Il discorso del re |
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Un film di Tom Hooper.
Con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Jennifer Ehle.
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Titolo originale The King's Speech.
Storico,
durata 111 min.
- Gran Bretagna, Australia 2010.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 28 gennaio 2011.
MYMONETRO
Il discorso del re
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il discorso del re.di Nicolas BilchiFeedback: 3995 | altri commenti e recensioni di Nicolas Bilchi |
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giovedì 14 aprile 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Il discorso del re" è un film complesso, difficile da valutare e commentare. Sicuramente si sta parlando di un'opera dotata di notevole artistico, il giudizio della quale non può che essere ampiamente positivo, merito di una regia scaltra ed efficace e di un Colin Firth straordinario che regge la scena per tutti i 110 minuti di durata della pellicola. Soprattuto all'inizio, Firth si rende protagonista di una prestazione eccelsa, assolutamente perfetta eppure per nulla artificiosa; il vero merito dell'attore, che ha strameritato l'Academy Award, è stato quello di interpretare un ruolo ricchissimo di sfumature e che poteva facilmente portare ad assumera atteggiamenti esagerati e manieristi, con una naturalità veramente ammirevole. Anche Rush e la Carter forniscono il loro notevole contributo e, pur rimanendo un po' oscurati dal titanismo del protagonista, meritano un riconoscimento per l'ottimo svolgimento del proprio lavoro. Contemporaneamente però, "Il discorso del re" si inceppa in alcuni frangenti, parte molto bene ma non decolla mai; Hooper ha forse compiuto l'errore tradizionale di puntare tutto sulla star di turno, a discapito di tutti gli elementi di contorno che se presi singolarmente possono essere considerati sacrificabili ma che tutti insieme, nell'economia generale del film, contribuiscono in modo determinante alla sua riuscita o lo elevano a rango di capolavoro, cosa che in questo caso, sfortunatamente, non è avvenuta. In realtà non è neanche del tutto corretto attribuire al regista il demerito tradizionale proprio di tantissimi suoi predecessori: a ben guardare, "Il discorso del re" si presenta come opera ben studiata ed ordinata, forse un po' debole sul piano della fluidità narrativa dovuta ai bruschi ed improvvisi cambi di scena e situazione, ma in ogni caso programmata razionalmente con grande diligenza. Perciò il vero tallone d'Achille deve riscontrarsi in un altro punto: Hooper è ben consapevole delle grande potenzialità di Colin Firth e, giustamente, decide di sfruttarlo al massimo; per questo motivo presenta una lunga serie di temi (e conseguenti riflessioni) che il protagonista si trova ad affrontare man mano, in altre parole il regista fornisce al suo personaggio le basi necessarie per esprimersi con la massima libertà in tutta la sua energia. Ma così facendo, non si sofferma su nulla in particolare; anzichè inquadrare da un solo punto di vista la storia, così da fornire una visione univoca della scena e rendere anche più partecipe lo spettatore introducendolo all'interno della riflessione teorica di fondo, Hooper lancia a Firth una carrellata di spunti che però rimangono lì in superficie, senza essere approfonditi e veramente toccati (i problemi personali del re che lo hanno portato alla balbuzie, il dover celare la propria personalità dietro il sistema valoriale proprio della nobiltà regale, il contrasto tra i desideri individuali e le responsibilità istituzionali della propria carica). E' come se alla fine il film non riuscisse mai a progredire, rimane fermo fino al bellissimo discorso finale, uno dei pochissimi nella storia del cinema in cui l'atmosfera prevale sul contenuto, e pare quasi che non ci sia una vera storia a muovere il tutto. Sempre però, teniamone conto, all'interno di una struttura complessiva solida e razionale, supportata e nobilitata dallo straordinario Firth.
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