renato volpone
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domenica 16 gennaio 2011
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una bella favola
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I tre bambini protagonisti di questo film ci accompagnano in una bella favola pulita, dove tutto sembra armonioso, magnifici i paesaggi, bella la musica, vividi i personaggi, ma è lontano molto dalla realtà e dal realismo, quasi un sogno impossibile.
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eli123
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domenica 9 gennaio 2011
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film di basso spessore
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Vuole ricalcare in maniera inefficace lo stile di Tornatore...consiglio: mai provare ad imitare i grandi registi, si rischia di incorrere nella noia e nel "già visto", siate più umili!
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paola di giuseppe
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domenica 9 gennaio 2011
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riformatorio per i cinefili !
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Salvatore è un ragazzino di 12 anni con una passione divorante e colpevole per il cinema, la condivide con due amichetti e appena possono fanno cinque km in bici per correre di nascosto nel paese vicino dove danno l’ultimo di Maciste.
I soldi del biglietto sono sempre un problema, la madre (una Cucinotta senza infamia e senza lode, ma almeno senza trucco) borbotta, ce ne sono pochi nel ’64 in Basilicata, e se il padre se ne accorge sono guai!
L’uomo è un contadino di provata fede comunista, nella locale sezione si fanno discorsi edificanti sul sol dell’avvenire, e mettere 5000 lire nella raccolta organizzata per inviare una delegazione di militanti ai funerali di Togliatti è cosa buona e giusta.
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Salvatore è un ragazzino di 12 anni con una passione divorante e colpevole per il cinema, la condivide con due amichetti e appena possono fanno cinque km in bici per correre di nascosto nel paese vicino dove danno l’ultimo di Maciste.
I soldi del biglietto sono sempre un problema, la madre (una Cucinotta senza infamia e senza lode, ma almeno senza trucco) borbotta, ce ne sono pochi nel ’64 in Basilicata, e se il padre se ne accorge sono guai!
L’uomo è un contadino di provata fede comunista, nella locale sezione si fanno discorsi edificanti sul sol dell’avvenire, e mettere 5000 lire nella raccolta organizzata per inviare una delegazione di militanti ai funerali di Togliatti è cosa buona e giusta.
Salvatore è lì che segue col suo faccione rotondo che spunta dal tavolo, il padre gli consegna fiero la tessera del partito, ma lui pensa solo a quel proiettore 16mm di seconda mano in vendita, e al suo sogno proibito che sta per avverarsi: un cinema parrocchiale in paese.
Il piano è machiavellico, rubare i soldi nottetempo e appoggiare il proiettore dal parroco che fornirà i film, curando la vendita dei biglietti in sacrestia e dispensando dalla recita domenicale del rosario pure le vecchiette, bisogna fare il pieno in sala.
Naturalmente Salvatore e gli altri dovranno tesserarsi all’Azione Cattolica e andare a messa la domenica, poco male, la doppia tessera non è un problema e il fine giustifica i mezzi.
Naturalmente le cose s’ingarbugliano e chi paga è Salvatore, il padre ne fa una “questione morale”.
Questa è la storia di un piccolo pioniere di un mondo perduto e di un’Italia molto diversa, e la racconta lui stesso, Salvatore, al giornalista scrittore (Alessandro Haber) che è andato a trovarlo in riformatorio dove è rinchiuso da mesi per punizione dal padre.
L’inchiesta che sta svolgendo sulle carceri minorili l’ha portato fino a lui, la scarsa ortodossia del caso e la durezza della pena l’hanno incuriosito e ne nascerà un dossier dal titolo “Un giorno della vita”.
E’ una storia semplice, quest’opera prima di Papasso, costruita con poche pennellate e pochi mezzi, ha molto alle spalle, da Truffaut a Tornatore, i ragazzi presi dalla strada e la location a Melfi e dintorni ricordano Salvatores, la macchietta del parroco che scambia battute al vetriolo con i “compagni” al bar in piazza fa pensare a Guareschi, eppure ha una sua originalità, una fisionomia garbata e attenta al dettaglio e coglie aspetti del costume con ironica leggerezza.
