Drammatico,
durata 88 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 7settembre 2011.
MYMONETROTerraferma
valutazione media:
3,59
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Certamente la sceneggiatura e i dialoghi sono carenti. Ma lasciano senza fiato e hanno una efficace funzione narrativa le immagini dell'isola, di questo mare splendido e feroce che è il vero protagonista del film.E coinvolgono e commuovono molte scene: la lotta notturna di Filippo con i naufraghi, i soccorsi a riva in cui tutte le differenze si evidenziano e si annullano ad un tempo,la barca dei turisti straordinariamnte simile e contrapposta al gommone dei migranti, la fuga verso una "terraferma" che nella digitalizzazione finale appare quanto mai lontana ed incerta ma resta una forte speranza. Non solo per Sara ma per Filippo e per tutti gli altri. Crialese ha cercato di fondere simbolismo e realtà sociale come negli altri suoi film, forse non ci è riuscito altrettanto bene sul piano tecnico-narrativo ma ha creato momenti di grande spessore e suggestione emotiva intorno al tema dei dannati della terra - e del mare.
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Certamente la sceneggiatura e i dialoghi sono carenti. Ma lasciano senza fiato e hanno una efficace funzione narrativa le immagini dell'isola, di questo mare splendido e feroce che è il vero protagonista del film.E coinvolgono e commuovono molte scene: la lotta notturna di Filippo con i naufraghi, i soccorsi a riva in cui tutte le differenze si evidenziano e si annullano ad un tempo,la barca dei turisti straordinariamnte simile e contrapposta al gommone dei migranti, la fuga verso una "terraferma" che nella digitalizzazione finale appare quanto mai lontana ed incerta ma resta una forte speranza. Non solo per Sara ma per Filippo e per tutti gli altri. Crialese ha cercato di fondere simbolismo e realtà sociale come negli altri suoi film, forse non ci è riuscito altrettanto bene sul piano tecnico-narrativo ma ha creato momenti di grande spessore e suggestione emotiva intorno al tema dei dannati della terra - e del mare. Forse si poteva evitare qualche scena tra le due madri, un po' forzata.Bravi Filippo Pucillo e Mimmo Cuticchio, meno gli altri.
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Nella Sicilia di Verga, Padron 'Ntoni e Rosso Malpelo vengono trasposti sulla Provvidenza e provvedono a pescare turisti e migranti, in un incontro fra immigrazione, integralismo e localismo su di un'isola di un'isola troppo stretta per l'iniziazione di un ragazzo e per la salvezza di un popolo in fuga. Disperazione di un isolamento in cui Nessun uomo è un'isola, e nessun codice è una norma certa. Drammatizzazioni melò da fiction Rai a parte, il film è una ottima fotografia romanzata in cui non si eccede con moralismi edulcorati, ma con disperazioni affastellate sorrette da una serie di scene dai rimandi pittorici, Rembrant barbuto di notte, Fattori di giorno sullo stereotipato uscio siciliano, e il memorabile cult guttusiano incorniciato dalla Raffa nazionale e dal Fiorellone di Fiorello.
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Nella Sicilia di Verga, Padron 'Ntoni e Rosso Malpelo vengono trasposti sulla Provvidenza e provvedono a pescare turisti e migranti, in un incontro fra immigrazione, integralismo e localismo su di un'isola di un'isola troppo stretta per l'iniziazione di un ragazzo e per la salvezza di un popolo in fuga. Disperazione di un isolamento in cui Nessun uomo è un'isola, e nessun codice è una norma certa. Drammatizzazioni melò da fiction Rai a parte, il film è una ottima fotografia romanzata in cui non si eccede con moralismi edulcorati, ma con disperazioni affastellate sorrette da una serie di scene dai rimandi pittorici, Rembrant barbuto di notte, Fattori di giorno sullo stereotipato uscio siciliano, e il memorabile cult guttusiano incorniciato dalla Raffa nazionale e dal Fiorellone di Fiorello.
Il vento fa il suo giro, il mare non è da meno.
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Un Crialese, non nuovo al concetto “Verghiano” dell'ostrica, si espone coraggiosamente sulla vertenza sociale di cui è oggetto l'immigrazione clandestina.Una famiglia di pescatori mutilata dal mare del capofamiglia intravede l'opportunità di un futuro alternativo investendo in un turismo fai-da-te. In un quadro neorealista, felicemente saturo di primi piani senza filtri dove l'imperfezione diviene identità, la cornice di pregio, segno distintivo di Crialese, è il mare. Un mare che è congiunzione di culture, mediazione tra speranza e illusione, alleato del cambiamento; un mare con regole universali tanto più solide quanto vacillanti di fronte le regole sociali.
