Skyfall |
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Un film di Sam Mendes.
Con Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Naomie Harris.
continua»
Titolo originale Skyfall.
Azione,
durata 143 min.
- USA, Gran Bretagna 2012.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 31 ottobre 2012.
MYMONETRO
Skyfall
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un Bond dolente rinasce più uomo e meno mitodi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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domenica 4 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Difficile per i fans di James Bond non rimanere spiazzati dal nuovo ruolo dell'eroe britannico che in apertura di film viene colpito dalle pallottole di una collega, perde il prezioso dischetto che potrebbe salvare degli agenti infiltrati del MI6 e viene addirittura dichiarato morto. Il suo riapparire non stupisce, ma il suo aspetto dimesso, dolente, forse stanco delle storture del mondo è lontano anni luce dall'elegante ed ironico Bond cui diede vita Sean Connery esattamente cinquant'anni fa. E' un difetto questo? un peccato di lesa maestà da parte di Sam Mendes, o piuttosto un bisogno di rendere più umano e quindi più credibile un agente che nella realtà contemporanea risulterebbe quasi macchiettistico se lasciato al suo destino di eterno vincente. Naturalmente l'impianto narrativo rimane quello classico, con scena iniziale al fulmicotone, con un cattivo cattivissimo di grande fascino, Silva - un Javier Bardem biondo ed effeminato - una M apparentemente rigida e un Q nuovo di zecca ma sempre pronto a fornire gingilli geniali, ma ciò che cambia è la percezione che noi abbiamo di Bond, che scopriamo dipendente da droga e alcool, incapace di superare il test fisico e psichico per il reintegro in servizio, eppur mandato allo sbaraglio per necessità superiori. Ma è proprio in questo quadro un po' desolato che il vecchio agente ha un guizzo d'orgoglio e mette in campo tutte le sue abilità, e tutta l'umanità che ne ha fatto il mito che è. Di sicuro fa bene Mendes a non ignorare ciò che la saga di Bourne ha insegnato, e cioè che gli agenti segreti non sono dei terminator tutti muscoli e niente sentimenti, ma altrettanto bene ha fatto a dare a Bond, James Bond, il re di tutti gli agenti segreti una chance per sconfiggere la decadenza, la vecchiaia, la sensazione di essere fuori dai giochi. Stilisticamente impeccabile e attento a non tralasciare la giusta dose di scene d'azione e di glamour ha però un passo in più, ascoltare per credere il discorso di M a superiori e politici quando confessa, citando Tennyson (M che cita Tennyson, ve lo immaginate nei leggiadri film Anni Sessanta?) che "Noi non siamo più ora la forza che nei giorni lontani muoveva la Terra e il cielo, noi siamo ciò che siamo... infiacchiti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di combattere e cercare, trovare e non cedere mai..." mentre sullo sfondo corrono le immagini di Bond che cerca di impedire una carneficina, e fallendo almeno all'inizio, altro coraggioso distacco dall'eroe che tutto può e tutto risolve. Un Bond nuovo quindi, ma decisamente più vicino ad un modello di uomo moderno, fatto di dubbi, dipendenze e fallimenti, e per questo capace di rinascere dalle proprie ceneri. E di tornare al volante della mitica Aston Martin DB5 guidata niente meno che nei terreni di famiglia dove Bond ed M si rifugiano in attesa dell'attacco finale di Silva e dove scopriamo il passato tragico del piccolo James e conosciamo il vecchio guardacaccia di famiglia che si permette di trattare il grande 007 come un moccioso incapace di sparare (risate assicurate). Un paio di annotazioni final: lo spazio riservato alle Bond girls e alle loro scene di seduzione è decisamente ridotto rispetto al passato, il che alza ulteriormente il livello di maturità del film e Silva, il villain di turno, questa volta è un collega di Bond, un ex agente tradito che vuole vendetta, metafora ulteriore di un mondo dove la minaccia è sempre più spesso annidata all'interno di noi stessi.
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