domenico marchettini
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lunedì 23 marzo 2009
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xxx
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Un nuovo Archetipo.
Cui la definizione di "horror" va indubbiamente stretta, e che dell'Orrore estremizza e sovverte al contempo tutti i topoi più efficaci.
Malata, angosciosa e realmente insopportabile trasfigurazione del dolore in poesia.
Tanto più brutale in quanto follemente insensata nella sua lucida perversione.
Annichilimento violento e chirurgico dell Io/spettatore senza alcuna possibilità di fuga.
Un'opera che disturba e disorienta, scavando un solco rosso sangue di cui rimarrà traccia indelebile, in chiunque abbia la (s)ventura di imbattersi nel martirio -neanche a dirlo- che Pascal Laugier allestisce in modo così crudelmente magistrale durante i novantaequalcosa minuti della pellicola.
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Un nuovo Archetipo.
Cui la definizione di "horror" va indubbiamente stretta, e che dell'Orrore estremizza e sovverte al contempo tutti i topoi più efficaci.
Malata, angosciosa e realmente insopportabile trasfigurazione del dolore in poesia.
Tanto più brutale in quanto follemente insensata nella sua lucida perversione.
Annichilimento violento e chirurgico dell Io/spettatore senza alcuna possibilità di fuga.
Un'opera che disturba e disorienta, scavando un solco rosso sangue di cui rimarrà traccia indelebile, in chiunque abbia la (s)ventura di imbattersi nel martirio -neanche a dirlo- che Pascal Laugier allestisce in modo così crudelmente magistrale durante i novantaequalcosa minuti della pellicola. Il francese mette in scena un'efferata antologia della sofferenza che trascende repentina in delirante teologia del dolore.
Metafisica dello splatter.
Manuale di tortura postmoderna, spaventoso e freddo come un cancro.
La sublimazione del "terrore" su celluloide, insomma. Di cui "Martyrs" è essenza intima e stato dell'arte, misto a molto, molto altro.
Un'esperienza che ci proietta senza pietà nelle peggiori fobie ancestrali dell'animo umano, e lì ci lascia, al buio, per un bel pò. Che disarma, e volontariamente svuota di senso qualsivoglia velleità moralizzante nel critichino di turno.
Pietra miliare pressochè indiscutibile, che ridisegna gli standard, ridimensionando in modo obiettivo e definitivo tutto ciò che, dal "Silenzio degli innocenti" ai vari "Saw", "Hostel" e compagnia squartando, ha fatto gridare al miracolo i più e meno competenti cultori di Cinema "de paura".
Domenico Marchettini
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[+] "trasfigurazione del dolore in poesia"...??!
(di gus da mosca)
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doc steve
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mercoledì 24 ottobre 2012
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top trash
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Il film inizia abbastanza bene, come un horror-thriller di buona qualita', con della violenza esagerata fin da subito ma li' per li' quasi e' sensato, poi si va velocemente verso il degenero, il film diviene un accumularsi di violenza insensata e stomachevole, pura violenza sadica....che diviene ridicola e assurda, viene aggiunta una spiegazione pseudo religiosa che non ha capo ne' coda. La degradazione della donna viene spinta a livelli demenziali senza neanche cercare di dagli una motivazione decente.
Non e' un horror, non e' un thriller, e' un film sadomaso, il cui regista ha perso il controllo di se' stesso.
La cosa che impressiona ancora di piu' del putridume di questo film, e' la schiera di fan che si e' fatto.
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Il film inizia abbastanza bene, come un horror-thriller di buona qualita', con della violenza esagerata fin da subito ma li' per li' quasi e' sensato, poi si va velocemente verso il degenero, il film diviene un accumularsi di violenza insensata e stomachevole, pura violenza sadica....che diviene ridicola e assurda, viene aggiunta una spiegazione pseudo religiosa che non ha capo ne' coda. La degradazione della donna viene spinta a livelli demenziali senza neanche cercare di dagli una motivazione decente.
Non e' un horror, non e' un thriller, e' un film sadomaso, il cui regista ha perso il controllo di se' stesso.
