paolp78
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sabato 13 agosto 2022
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piacevolmente laconico
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Ci sono alcuni autori, anche di grande successo, che propongono uno stile verboso, con monologhi prolissi e dialoghi estenuanti, eppure come recita un famoso detto “un silenzio vale più di mille parole”. Questo pare essere il motto che il talentuoso ed anticonformista regista americano Jim Jarmusch ha fatto proprio nel realizzare “Broken Flowers”.
La pellicola che può essere definita una commedia amara, adotta una narrazione simpaticamente malinconica che riesce a ben intrattenere e divertire lo spettatore, ma anche ad indurre, sempre gradevolmente, alte riflessioni su importanti tematiche esistenziali.
La cifra stilistica dell’opera è colta in pieno ed esaltata da Bill Murray che interpreta stupendamente il protagonista; il personaggio taciturno che gli viene affidato esalta la deliziosa ironia sui generis di Murray, che ne esce benissimo con una performance nella quale pare che il sardonico comico americano abbia ottenuto il massimo risultato col minimo sforzo.
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Ci sono alcuni autori, anche di grande successo, che propongono uno stile verboso, con monologhi prolissi e dialoghi estenuanti, eppure come recita un famoso detto “un silenzio vale più di mille parole”. Questo pare essere il motto che il talentuoso ed anticonformista regista americano Jim Jarmusch ha fatto proprio nel realizzare “Broken Flowers”.
La pellicola che può essere definita una commedia amara, adotta una narrazione simpaticamente malinconica che riesce a ben intrattenere e divertire lo spettatore, ma anche ad indurre, sempre gradevolmente, alte riflessioni su importanti tematiche esistenziali.
La cifra stilistica dell’opera è colta in pieno ed esaltata da Bill Murray che interpreta stupendamente il protagonista; il personaggio taciturno che gli viene affidato esalta la deliziosa ironia sui generis di Murray, che ne esce benissimo con una performance nella quale pare che il sardonico comico americano abbia ottenuto il massimo risultato col minimo sforzo.
Ottimo anche il resto del cast che con l’esclusione di Jeffrey Wright è tutto al femminile: Sharon Stone, Frances Conroy, Jessica Lange e Tilda Swinton sono tutte bravissime e benché restino poco sullo schermo riescono comunque a lasciare il segno nei ruoli delle vecchie fiamme del protagonista, col quale trovano tutte un’apprezzabile intesa. Molto bene anche il resto del cast.
La pellicola si giova di un'ottima sceneggiatura di cui sempre Jarmusch è l’autore, come anche del soggetto: particolarmente apprezzabile l’idea del viaggio a tappe in diverse località ed in diversi contesti sociali, elemento che offre al regista la possibilità di offrire quattro diversi ritratti femminili dell’America moderna.
Il viaggio del protagonista ha come scopo quello di svelare un mistero che accompagna tutto il film, aspetto questo che contribuisce efficacemente a tenere desto l’interesse dello spettatore.
Il finale sebbene possa non soddisfare in pieno (soprattutto i più curiosi), è in realtà ben riuscito e perfettamente aderente allo stile laconico e sarcastico dell’opera.
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rush
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mercoledì 15 settembre 2021
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il nulla...lasciate perdere proprio!!!
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Grandi aspettative per un grande bill murray che adoro come attore...cast al seguito di primissimo livello...Ma film imbarazzante. Mi ha forse strappato un sorriso al massimo in un ora e 40...il resto è noia. E il finale non finale più patetico ancora...girate alla larga credetemi...
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rush
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mercoledì 15 settembre 2021
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il nulla...lasciate perdere proprio!!!
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Grandi aspettative per un grande bill murray che adoro come attore...cast al seguito di primissimo livello...Ma film imbarazzante. Mi ha forse strappato un sorriso al massimo in un ora e 40...il resto è noia. E il finale non finale più patetico ancora...girate alla larga credetemi...
