giulio andreetta
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sabato 2 maggio 2020
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disperazione e nostalgia creano il capolavoro
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Non si tratta certamente di una Rimini da cartolina quella che è proposta da Fellini. Il ricordo da nostalgico, a tratti diventa disperato, ma a temperare il tutto vi è - come sempre in Fellini del resto - una costante atmosfera onirica. Indubbiamente la Rimini degli anni Settanta doveva già aver completamente perso il volto rurale e contadino che ancora conservava negli anni '30. E' un film amaro, sul passaggio del tempo, sull'esaltazione di una singolarità che mai più potrà tornare come prima. L'apparente staticità di alcuni momenti della pellicola non fa che confermare con amarezza il desiderio che il tempo possa in qualche modo fermarsi, possa, per una sorta di prodigio, invertire il suo corso.
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Non si tratta certamente di una Rimini da cartolina quella che è proposta da Fellini. Il ricordo da nostalgico, a tratti diventa disperato, ma a temperare il tutto vi è - come sempre in Fellini del resto - una costante atmosfera onirica. Indubbiamente la Rimini degli anni Settanta doveva già aver completamente perso il volto rurale e contadino che ancora conservava negli anni '30. E' un film amaro, sul passaggio del tempo, sull'esaltazione di una singolarità che mai più potrà tornare come prima. L'apparente staticità di alcuni momenti della pellicola non fa che confermare con amarezza il desiderio che il tempo possa in qualche modo fermarsi, possa, per una sorta di prodigio, invertire il suo corso. I contorni tra sogno, desiderio, e realtà non sono mai netti, e del resto come potrebbe essere nella pellicola più autobiografica di Fellini? Egli sembra mettere dentro questo film tutte le sue paure, tutta la sua grandezza - ancora inespressa all'epoca, in quanto solo un giovinetto - tutta la nostalgia non solo per un mondo, ma anche per un modo di vivere, per alcuni tipi umani che erano ormai scomparsi da tempo. E così quella sonnacchiosa e periferica provincia italiana diventa, grazie all'arte di Fellini, il centro del mondo, il centro di un ricordo che sembra voler dire esso stesso a questi personaggi che non hanno lasciato tracce nel mondo: "non vi ho dimenticato". Estremamente ben curata la fotografia. Musiche, come al solito quando si tratta di Nino Rota, ai massimi livelli di creatività e sottile ironia. Di sicuro un capolavoro dell'arte cinematografica.
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elgatoloco
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martedì 21 gennaio 2020
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amarcord un revival nazionale e non solo
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Rivedere"Amarcord"è sempre, di per sé un"Amarcord"(1973), dato che vuol dire, in romagnolo,. "Io mi ricordo", con univerbazione che agglomera pronome personale e verbo all'indicativo presente, prima persona singolare. E lo sguardo, però, è quasi"proustianamente universale", possiamo dire. in quanto cogliamo la ridicolaggine del fascismo, con i suoi aspetti di tronfia retorica, di oppressione, ma soprattutto grotteschi, la vita familiare, tra gioie(invero poche)e dolori, compreso il più grande, la perdita della madre(un'eccelsa Pupella Maggio), il personaggio più"soggettivo"(Bruno Zanin, alter ego dello stesso Fellini, che, appunto, "ricorda"), la fascinazione per il sesso dalla prima adolescenza alla fine, i sogni e tutto il resto, dove la dimensione onirica è comunque onnipervasiva dall'incipit con il"rogo della vecia"e tutto il resto alle sequenze nella e della nebbia, passando per tutto il resto, fino alle sequenzee finali del matrimonio della "Gradisca", una Magali Noe"l dei tempi migliori, senza ovviamente dimenticare lo zio"pazzo"(ma è lo psichiatra a relativizzare tale condizione, dicendo che le variazioni d'umore, dalla"follia"alla"normalità"avvengono in realtà in ogni persona, "normale"o"pazza"che sia.