Totò, Charlot o Maciste non fanno differenza per questi piccoli cinefili in erba chiusi nelle sale fumose dai sedili di legno, dove una volta si entrava anche a metà film e si restava pure per due proiezioni.
Peccato che proprio quell’anno il “compagno Ercoli” se ne sia andato e alla interminabile sfilata di bandiere rosse siano mancate proprio quelle della sezione del paese.
Imperdonabile! Riformatorio duro a chi preferisce il cinema.
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angelo umana
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venerdì 7 gennaio 2011
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magnifici anni 60 che sarebbero tramontati
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E’ meglio impiegare 150.000 lire per l’acquisto di un proiettore e la creazione di un piccolo cinema oppure per un viaggio a Roma dei “compagni” di una sezione lucana del PCI ai funerali di Togliatti? Per Salvatore, 12enne innamorato del cinema, non ci sono dubbi: perciò giunge a rubare quella somma dai cassetti della sezione, impedendo così ai “compagni” – tra cui il suo severo papà Pietro (Pascal Zullino, credibilissimo nel ruolo) – di compiere quel viaggio.
Nemmeno per il giornalista Lombardi (l’ottimo Alessandro Haber) devono esserci dubbi, e forse nemmeno per i cinefili di mymovies: “vado al cinema tutte le domeniche, per fantasticare, per sognare …”, così risponde il giornalista al bambino che va a trovare in riformatorio, per scriverne un articolo; è finito lì per la probità del padre che ne denuncia il furto: la “questione morale” era ancora di là da venire anche per i “compagni”.
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E’ meglio impiegare 150.000 lire per l’acquisto di un proiettore e la creazione di un piccolo cinema oppure per un viaggio a Roma dei “compagni” di una sezione lucana del PCI ai funerali di Togliatti? Per Salvatore, 12enne innamorato del cinema, non ci sono dubbi: perciò giunge a rubare quella somma dai cassetti della sezione, impedendo così ai “compagni” – tra cui il suo severo papà Pietro (Pascal Zullino, credibilissimo nel ruolo) – di compiere quel viaggio.
Nemmeno per il giornalista Lombardi (l’ottimo Alessandro Haber) devono esserci dubbi, e forse nemmeno per i cinefili di mymovies: “vado al cinema tutte le domeniche, per fantasticare, per sognare …”, così risponde il giornalista al bambino che va a trovare in riformatorio, per scriverne un articolo; è finito lì per la probità del padre che ne denuncia il furto: la “questione morale” era ancora di là da venire anche per i “compagni”. Il cinema – siamo nel 1964 – sembrava veicolo di peccato, una vecchietta del film dice a sua figlia “tante cose storte vi mettete in testa” a causa del cinema; Salvatore di sua madre (Maria Grazia Cucinotta) pensa che “per lei è un mondo lontanissimo come quello delle favole”. Papà Pietro, rude ma con la fede nel comunismo, regala la tessera del PCI al figlio e crede che la passione del ragazzo sia una perdita di tempo o portatrice di fandonie improduttive.
E’ una piacevole storiella il film, anche se naif e didascalico, sicuramente un tributo al cinema ma un po’ amarcord fuori tempo massimo, anche se è sempre tempo di onorare il cinema . Scorrono scene de La dolce vita (con la mitica Anitona,“Marcello come here, hurry up!”), dei tanti Maciste, di Ieri oggi e domani e Matrimonio all’italiana, di Charlot, oltre alle varie locandine dell’epoca, anche quella di In ginocchio da te. Forti i richiami a Splendor di Scola, con Troisi e Mastroianni, e a Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore.
