Habemus Papam |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli.
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Commedia,
durata 104 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15 aprile 2011.
MYMONETRO
Habemus Papam
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Habemus capolavorumdi Marco D'AgostinFeedback: 105 |
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martedì 19 aprile 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non bisogna avere il timore, quando capita, di gridare al capolavoro. Non lo si deve avere soprattutto in un momento come questo, in cui si palesa sempre più fortemente la necessità di difendere il cinema italiano, e anche se non si può dire che esista una vera e propria scuola, cui corrisponda un'identità forte e condivisa, è necessario ribadire che Moretti è un vero e proprio tesoro della scrittura cinematografica nostrana. La potenza e la peculiarità di questo nuovo lavoro poggiano principalmente su tre cardini. Il primo è la sospensione del giudizio: sarebbe stato facile, soprattutto per un uomo schierato come Moretti, scadere nel ritratto grottesco o nel tentativo di umanizzazione della figura papale (cui fa da controparte il colorato quadro del mondo cardinalesco); tuttavia tutte le proposte si fermano un passo prima di sconfinare nel moralistico o nel partigiano. Non c'è una morale servita sul vassoio d'argento e le cose, finalmente, vanno "come devono andare", secondo la logica che hanno seguito nel corso della pellicola, senza ricorrere gli effettoni speciali da kolossal dei sentimenti. Il secondo riguarda il sottilissimo confine tra comico e tragico. E' un confine tessuto alla perfezione, di trama finissima. Non c'è momento di riso che non corrisponda immediatamente al suo versante drammatico. E' un esito che si ripresenta costante, nel film, e che ha il suo eguale più recente ne "La vita è bella" di Benigni. Il terzo cardine è Michel Piccoli, che ci restituisce un personaggio sottilissimo, delicato, assolutamente credibile. Infila le poche (e scarne) battute con onestà e trasparenza, senza manierismi, giocando con l'ironia e la sofferenza. E' una scelta azzeccata, uno shiaffo in faccia alla folta schiera di attori che son stati papi nelle fiction italiane, gli uno dopo gli altri identici a se stessi. "Habemus papam" è un film di rara intelligenza; all'inizio ruota attorno a una costruzione dell'immagine e dell'ambiente sonoro estremamente sontuosa, clericale, imponente; la distruzione di quest'immagine avviene piano piano, per passaggi, senza mai essere scontata: prima arriva la colazione dei cardinali, poi la partita a carte, infine il torneo di pallavolo. Non c'è mai un'aperta derisione o demonizzazione del mondo vaticanense, ma sempre una discreta decostruzione, dall'interno appunto, dell'immagine che tutti noi abbiamo. Un'immagine che è iconica, ma anche di contenuto. E che si spoglia, viene ribaltata, diventa quasi amabile, poi non più.
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