Amour |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, William Shimell, Emmanuelle Riva, Rita Blanco.
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Titolo originale Amour.
Drammatico,
durata 127 min.
- Francia, Austria, Germania 2012.
- Teodora Film
uscita giovedì 25 ottobre 2012.
MYMONETRO
Amour
valutazione media:
4,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La vita diviene amore, l'amore vitadi osteriacinematografoFeedback: 4575 | altri commenti e recensioni di osteriacinematografo |
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martedì 4 dicembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Amour” è l’ultimo film di Michael Haneke,un'opera atipica rispetto ai consueti standard tematici di Haneke. Anne e Georges sono due insegnanti di musica in pensione: i due coniugi trascorrono giornate tranquille in un appartamento parigino,dove il tempo è scandito da una successione metodica di eventi,fatta di piccole abitudini quotidiane,di letture e concerti,delle rare visite di vecchi studenti e dell’unica figlia. D’improvviso Anne si ammala,colpita da un ictus che si manifesta sotto forma d’infido blackout,e le cose cambiano tanto velocemente da non dare il tempo di pensare: George decide d'impulso che sarà lui a prendersi cura della moglie. Il prologo lascia subito intravedere la soluzione della storia,che è una soluzione scontata,a causa delle connaturate limitazioni di tempo cui gli uomini sono sottoposti. Il lento e crudele incedere della morte incombe sui protagonisti in modo paritario: è Anne ad affrontare la malattia,ma è il suo compagno ad assisterla quotidianamente,e la pena e il dolore divengono elementi intimamente condivisi; nel film va in scena un amore pregno di rispetto e devozione,che sviluppa in George un senso di protezione che l’uomo applica all’emergenza con dignità ed abnegazione,tentando di sottrarre la moglie allo sguardo altrui e di evitarle ogni sorta di umiliazione. Mentre ogni certezza si disfa,riaffiorano le immagini del passato,che si rimescolano al presente in una confusione percettiva che aggira e inganna la mente indebolita di Georges. Ora c’è il silenzio in luogo della musica,ora regna la rassegnazione,ma si prende corpo un amore folle e implacabile,aggrappato alle maglie dell’ineludibile tanto quanto ogni creatura è legata alla propria esistenza. La vita diviene l’amore,l’amore la vita. I due straordinari interpreti,Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva,mostrano con maestria la fragilità della vecchiaia: ogni minima movenza dei due attori francesi possiede una forza visiva dirompente e un’eleganza a tratti simbiotica,in grado di trasmettere con estremo realismo le sfumature del dolore e le subdole conseguenze della malattia. L’opera è toccante,ma Haneke non cade nel tranello della commiserazione,mostrandoci un protagonista fiero nella difesa di un baluardo fragilissimo; il regista non rinuncia alle sue peculiarità d’autore,regalando l’ennesima regia minimale e una narrazione che fornisce numerosi indizi e la possibilità d’interpretare. Haneke rimane conforme al suo stile,indugiando in quei lunghissimi piani sequenza che caratterizzano il suo cinema,senza i fronzoli o l’enfasi che spesso “adornano” le opere cinematografiche,senza le sovrastrutture che si rendono sovente necessarie per colmare le lacune di una sceneggiatura. La prospettiva dell’opera si sviluppa interamente per interni,nella casa che diviene l’elemento architettonico su cui poggia il film. E’ una casa che racconta la storia di Anne e Georges,una casa che è sintesi e limite della vita stessa. L’appartamento assume le sembianze di un laboratorio in cui lo scienziato Haneke effettua un esperimento antropologico; le cavie sono due splendidi e attempati esseri umani,che si consumano e perdono ogni speranza,affrontando de visu l’incalzante approssimarsi della fine,senza illudersi mai,tramutando infine la disperazione in liberazione e poi in sogno: capita così che Anne e Georges si sveglino in un giorno qualunque,prendano il soprabito ed escano,andandosene via insieme,come una volta. Una volta per sempre. osteriacinematografo.com
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