La cosa che impressiona ancora di piu' del putridume di questo film, e' la schiera di fan che si e' fatto...piccoli sadici crescono...
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(di cinemalove)
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shining
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sabato 10 luglio 2010
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meraviglioso
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Un film raro, forse unico. Un film fatto di vendetta, soprannaturale e torture. Un film di puro dolore. Il tema centrale è il martire, il testimone (ma capiremo verso la fine il perchè), colui che attraverso la sofferenza vede e può raccontare.. e noi spettatori, durante questo film, non siamo forse tutti martiri?
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(di 4ng3l)
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straycat3
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lunedì 13 settembre 2010
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splendido film
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Splendida chicca del film dell'horrore.
Più che di violenza fisica si parla di violenza psicologica; è dai tempi di arancia meccanica che non ne vedevo altrettatanta.
Assolutamente consigliato agli amanti della violenza psicologica.
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samuele cansella
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martedì 15 gennaio 2013
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sinfonia horror!!!!
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Era dalla visione de "La casa dei 1000 corpi" che aspettavo un altro capolavoro di genere!!!! In Martyrs rabbia, paura, impotenza ed inquietudine accompagnano lo spettatore a braccetto per tutta la durata del film. Cambi di ritmo inaspettati, rivisitazione di standard del genere come non li avete mai visti prima, attori bravissimi(rarissimo per un horror) ed un finale che non ti aspetti.
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Era dalla visione de "La casa dei 1000 corpi" che aspettavo un altro capolavoro di genere!!!! In Martyrs rabbia, paura, impotenza ed inquietudine accompagnano lo spettatore a braccetto per tutta la durata del film. Cambi di ritmo inaspettati, rivisitazione di standard del genere come non li avete mai visti prima, attori bravissimi(rarissimo per un horror) ed un finale che non ti aspetti. Non solo gli amanti del genere resteranno a bocca aperta!! Sconsigliata la visione a chi si è impressionato anche minimamente alle torture di Hostel! Potrei quasi garantirvi che dopo la visione di questo film non potrete esimervi dal pensarci per i giorni a seguire. CAPOLAVORO!!!!
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gus da mosca
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venerdì 6 marzo 2009
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la fabbrica dei martiri
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Un'altra opera della novelle vague francese dedicata all'estetica visiva della violenza. Quasi 2 film disgiunti, legati da una stessa protagonista. Martyrs ha una fotografia meno tecnica e meno efficace di Frontier(s), si affida nella prima parte a sorprendenti incursioni con la camera a mano in scene annegate nel sangue. In completo contrasto, nella seconda parte il film e' freddamente statico ed immerso in una scenografia di tipo carcerario, ritmata da dissolvenze al nero, che accentuano la ripetivita' ossessiva della violenza. Anche la colonna sonora sostituisce la martellante ritmica industriale iniziale a malinconici accordi funebri, che accompagnano le cinque, sei scene assolutamente e violentemente identiche, nella seconda parte.