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Rivedere"Amarcord"è sempre, di per sé un"Amarcord"(1973), dato che vuol dire, in romagnolo,. "Io mi ricordo", con univerbazione che agglomera pronome personale e verbo all'indicativo presente, prima persona singolare. E lo sguardo, però, è quasi"proustianamente universale", possiamo dire. in quanto cogliamo la ridicolaggine del fascismo, con i suoi aspetti di tronfia retorica, di oppressione, ma soprattutto grotteschi, la vita familiare, tra gioie(invero poche)e dolori, compreso il più grande, la perdita della madre(un'eccelsa Pupella Maggio), il personaggio più"soggettivo"(Bruno Zanin, alter ego dello stesso Fellini, che, appunto, "ricorda"), la fascinazione per il sesso dalla prima adolescenza alla fine, i sogni e tutto il resto, dove la dimensione onirica è comunque onnipervasiva dall'incipit con il"rogo della vecia"e tutto il resto alle sequenze nella e della nebbia, passando per tutto il resto, fino alle sequenzee finali del matrimonio della "Gradisca", una Magali Noe"l dei tempi migliori, senza ovviamente dimenticare lo zio"pazzo"(ma è lo psichiatra a relativizzare tale condizione, dicendo che le variazioni d'umore, dalla"follia"alla"normalità"avvengono in realtà in ogni persona, "normale"o"pazza"che sia....)che"vuole una donna"(un Ciccio Ingrassia inedito e che anche in seguito non avrebbe più ripetutto una simile performance, né da attore né da regista, per il breve periodo in cui si è prodotto come tale). Un mondo sempre sognante, quello felliniano, che ha in sé, confomemente ai versi di Paul Fort""amour et misère", rimanendo in ogni caso"la me"me chanson". Uno dei film più personali e felliniani(per dire la somma tautologia, in qualche modo)di Fellini, in una chiave difficilmente iterabile, pur se dopo questo film la carriera di Fellini era stata ancora relativamente lunga, includendo altri due decenni. Senza interpreti iperfamosi(anche Zanin, che mi risulti, dopo quel film non ha più realizzato moltissimo), salvo quelli citati, "Amarcord"è un inno non alla sola Romagna(molti Romagnoli non vi ci si riconoscono, dato che per es.a Forlì di Rimini si dice talora"Ma non p vera Romagna!")ma al mondo intero, pur se naturalmente situato in un'epoca anche storicamente anteriore rispetto al 1973, anno di realizzazione, di almeno quattro decenni... El Gato
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diskol88
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domenica 10 novembre 2019
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omertà e muri sono inaspetati e ovunque, film.
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per questi tipi di film e argomento, si dovrebbe cominciare
dal 44, e il periodo bellegerante, in cui distrecarsi e come
un labirinto altrettanto e senza esuberanza alcuna
gli sbarchi ecc ecc, anche se sono cose che
da 100 anni se ne parla e ricordandoci però, nonostante
ciò, che se dietro a ogni grande uomo vi è una grande donna altresì
dietro a un grande criminale vi è una grande criminale,
e bei tempi anche quando j wayne incantava come totò, comicità,
dirlo è indispensabile, per un acclamamento come
si deve della storia e del film,
se non matematica e conoscerne il signifcato senza parlare
di femminicidi quando non sia il caso o altre cose,
le persecuzioni.
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per questi tipi di film e argomento, si dovrebbe cominciare
dal 44, e il periodo bellegerante, in cui distrecarsi e come
un labirinto altrettanto e senza esuberanza alcuna
gli sbarchi ecc ecc, anche se sono cose che
da 100 anni se ne parla e ricordandoci però, nonostante
ciò, che se dietro a ogni grande uomo vi è una grande donna altresì
dietro a un grande criminale vi è una grande criminale,
e bei tempi anche quando j wayne incantava come totò, comicità,
dirlo è indispensabile, per un acclamamento come
si deve della storia e del film,
se non matematica e conoscerne il signifcato senza parlare
di femminicidi quando non sia il caso o altre cose,
le persecuzioni... sono da ambedue le situazioni, e non crediamo più
di tanto e a lungo a altre cose se non a
tale dunque principio fosse anche di complicità, che spesso è
fondamentale e di egual gravità, per cui sulla
base di ciò, è fondamentale tenerne conto..., non è che arrivano
dei manager marchionici con qualche pilota acclamato da un'altra parte
e poi similnazi, o presidenti nominati e eletti
dopo diatribe con chi ce li aveva i voti,
da gente senza voti, nominati a loro volta da
establishment, con intenzioni rottamiche, e nominano
segretamente... persone che e ben vedere conforontano la
loro immagine con chi ha combattuto e hanno vinto nel mondo il
conflitto..., pilotando con un risultato mondiale, non
per sghiribizzo del sè, altresì
dunque in caso avere un comportamento
adeguato a tale evidenza, per non essere ne
sottoposti a figure del caso e non essere altresì ingannati con
le stesse modalità dei più noti crminali, quello che
fu fatto allora fu due volte barbarie, perchè neanche
ghedafi hitler e mussolini meritavano un comportamento
così e come il loro ma l'applicamento della legge, però se
si guarda al popolo, esso, se ne accorse, sia nel caso di
hitler e la braun sia nel caso
di mussolini e la petacci, e che
per informazione non erano fo e la rame ecc ecc, malgrado
il non perseguimento della legge nei loro confronti,
e duque sbagliando, anche se non fu una caccia alle
streghe, perchè delinquere o essere complici
nel delinquere conoscendo e avendo le stesse omertà di chi
non evidenzia maltrattamento femminicidi e criminalità non
sono ne bellezze femminili e neanche sport, amrcord, per il film...