Onesto e lieve – forse è qui il maggior merito del regista Giuseppe Papasso - ci racconta quell’epoca e quel sud in modo molto più naturale di quanto fece Baarìa: il ruolo del capofamiglia con “Che capisci tu ca sì femmina!”, il bulletto in canottiera che all’uscita dal cinema confronta i suoi muscoletti con quelli di Maciste, le canzoni di Peppino Di Capri, l’apparecchio radiofonico ancora prima che “video killed the radio stars”. Ed ancora: le dispute tra i Don Camillo e Peppone dell’epoca (per il cinema della parrocchia erano necessarie la tessera dell’Azione Cattolica e la presenza alla Santa Messa, così Salvatore si vede suo malgrado in una doppia vita di tesserato, AC e PCI), i vestiti castigati delle donne, le 5 e le 600 con l’altoparlante sul tetto per le campagne elettorali, le cinturate di papà e, tipico segno dei tempi, la pubblica riprovazione ma privato e segreto corteggiamento per Virginia, la bellissima Mia Benedetta, ritenuta donna perduta per essersi concessa ad un giovane carino durante le lunghe assenze del marito emigrato, marito per soli 15 giorni all’anno.
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carletto
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venerdì 7 gennaio 2011
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bello avvincente ed emozionante
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Bel film, godibilissimo, parte un po lentamente ed è forse un po troppo nostalgico, ma la trama si dispiega velocemente, il ritmo si alza in maniera graduale ma veloce, ed alla fine e si resta affascinati dalla storia, di per se semplice come una favola, ma ricca di emozioni e contenuto. fotografia ottima, paesaggi dai colori di quadri impressionisti sono lo sfondo a questa ricostruzione degli anni 60' vivace e colorata...
non sono "un'addetto ai lavori" e sicuramente il film avrà i suoi difetti, ma tutti lievi nei confronti dell'ottima "sostanza" : bella la storia , ottima la recitazione a dir poco sorprendente dei giovani protagonisti, fotografia degna dei grandi nomi del cinema italiano di qualità.
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Bel film, godibilissimo, parte un po lentamente ed è forse un po troppo nostalgico, ma la trama si dispiega velocemente, il ritmo si alza in maniera graduale ma veloce, ed alla fine e si resta affascinati dalla storia, di per se semplice come una favola, ma ricca di emozioni e contenuto. fotografia ottima, paesaggi dai colori di quadri impressionisti sono lo sfondo a questa ricostruzione degli anni 60' vivace e colorata...
non sono "un'addetto ai lavori" e sicuramente il film avrà i suoi difetti, ma tutti lievi nei confronti dell'ottima "sostanza" : bella la storia , ottima la recitazione a dir poco sorprendente dei giovani protagonisti, fotografia degna dei grandi nomi del cinema italiano di qualità.
DA VEDERE se si è appassionati di cinema vero e di qualità !
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carletto
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venerdì 7 gennaio 2011
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viva il cinema italiano di qualità!
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Niente Budget astronomici, niente cast stellari, niente effetti speciali, niente 3D e altre diavolerie... ma in compenso tanta STORIA, tanta TRAMA, tanta RECITAZIONE, tanti SENTIMENTI, tante EMOZIONI, tanto di quello ke veramente dovrebbe essere il VERO CINEMA! certo stiamo parlando di un'opera prima e naturalmente qualche limatura, quanche difetto, qualcosa da migliorare c'è ma nel complesso siamo comunque di fronte ad un BEL FILM, godibilissimo, con un narrazione che parte lenta e quasi un po troppo nostalgica, ma che nello scorrere dei minuti accellerra, appassiona, immedesima.
Assolutamente da vedere... anche perchè la rivista ciak l'ha messo in decima posizione tra i 100 migliori di quest'anno.
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Niente Budget astronomici, niente cast stellari, niente effetti speciali, niente 3D e altre diavolerie... ma in compenso tanta STORIA, tanta TRAMA, tanta RECITAZIONE, tanti SENTIMENTI, tante EMOZIONI, tanto di quello ke veramente dovrebbe essere il VERO CINEMA! certo stiamo parlando di un'opera prima e naturalmente qualche limatura, quanche difetto, qualcosa da migliorare c'è ma nel complesso siamo comunque di fronte ad un BEL FILM, godibilissimo, con un narrazione che parte lenta e quasi un po troppo nostalgica, ma che nello scorrere dei minuti accellerra, appassiona, immedesima.