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Un'altra opera della novelle vague francese dedicata all'estetica visiva della violenza. Quasi 2 film disgiunti, legati da una stessa protagonista. Martyrs ha una fotografia meno tecnica e meno efficace di Frontier(s), si affida nella prima parte a sorprendenti incursioni con la camera a mano in scene annegate nel sangue. In completo contrasto, nella seconda parte il film e' freddamente statico ed immerso in una scenografia di tipo carcerario, ritmata da dissolvenze al nero, che accentuano la ripetivita' ossessiva della violenza. Anche la colonna sonora sostituisce la martellante ritmica industriale iniziale a malinconici accordi funebri, che accompagnano le cinque, sei scene assolutamente e violentemente identiche, nella seconda parte. Scelleratamente come gia' faceva Frontier(s), il film mostra una terribile scena di morte, che porta subito alla mente i Martiri del nazismo gettati nelle fosse comuni. Dopo questa vergognosa scena, la violenza visiva del film diventa oscena ed i contenuti blasfemi. Ad un uso della violenza intenzionalmente pornografico (pur trattandosi di finzione), si accompagna una sceneggiatura provocatoriamente e patologicamente delirante: i "martiri" del film sono portati al'estasi mistica atraverso l'umiliazione della carne. Nel film non c'e' Dio, ma non c'e' neppure erotismo sadomasochistico: resta forte l'impressione che la "mistica" eretica e malata di questo film sia solo una scusa per l'esibizione di violenza gratuita, esattamente come in Frontier(s).- Con Malefique, Haute Tension, Calvaire, A l'interieur, Sheitan, Frontier(s), Martyrs, il cinema horror francese si e' ormai distinto con caratteristiche uniche, che ne fanno un cinema a parte: un'ibridazione forzata tra temi quotidiani sociali, religiosi, psichici, erotici accostati a situazioni di violenza oltraggiosa. Oltraggio della martenita' (A l'interieur, Sheitan), della diversita' sessuale (Haute Tension), dell'erotismo (Calvaire, Sheitan), dei disabili (Sheitan), della fede religiosa (Martyrs), delle tragedie storiche (Frontier(s), Martyrs). Questi temi sono usati provocatoriamente per proporre esasperate situazioni di violenza, che supera sempre i confini della patologia psichiatrica e criminale. Qualcosa di estremamente diverso dai "baracconi degli orrori" cui ci ha abituato la produzione seriale Hollywoodiana. Qualcosa di altrettanto diverso dalle ripetitive storie di rancorosi ectoplasmi asiatici. Quello francese e' un cinema horror psichicamente malato, iniettato di un realismo e di una quotidianita' deviata, lontanissimo dalla grottesca ironia dell'horror violento americano. Pieno di una lucida razionalita' che annulla le paure infantili ed irrazionali del sol levante (Martyrs addirittura fa uno sberleffo a quei fantasmi, trasformandoli in coscienti incubi della mente). Un cinema horror che non fa piu' paura e che non si limita a generare repulsione (come fa semplicisticamente il cinema horror erede di Saw), ma che va oltre profanando nel sangue cultura e costumi comuni, in un esasperato tentativo di superare i veri orrori della realta' quotidiana.
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[+] perche' questo film e' blasfemo per un credente.
(di gus da mosca)
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[+] laugier copia, ma sa farlo molto bene.
(di gus da mosca)
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[+] la "nouvelle-exploitation" francese
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alespiri
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martedì 16 giugno 2009
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μάρτυς: testimone
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Il film, frutto di una nuova cinematografia emergente francese di cui è esponente Pascal Laugier, attinge con un pizzico di furbizia e pretestuosità, spunti da film cult diventati serie come "The Saw" e "Hostel", strizzando l'occhio ad un certo cinema asiatico con "Two Sister"
e addirittura paradossalmente, le due protagoniste insanguinate, ricordano le vecchie, care, Thelma e Luise, in fuga da se stesse e dalle loro paure, senza trovare nulla per cui superare il vuoto della morte.
Ma di tutto questo il film non risulta esserne il puzzle. Un film sull'espiazione del martirio in funzione non della sofferenza fine a se stessa ma come tramite verso una comunicazione "trascendentale" Concetto non certo nuovo nella concezione cristiana, che qui trova un valore quasi scientifico, di studio.
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Il film, frutto di una nuova cinematografia emergente francese di cui è esponente Pascal Laugier, attinge con un pizzico di furbizia e pretestuosità, spunti da film cult diventati serie come "The Saw" e "Hostel", strizzando l'occhio ad un certo cinema asiatico con "Two Sister"
e addirittura paradossalmente, le due protagoniste insanguinate, ricordano le vecchie, care, Thelma e Luise, in fuga da se stesse e dalle loro paure, senza trovare nulla per cui superare il vuoto della morte.