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Un Crialese, non nuovo al concetto “Verghiano” dell'ostrica, si espone coraggiosamente sulla vertenza sociale di cui è oggetto l'immigrazione clandestina.Una famiglia di pescatori mutilata dal mare del capofamiglia intravede l'opportunità di un futuro alternativo investendo in un turismo fai-da-te. In un quadro neorealista, felicemente saturo di primi piani senza filtri dove l'imperfezione diviene identità, la cornice di pregio, segno distintivo di Crialese, è il mare. Un mare che è congiunzione di culture, mediazione tra speranza e illusione, alleato del cambiamento; un mare con regole universali tanto più solide quanto vacillanti di fronte le regole sociali. Cosa prevale tra la legge del mare e quella dello Stato? Per Crialese esiste un'unica risposta: la sensibilità umana. Si infrange così – come un'onda alla riva – la norma, a vantaggio di una coscienza ritrovata … perchè non siamo forse tutti smarriti in mezzo al mare forniti di un'imbarcazione fatiscente in cerca di Terraferma?
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CERBIATTI SPERDUTI di Matilde Perriera. L’Italia in attesa del 25/01/’12.Sarà inserito dall’Academy Award nella “rosa dei cinque” come probabile candidato all’Oscar del 26/02/’12? Il regista, pur riconoscendone le difficoltà, ritiene fruibile la pellicola per i forti simboli che mettono a fuoco messaggi universali. Emanuele Crialese coinvolge per 88 minuti,meritando il Premio Speciale della Giuria alla 68° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e il Premio Pasinetti 2011.TERRAFERMA,un titolo evocativo che richiama il fulcro del film,incentrato sulla perenne insoddisfazione dei giovani,l’insanabile conflitto tra radici e modernità,i rapporti interpersonali tra Giulietta e Sara.
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CERBIATTI SPERDUTI di Matilde Perriera. L’Italia in attesa del 25/01/’12.Sarà inserito dall’Academy Award nella “rosa dei cinque” come probabile candidato all’Oscar del 26/02/’12? Il regista, pur riconoscendone le difficoltà, ritiene fruibile la pellicola per i forti simboli che mettono a fuoco messaggi universali. Emanuele Crialese coinvolge per 88 minuti,meritando il Premio Speciale della Giuria alla 68° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e il Premio Pasinetti 2011.TERRAFERMA,un titolo evocativo che richiama il fulcro del film,incentrato sulla perenne insoddisfazione dei giovani,l’insanabile conflitto tra radici e modernità,i rapporti interpersonali tra Giulietta e Sara.I personaggi si scontrano, si osservano, infine comprendono che tutti devono collaborare per il bene comune.Il plot narrativo si sovrappone inizialmente ai “Malavoglia” di Verga.Entrambi, ambientati in Sicilia,parlano di barche,pescherecci,persone e,su tutto,si distinguono una casa,una famiglia,la legge della tradizione,il darwinismo sociale; lì la “Provvidenza”, qui la “Santuzza”; lì Bastianazzo naufraga e qui il figlio è stato divorato da onde fameliche; lì Ntoni entra nel contrabbando, qui Nino cerca l’alternativa nel turismo; lì Alessi ricostruisce il nucleo familiare, qui Filippo si rivela degno del patriarca;lì Padron ‘Ntoni, qui Ernesto, smarriti fra due mondi ormai inconciliabili.Anche Crialese,come Verga,si eclissa nel mondo rappresentato,riproduce dialoghi scarni, mima gesti elementari, fa parlare silenzi pregnanti.Presto, però, la memoria incipitaria cede il posto alla memoria generativa e il film si carica di significanti più complessi.La scenografia, curata da Paolo Bonfini, è quella di un'isola mai specificata, tanto piccola da non risultare sui mappamondi, appena lambita dal turismo, che modifica la mentalità degli abitanti; il regista ha scelto di chiamarla ISOLA perché voleva raccontare una realtà metaforica riferibile a qualsiasi luogo separato da tutto il resto verso cui tende chi è in disperata ricerca della terraferma. Ernesto vive insieme alla nuora vedova; quest’ultima propone di riadattare la casa per affittarla ai turisti, un’opportunità che Nino abbraccia con impeto, appoggiato,peraltro, da Giulietta.Questo paradiso naturale èinvestito dai clandestini che minacciano il fatturato turistico, inaspriscono la regola nuova del respingimentoe cambiano l’esistenza di tutti.Ernesto, seguendo la connaturata etica della cultura del mare, salva un manipolo di personee porta a casa Titti-Timnitche è incinta e ha con sé un altro figlio.L’allargamento della famiglia crea incomprensione,ma la nascita di Giulietta pone le basi per un’alleanza tra ospitanti e ospitati,consentendo ai più riflessivi di trovare la propria terraferma interiore.Nel film,tra personaggi di finzione e altri realmente esistiti,si distingue Titti-Timnit, alias Sara,che, non attrice di professione, ma, comunque, protagonista di quella vita,raccontando alcuni momenti della sua avventura sconvolgente,dà a Crialese il “la”per stigmatizzare le ferite dell'immigrazione e delle prevaricazioni.Nel finale profonde riflessioni di carattere gnomico,secondo cui la vita di ogni uomo deve scorrere come un fiume che rassicuri gli sguardi smarriti di cerbiatti sperduti nel caos della vita e apra i cuori sordi incapaci di ascoltare umili preghiere.Solo con tali presupposti,la storia che stiamo scrivendo con la nostra esistenza non sarà più intrisa solo di sangue e di morte.