Assolutamente da vedere... anche perchè la rivista ciak l'ha messo in decima posizione tra i 100 migliori di quest'anno... e non è cosa da poco !
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mbensi
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venerdì 7 gennaio 2011
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una bella favola
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Come esercente ho già visto Un giorno della vita alle Giornate professionali di Sorrento, e lo trovato interessante; Il film, nel quale gli interpreti si spendono con entusiasmo, è abbastanza calibrato nel racconto, ed è una favola molto godibile. Le donne sono giuste nel loro ruolo e sono Maria Grazia Cucinotta e Mia Benedetta, i maschi più azzeccati hanno i volti di Pascal Zulino, Matteo Bassi e Daniele Russo. Il film qualche debolezza ce l'ha, ma nel complesso, coi tempi che corrono, c’è da essere soddisfatti.
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astromelia
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venerdì 7 gennaio 2011
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lento trascinarsi....
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lento,decisamente lento,uno di quei film che ad un certo punto vorresti....cambiar canale,chi non è stato appassionato dal cinema da piccolo,quella sala buia e misteriosa dove proiettavano questi grandi film via col vento,ben hur,i dieci comandamenti, e proprio perchè si era piccoli si veniva inghiottiti dallo schermo,dunque nessuna meraviglia se in quei paesini piccoli degli anni sessanta il cinema costituiva l'unico vero diversivo,p.s, continuo a trovare la cucinotta priva del senso della recitazione ahimè!
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canefelice
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venerdì 7 gennaio 2011
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una bella favola
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Forse qualcuno potrà trovarlo semplice nella sua struttura narrativa, ma Un giorno della vita mi è piaciuto molto perchè ha una sua coerenza per cosi dire compositiva. Gli attori sono tutti bravi aiutati da un’attenta regia che dà il meglio di sé nella toccante scena finale. E’ un film riuscito proprio per la sua semplicità, per l’accuratezza della ricostruzione sia storica che ambientale.
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reservoir dogs
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venerdì 7 gennaio 2011
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rimandi a tornatore
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In un piccolo paesino della Basilicata il giovane Salvatore (Basso) sogna il cinema; un padre despota (Zullino) ed una madre succube ma non indifferente (Cucinotta) non lo supportano certo in questo suo sogno "troppo costoso".
Il giovane passa i suoi fine settimana assieme a Maciste, Totò e Chaplin e l'occasione di poter avere un proiettore tenta talmente tanto Salvatore da indurlo ad rubare dalle casse della locale sezione del Partito Comunista dove il padre è iscritto.
L'evento porterà ai conseguenti equivoci, alla mancata presenza della sezione al funerale di Togliatti ed al riformatorio per il ragazzo.
In uno spaccato di vita mediterranea Papasso strizza l'occhio a Tornatore rimandandoci al suo cinema (Malèna, Nuovo Cinema Paradiso), mostrandoci qualcosa che avevamo visto già con un intensità maggiore; forse troppo scarno, puerile.
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In un piccolo paesino della Basilicata il giovane Salvatore (Basso) sogna il cinema; un padre despota (Zullino) ed una madre succube ma non indifferente (Cucinotta) non lo supportano certo in questo suo sogno "troppo costoso".
Il giovane passa i suoi fine settimana assieme a Maciste, Totò e Chaplin e l'occasione di poter avere un proiettore tenta talmente tanto Salvatore da indurlo ad rubare dalle casse della locale sezione del Partito Comunista dove il padre è iscritto.
L'evento porterà ai conseguenti equivoci, alla mancata presenza della sezione al funerale di Togliatti ed al riformatorio per il ragazzo.
In uno spaccato di vita mediterranea Papasso strizza l'occhio a Tornatore rimandandoci al suo cinema (Malèna, Nuovo Cinema Paradiso), mostrandoci qualcosa che avevamo visto già con un intensità maggiore; forse troppo scarno, puerile.
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