Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini

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Un film di Ettore Scola. Con Giulio Forges Davanzati, Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Ernesto D’Argenio, Giacomo Lazotti, Emiliano De Martino Biografico, durata 90 min. - Italia 2013. - Bim Distribuzione uscita giovedì 12 settembre 2013. MYMONETRO Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini * * * 1/2 - valutazione media: 3,54 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Fellini, dai disegni alle maschere Valutazione 4 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
giovedì 19 settembre 2013

“Quando a Rimini il giovane Fellini si immaginava a Roma, il miraggio non era affatto Cinecittà, ma il Marc’Aurelio”, puntualizza lo scrittore, critico cinematografico ed amico Tullio Kezich nel suo splendido “Federico – Fellini, la vita e i film”. Già, perché per capire colui che diventerà per antonomasia il Maestro del cinema italiano, non si può prescindere da quella fucina di geniali umoristi –come Steno, Metz, Age e Scarpelli, Marchesi ed altri, compreso lo stesso Scola- che costituì il trampolino di lancio per molti  grandi cineasti italiani del dopoguerra. Fatte le debite differenze, il Marc’Aurelio fu ciò che per la fisica rappresentò il gruppo di ragazzi di Via Panisperna. E’ lì che Scola inizia il suo personale racconto, dall’arrivo del 19enne e smilzo Federico che con i suoi disegni e vignette si inserì facilmente nel clima ironico e ridanciano della redazione del giornale, pungente ma sempre attenta a non provocare più di tanto la censura fascista ed i clericali del tempo. Poco dopo si incuneò nella combriccola lo stesso Scola, che nel film si descrive con gli occhialetti da secchione (diremmo oggi da nerd) e l’aria ingannevole del timido liceale innocuo e acqua e sapone, pronto a tirare fuori le unghie della satira come tutti gli altri.
Poi Scola non segue la carriera dell’amico e sodale, ma piuttosto si sofferma sulle vicende strambe ma produttive sul piano artistico dei due, come le lunghe peregrinazioni notturne (dovute anche alla notoria insonnia di Fellini) nella Roma del boom, in cui erano soliti imbarcare personaggi atipici come la prostituta loquace e tante altre figure popolari, che avrebbero ispirato le famose maschere del cinema felliniano. Scola si mette a fianco del Maestro, lo asseconda affettuosamente, mettendone in rilievo l’innata curiosità, l’interesse per i diversi, la trasgressività pacata e bonaria, e soprattutto l’estro e la creatività, che daranno forma ad una serie di capolavori, di cui mostra in sequenze spezzoni, immagini, documenti di repertorio. Il mosaico che ne risulta è un mix originale di fiction e realtà, di scene recitate e brani di film e di vita di Federico, alternando i ritmi del racconto in diretta con i flash sul lavoro o le opere del regista, che alla fine vorticano sempre più velocemente fino ad esplodere in un grande, pirotecnico orgasmo (dello spettatore, innanzitutto).
Una narrazione personalissima che svela la vicinanza e l’omaggio verso un ineguagliabile artista ed amico cui fu vicino fino alla fine, dove la vena di sottile nostalgia verso tempi, atmosfere e persone che furono è compensata da un clima da simpatica rimpatriata, non priva di ironia, allegria e forse di affettuosa invidia.
Un Fellini visto con gli occhi di un grande regista e compagno di lungo viaggio, mai banale e sempre attento a non scivolare sul piano inclinato degli stereotipi, di una anonima biografia o, peggio, di una accorata agiografia.

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antonio montefalcone sabato 21 settembre 2013
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Concordo in pieno. “Che strano chiamarsi Federico” è un sincero e gentile omaggio del regista Ettore Scola al caro amico, prima ancora che collega, Federico Fellini. E’ un affettuoso e appassionato racconto personale, più che un interessante documentario pensato per celebrarne i 20 anni dalla morte (inizialmente il film avrebbe dovuto basarsi soltanto su materiali d’archivio). Un’opera che attinge nella memoria di Scola e in significativi aneddoti (proprio come gli eloquenti disegni di Fellini sulla rivista satirico-politica “Marco Aurelio”) utili a ricordare con efficacia l’immensa figura del maestro del cinema italiano. Una pellicola rivolta proprio a tutti, perché, con piacere e commozione, è capace di farci conoscere un po’ più da vicino il ritratto del Fellini-uomo e non soltanto del Fellini-regista; e lo fa alla maniera stilistica di quest’ultimo, attraverso atmosfere, storie e personaggi, reali o immaginari, che riflettono l’autenticità delle emozioni. [+]

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