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.anja.
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mercoledì 4 settembre 2019
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film faticoso
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Mi è piaciuto molto "la strada"... ma questo film? Visto a pezzi per la noia....Scenette ridondanti (ne vedi una e sono tutte uguali), attori (anche bravi) che si esibiscono in pose manierate e noioise... caricature vuote e pesanti che più che farti sorridere ti fanno sbadigliare. L'unica cosa carina che passa è la nostalgia dell'adolescenza, i tempi d'oro di noi tutti... Fellini...che ha continuato ad essere acclamato perchè ormai un nome nelle parrocchiette giuste...tanto tanto fumo...e poco arrosto. Beati quei tempi per chi faceva cinema...oggi tanti talenti magari pieni di idee fanno veramente difficoltà ad emergere...mentre questo regista, Fellini, che doveva sforzarsi a livello immane per trovare un briciolo di fantasia per avviare un progetto,.
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Mi è piaciuto molto "la strada"... ma questo film? Visto a pezzi per la noia....Scenette ridondanti (ne vedi una e sono tutte uguali), attori (anche bravi) che si esibiscono in pose manierate e noioise... caricature vuote e pesanti che più che farti sorridere ti fanno sbadigliare. L'unica cosa carina che passa è la nostalgia dell'adolescenza, i tempi d'oro di noi tutti... Fellini...che ha continuato ad essere acclamato perchè ormai un nome nelle parrocchiette giuste...tanto tanto fumo...e poco arrosto. Beati quei tempi per chi faceva cinema...oggi tanti talenti magari pieni di idee fanno veramente difficoltà ad emergere...mentre questo regista, Fellini, che doveva sforzarsi a livello immane per trovare un briciolo di fantasia per avviare un progetto,...è acclamato come fosse un dio, mah. Ath9
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marco rossi
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domenica 4 agosto 2019
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am(h)ar(d)cord
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Uno sconclusionato collage di situazioni pigramente tenuto insieme solo grazie al mestiere del grande regista e al prezioso contributo di Rota. Sostazialmente si tratta di una elegante via di mezzo tra un film di Tinto Brass e una commedia sexy all'italiana. Sono parzialmente d'accordo con quanto affermato nella recensione principale: un "niente" molto bel confezionato che però, se fosse stato girato da un "Piergiorgio Trabucchi", non sarebbe di certo stato acclamato come un capolavoro. Penso che per riconciliarmi andrò a rivedermi 8½.
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gordo95
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giovedì 3 novembre 2016
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"io mi ricordo"
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Amarcord si presenta come il film "più autobiografico" del maestro Fellini seppur non sia certo una novità il portare sè stesso sullo schermo. Il titolo difatti ci aiuta a comprendere quanto Fellini ci sia in questa pellicola (Amarcord è la univerbazione di "Io mi ricordo"). Fellini ci presenta la sua Rimini adolescenziale tramite le avventure degli abitanti del capoluogo: una formosa tabbaccaia, una ninfomane, "Gradisca" (una donna in cerca di un marito), un cantante cieco, i fascisti che presiedevano la zona e soprattutto la famiglia di Titta (alter-ego onirico di un adolescente Fellini). Il regista emiliano riesce a tenerci incollati allo schermo per due ore dipingendoci un passato ormai perduto dove anche le cose più semplici riuscivano a stupire (memorabile in questo senso la scena in cui tutti escono dal cinema per giocare con la neve e rimangono esterrefatti alla vista di un pavone).
