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Ultimo aggiornamento martedì 7 novembre 2017
Uno spietato mafioso ormai moribondo decide di lasciare l'eredità della sua cosca al figlio che ha abbandonato quando era piccolo. In Italia al Box Office Quel bravo ragazzo ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 1,3 milioni di euro e 659 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Leone è un trentacinquenne ingenuo e romantico cresciuto nell'orfanotrofio di un paesino del sud e dedito all'attività di chierichetto. Ma un giorno il padre che Leone non sapeva di avere lo convoca accanto a se sul letto di morte e gli consegna in eredità tutti i suoi averi e la direzione delle sue attività. Peccato che Don Fedinando di professione faccia il boss mafioso e che il primo incarico di Leone come suo successore sarà partecipare a una riunione per eleggere il nuovo capo di tutti i capi. I due tirapiedi di Don Ferdinando, Vito e Salvo, e il consigliori Enrico dovranno trasformare lo "scoppiato scimunito" in un capo credibile in tempo per il grande evento, mentre la bella poliziotta Sonia cercherà di sgominare le cosche facendo leva sull'ingenuità di Leone.
Come Johnny Stecchino e Terapia e pallottole, Quel bravo ragazzo usa la mafia a scopo farsesco. Enrico Lando, già regista de I soliti idioti, fa giustamente leva sulla dolcezza naturale di Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, per fare di Leone un Candide contemporaneo la cui naivete smonta le cattive intenzioni e smantella le diffidenze di chiunque gli capita a tiro. Ma Ballerina è uno store di commedia, non un comico puro, e ha dunque bisogno di una sceneggiatura molto ben costruita per mettere a frutto le sue doti di interprete. Purtroppo invece il copione (non a caso scritto a cinque mani) è il tallone d'Achille di Quel bravo ragazzo: esile, povero di eventi e di colpi di scena ed eccessivamente infantile, andrebbe bene come film per ragazzi delle scuole medie, non per un pubblico adulto abituato (anche dallo stesso Enrico Lando) a ritmi comici ben più serrati. Peccato, perché la storia e l'interpretazione di Ballerina hanno un piacevole gusto retrò da commedia anni '80, di quelle firmate da Nuti e dal primo Pieraccioni.
Quel che funziona, e bene, è il cast di caratteristi che circondano il protagonista: Enrico Lo Verso in un insolito ruolo comico, Ninni Bruschetta nei panni del consigliori, un irresistibile Luigi Maria Burruano come Don Fedinando e soprattutto un fenomenale Tony Sperandeo che volge a effetto esilarante le sue tante interpretazioni del malavitoso sanguinario. Anche i consueti sodali di Ballerina Maccio Capatonda e Ivo Avido si ritagliano un paio di cameo divertenti: Maccio è un prete duro e puro, e Ivo un vigile rancoroso. Ma il risultato complessivo è quello di un gruppo di ottimi interpreti costretti a sostituirsi a una sceneggiatura che non ne sostiene il talento.
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Sceneggiatura un po' debole, siamo d'accordo, ma il film nel complesso è più che passabile. La vicenda del figlio del boss, ingenuo e romantico, che si trova ad ereditare le attività paterne in Sicilia, combinandone di tutti i colori è simpatica e divertente. Il regista veneto Enrico Lando, alla soglia dei 50 anni, lascia da una parte i temi de "I soliti idioti" [...] Vai alla recensione »
Dopo il decesso di un boss, i suoi sgherri più fidati scoprono che egli ha un figlio lontano di nome Leone , e quando lo trovano , viene addestrato affinché possa divenire il degno erede di suo padre , tuttavia, il giovane Leone è uno sprovveduto ed è poco lungimirante, e renderlo un boss si rivela una battaglia contro i mulini a vento.
Niente di particolarmente brillante all'orizzonte,è passabile solo il fatto che nonostante si parli,di mafia.uccisioni,pizzo e sparatorie,non c'è nulla di violento in realtà. Forse solo l'immagine dell'avvocato con un buco in testa. La favoletta morale di fondo non funziona adeguatamente,disperdendosi ben presto nel mondo del vacuo,della superficialità,del [...] Vai alla recensione »
Purtroppo ho sciupato una serata andando a vedere questo film penosamente scarso e banale.
questo film purtroppo resta un occasione mancata. Interessante il soggetto ed anche gli attori di un certo livello,sperandeo e loverso, utlizzati neel ruolo di sicari mafiosi, ma andava sviluppato meglio.Nell'assecondare la tenerezza naturale di herbert la sceneggiatura da vita ad una storia che diventa troppo simile a johnny stecchino, anche purtroppo alcune trovate comiche, Ritmo piu serrato [...] Vai alla recensione »
Il film non è niente di che, ma è retto dalla fisognomica di Herbert! a chi si interroga ancora se sia fesso di suo o faccia finta chiedo di leggere gli studi del giurisra Lombroso. La frenologia spiegherebbe a tutti, solo osservandolo, che Herbert ha un serio problema cognitivo della realtà e le sue particolarità morfologiche determinano senza ombra di dubbio le qualità [...] Vai alla recensione »
Davvero un bel film, fa ridere, mette di buon umore, il mitico Herbert Ballerina protagonista assoluto in un grande cast di attori, dove svetta e dove esce fuori dal contesto pur standoci dentro con tutte e due le scarpe. Ed in mezzo a tante risate ed allegria, una perla, quella in cui la poliziotta racconta una storia che fa anche pensare e sperare.
La mafia è di gran moda, nelle parodie. Qui un boss siciliano morente manda a chiamare quel figlio che non ha mai conosciuto, per affidargli il comando del clan. Peccato che il giovane Leone sia un candido imbranato allevato dai preti. Una commedia degli equivoci in piena regola, a mezza via tra Johnny Stecchino e Totò le Moko, che non vale né l'uno né l'altro, ma comunque fa sorridere spesso.
Boss temutissimo Don Costabile sta per morire, ma prima vuole incontrare il figlio che non ha mai riconosciuto: sarà il sangue del suo sangue a succedergli al vertice della cosca? Problema, il 35enne Leone (Herbert Ballerina, al secolo Luigi Luciano) è un chierichetto allevato in un orfanotrofio di provincia: ingenuo - se non ritardato - e innocuo, è l'esatto contrario di un capo mafia.