Amarcord

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Un film di Federico Fellini. Con Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Giuseppe Ianigro.
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Commedia, Ratings: Kids+16, durata 127 min. - Italia 1973. - Cineteca di Bologna uscita lunedì 14 settembre 2015. MYMONETRO Amarcord * * * * 1/2 valutazione media: 4,75 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Ritorno al borgo Valutazione 5 stelle su cinque

di Paolo 67


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venerdì 25 novembre 2011

Il film che riportò Fellini al centro del dibattito internazionale e gli conquistò il quarto Oscar, girato nel più assoluto segreto in una Rimini tutta ricostruita a Cinecittà, è un viaggio nel paese dell'infanzia e dell'adolescenza di Federico, ambientato in un'Italia provinciale durante il fascismo, che il maestro riminese vedeva come il simbolo di una adolescenza protratta. Nato dall'esigenza di ricordare per uscire dai condizionamenti ancora presenti nell'anima italiana delle illusioni del passato, di una certa educazione, esprime sentimenti contrastanti, tra l'evidenza, sottolineata dalle situazioni cialtronesche e buffe, di una condizione ignorante e un po' folle e la nostalgia complice per un piccolo mondo antico perduto, in cui può essere dolce ritrovarsi e ritemprarsi. Scorrono in una galleria di episodi straordinariamente espressivi i fantasmi e i mostri dell'Italia anni '30, dai professori ai vitelloni, dai fascisti in divisa agli scolari maneschi, un avvocato pieno di retorica, una ninfomane, un venditore di bruscolini, straniti patrizi e figurine dell'epoca (come la Gradisca, che evoca le signorine del Boccasile, e sua sorella). La finzione esplicita rivelata da un'inquadratura delle onde del mare, dove si vede benissimo che è un telo di plastica (così come è evidente la ricostruzione nella scena del transatlantico Rex, che al pari di uno straordinario Ciccio Ingrassia su un albero possiede una grande pregnanza simbolica) è la genialissima sintesi che Fellini opera dell'estetico col politico, a dimostare nella mediocrità dell'imitazione la piattezza conformista di quegli anni. Il fascismo come esibizione, velleitario riscatto di frustrazioni e delusioni: senza che gli sia mai stata riconosciuta una specifica intelligenza politica, Fellini è più acuto nell'interpretare quell'epoca di tanti altri. Ma il significato più profondo del'opera, come al solito in questo autore, sta nei sentimenti di meraviglia e della morte. Forse da quell'adolescenza gli uomini, non soltanto italiani, non si libereranno mai, la provincia diventa un luogo metafisico, il giudizio, che in Fellini se vuole è lucidissimo, e amaro e disincantato, lascia il posto a una accettazione anche stoica di tutto e di tutti trasportati nel mito, trasfigurati, aiutato da Tonino Guerra, un poeta che ha illuminato un pezzo importante di cinema italiano, in un incanto poetico e fiabesco di fatti e personaggi in una luce che sembra universale. Forse è il film dove Fellini ha fuso meglio il diario intimo con quello storico che costituiscono i fondamenti strutturali della sua opera. Concepito in un momento felicissimo dell'ispirazione dell'autore, "Amarcord" nella sua coesione ha, vera summa felliniana, una straordinaria ricchezza di toni, dal burlesco allo struggente nel rappresentare la realtà comunque nella sua capacità di stupire e rapire. Come sempre Fellini è sconcertante nel dar corpo ai desideri, i sogni, le fantasie, specialmente per quanto riguarda la donna (come nell'episodio della tabaccaia, proiezione fantastica di un provinciale represso e mammone), così come è capace di restituire il calore umano, il senso di festa, come ne "La dolce vita", in "Otto e mezzo", in tutti i suoi film, caratterizzati da una serena e stoica accettazione della vita per come è, ancora una volta dolce anche nel ricordo, anche se di una realtà chiusa anche dalla sua rimozione nella quale Fellini ha avuto il merito in maniera così straordinaria, di farci riconoscere, per magari anche riflettere e diventare più adulti.

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