Ho rivisto Cloud Atlas dei fratelli Wachowski e Tom Tykwer. Perciò ho deciso di riscrivere in parte la mia recensione e soprattutto di cambiare la mia valutazione in stellette. Questa è quindi da prendersi come la recensione definitiva di Cloud Atlas.
Sei storie, recitate sempre dagli stessi attori, ambientate tra passato, presente e futuro si incrociano tra loro. Tratto dal romanzo di David Mitchell, sceneggiato e diretto dai registi di Matrix (Larry ha cambiato sesso e nome in Lana) insieme al regista di Lola corre e Profumo, questo kolossal ha lasciato perplesse molte persone e soprattutto molti critici che, specialmente in Italia, l’hanno stroncato e definito come “il trionfo del make-up”. Questa definizione è, a mio parere, un po’ troppo affrettata ed ingiusta. Infatti il film è interessante e persino ammirabile per il coraggio delle idee, originali e non scontate, messe in campo dai registi-sceneggiatori. L’idea della reincarnazione nei secoli non era mai stata trattata in modo così radicale e complesso. Tuttavia il film alla fin fine è una parabola sulla libertà e sulla schiavitù, sempre più terribile pian piano che si va avanti con gli anni, fino ad arrivare all’azzeramento totale di essa in un futuro così remoto da essere tornati all’età della pietra. Il film tratta inoltre alcuni temi, dall’omosessualità alla transessualità, che potrebbero anche essere non proprio graditi ad un certo pubblico. Se ci si fa caso le sei storie sono sempre la stessa storia, narrata solo in modo diverso. In ogni caso è un film davvero troppo ambizioso, per riuscire nella sua totalità. Il tutto comunque è supportato dal grandioso apparato scenografico e dalla musica composta dallo stesso Tykwer. Attori eccezionali. Memorabili almeno gli episodi di Neo Seoul e degli anziani che scappano dalla casa di riposo-lager. Il Wachowski dirigono l’episodio del viaggio nel pacifico, quello della Neo Seoule quello sull’isola disabitata; Tykwer quello dei due omosessuali, bellissimo e struggente, quello degli anziani e quello di Louisa Rey, forse il meno riuscito (seppur eccellente) di tutti. La sua unica pecca? L'omogeneità, ma il film vuol dare un quadro dell'umanità e quindi che dire? Semplicemente che ci è riuscito. Imperdibile.
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