Fuori in 60 secondi

Roberto Nepoti

Randell Raines detto Memphis (Nicolas Cage), campione della categoria furti d'auto, si è ritirato dagli affari in seguito a una promessa fatta a mamma. Ci si deve rimettere, però, e compiendo il colpo più spericolato di tutta la sua carriera, per salvare la pelle a Kip (Giovanni Ribisi), fratellino nei guai. Un gangster sadico di nome Raymond Calitri, che spregia il modello di vita americano e la bandiera stelle-e-strisce, lo ricatta pretendendo da lui cinquanta preziose auto (cinquanta, non quarantanove); il tutto nel giro di settantadue ore. Memphis, allora, ricostituisce la vecchia équipe, comprendente il veterano Robert Duvall e la sua ex-ragazza (ma ancora innamorata) Angelina Jolie con una acconciatura bionda che fa tendenza. Vi aggiunge un gruppo di ladri giovani, capaci però solo di mettersi nei guai. Il resto va avanti secondo la formula fissa del produttore Jerry Bruckheimer: tipi tosti, inseguimenti, cazzotti, sparatorie e lotta contro l'orologio. Sfascia-botteghini in America (25 milioni di dollari nel primo week- end), Fuori in 60 secondi è un actioner del filone "guardie, auto e ladri" che riprende soggetto e titolo da Gone in 60 Seconds, film del 1974 diretto da un regista, H.B. Halicki, morto in un incidente stradale. Come ognun vede, la storia non è densa di implicazioni psicologiche né di risvolti arcani. A pari merito con Cage (che dichiara di avere guidato personalmente in alcune sequenze spericolate), le star sono le macchine: Ferrari, Lamborghini, Mercedes, Bmw e gioielli d'epoca come una Mustang del '67, che è il vero oggetto del desiderio di Randall. Dirige Dominic Sena, regista di spot, videoclip e di un lungometraggio con Brad Pitt ( Kalifornia), dal cognome che evoca lo sfortunato campione di automobilismo. Persuaso di confezionare immagini per la pubblicità, Sena confonde spesso la rapidità di montaggio con la concitazione. La sua macchina cinematografica, in altre parole, andrebbe revisionata; comunque l'azione è serrata e in complesso divertente. Resta da fare, su un film del genere, un rilievo di tipo etico. Fuori in 60 secondi sembra un messaggio promozionale in favore dei ladri d'automobili, simpaticoni spinti al furto più dalla passione per i motori rombanti e le belle carrozzerie che non da motivi venali. Basta vedere il poliziotto (Delroy Lindo), altrettanto innamorato delle macchine, che perseguita il protagonista ma, in fondo, lo ammira.
DaLa Repubblica, 17 settembre 2000


di Roberto Nepoti, 17 settembre 2000