pienamente55
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giovedì 19 gennaio 2012
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ottimo
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Il miglior film di Federico FELLINI
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paolo 67
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venerdì 25 novembre 2011
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ritorno al borgo
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Il film che riportò Fellini al centro del dibattito internazionale e gli conquistò il quarto Oscar, girato nel più assoluto segreto in una Rimini tutta ricostruita a Cinecittà, è un viaggio nel paese dell'infanzia e dell'adolescenza di Federico, ambientato in un'Italia provinciale durante il fascismo, che il maestro riminese vedeva come il simbolo di una adolescenza protratta. Nato dall'esigenza di ricordare per uscire dai condizionamenti ancora presenti nell'anima italiana delle illusioni del passato, di una certa educazione, esprime sentimenti contrastanti, tra l'evidenza, sottolineata dalle situazioni cialtronesche e buffe, di una condizione ignorante e un po' folle e la nostalgia complice per un piccolo mondo antico perduto, in cui può essere dolce ritrovarsi e ritemprarsi.
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Il film che riportò Fellini al centro del dibattito internazionale e gli conquistò il quarto Oscar, girato nel più assoluto segreto in una Rimini tutta ricostruita a Cinecittà, è un viaggio nel paese dell'infanzia e dell'adolescenza di Federico, ambientato in un'Italia provinciale durante il fascismo, che il maestro riminese vedeva come il simbolo di una adolescenza protratta. Nato dall'esigenza di ricordare per uscire dai condizionamenti ancora presenti nell'anima italiana delle illusioni del passato, di una certa educazione, esprime sentimenti contrastanti, tra l'evidenza, sottolineata dalle situazioni cialtronesche e buffe, di una condizione ignorante e un po' folle e la nostalgia complice per un piccolo mondo antico perduto, in cui può essere dolce ritrovarsi e ritemprarsi. Scorrono in una galleria di episodi straordinariamente espressivi i fantasmi e i mostri dell'Italia anni '30, dai professori ai vitelloni, dai fascisti in divisa agli scolari maneschi, un avvocato pieno di retorica, una ninfomane, un venditore di bruscolini, straniti patrizi e figurine dell'epoca (come la Gradisca, che evoca le signorine del Boccasile, e sua sorella). La finzione esplicita rivelata da un'inquadratura delle onde del mare, dove si vede benissimo che è un telo di plastica (così come è evidente la ricostruzione nella scena del transatlantico Rex, che al pari di uno straordinario Ciccio Ingrassia su un albero possiede una grande pregnanza simbolica) è la genialissima sintesi che Fellini opera dell'estetico col politico, a dimostare nella mediocrità dell'imitazione la piattezza conformista di quegli anni. Il fascismo come esibizione, velleitario riscatto di frustrazioni e delusioni: senza che gli sia mai stata riconosciuta una specifica intelligenza politica, Fellini è più acuto nell'interpretare quell'epoca di tanti altri. Ma il significato più profondo del'opera, come al solito in questo autore, sta nei sentimenti di meraviglia e della morte. Forse da quell'adolescenza gli uomini, non soltanto italiani, non si libereranno mai, la provincia diventa un luogo metafisico, il giudizio, che in Fellini se vuole è lucidissimo, e amaro e disincantato, lascia il posto a una accettazione anche stoica di tutto e di tutti trasportati nel mito, trasfigurati, aiutato da Tonino Guerra, un poeta che ha illuminato un pezzo importante di cinema italiano, in un incanto poetico e fiabesco di fatti e personaggi in una luce che sembra universale. Forse è il film dove Fellini ha fuso meglio il diario intimo con quello storico che costituiscono i fondamenti strutturali della sua opera. Concepito in un momento felicissimo dell'ispirazione dell'autore, "Amarcord" nella sua coesione ha, vera summa felliniana, una straordinaria ricchezza di toni, dal burlesco allo struggente nel rappresentare la realtà comunque nella sua capacità di stupire e rapire. Come sempre Fellini è sconcertante nel dar corpo ai desideri, i sogni, le fantasie, specialmente per quanto riguarda la donna (come nell'episodio della tabaccaia, proiezione fantastica di un provinciale represso e mammone), così come è capace di restituire il calore umano, il senso di festa, come ne "La dolce vita", in "Otto e mezzo", in tutti i suoi film, caratterizzati da una serena e stoica accettazione della vita per come è, ancora una volta dolce anche nel ricordo, anche se di una realtà chiusa anche dalla sua rimozione nella quale Fellini ha avuto il merito in maniera così straordinaria, di farci riconoscere, per magari anche riflettere e diventare più adulti.