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Terraferma è prima di tutto un film su un e sul territorio, su un e sul luogo, perciò in ultima analisi sullo spazio, per cui, in questo senso, i temi legati all’attualità poco importano. Se Carmelo Bene diceva all’incirca che l’unica cosa che realmente accade durante la proiezione di un film all’interno di una sala cinematografica è il passaggio di una mosca davanti al proiettore, allora è necessario fare un ennesimo sforzo e cercare di non fondare pedissequamente un film (ed inevitabilmente la sua stessa critica) sui contenuti, ovvero sui significati. Il significante spazio (vedi sia lo strutturalismo in linguistica che l’estetica del film in cinematografia) entra qua in gioco e la manipolazione di esso da al film i suoi connotati originali.
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Terraferma è prima di tutto un film su un e sul territorio, su un e sul luogo, perciò in ultima analisi sullo spazio, per cui, in questo senso, i temi legati all’attualità poco importano. Se Carmelo Bene diceva all’incirca che l’unica cosa che realmente accade durante la proiezione di un film all’interno di una sala cinematografica è il passaggio di una mosca davanti al proiettore, allora è necessario fare un ennesimo sforzo e cercare di non fondare pedissequamente un film (ed inevitabilmente la sua stessa critica) sui contenuti, ovvero sui significati. Il significante spazio (vedi sia lo strutturalismo in linguistica che l’estetica del film in cinematografia) entra qua in gioco e la manipolazione di esso da al film i suoi connotati originali. Se Welcome, altro formidabile film di questi ultimi anni di Lioret, è assolutamente un’opera sull’incompletezza e sullo spazio infinito, Terraferma è, al contrario, un film sulla completezza e si basa esclusivamente sullo spazio finito. Minimo comune denominatore fra i due è l’acqua. A parte lo spazio finito e delimitato dell’isola, il film si apre e si chiude con il mare in un finale solo apparentemente aperto, visto e considerato che la ripresa dall’alto ribadisce la contrapposizione ferrea fra la visione verticale illimitata e quella orizzontale chiusa dall’orizzonte, orizzontalità che include ed esclude continuamente un fuori campo ed un fuori quadro caratterizzati dalla compiutezza dell’acqua. La compiutezza dell’acqua appare come un banale ossimoro, ma va vista e considerata solo come un significante: è lo spazio, è il territorio dove si illudono d’agire uomini e dove le barche s’illudono d’essere manovrate. A differenza di Welcome che non conclude volutamente e mai alcun suo aspetto drammaturgico e spazio-temporale, Terraferma si chiude nella sua completezza: all’isola si arriva, dall’isola si parte, ma non c’è che compiutezza tutt’intorno e la fine della rappresentazione la fa qui da padrona, difatti l’Africa non esiste realmente, men che meno il continente esiste realmente, il turismo e le migrazioni non hanno provenienza, hanno solo una finalità spaziale e forse temporale in comune: concludersi, appartenere, cioè, ad un territorio altro, ma pur sempre chiuso. I continui richiami all’attualità e, se forziamo la mano, anche alla cronaca, non vanno misurati e recepiti se non in base alla loro estraneità al mondo dei significati, per cui questi ultimi ed i significanti cessano di essere motivati dalla rassomiglianza e dall’analogia (vedi Aumont, Bergala, Marie e Vernet). Lo spazio non è che un significante ed un segno che delimita il territorio della rappresentazione, il luogo, ovvero l’isola, l’acqua e la terraferma chiuse e concluse, come conclusi appaiono i tuffi in mare sia dei turisti festaioli che dei migranti in fuga, gruppi di individui contenuti in barche dallo spazio delimitato e finito che strabordano, individui che, compiendo quel gesto all’unisono, invano s’illudono di recidere il legame indissolubile con lo spazio stesso e con la contiguità di più spazi, spazi (anche se più d’uno) comunque ripetitivi e conclusi. A questo proposito la locandina di questa straordinaria pellicola è quanto di più pertinente si possa aver scelto. [-]
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Quando si hanno molte aspettative su un film di cui tanto si parla si rischia di restare delusi.Mi sembra che i temi affrontati siano troppi e poco approfonditi. Sono stata a Lampedusa in Giugno e durante il giro in barca nessuno si è comportato.come Beppe Fiorello che porta ( e prende.. ) in giro i turisti in una specie di parodia dell'animatore da Club Méditerrané. Specialmente i propretari della barca che ci aveva ospitato erano più occupati a fare simpaticamente le guide turistiche e preparare il pranzo piuttosto che a danzare e cantare senza nessuna preoccupazione per l'incolumità dei passeggeri .
