Volver - Tornare

Pedro e le sue donne

Almodóvar ha 55 anni. Zapatero, il leader politico che ha cambiato alla svelta la perenne conservazione spagnola, da sempre bersaglio del regista, ha dieci anni meno di lui. La Spagna è mutata, ha meno bisogno di sarcasmo e critiche. I gay si sposano. Almodóvar, più che attaccare, adesso può "volvér", tornare al passato, evocare l'infanzia (La mala educación, bellissimo), rendere omaggio alle donne amate quando era piccolo. Per questi e altri motivi il regista sembra diventato più dolce, più nostalgico; molte volte ha dichiarato che Volvér, in parte autobiografico, è dedicato al ricordo ammirato di sua madre e delle amiche di lei, alla presenza della morte.
I suoi personaggi vivono fra Madrid e un paese de La Mancha dove le donne sono molto legate e solidali, abituate a darsi tanti baci ogni volta che s'incontrano. Nell'inizio trionfale del film queste donne, accompagnate da un lontano coro allegro e saltellante da contadine, puliscono le tombe con lo slancio e l'energia con cui potrebbero pulire la cucina. L'omaggio di Almodóvar all'eroismo quotidiano femminile è un film fatto benissimo, divertente, nervoso, girato da un autentico maestro, interpretato magnificamente soprattutto da Penelope Cruz truccata, spettinata, scollata, vestita come Sophia Loren nei Cinquanta; però manierato, freddo.
Bisogna essere incontentabili per rimpiangere L'indiscreto fascino del peccato, Matador, La legge del desiderio, Légami, i film diretti da Almodóvar negli anni Ottanta, così appassionati e sardonici: eppure un certo rimpianto lo si prova, nonostante i trionfi del Festival di Cannes.
Da L'Espresso, 8 giugno 2006


di Lietta Tornabuoni, 8 giugno 2006