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alexander 1986
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martedì 5 gennaio 2016
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murray più vero del personaggio
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L'ex-imprenditore Don Johnston (Bill Murray), un tempo dongiovanni e ora cinquantenne single e depresso, riceve una strana lettera anonima: una vecchia fiamma gli rivela di avere avuto un figlio da lui, e che questi - ormai adolescente - lo sta cercando. Tentato di sapere chi sia l'autrice della missiva, Don si reca in visita alle uniche donne da lui frequentate nel periodo 'incriminato'. Riuscirà a scoprire la verità, e a trovare suo figlio?
Un Bill Murray calato perfettamente nel ruolo che forse interpreta anche nella vita, in una pellicola dal sapore amaro. Ma non troppo.
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gambardella
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sabato 24 gennaio 2015
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hai le traveggole
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il regista è indipendente e più che noto , trattasi di film e non di americanata, non è un capolavoro ma un ottimo film . ironico e malinconico con un attore in stato di grazia.è un film che racconta una storia vera, plausibile senza enfasi ne esaltazioni, molto simile a film come a proposito di davis o gran torino anche se questi sono nettamente superiori.
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aldo marchioni
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lunedì 19 gennaio 2015
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quasi nulla, giusto qualcosa
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Solitamente Jim Jarmusch non mi trasmette nulla, nemmeno il vuoto (il vuoto è qualcosa, è più di nulla).
Qui, un po' di vuoto c'è. Di tutti i film di Jarmusch che ho avuto la sventura di vedere, questo è l'unico che ha qualcosa di guardabile, l'unico che mi ha trasmesso quache sentimento che non fosse stupidità (tipo Solo gli amanti Sopravvivono).
C'è da dire che Jarmusch riesce, al solito, a far sembrare suallidissimi paesaggi meravigliosi. Ho riconosciuto, dalle inquadrature, i monti Appalachi, in autunno, quando le foglie cambiano colore: ci sono stato, esattamente in quella stagione. E' un paesaggio che si fotografa da solo, se affidate la vostra fotocamera ad una scimmia, avrete comunque immagini da levare il fiato.
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Solitamente Jim Jarmusch non mi trasmette nulla, nemmeno il vuoto (il vuoto è qualcosa, è più di nulla).
Qui, un po' di vuoto c'è. Di tutti i film di Jarmusch che ho avuto la sventura di vedere, questo è l'unico che ha qualcosa di guardabile, l'unico che mi ha trasmesso quache sentimento che non fosse stupidità (tipo Solo gli amanti Sopravvivono).
C'è da dire che Jarmusch riesce, al solito, a far sembrare suallidissimi paesaggi meravigliosi. Ho riconosciuto, dalle inquadrature, i monti Appalachi, in autunno, quando le foglie cambiano colore: ci sono stato, esattamente in quella stagione. E' un paesaggio che si fotografa da solo, se affidate la vostra fotocamera ad una scimmia, avrete comunque immagini da levare il fiato. Ecco, Jim Jarmusch riesce nell'impresa impossibile di far sembrare piatto e banale un simile capolavoro di Dio e della natura. Delle due l'una: o lo fa di proposito, e questo non depone a favore dell'intelligenza del regista. O lo fa senza renderesene conto: il che qualifica Jarmush come un incapace. Quanto meno della fotografia.
Ciò detto, la storia qualche spunto di riflessione lo da. Ma che noia ...
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[+] forse il film e'' stato sopravvalutato.
(di no_data)
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emimar
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giovedì 16 ottobre 2014
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andropausa
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Film minimalista, sembra non tracciare nulla della personalità delle persone, ma...
Il personaggio è maschile ma in fondo può essere anche applicato ad una donna, vedetelo come uno spunto di riflessione su quel che si è stati e sulla confusione che sopraggiunge una volta che l'età psicologica è ad un punto cruciale della vita, quando ci si rende conto che non si riesce più ad essere spensierati.