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Quando si hanno molte aspettative su un film di cui tanto si parla si rischia di restare delusi.Mi sembra che i temi affrontati siano troppi e poco approfonditi. Sono stata a Lampedusa in Giugno e durante il giro in barca nessuno si è comportato.come Beppe Fiorello che porta ( e prende.. ) in giro i turisti in una specie di parodia dell'animatore da Club Méditerrané. Specialmente i propretari della barca che ci aveva ospitato erano più occupati a fare simpaticamente le guide turistiche e preparare il pranzo piuttosto che a danzare e cantare senza nessuna preoccupazione per l'incolumità dei passeggeri .Quella con Fiorello è una scena estremamente improbabile di folcklore a basso livello. Può essere una sequenza volutamente sopra le righe ma allora quanto risulta poi credibile quello che ci viene mostrato ? Sopra le righe anche l'assalto notturno dei naufraghi alla barca, respinti violentemente da Filippo il cui comportamento sembra riprovevole ma, riflettendoci, era l'unica cosa da fare per non rischiare un ulteriore naufragio. Posso dire per esperienza personale che a Lampedusa le vedette della Capitaneria di Porto appena avvistato un gommone ( attraverso elicotteri che perlustrano la zona in continuazione ) si recavano a soccorrere i profughi facendoli salire sulle proprie imbarcazioni e scene come quelle di superstiti che arrivano su una spiaggia affollata "amorevolmente" accuditi dai turisti che da indifferenti diventano soccorritori non le ho mai viste.
Quest'isola, presumibilmente Linosa per via della sabbia vulcanica, non può che essere, proprio per la sua indefinibilità, che un luogo simbolico come i personaggi che la abitano benchè, specialmente all'inizio il taglio sembra voler essere realistico. Bella, quanto improbabile, la scena dei vecchi pescatori " a consiglio" e della vendetta a base di pesce ( così scarso e prezioso ! ) scaricato davanti agli uffici come improbabile è l'atteggiamento dell'ufficiale della Guardia di Finanza, chiaramente del Nord e apertamente poco incline alla comprensione degli usi e costumi degli isolani. Che dire poi dei tre giovani che affittano la casa, così distanti, asettici poco credibili anch'essi, specialmente la ragazza che si limita a piangere non si sa se per terrore o pietà ma senza tentare una riflessione profonda su quanto avvenuto? Insomma , qualcosa sfugge, qualcosa non quadra e mi impedisce di assegnare più di 3 stelle.... Peccato perchè "Nuovomondo" mi era veramente molto piaciuto.
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Spencer Tracy picchiava duro con l'unico spezzone di remo rimastogli a bordo sugli squali che gli divoravano l'oggetto del suo riscatto: il marlin gigantesco. Anche Filippo picchia duro sulle mani dei poveri "clandestini" in cerca di un appiglio per salvare la propria vita. Questa metafora di Crialese è l'unico motivo che può far godere una pellicola male recitata da una Finocchiaro troppo immedesimata nella Medea che non sarà mai e da un Beppe Fiorello monocorde ed inespressivo imprigionato alla finction televisiva. Puccillo (piccoli attori crescono) ancora non è al massimo della spontaneità necessaria per fare il salto di qualità che la sua maschera gli potrebbe far meritare.
