Non è un paese per vecchi |
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Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
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Titolo originale No Country for Old Men.
Thriller,
durata 122 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 febbraio 2008.
MYMONETRO
Non è un paese per vecchi
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Viaggio in un deserto di violenzadi ImmanuelFeedback: 4237 | altri commenti e recensioni di Immanuel |
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lunedì 15 novembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non è un paese per vecchi. Non lo è per il vegliardo sceriffo interpretato da un perfetto Tommy Lee Jones. Vi si trova invence perfettamente a suo agio il pericoloso psicopatico che va a caccia di una valigia piena di denaro, Javier Bardem, anche lui pienamente all'altezza del ruolo assegnatogli. Uno squilibrato assassino che non esita a dare la stura a qualsiasi istinto di violenza pur di accreditarsi la meta suprema: l'arricchimento. Ma non c'è solo la caccia al denaro in questo folle. C'è un universo parallelo di sua ideazione regolato da leggi proprie, del quale è lui solo arbitro, che lo mette nella condizione di fare da giudice sulla vita delle persone. Un sistema oscuro nella mente degenerata di Bardem in virtù del quale testa o croce può significare stroncare una vita umana. Quest'ultima è succube dell'arbitrio umano, perché gli uomini nel deserto selvaggio oscillano tra il culto delle cose terrene e l'attrazione verso il polo della violenza: la vita umana è posta in mezzo a tali poli e per questo motivo è ritenuta secondaria rispetto al conseguimento degli obbiettivi primari per la belva umana. Una belva assassina che si lascia alle spalle una striscia di sangue interminabile. In questo deserto di raccapriccio e violenza il contraltare è rappresentato dalla figura discussa, rassegnata e sofferta dello sceriffo, impotente e sgomento di fronte a tanto male. Con nostalgia ritorna ai tempi andati, rivive gli scenari di una volta, ma alla fine non vi trova, nemmeno nel ricordo di questo, il sicuro rifugio, il rinfrancamento necessario. La violenza c'era prima, c'è oggi in misura spaventosamente maggiore. Lo spettatore diventa così, per i Coen, un voyeur del male che con morbosa attenzione aspetta la prossima esecuzione, ma non lo fa attraverso l'opportuna scenografia e gli adatti lambiccamenti che ci avrebbe mostrato Tarantino. I due registi riescono a farci compiere questo viaggio nella barbarie fermo restando, e di questo ce ne compiaciamo debitori, un solido distacco che ci pone in una posizione di critici rispetto ad un mondo del quale non vorremmo far parte.
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