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scena altamente drammatica (e per inciso è raro trovare scene così realmente drammatiche nei film horror in generale) è anche quando anna chiede scusa piangente all' amica ormai morta da tempo, dopo aver scoperto il sotterraneo delle torture con la donna in catene e tutte le foto appese, segno questo che non le aveva mai creduto fino in fondo, ma aveva assecondato le sue investigazioni sulla famiglia che poi lucie massacrerà nella villa solo per i suoi sentimenti verso l' amica.
alla fine del film, dopo innumerevoli torture e sevizie patite da anna, il filmino di loro due ancora bambine all' istituto mentre giocano sorridenti e apparentemente spensierate dà un ulteriore, ennesimo, ultimo e durissimo pugno nello stomaco al povero spettatore (nella fattispecie a me), forse più di tutto il sangue visto nel film, perchè lì ti domandi se fosse proprio inevitabile che finisse tutto a schifìo, se dopo tutte le fatiche fatte da anna per proteggere e riportare a nuova vita l' amica del cuore, dopo anni e anni di buoni sentimenti, fosse stato davvero tutto inutile.
la delicatezza, la verecondia e la pura innocenza utopiche con le quali il regista dipinge questa relazione tra le due ragazze stridono in maniera esplosiva con l' estrema violenza e durezza del film, pervaso di un profondo e glaciale nichilismo senza speranza, lasciando lo spettatore ancora più disorientato e traumatizzato dallo spettacolo appena visto (e altrimenti che film horror sarebbe se finisse tutto a tarallucci e vino?).
veniamo ora al secondo aspetto, cioè alla cupa freddezza che contraddistingue l' opera.
ormai da decenni negli horror siamo abituati a serial killer con patologie sessuali o psichiche, a delinquenti abituali, medici folli, sette sataniche, nani e storpi più o meno mascherati, zombi, demoni e potrei andare avanti a lungo, ma questo è l' unico film a mia memoria dove la violenza più brutale e assoluta viene esercitata sistematicamente in case appositamente predisposte, da persone che sono madri e padri di famiglia, dalla vita in apparenza tranquilla piccolo-medio borghese, che accudiscono amorevolmente i figli in un ambiente pulito e ordinato.
nel film non c' è ombra di sadismo, di compiacimento, di devianza, nei torturatori.
le due coppie di torturatori che compaiono nel film mettono in pratica il loro "lavoro" con scrupolo e disciplina ma, intenzionalmente, senza mai dare anche solo un cenno di approvazione o di riprovazione per ciò che stanno facendo.
anche quando la carceriera slega lucie per punirla dopodichè le ha sputato in faccia la schifosa nutrizione forzata, lo fa perchè così le è stato impartito nell' addestramento, il martire deve essere del tutto soggiogato fisicamente e psicologicamente, deve restare da solo con i suoi carnefici, non deve vedere nè sentire quello che gli sta attorno e la curiosa intimazione a lucie di non entrare nell' altra stanza, dove c' è l' altra ragazza con la bocca cucita, si inquadra in questo preciso senso; la minaccia di ucciderla proprio perchè aveva visto l' altra martire sarebbe stata senz' altro posta in essere, senonchè l' aguzzina si era con tutta probabilità rotta una gamba nella maldestra caduta e la ragazzina riesce così a scappare.
da questo incidente in poi l' organizzazione di madame abbandona l' utilizzo di vecchi magazzini per costruire abitazioni predisposte, come la villa del massacro.
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