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angelo umana
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martedì 13 maggio 2014
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paternità cercata, nuova ragione di vita
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In “Stanno tutti bene” del 2009 il pensionato Robert De Niro pensava a quanto utile era stato il suo lavoro, aver consentito a milioni di voci di parlarsi, ricopriva di PVC i cavi telefonici che “trasportano” la voce della gente, “quante cose in un filo di fiato” (ma questa è una canzone di Celentano). Affascinante è anche pensare ai viaggi che fanno le lettere trasportate dalla US Mail, dalle buche delle lettere ai nastri di smistamento, fino ai furgoni e agli aerei. In questo film pure affascinante di Jim Jarmusch, ma del 2005, una di queste lettere, di colore rosa e anonima, arriva allo svagato Don-Bill Murray, sessantenne dongiovanni che ha passato molte donne e molti letti e che, riferimento non casuale, vediamo osservare distrattamente un film in tv su Don Giovanni.
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In “Stanno tutti bene” del 2009 il pensionato Robert De Niro pensava a quanto utile era stato il suo lavoro, aver consentito a milioni di voci di parlarsi, ricopriva di PVC i cavi telefonici che “trasportano” la voce della gente, “quante cose in un filo di fiato” (ma questa è una canzone di Celentano). Affascinante è anche pensare ai viaggi che fanno le lettere trasportate dalla US Mail, dalle buche delle lettere ai nastri di smistamento, fino ai furgoni e agli aerei. In questo film pure affascinante di Jim Jarmusch, ma del 2005, una di queste lettere, di colore rosa e anonima, arriva allo svagato Don-Bill Murray, sessantenne dongiovanni che ha passato molte donne e molti letti e che, riferimento non casuale, vediamo osservare distrattamente un film in tv su Don Giovanni. Il nostro Don sembra riflettere su glorie passate che non lo animano più, abbastanza agiato per il suo passato nel business dei computers, con la bottiglia di Moet et Chandon sul tavolo. La sua noia e indolenza assomigliano molto a quella dell’ex rocker Sean Penn in “This must be the place”, altro film del nostro Sorrentino del 2011: entrambi paiono aver bisogno di un motivo per rianimarsi, uno scopo da perseguire e che li metta in marcia.
A Don la ignota ex amante di vent’anni prima ha scritto che ebbe un figlio da lui, ma non lo avvertì, non gli disse niente essendo la loro ormai “una storia che era acqua passata”. Il figlio sarebbe ora un “timido e riservato 19enne”, interessato alla filosofia (dalla descrizione anonima parrebbe un tipo un po’ svagato come Don), che forse lo cerca, è scritto nella lettera. L’amico e vicino di casa Winston, molto diverso da lui, legato alla famiglia e ai suoi cinque bambini, appassionato di detectiveness, gli organizza un viaggio attraverso l’America per far tappa da tutte le sue ex fidanzate, una delle quali deve essere la possibile madre autrice della lettera, scritta con una macchina da scrivere anch’essa rosa, un indizio.
Come l’ex musicista Sean Penn che parte per cercare l’aguzzino di suo padre, Don intraprende un po’ controvoglia questo viaggio, ma in fondo un motivo lo trova: la paternità che non ha mai avuto, conoscere questo figlio, una nuova ragione di vita. Le tappe sono nelle case e le vite diverse delle ex amanti, a cui si presenta sempre con un mazzo di rose (consiglio di Winston). Quasi tutte lo accolgono volentieri e con curiosità o almeno educatamente, due sono le cene silenziose e con qualche imbarazzo, tutto molto ironico come pieno d’ironia è il film: a casa della creatrice di look Laura-Sharon Stone e presso l’agente immobiliare Dora-Frances Conroy. Altro ex amore è la veterinaria che comunica con gli animali, “nientepocodimeno” che Carmen-Jessica Lange e poi c’è la più sregolata e violenta, che vive accanto a una specie di rurale autorimessa con due uomini altrettanto violenti, la bellissima Penny-Tilda Swinton, la più sospettabile come autrice della lettera e madre del ragazzo che Don cerca. Un viaggio nelle vite private del grande ventre americano.