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liver
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lunedì 31 ottobre 2011
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quando il cinema è arte allo stato più puro
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Macchina da presa come pennello del pittore: i ricordi dipinti in questo capolavoro assoluto appartengono a tutti noi, anche se siamo vissuti in un’epoca diversa e in una terra diversa. Qui sta la potenza del genio. Evocativo, magico, triste, comico, onirico, una poesia cinematografica: c’è tutta la vita in questa lezione di cinema. Dalla scena iniziale del polline di primavera, al transatlantico Rex, alla sessualità adolescenziale, la follia, la fatica, l’ingiustizia, il dolore, la paura, l’indifferenza, la solitudine, lo sconforto, la malinconia, fino alla scena finale del cieco che suona la fisarmonica in modo schizofrenico quando tutti se ne sono ormai andati.
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Macchina da presa come pennello del pittore: i ricordi dipinti in questo capolavoro assoluto appartengono a tutti noi, anche se siamo vissuti in un’epoca diversa e in una terra diversa. Qui sta la potenza del genio. Evocativo, magico, triste, comico, onirico, una poesia cinematografica: c’è tutta la vita in questa lezione di cinema. Dalla scena iniziale del polline di primavera, al transatlantico Rex, alla sessualità adolescenziale, la follia, la fatica, l’ingiustizia, il dolore, la paura, l’indifferenza, la solitudine, lo sconforto, la malinconia, fino alla scena finale del cieco che suona la fisarmonica in modo schizofrenico quando tutti se ne sono ormai andati. Film da sezionare, scomporre, analizzare, imparare a memoria. Poteva durare otto ore e ancora non saremmo stati sazi!
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spike
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giovedì 29 settembre 2011
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il migliore
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Il miglior film di Fellini (...e ho detto tutto...).
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gianlore
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martedì 20 settembre 2011
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molto bello
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Il film fi fellini che più mi è piaciuto in assoluto.
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andrea levorato
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venerdì 9 settembre 2011
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spettacolo d'invenzione registica e favolistica
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Amarcord ****
Produzione: Italia 1973
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Federico Fellini
Trama:
Nella Rimini del ’29 si incrociano le storie di svariati personaggi pittoreschi: il giovane aitante alle prese con gli sbalzi ormonali, la ninfomane, la cosiddetta “Gradisca “che ama fare l’amore per passione, l’antifascista alle prese con lo stato, lo zio pazzo, la tabaccaia prosperosa…
Mini recensione:
Un mix di colori nella bella Romagna di fine anni ’20 come se la ricorda Fellini, è il più magico di tutti i tuffi nel passato tra svariate invenzioni registiche e gag memorabili.
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Amarcord ****
Produzione: Italia 1973
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Federico Fellini
Trama:
Nella Rimini del ’29 si incrociano le storie di svariati personaggi pittoreschi: il giovane aitante alle prese con gli sbalzi ormonali, la ninfomane, la cosiddetta “Gradisca “che ama fare l’amore per passione, l’antifascista alle prese con lo stato, lo zio pazzo, la tabaccaia prosperosa…
Mini recensione:
Un mix di colori nella bella Romagna di fine anni ’20 come se la ricorda Fellini, è il più magico di tutti i tuffi nel passato tra svariate invenzioni registiche e gag memorabili. Il film non presenta un filo logico, sono solo tanti siparietti montati assieme, ed è proprio questo il suo bello.
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joker 91
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domenica 10 luglio 2011
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potente
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un film a mio avviso stupendo degno della parola CAPOLAVORO,fellini rappresenta la sua rimini mostrandosi poeta insuperato a livello di biografia,rappresenta per la prima volta anche il concetto di famiglia mai affrontato cosi bene in nessun suo film.
La rimini della fame,della richezza,il livello di cultura popolare,la famiglia patriarcale,l'epoca fascista sono rappresentate benissimo scavando anche nella psicologia del popolo italiano infimo di quell'epoca senza canoni culturali. OSCAR AL MIGLIOR FILM STRANIERO
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mondolariano
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venerdì 10 giugno 2011
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geniale
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Esattamente vent'anni dopo “I vitelloni”, Fellini dipinge un altro affresco dell’Italia provinciale del ‘900. Più geniale ma anche più imperfetto, meno compatto all’interno di una trama volutamente oziosa, formata da un mosaico di situazioni che illustrano i ricordi personali di Fellini. Il collante è assicurato dalla forte connotazione poetica e dalle cadenze ridanciane della farsa, una curiosa miscela di “allegra mestizia” dove anche il Fascismo è visto con ironia attraverso gli occhi dei ragazzi. Il pezzo forte è l’apparizione onirica del “Rex”, voluta - a detta di Fellini - per ricordare una gloria italiana altrimenti dimenticata. Va da sé la celebre scena dell’albero e la splendida atmosfera della campagna romagnola lungo il mare.
