Volver - Tornare

Che splendido affresco tutto coniugato al femminile ci ha regalato Almodovar! Un nuovo, stupendo capolavoro immerso nei colori splendenti di una Spagna rurale e contadina percossa da venti (e passioni) turbolenti e impetuosi, “arroventata” da incendi così devastanti, destinati a lasciare cicatrici profonde e sanguinanti oltre il tempo e la vita. Volver … tornare per ritrovarsi… per costruire un nuovo contatto e poter finalmente svelare segreti, confessare colpe e rimorsi, riconciliarsi e riconciliare. Eccezionale prova di maturità e di equilibrio quella offerta dal regista nel racconto appassionato fra “commedia” e “dramma”, di una saga contemporanea che confronta e contrappone tre diverse generazioni di donne delle stessa famiglia - tutte ugualmente “segnate” dalle prepotenze prevaricatrici del “maschio” - accomunate da una inconsueta uniformità dello sguardo che permette loro di andare al di là delle apparenze e di “accettare” persino il “soprannaturale” con il genuino candore di chi è abituato da sempre a dare alla morte un valore non difforme a quello della vita. In Volver infatti – e questa volta in maniera ancor più accentuata e definitiva che in altre circostanze - ci sono “davvero solo e soltanto donne” (le imprevedibili, carnali creature Almodovariane) perché gli uomini sono presenze decisamente marginali e non ci fanno davvero una bella figura: o sono solo raccontati, o “spariscono” presto (ma non senza aver fatto danni). Rimangono comunque incombenti e minacciosi, lasciando la “traccia” della sofferenza in chi continuerà a “volerli” piangere (o persino “rimpiangere”) con una dedizione quasi morbosa, spesso accudendo con cura maniacale le loro tombe (stupenda la prima carrellata nel cimitero sui titoli di testa, tutta polvere e “brulichio” operoso di donne sferzate da un vento impetuoso e travolgente). Egregiamente supportato dalla prova maiuscola di un ispirato stuolo di attrici, prime fra tutti la ritrovata, grandiosa Carmen Maura (comico e tragico fantasma ritornato dal passato) e una carnosamente opulenta Penelope Cruz, (innamorato “omaggio” alle dive del periodo “magico” della nostra cinematografia), Volver è un film che “vive” soprattutto di sguardi e di “corpi”, di contrasti violenti e di fiammeggianti contrapposizioni, fra rapinosi movimenti di macchina classicheggianti e sublimi, un tessuto musicale come al solito pertinente e appassionato, e “antiche” vestagliette a fiori su gambaletti di nylon un poco demodé, di struggente impatto emotivo.