Il discorso del re |
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Un film di Tom Hooper.
Con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Jennifer Ehle.
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Titolo originale The King's Speech.
Storico,
durata 111 min.
- Gran Bretagna, Australia 2010.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 28 gennaio 2011.
MYMONETRO
Il discorso del re ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Due uomini che hanno saputo incontrarsi
di Zoom e ControzoomFeedback: 6816 | altri commenti e recensioni di Zoom e Controzoom |
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domenica 6 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Più che due mondi, sono due uomini ad incontrarsi. Se non si sapesse che uno dei due è un re, si stenterebbe a dare maggior dignità all'uno piuttosto che all'altro. Tutto il film si calibra su questo equilibrio che poteva essere raggiunto solo in tale contesto, in quanto inglese (e non contemporaneo..). I personaggi di contorno rimangono marginali in questo gioco di equilibrio a volte..smarrito e poi ritrovato. Anche la figura dell'ecclesiastico rimane limitata senza provocare curiositò nello spettatore. I due personaggi, già carichi di spessore nella presenza fisica fatta di compostezza e controllata espressività, trovano la collocazione ideale in una composizione scenica molto ricercata: in campi medi e in angolazioni prospettiche. Re e logoterapista, vengono immersi in stanze dove si fondono i pochi, ma ricchi elementi decorativi: la carta da parati, gli abiti stessi di figli e moglie, assumono il cromatismo necessario a provocare questa fusione che anzichè disperdere, concentra l'attenzione sui due personaggi. Solamente alla fine il tono da ocra, diventa di un luminoso grigio, mantenendo l'eleganza calda di sempre. Altra caratteristica interessante è la scentratura del soggetto nel campo e controcampo colloquiale: un'ardita divisione di spazi che pare sottendere il rapporto non diretto tra i due, ma angolato e soprattutto che esclude ogni altro elemento dei tanti possibili. E' come se, nel rapporto tra re e logoterapista, tutto ciò che è presente venisse annullato in un dialogo tra due angoli su di una diagonale. Ardite pure alcune altre scelte di quadro, sempre molto omogeneizzate dalla tonalità scelta. Bellissima la passeggiata nel viale dove una luce filtrata dalla nebbia e il rimando prospettico, richiamano l'effetto cercato della carta da parati degli interni, ma con una maggiore asprezza per la mobilità grafica dovuta alle comparse, effetto drammaticizzato dalle improbabili, ma piacevoli ombre lunghissime e marcatissime mentre il re si allontana. Nulla da eccepire sulle capacità interpretative tranne che per Churchill, eccessivamente abbruttito da una smorfia innaturale. Non appare nulla di negativo degli intrighi dell'ambiente, ma questa pare essere l'intenzione: la capacità di dimenticarsi del proprio "sè" davanti ad una necessità superiore, sia per un re che per un uomo qualunque, corrispondente alla meravigliosa alchimia che si crea se per ambedue non c'è nulla da perdere.
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