Terapia d'urto

Roberto Nepoti

Dave Buznik è un tipo calmo ed equilibrato; almeno fino al giorno in cui, a bordo di un aereo, un odioso sconosciuto non lo fa uscire dai gangheri. Condannato a seguire una terapia per il controllo dell'aggressività, Dave finisce proprio nelle grinfie del matto: alias l'eminente dottor Buddy Rydell, che gli invade l'esistenza con i suoi metodi antitradizionali. L'idea di partenza (sano-falso pazzo vs. pazzo-falso sano) mette in allerta: tra le infinite variazioni americane della commedia di strana coppia, quella che assortisce paziente e strizzacervelli è una delle più logorate dall'uso. C'era una speranza, ossia che il tema dello stress, molto attuale, e del suo contenimento obbligato ispirasse le due vedette: Adam Sandler, specializzato in un personaggio regressivo di timido soggetto a scatti d'ira, e Nicholson, in sospetto di turbe mentali almeno dai tempi di Shining. Il pubblico americano, che ha fatto di Terapia d'urto un hit di cassetta, ha gradito; però il risultato è al disotto delle possibilità. Se di recente avevamo trovato Jack ( A proposito di Schmidt) e Adam ( Ubriaco d'amore) in pieno tentativo d'autorinnovamento, qui si accontentano entrambi di raschiare i rispettivi repertori, ai limiti dell'autocaricatura. Sotto la direzione di uno yes-man che si guarda bene dal mischiarsi nella faccenda, eseguono il numero al minimo dell'impegno sindacale: più simpatico il giovane, un po' irritante il veterano nel suo continuo strizzar d'occhi e inarcare di sopracciglia. Anzichè disegnare una progressione drammatica, la commedia compila un'antologia di gag - alcune divertenti, più spesso mosce - dando la sensazione di non sapere bene dove andrà a parare. Divertenti le comparsarte dell'ex-sindaco di New York Giuliani e del tennista McEnroe, nella parte di se stessi. Da La Repubblica, 14 giugno 2003


di Roberto Nepoti, 14 giugno 2003