The Words |
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Un film di Brian Klugman, Lee Sternthal.
Con Bradley Cooper, Jeremy Irons, Dennis Quaid, Olivia Wilde, Zoe Saldana.
continua»
Titolo originale The Words.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 97 min.
- USA 2012.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 21 settembre 2012.
MYMONETRO
The Words
valutazione media:
2,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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lodevole tentativo di narrare la narrazionedi elgatolocoFeedback: 257552 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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lunedì 3 ottobre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL"Playing the play"(giocare il gioco, ma anche narrare la narrazione, chiaro)è da sempre un tema intrigante per qualunque forma d'arte, a fortiori per il cinema, basato"strutturalmente"sulla narrazione:bisogna riflettere sulla scrittura, in genere sulla creazione. Quando poi si tratta di una narrazione(récit)"autobiografica", la cosa è ancora più intrigante e pressante: è il caso di"The Words", appunto.I due registi, che hanno scelto nel ruolo del"secondo narrante"(più che"narratore")Jeremy Irons, lo fanno in modo , però, non criptico e neppure borgesiano(ossia con aperture che porterebbero, potenzialmente, ad infinitum), perché il cinema è arte immediata e direta, come voleva Benjamin, quindi deve comunicare non solo"a pochi eletti". Ecco allora che non finiamo nei labirinti di una riflessione "a più losanghe ed eliche"(credo la metafora sia abbastanza chiara, almeno lo spero), ma la narrazione rimane chiara, forse con qualche scivolata(poche, però, mentre il film mantiene un profilo complessivamente alto, anzi decisamente alto, soprattutto se lo confrontiamo con il cinema corrente e la sua generale piattezza-mediocrità)nell'autobiografia spicciola del protagonista(sempre che l'anziano narrante non sia da considerare, quale mentore, il vero"protagonista"...). Il tema del manoscritto perso-evnetualmente ritrovato, in genere"per caso"(quello famoso di Saragozza è emblematico...ma possiamo tornare addirittura all'antico Egitto faraonico, dunque ben prima della Bibiloteca di Alessandria)è un tòpos assoluto in letteratura e nel cinema comunque strettamente legato, pur con altri mezzi e stilemi, alla narrazione letteraria, per capire meglio la questione. Qui, in forma comunque "very american"(il bacino di fruitori primario è quello, fatalmente, in quanto il mercato cinematografico interno è quello che condiziona le scelte di chi realizza film negli States), ma non banale, il tema emerge con grande chiarezza, creando un film non"esoterico"ma"essoterico"(o exoterico, se si vuole), come del resto il cinema , appunto, ha da essere necessariamente, pena un chiudersi nella"turris eburnea"di cui sopra(i pochi eletti, appunto, l'"inclita e il colto", per dirla in termini italiani, peraltro ormai, dromologia obbligando, quasi obsoleti). Film interessante, che eventualmente, vista anche l'efficacia degli(delle)interpreti , richiederebbe la collaborazione creativa degli spettatori e delle spettatrici. Ma qui si aprirebbe una riflessione cha, fatalemtne, fuoriesce dai limiti assegnati a chi si propone di riflettere su una singola opera filmica, comunque un sistema di segni. El Gato
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