Cloud Atlas |
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Un film di Tom Tykwer, Lilly Wachowski, Lana Wachowski.
Con Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess.
continua»
Fantascienza,
durata 172 min.
- USA, Germania, Singapore, Hong Kong 2012.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 10 gennaio 2013.
MYMONETRO
Cloud Atlas
valutazione media:
3,29
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Dolore, forte... occhio di amico, più forte"di Giacomo J.K.Feedback: 3220 | altri commenti e recensioni di Giacomo J.K. |
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domenica 3 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cloud Atlas, romanzo di David Mitchell, risulta il pane perfetto per i denti dei fratelli Andy e Lana (già Lerry) Wachowski. I due registi di Matrix collaborano con il factotum tedesco Tom Tykwer (che in questo film è impegnato dalla regia alla sceneggiatura, dalla produzione alla colonna sonora) per creare un film che è un mosaico che trascende ogni regola e sfida ogni convenzione cinematografica: sei storie che più diverse non si può si dipanano lungo cinque secoli di storia umana passata, presente e futura, fino a creare un unico tutto in cui (aiutate dal montaggio) le azioni si richiamano l’un l’altra, le parole riecheggiano, gli oggetti passano di mano in mano e le idee continuano a ispirare le generazioni future. Perfino le persone sembrano rinascere e, nelle varie epoche, fare i conti con le proprie vite precedenti, riconfermando o riscattando il proprio passato: gli stessi pochi attori si alternano nelle varie storie fino ad interpretare anche sei personaggi diversi, di entrambi i sessi, dimostrando un’incredibile versatilità e onorando in pieno gli eccezionali risultati della squadra di truccatori e costumisti. “Tutti i confini sono convenzioni in attesa di essere superati. Si può superare qualunque convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare” si afferma nel film. Cloud Atlas non solo rappresenta sei protagonisti che lottano per superare le convenzioni del loro tempo, ma è esso stesso un muro abbattuto, una provocazione, uno schiaffo in pieno volto alla critica e alle convenzioni del cinema. Non a caso due dei registi e produttori di questo piccolo miracolo sono gli stessi fratelli Wachowski che già nel 1999 avevano scioccato il mondo con la visionaria trilogia di Matrix; anzi, no, non gli stessi: Lerry nel frattempo ha cambiato sesso ed è diventato Lana… In questo film i Wachowski ci riprovano e ci riescono in pieno, sbigottendo pubblico e critica. Lana e Andy prendono l’essenza stessa di post-moderno (quel non-genere trasversale fatto di pastiche, sperimentazioni e connettività ossessive che permea la cultura occidentale dal secondo dopo-guerra) e la plasmano a mani nude fino a portarla all’estremo, in un’opera in cui tutto è connesso, e ogni cosa è a un tempo un’eco del passato e un’ispirazione per il futuro. Non c’è da sorprendersi dunque che le citazioni (sia inter sia intratestuali) si sprechino lungo tutte le quasi tre ore del film: da Charles Darwin a George Berkeley, passando per Madre Teresa di Calcutta. Ma in un’opera di tali pretese non è solo la cura per i richiami e i dejà vu a essere maniacale: non solo la scenografia e i costumi, ma una nota di merito va alla cura dedicata ai linguaggi, adattati non solo alle epoche passate ma anche a quelle future, con l’evoluzione dell’inglese dall’unica lingua (semplificata) dell’”unanimità” del 2144 alla curiosissima neo-lingua con lessico e grammatica propri del XXIV secolo. In quest’opera di vertiginosa ampiezza e profondità il grande Leitmotiv risulta essere l’uomo stesso con la sua instancabile forza di rinnovamento. Il sestetto “Cloud Atlas” composto da Robert nel 1936 è la forma concreta che tale spirito assume e che quindi Luisa, quarant’anni più tardi, non può che riconoscere anche al primo ascolto. Opposto ad esso vi è lo status quo, costantemente incarnato dai personaggi magistralmente interpretati da Hugo Weaving, mosso da una rabbia cieca e omicida nei confronti del nuovo, anche quando ciò comporti l’autodistruzione (la sua diabolicità è resa evidente nell’ultimo segmento, in cui Weaving interpreta un vero e proprio demone). Dall’altra parte, quello che abbiamo chiamato “lo spirito del rinnovamento” si manifesta nelle piccole grandi scelte e azioni che ognuno dei personaggi (come ognuno di noi) compie ogni giorno, e che sono in grado di influenzare (e talvolta di salvare o condannare) non solo la nostra stessa vita, ma anche quella di molti altri contemporanei e posteri: “La nostra vita non ci appartiene”, dice Sonmi-451. “Da grembo a tomba siamo legati ad altri, passati e presenti. E da ogni crimine, da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro”. Come un lungo e profondo respiro di solidarietà umana, una vibrazione di fondo che supera i confini di spazio e di tempo: perché nessun uomo esiste e agisce in sé e per sé, ma solo in relazione con gli altri.
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