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Esattamente vent'anni dopo “I vitelloni”, Fellini dipinge un altro affresco dell’Italia provinciale del ‘900. Più geniale ma anche più imperfetto, meno compatto all’interno di una trama volutamente oziosa, formata da un mosaico di situazioni che illustrano i ricordi personali di Fellini. Il collante è assicurato dalla forte connotazione poetica e dalle cadenze ridanciane della farsa, una curiosa miscela di “allegra mestizia” dove anche il Fascismo è visto con ironia attraverso gli occhi dei ragazzi. Il pezzo forte è l’apparizione onirica del “Rex”, voluta - a detta di Fellini - per ricordare una gloria italiana altrimenti dimenticata. Va da sé la celebre scena dell’albero e la splendida atmosfera della campagna romagnola lungo il mare. Esagerando l’elenco dei ricordi, però, si corre il rischio di allungare i tempi scadendo nella noia, ciò che nega al film le cinque stelle del capolavoro: la danza nella nebbia, la nevicata, la Mille Miglia, l’eccessivo ciondolare della gente senza rispondere ad un significato preciso. Anche la morte della madre suona male nel contesto generale. Ma si tratta delle zone grigie tipiche di qualsiasi genio, che pur nel suo egocentrismo contribuisce ad arricchire il panorama della storia dell’arte.
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catullo
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martedì 2 novembre 2010
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fellini fra i grandi del rinascimento
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Amarcord è un capolavoro assoluto nel senso che come “La strada” e “la dolce vita” è entrato nel sentire comune della gente travalicando gli steccati culturali che dividono i popoli diventando universale (ottoemezzo è più per specialisti) Non ha importanza se la cultura da dove nasce questa storia è radicata in un particolare contesto geografico…in questo caso riguarda la romagna e la caratteristica ironia fatalista e gioiosa della gente di questa regione …ma il linguaggio con cui Fellini racconta la storia è quello onirico e popolare…cioè un linguaggio appunto universale e quindi condiviso.
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Amarcord è un capolavoro assoluto nel senso che come “La strada” e “la dolce vita” è entrato nel sentire comune della gente travalicando gli steccati culturali che dividono i popoli diventando universale (ottoemezzo è più per specialisti) Non ha importanza se la cultura da dove nasce questa storia è radicata in un particolare contesto geografico…in questo caso riguarda la romagna e la caratteristica ironia fatalista e gioiosa della gente di questa regione …ma il linguaggio con cui Fellini racconta la storia è quello onirico e popolare…cioè un linguaggio appunto universale e quindi condiviso. Fellini si pone dopo questo ennesimo capolavoro tra i grandi geni italici accanto ai vari Michelangelo…Leonardo….Dante e Verdi tanto per fare qualche nome…perché i suoi film sono opere d'arte eterne…cioè che non moriranno mai.
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[+] a m’arcòrd. i ricordi dei sogni degli italiani
(di antonio montefalcone)
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il cinefilo
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mercoledì 28 aprile 2010
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tutta la magia dell'cinema di federico fellini!
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AMARCORD di Federico Fellini è,opinione del sottoscritto,semplicemente uno dei film più belli della cinematografia italiana...quest'opera meriterebbe di essere collocata tra altri "giganti" come LADRI DI BICICLETTE,8 1/2(dello stesso Fellini) e UMBERTO D...anche se apparentemente è un operazione "minore" rispetto a LA DOLCE VITA e 8 1/2 si tratta invece di uno dei più affascinanti e quasi surreali capolavori di questo stupefacente regista.
Il film è ambientato all'epoca del fascismo e i protagonisti sono gli "italiani" per eccellenza e di cui AMARCORD smonta e ridicolizza con estro ed eleganza i vizi e i falsi miti(basta vedere l'immagine che il film costruisce a proposito dei fascisti e dei cittadini che li circondano)e rende evidente la fortissima autocritica che Fellini esprime sulla propria nazione.
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AMARCORD di Federico Fellini è,opinione del sottoscritto,semplicemente uno dei film più belli della cinematografia italiana...quest'opera meriterebbe di essere collocata tra altri "giganti" come LADRI DI BICICLETTE,8 1/2(dello stesso Fellini) e UMBERTO D...anche se apparentemente è un operazione "minore" rispetto a LA DOLCE VITA e 8 1/2 si tratta invece di uno dei più affascinanti e quasi surreali capolavori di questo stupefacente regista.
Il film è ambientato all'epoca del fascismo e i protagonisti sono gli "italiani" per eccellenza e di cui AMARCORD smonta e ridicolizza con estro ed eleganza i vizi e i falsi miti(basta vedere l'immagine che il film costruisce a proposito dei fascisti e dei cittadini che li circondano)e rende evidente la fortissima autocritica che Fellini esprime sulla propria nazione.
AMARCORD,però,non è soltanto "politica" ma è anche fantasia,surrealismo,rievocazione di un adolescenza...il tutto messo in scena con una "leggerezza" e una fluidità narrativa assolutamente affascinanti,commoventi e anche divertenti(vedi la sequenza dello zio bloccato sopra un albero che desidera una donna)e che può vantare anche la magnifica colonna sonora di Nino Rota.
Il film è una pietra miliare nell'itinerario di federico Fellini,e anche questa all'epoca sollevò diverse contestazioni,ma che rivedendo oggi questo capolavoro appaiono soltanto come un lontano ridicolo e odioso ricordo...proprio come i fascisti descritti da F.Fellini.
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