino a supplire a un lavoro di sceneggiatura grossolano che fa acqua da tutte le parti (Doriana Leondef e Marco Pettinello non sono evidentemente degli specialisti in materia: non si firma col sorriso una sceneggiatura simile neanche se poi la dovesse dirigere Kubrik!!!).
Per fortuna Mazzacurati stringe un patto con lo spettatore, un voto all'incredulità, e noi ci stiamo. Ma ecco in agguato i due attori protagonisti. Scialbi, monocorde, esteticamente bruttini. Mastandrea - con un'unica faccia, ma almeno ce l'ha - tenta di salvarsi con delle smorfie che fanno rimpiangere i Vanzina, e in piccola parte ci riesce. La Ragonese neanche quello, è un disastro su tutti i fronti: senza volto (e per un'attrice è un bel problemino!), femminile meno venti, stonata, sempre incerta, annoiata. Insomma proprio cagna. Si può dire? Cagna!! (come fece Virzì a dirigerla bene è ufficialmente il quarto segreto di Fatima).
Battiston non ha colpe, è un personaggio irrisolto sulla carta, un cattivo che non è cattivo. Che senso ha? Anche se sarebbe più giusto chiedersi che senso ha una favola senza il cattivo... Cameo di Orlando e Bentivoglio gigione e imbarazzante, grande assente Marco Messeri.
Ed ora l'errore più grave: cos'è La sedia della felicità?! Perché è stato scelto un titolo simile? Ma anche solo l'amministrazione di Rai Cinema non si è resa conto che la sola funzione che ha un titolo del genere è quella di tenere il pubblico ben lontano dalla sala?? Che è obbiettivamente insulso e repellente? Anche se lo stesso La Passione per una commedia fu un passo falso non da poco.
Eppure c'è qualcosa nel film, nello sguardo confusionato e indulgente di Mazzacurati, qualcosa che monda tutti questi errori, a monte e a valle. E non c'entrano nulla tutte quelle baggianate sul Nord-Est che hanno accompagnato il film al festival. E' qualcosa di più intimo, di personale e commovente, di unico e speciale. Qualcosa che non si può recensire, come quando si cammina soli per istrada, d'inverno, e svoltando l'angolo s'incrocia una banda che suona. E' stonata, sono tutti fuori tempo, dai fiati escono perlopiù pernacchie e i tamburi sono fastidiosi e sproporzionati e assordanti, eppure qualcosa ci tocca dentro, qualcosa che non sappremmo dire, ma torniamo felici verso casa, con attorno una stramba energia tutta nuova. Ecco cosa vuol dire lo sguardo di un Regista.
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