Titolo originale | Le vent nous emportera |
Anno | 1999 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 118 minuti |
Regia di | Abbas Kiarostami |
Attori | Behzad Dourani . |
Tag | Da vedere 1999 |
MYmonetro | 2,85 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 settembre 2009
Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Un'auto percorre in campo lungo una strada sterrata. Così si apre il film, con uno dei "luoghi" visivi ormai canonici per il cinema di Kiarostami. Che non teme di riproporlo proseguendo un rigoroso percorso di depurazione dello sguardo del suo cinema. Così la storia dell''ingegnere' che deve girare un documentario sui riti funebri che si tengono in un villaggio del Kurdistan iraniano diventa l'occasione per approfondire segni antropologici e psicologici. I simboli (tartaruga e scarabeo per non citarne che due) non sono mai forzati così come è precisa e toccante la scena in cui si intravede il volto di una ragazza altrimenti celata allo sguardo estraneo. Se vi viene da dire "Basta!" alla riproposizione della scena del cellulare che non prende il campo forse avete ragione voi. Ma è più facile che dobbiate andare a rivedervi la differenza tra reiterazione e progressione. Premiato a Venezia da una giuria che aveva come presidente Kusturica. Che fa un cinema esattamente opposto.
Il cinema di Kiarostami è sempre un sommo piacere. Tutto nel film è sospeso: i compagni del reporter non ci vengono mai mostrati; il villaggio in cui è ambientata la storia è irraggiungibile, quasi fatato; un uomo che scava la buca sul monte non ha nè corpo nè volto ma solo voce. Tutto è magnificamente poetico, aiutato anche dagli straordinari scenari naturali di una terra al confine col Paradiso. Vai alla recensione »
Lo schema è quello di altri due film di Kiarostami. Il protagonista ha un obiettivo da raggiungere. La restituzione di un quaderno al compagno di banco, in Dov’è la casa del mio amico del 1987. La ricerca di un uomo che ricopra le sue spoglie dopo il suicidio, nel Il sapore della ciliegia del 1997. Nel Il vento ci porterà via, fare un reportage fotografico su un particolare [...] Vai alla recensione »
Un gruppo di giornalisti arriva in un villaggio sperduto tra i monti iraniani. Vogliono fare un report sulla morte di una vecchietta ultracentenaria che sembra essere arrivata agli ultimi giorni. Per questo si spacciano per ingegneri. Il film racconta la vita di uno di loro in questo villaggio, con i giorni che passano mentre aspettano l’evento che non arriva.
Tra le strade desertiche del Kurdistan iraniano una macchina si inerpica per raggiungere un villaggio dove Behzad e due suoi colleghi si stanno dirigendo per condurre un’inchiesta sui riti funebri locali. L’attesa della morte di una signora anziana si prolunga più del previsto e Bezhad e i suoi colleghi entrano in contatto più profondo con i locali.
sono film come questo che lasciano spazio alla riflessione e ci danno qualcosa..grazie Kiarostami
Non il migliore Kiarostami, ciònondimeno ne risulta una specie di documentario di vita agreste e pastorizia con i colori, le abitudini, i ritmi ed i silenzi che noi tutti ormai abbiamo sepolto nella memoria dei nostri avi. La tranquillità, il candore, la partecipazione di ognuno dei personaggi del paesello sono cose che nella società globale abbiamo perso da tempo.
Istruzioni per l’uso: fragile, maneggiare con cura. Il vento ci porterà via, di Abbas Kiarostami, è un “oggetto” cinematografico molto diverso dal solito. Un oggetto di incredibile, sottile, straziante bellezza, assolutamente delicato, come un prezioso vaso antico. Cinema di pure inquadrature, si potrebbe definire; cinema della reiterazione, della continua ripresa di temi già toccati, in un movimento [...] Vai alla recensione »
E poi, dopo l’albero solitario, che cosa ci sarà? La domanda viene da un’auto immersa nella magnificenza d’un paesaggio sconfinato. Una lunga striscia di terra battuta sale e scende, bianca e netta, per le linee curve d’una terra che è il vero, grande protagonista del prologo di Il vento ci porterà via (Le vent nous emportera, Francia-Iran, 1999). I nostri occhi si perdono nell’azzurro del cielo, nei [...] Vai alla recensione »
Abbas Kiarostami dice, a proposito del suo bellissimo Il vento ci porterà con sé presentato in concorso(il titolo è un verso della poetessa iraniana Forough Farrokhzad, morta nel 1967 a trentatré anni in un incidente d'automobile), che un film dev'essere come uno schema di parole incrociate, con caselle vuote che lo spettatore, detective della trama, deve riempire.