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Spencer Tracy picchiava duro con l'unico spezzone di remo rimastogli a bordo sugli squali che gli divoravano l'oggetto del suo riscatto: il marlin gigantesco. Anche Filippo picchia duro sulle mani dei poveri "clandestini" in cerca di un appiglio per salvare la propria vita. Questa metafora di Crialese è l'unico motivo che può far godere una pellicola male recitata da una Finocchiaro troppo immedesimata nella Medea che non sarà mai e da un Beppe Fiorello monocorde ed inespressivo imprigionato alla finction televisiva. Puccillo (piccoli attori crescono) ancora non è al massimo della spontaneità necessaria per fare il salto di qualità che la sua maschera gli potrebbe far meritare.Su tutti il bravo Chuticchio nei panni di chi non si arrende (anche come attore) alla sciatta ed oramai patologica rappresentazione di un paese che perde giorno per giorno ogni ritegno.
Degna di menzione è l'unica attrice non professionista la vera protagonista Etiope, occhi profondi come l'abisso in cui precipita l'umanità che rifiuta di soccorrere i suoi simili.
Crialese aveva una Ferrari Testa Rossa da far correre sul mare turchino della selvaggia Linosa ma si è schiantato sullo scoglio di attori che forse dovevano dare qualche cosa di più al regista.
Da notare le interpretazioni di se stessi dei due abitanti di Linosa i quali hanno figurato in modo egregio al pari di professionisti.
Vista la "location" la fotografia poteva dare anche di più.... parla uno che ha scattato in 40 anni di presenza sull'isola più di 20000 foto.
Speriamo che gli altri film in concorso lascino un premiuccio alla sceneggiatura.
Purtroppo qualche sbavatura tipo il ripescato con la bandana asciutta o le barche alla fonda con segnali luminosi non conformi. Per un film così avrei speso la metà per produrlo! Troppi contributi persi... [-]
[+] vero ma... (di solopa)[ - ] vero ma...
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Usualmente ho grande rispetto per la Mostra del cinema di Venezia e dei suoi verdetti, ma il premio della critica dato a "Terraferma" mi lascia basito. Il film in questione tratta un tema molto difficile e complesso come quello dell'immigrazione clandestina in Italia. Crialese cerca di dire tutto senza però riuscire a dire nulla. Parla del problema dei pescatori che si trovano a confrontarsi con una realtà nuova e globalizzata - tema per altro solo abbozzato e sfruttato pretestuosamente per introdurre i personaggi - parla del turismo come fonte di lavoro per gli isolani, parla del soccorso ai clandestini dispersi in mare e parla della lotta interiore dei cittadini che si trovano a scegliere tra la legge morale e la legge dello stato.
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Usualmente ho grande rispetto per la Mostra del cinema di Venezia e dei suoi verdetti, ma il premio della critica dato a "Terraferma" mi lascia basito. Il film in questione tratta un tema molto difficile e complesso come quello dell'immigrazione clandestina in Italia. Crialese cerca di dire tutto senza però riuscire a dire nulla. Parla del problema dei pescatori che si trovano a confrontarsi con una realtà nuova e globalizzata - tema per altro solo abbozzato e sfruttato pretestuosamente per introdurre i personaggi - parla del turismo come fonte di lavoro per gli isolani, parla del soccorso ai clandestini dispersi in mare e parla della lotta interiore dei cittadini che si trovano a scegliere tra la legge morale e la legge dello stato. Parla di tutto e forse parla di niente.
Esagera Crialese, ad esempio la madre che viene soccorsa dalla famiglia di pescatori, non solo ha un figlio ed è incinta, ma è anche stata stuprata nelle prigioni in Libia ed è rimasta nuovamente incinta. E' inconsistente Crialese, ad esempio la stessa madre di cui sopra, all'inizio non parla una parola di italiano e dopo qualche giorno invece riesce a parlare come una specie di santone. Forse sarebbe da decidere se l'italiano lo sa oppure no.
I dialoghi sono spesso imbarazzanti e inconcludenti; particolarmente triste un dialogo sul significato della parola "topless" che voleva far trasparire la "ruralità" del ventenne pescatore siciliano che non ne conosceva il significato. I personaggi sono tagliati con l'accetta e il disegno delle loro personalità è a malapena abbozzato. Alcune scene sembrano piovere dall'alto, oppure pare che qualcosa sia saltato nel montaggio.
Forse scegliere un argomento e svilupparlo fino in fondo sarebbe stata una buona scelta, un po' più di coraggio non ci sarebbe stato male e qualche attore che sapesse recitare con convinzione ci sarebbe proprio voluto - si salva Mimmo Cuticchio e in qualche scena anche Beppe Fiorello, gli altri sembrano afferire alla scuola di quelli che pensano che per recitare con naturalezza bisogna cercare di non recitare proprio.
Insomma, una vera e propria delusione che speravo rimanesse circoscritta al film, al regista e agli attori e che invece si estende su tutta la giuria della Mostra. Peccato.
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