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Amarcord si presenta come il film "più autobiografico" del maestro Fellini seppur non sia certo una novità il portare sè stesso sullo schermo. Il titolo difatti ci aiuta a comprendere quanto Fellini ci sia in questa pellicola (Amarcord è la univerbazione di "Io mi ricordo"). Fellini ci presenta la sua Rimini adolescenziale tramite le avventure degli abitanti del capoluogo: una formosa tabbaccaia, una ninfomane, "Gradisca" (una donna in cerca di un marito), un cantante cieco, i fascisti che presiedevano la zona e soprattutto la famiglia di Titta (alter-ego onirico di un adolescente Fellini). Il regista emiliano riesce a tenerci incollati allo schermo per due ore dipingendoci un passato ormai perduto dove anche le cose più semplici riuscivano a stupire (memorabile in questo senso la scena in cui tutti escono dal cinema per giocare con la neve e rimangono esterrefatti alla vista di un pavone). Il film è raccontato con leggerezza e ironia ma non manca di spunti riflessivi, come ad esempio quando tutto il paese è avvolto nella nebbia e, offuscata la realtà di quel piccolo borgo, ognuno si lascia andare ai propri sogni, cancellando per qualche istante il presente e il passato. Nel finale "Gradisca" trova marito e abbandona il paese lasciando alle sue spalle tutta una vita fatta di esperienze, delusioni ed emozioni come in fondo ognuno di noi è costretto a fare quando abbandona l'adolescenza e ricomincia una nuova vita.
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critichetti
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mercoledì 16 dicembre 2015
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sicuramente un classico,ma ormai putroppo passato
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So bene che il mio titolo può sembrare provocatorio,ma vi prego di leggere bene cosa intendo dire.Ora:il film è indubbiamente una pietra miliare nella storia del nostro cinema e forse anche in quella del cinema mondialeQuesto lo si può notare in più di un'occasione dove si vede molto bene l'abilità registica del maestro Fellini,ad esempio nella ricostruzione dell'arrivo della nave "Rex",dove sono rappresentati molto bene lo stupore e l'eccitazione della gente di fronte alla nave che fu sicuramente fra le più maestrose della storia d'Italia.Molto belle e ben azzeccate le ricostruzioni storiche importanti in cui vengono incastrate molto bene le storie dei protagonisti.
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So bene che il mio titolo può sembrare provocatorio,ma vi prego di leggere bene cosa intendo dire.Ora:il film è indubbiamente una pietra miliare nella storia del nostro cinema e forse anche in quella del cinema mondialeQuesto lo si può notare in più di un'occasione dove si vede molto bene l'abilità registica del maestro Fellini,ad esempio nella ricostruzione dell'arrivo della nave "Rex",dove sono rappresentati molto bene lo stupore e l'eccitazione della gente di fronte alla nave che fu sicuramente fra le più maestrose della storia d'Italia.Molto belle e ben azzeccate le ricostruzioni storiche importanti in cui vengono incastrate molto bene le storie dei protagonisti.Però oggigiorno il film rischia molto di non essere apprezzato:innanzitutto la trama non è molto lineare:sono avvenimenti (o meglio,come in realtà suggerisce il titolo,"ricordi") di una famiglia in periodo fascista dove è soprattutto messo in risalto il cammino verso la maturità del giovane Titta.vero protagonista delle vicende.Il problema però di una cosa come questa è che oggi non è molto apprezzata:se una persona si avvicina al cinema di Fellini senza conoscerne veramente la storia,la genialità e ciò che ha saputo dare al cinema,il film rischia di essere brutto e ben poco apprezzato.Poi io sono dell'idea che il film migliore di Fellini sia "La strada"e non questo,ma è un altro discorso.Quindi,un consiglio per chi dovesse deciderlo di vedere per la prima volta senza aver visto altri film del maestro riminese:non pensate di trovare una sceneggiatura "alla Tarantino" o una trama "alla Fincher" (mi siano perdonati i paragoni assolutamente fuori tempo,ma mi sono congeniali per dare un'idea ben precisa) e lasciatevi trasportare in quello che è sicuramente una massima rappresentazione del "cinema dei ricordi"
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jekyll
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martedì 15 dicembre 2015
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un piccolo mondo antico
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"Amarcord" è uno dei massimi capolavori felliniani e della storia del cinema. Esso contiene un forte moto di viscerale nostalgia, ma Fellini non ne rimane intrappolato. Si avverte un che di ridicolo, spira un'arietta di follia e di morte - come in tutti i film del Fellini maturo - per cui esso più che ricordare smemora, supera, smette i calzoncini corti che il protagonista porta per tutto il film. Per Fellini la spiegazione del presente viene dal passato, e viceversa. Dopo decenni, per lui l'Italia non era ancora uscita dal cono d'ombra, prodotto dalle illusioni ottocentesche, da una certa educazione, che aveva mantenuto gli italiani in una specie di adolescenza cronica. La Gradisca è la classica Signorina Grandi Firme, che faceva impazzire la gioventù del Littorio.