Don incontrerà casualmente un ragazzo che potrebbe essere il figlio cercato. Parlano per strada, costui chiede tra l’altro all’anziano un pensiero saggio, che in effetti capta la sua attenzione. La frase famosa di Don è “Il passato è passato, questo lo so, e il futuro non è ancora arrivato, così l’unica cosa che esiste è il presente”. Quando però Don gli chiede di suo padre il ragazzo dice di non saperne nulla e di non volerne parlare: fugge via ad un gesto di avvicinamento di Don. Il regista Jim Jarmusch ha creato un’atmosfera da cui dispiace distaccarsi, ma i 105 minuti di Broken Flowers ci han detto già tutto. Magnifico.
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biscotto51
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mercoledì 15 gennaio 2014
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demenziale
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Leggo che "Bill Murray offre a Jim Jarmusch una delle sue migliori interpretazioni".
Il mitico Sergio Leone diceva che Clint Eastwood aveva due espressioni: col sigaro e senza sigaro. In questo film demenziale Bill Murray di espressioni ne ha una sola: un viso di marmo che non cambia in nessuna circostanza, e in nessuna circostanza assume un qualsiasi sentimento o emozione. Come possa un personaggio così interpretare un maturo Dongiovanni é un mistero divino. Alle donne piacciono i pali? Un paracarro é più espressivo. Non parliamo della trama e della storia. Film interpretato dalla Stone e dalla Lange per portare a casa un po' di dollari.
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Leggo che "Bill Murray offre a Jim Jarmusch una delle sue migliori interpretazioni".
Il mitico Sergio Leone diceva che Clint Eastwood aveva due espressioni: col sigaro e senza sigaro. In questo film demenziale Bill Murray di espressioni ne ha una sola: un viso di marmo che non cambia in nessuna circostanza, e in nessuna circostanza assume un qualsiasi sentimento o emozione. Come possa un personaggio così interpretare un maturo Dongiovanni é un mistero divino. Alle donne piacciono i pali? Un paracarro é più espressivo. Non parliamo della trama e della storia. Film interpretato dalla Stone e dalla Lange per portare a casa un po' di dollari.
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[+] sui dollari d'accordo ma ...
(di angelo umana)
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jacopo b98
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domenica 29 dicembre 2013
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una commedia agrodolce sul senso della vita
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Don Johnston (Murray) è un ex donnaiolo che ha fatto fortuna nel ramo dei computer. Un giorno riceve una lettera anonima da una delle sue amanti passate che gli comunica che ha un figlio di quasi vent’anni. Don, spinto dal vicino di casa (Wright), parte per un viaggio alla ricerca del figlio e fa visita alle sue quattro amanti. Scritto e diretto da Jarmush è un divertente dramma intimista sul passato e sulla ricerca del senso della vita. Don, uomo annoiato e deluso da una vita che gli offerto poco, parte alla ricerca di una verità impossibile da scovare. Ma l’importante è che, come si vede nella scena finale, un figlio da qualche parte c’è.
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Don Johnston (Murray) è un ex donnaiolo che ha fatto fortuna nel ramo dei computer. Un giorno riceve una lettera anonima da una delle sue amanti passate che gli comunica che ha un figlio di quasi vent’anni. Don, spinto dal vicino di casa (Wright), parte per un viaggio alla ricerca del figlio e fa visita alle sue quattro amanti. Scritto e diretto da Jarmush è un divertente dramma intimista sul passato e sulla ricerca del senso della vita. Don, uomo annoiato e deluso da una vita che gli offerto poco, parte alla ricerca di una verità impossibile da scovare. Ma l’importante è che, come si vede nella scena finale, un figlio da qualche parte c’è. Notevole è infatti la scelta di far interpretare la “parte” del figlio al vero figlio di Murray. Recitato benissimo, anche se il protagonista è un po’ monocorde, con una bellissima colonna sonora, è il meritevole vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes 2005.
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[+] la ricerca della paternità è un buon motivo?
(di angelo umana)
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