Ma di tutto questo il film non risulta esserne il puzzle. Un film sull'espiazione del martirio in funzione non della sofferenza fine a se stessa ma come tramite verso una comunicazione "trascendentale" Concetto non certo nuovo nella concezione cristiana, che qui trova un valore quasi scientifico, di studio. La filosofia del martirio vivisezionata in maniera cruda ed estremamente violenta; di una violenza fine a se stessa che alla fine lascia il mistero alla sofferenza ed il dubbio alla vita oltre la vita. Nessuna testimonianza dall'aldilà potrà mai confortarci, oltre il dogma della fede, se si ha il dono di averne..
La vita è precaria e la sofferenza puo' solo farci crescere non certo involverci fino a divenire come animali per poi,come si evincerebbe dal film, arrendendosi ad essa, trascendere verso l'assoluto.
Il mistero della morte non ci apparterrà finchè non lo vivremo.
Andate a vedere questo film se avete stomaci forti ed abbastanza pazienza di aspettarne la fine. Da apprezzare per il coraggio.Non il solito horor scontato.
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kronos
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giovedì 19 agosto 2010
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tra eli roth e pasolini
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Martyrs di Laugier è l'ennesima rivisitazione del filone "Torture porn" inaugurato da Eli Roth con 'Hostel', caratterizzato però da uno stile e una ricerca estetica che m'hanno ricordato (forse casualmente) 'Salò o le 120 giornate di sodoma' di Pasolini.
Un connubbio interessante e, a mio avviso, motivo sufficiente per dare un'occhiata al film.
Ma se le qualità tecniche, visive e realizzative sono buone, la pellicola non regge a livello di tensione e interesse il lungometraggio: dopo una prima notevole mezz'ora (e nonostante alcune imprevedibili svolte narrative) il film entra in loop, diviene ripetitivo, seriale, esibizionista e alla lunga finisce per stancare.
Tra l'altro il finale misticheggiante corre il serio rischio, soprattutto per chi non è cattolico, di risultare involontariamente ridicolo.
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Martyrs di Laugier è l'ennesima rivisitazione del filone "Torture porn" inaugurato da Eli Roth con 'Hostel', caratterizzato però da uno stile e una ricerca estetica che m'hanno ricordato (forse casualmente) 'Salò o le 120 giornate di sodoma' di Pasolini.
Un connubbio interessante e, a mio avviso, motivo sufficiente per dare un'occhiata al film.
Ma se le qualità tecniche, visive e realizzative sono buone, la pellicola non regge a livello di tensione e interesse il lungometraggio: dopo una prima notevole mezz'ora (e nonostante alcune imprevedibili svolte narrative) il film entra in loop, diviene ripetitivo, seriale, esibizionista e alla lunga finisce per stancare.
Tra l'altro il finale misticheggiante corre il serio rischio, soprattutto per chi non è cattolico, di risultare involontariamente ridicolo.
Bravissime comunque le due protagoniste.
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cinemalove
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martedì 31 marzo 2015
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mymovies stavolta non ci siamo
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Leggendo la recensione prima della visione, mi stavo convincendo che forse sarebbe stato meglio virare su altro. Per fortuna invece ho spinto play e ho assistito a qualcosa di potente: invece che cercare riferimentiti all'Italia degli anni 70 o cose del genere, ho semplicemente guardato il film da appassionato alla ricerca di una storia e ben propinata da Laugier, la storia c'è eccome. Oltre alla comune violenza fisica presente in tutti gli horror o quasi (qui in maniera pesante) c'è per lo spettatore una violenza psicologica senza precedenti. Un senso perenne di impotenza ed obbligo a sottostare al dolore, dall'inizio sino all'ultimo minuto. Finalmente un concept originale ed un finale calibrato.
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Leggendo la recensione prima della visione, mi stavo convincendo che forse sarebbe stato meglio virare su altro. Per fortuna invece ho spinto play e ho assistito a qualcosa di potente: invece che cercare riferimentiti all'Italia degli anni 70 o cose del genere, ho semplicemente guardato il film da appassionato alla ricerca di una storia e ben propinata da Laugier, la storia c'è eccome. Oltre alla comune violenza fisica presente in tutti gli horror o quasi (qui in maniera pesante) c'è per lo spettatore una violenza psicologica senza precedenti. Un senso perenne di impotenza ed obbligo a sottostare al dolore, dall'inizio sino all'ultimo minuto. Finalmente un concept originale ed un finale calibrato. Questo non voleva essere un film da premio Oscar credo io, ma un film di genere che per chi sa guardarlo, colpisce senza indugio.