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"Amarcord" è uno dei massimi capolavori felliniani e della storia del cinema. Esso contiene un forte moto di viscerale nostalgia, ma Fellini non ne rimane intrappolato. Si avverte un che di ridicolo, spira un'arietta di follia e di morte - come in tutti i film del Fellini maturo - per cui esso più che ricordare smemora, supera, smette i calzoncini corti che il protagonista porta per tutto il film. Per Fellini la spiegazione del presente viene dal passato, e viceversa. Dopo decenni, per lui l'Italia non era ancora uscita dal cono d'ombra, prodotto dalle illusioni ottocentesche, da una certa educazione, che aveva mantenuto gli italiani in una specie di adolescenza cronica. La Gradisca è la classica Signorina Grandi Firme, che faceva impazzire la gioventù del Littorio. Fellini non è un intellettuale. Il suo è un lavoro di alto artigianato illuminato dal genio. Ciccio Ingrassia, sublime nella sequenza dello zio matto, un momento tra i più alti del cinema felliniano, ha affermato in una intervista che Fellini faceva recitare anche le pietre. Forse l'ultimo film dell'autore completamente pacificato con il mondo, senza giudizi e senza avversioni, ma anche con un'acutezza sociologica che solo chi racconta dall'interno (che vuol dire anche discesa agli inferi) può avere. Un film nel quale ognuno può inzuppare il biscotto. La scelta del tono è tra i più riusciti e centrati dell'intera filmografia del suo autore, culmine del superamento di una crisi espressiva, che ha riportato Fellini al centro della ribalta cinematografica mondiale. La coerenza formale è impressionante: il film arriva in certi momenti a esibire la sua costruzione trovando una genialissima sintesi dell'estetico con il politico; la piatta imitazione del reale è perfetta nel suo significato metaforico di un'epoca, ma Fellini va oltre mostrando l'atemporalità di una condizione umana a prescindere da critica o nostalgia, da dittatura o democrazia.
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ellenbi
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sabato 7 novembre 2015
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inguardabile
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Assurdo, osceno, volgare. Non capisco perchè sia definito un capolavoro. La tecnica? Dove sta?
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carlo02
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venerdì 2 ottobre 2015
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non ci sono aggettivi
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Le bella copia restaurata che in questi giorni ( settembre 2015) è sugli schermi mi ha permesso di rivedere sul grande schermo dopo molti anni questo film che vidi al cinema ( allora ero quindicenne) quando uscì al cinema ( Natale del 73)
Gli anni passano , il film resta e sarà sempre un capolavoro ma la sensibilità e la percezione del film cambia in funzione dell'età dello spettatore .
Della prima visione ricordo il divertimento provato per le scene della scuola , da adulto ho percepito di più la nostalgia di cui il film è colmo.
... e alla scena del Rex mi è scesa una lacrimuccia.
Concludo citando Paolo Villaggio che alcuni anni fa disse che c'è più posia nella scena del Rex di Fellini che in tutto la filmografia di Spileberg.
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Le bella copia restaurata che in questi giorni ( settembre 2015) è sugli schermi mi ha permesso di rivedere sul grande schermo dopo molti anni questo film che vidi al cinema ( allora ero quindicenne) quando uscì al cinema ( Natale del 73)
Gli anni passano , il film resta e sarà sempre un capolavoro ma la sensibilità e la percezione del film cambia in funzione dell'età dello spettatore .
Della prima visione ricordo il divertimento provato per le scene della scuola , da adulto ho percepito di più la nostalgia di cui il film è colmo.
... e alla scena del Rex mi è scesa una lacrimuccia.
Concludo citando Paolo Villaggio che alcuni anni fa disse che c'è più posia nella scena del Rex di Fellini che in tutto la filmografia di Spileberg.
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