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aurora m.
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venerdì 26 febbraio 2016
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una vera e propria discesa negli inferi
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Martyrs è nato con lo scopo di creare polemica. Questo è un dato certo, visto e considerato che il suo stesso produttore, Richard Grandpierre, ad un certo punto si era tirato indietro: la sceneggiatura era troppo esplicita, troppo aggressiva, al limite di ogni sopportabilità. Insomma, chiedere al pubblico di guardare Martyrs era chiedere troppo.
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Martyrs è nato con lo scopo di creare polemica. Questo è un dato certo, visto e considerato che il suo stesso produttore, Richard Grandpierre, ad un certo punto si era tirato indietro: la sceneggiatura era troppo esplicita, troppo aggressiva, al limite di ogni sopportabilità. Insomma, chiedere al pubblico di guardare Martyrs era chiedere troppo.
Ci sono casi in cui sconvolgere diventa una scelta: farlo o non farlo? Si hanno gli strumenti in mano, si ha un capro espiatorio (in questo caso il regista-sceneggiatore, ovviamente). Se si scatena uno scandalo, cosa potrebbe succedere? Grandpierre (già produttore del controverso Irréversible di Gaspar Noé ) deve averci rimuginato sopra, arrivando infine alla conclusione che uno scandalo porta cattiva pubblicità. Ergo, pubblicità. Ergo,profitto. Il produttore si è quindi lanciato nell’impresa, approvando la sceneggiatura a Laugier.
Nasce così il Martyrs che è stato poi distribuito. Presentato alla sessantunesima edizione del Festival di Cannes, il film ha fin da subito ottenuto la risposta prevista. Il pubblico in sala è rimasto sconcertato, come se a tutti fosse stato gettato dell’acido negli occhi.
Eppure, nonostante io ammetta la difficoltà riscontrata in prima persona nel guardare questa pellicola, Martyrs non solo è degno di nota, ma ha superato tutte le mie aspettative.
Lucie è solo una bambina quando la vediamo correre, annaspando, in una strada desolata. E’ sporca, di terra e di sangue, con la testa rasata e piena di ferite sul corpo. Si scopre subito dopo che la bambina è fuggita da un posto orribile in cui veniva torturata da qualcuno. Ma Lucie non ricorda nulla, sa solo che qualcuno le ha fatto del male in modo disumano. Quindici anni dopo una Lucie con il volto coperto entra in una casa mentre la famiglia che vi abita sta facendo colazione. Sono padre, madre, il figlio maggiore e la figlia minore. Senza troppi preamboli Lucie li uccide tutti, a sangue freddo, a colpi di fucile. A quel punto non le resta che chiamare l’amica più intima che ha, Anna, per informarla dell’accaduto. Cosa ha spinto Lucie a quel gesto così estremo?
Non si può dire nient’altro sulla trama di Martyrs. Dovete scoprirla da soli. Ma preparatevi: Martyrs non è uno scherzo, è carico di violenza e disperazione. Non prendete la visione alla leggera, cari lettori. Quello che vi aspetta è una vera e propria discesa negli inferi, dove carne, sangue, incubi, angosce, autolesionismo, esoterismo, misticismo si incontrano.
Catalogato come affiliato al sottogenere horror del torture porn (genere che racchiude nudità, sadismo, mutilazioni e tortura -vedi Hostel, Saw), Martyrs è stato da molti considerato un pessimo horror. Da molti altri, geniale e lucido. Io rientro in quest’ultima categoria, quella di coloro che hanno apprezzato questo incandescente lavoro cinematografico. Avanguardistico, crudo, malizioso, Martyrs è capace di una narrazione intensa sostenuta da basi solide e da immagini convincenti.
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