L'attrice protagonista di Gli ultimi saranno ultimi, dal 12 novembre al cinema, e stasera in Nessuno mi può giudicare, in streaming su MYMOVIESLIVE Nuovo Cinema Repubblica.
di Paola Casella
Paola Cortellesi è un'artista completa: recita in maniera sublime, canta come Ella Fitzgerald, scrive benissimo, è bella e spiritosa, insomma, è quasi insopportabile". A dirlo è Alessandro Gassmann, coprotagonista di Gli ultimi saranno ultimi, la commedia scritta e diretta da Massimiliano Bruno interpretata dalla Cortellesi prima a teatro e ora al cinema.
Paola Cortellesi sa fare tutto, e bene. Ciò che la salva dall'essere un classico caso di "brava ma basta", e dunque dal diventare insopportabile, è che è umile e simpatica: non c'è un attore o regista che abbia lavorato con lei che non ne decanti la generosità, la gentilezza, lo stile. "Oltre che una grande artista, è una brava persona", ha sintetizzato Walter Veltroni quando, da presidente di giuria del Sabaudia Film Fest, le ha consegnato un premio speciale che va ad aggiungersi al David di Donatello come miglior attrice protagonista per Nessuno mi può giudicare (in streaming su MYMOVIESLIVE Nuovo Cinema Repubblica stasera alle 21), al Premio Nino Manfredi per Scusate se esisto!, al Ciak d'Oro come personaggio del 2011 e al riconoscimento come miglior attrice al Roma Fiction Fest per lo sceneggiato Maria Montessori - Una vita per i bambini.
Il problema, semmai, è se l'Italia sia in grado di valorizzare un talento tanto eclettico: attrice, sceneggiatrice, cantante, imitatrice, showgirl. I rari esempi prima di lei hanno ricevuto nel nostro Paese un'accoglienza mista a metà fra l'ammirazione e il fastidio, come se quel tipo di talento "stroppiasse", e non riuscisse a emergere in nessuna categoria.
Proprio per questo Paola Cortellesi si organizza da sola, scrivendosi gli spettacoli teatrali e i copioni cinematografici, scegliendo (spesso, ma non sempre) un regista come Riccardo Milani che esalta le sue possibilità artistiche, e non solo perché è suo marito e padre di sua figlia, e circondandosi di attori che, con lei vicino, danno il meglio di sé: basti pensare al duetto comico in macchina con Carlo Verdone in Sotto una buona stella, o a Raoul Bova che grazie a Paola acquista leggerezza e autoironia.
Al cinema la Cortellesi ha dimostrato che ci si può trasformare da cabarettista ad attrice comica con sfumature anche drammatiche, e che non è necessario essere poco attraente per far ridere il pubblico italiano: qui il suo precedente è Monica Vitti. Privilegia la commedia (o forse è la commedia che privilegia lei), ma si sintonizza soprattutto con storie sui disagi della contemporaneità: da Se fossi in te a C'è chi dice no, da Scusate se esisto! a Gli ultimi saranno ultimi, ha raccontato la malattia mentale, la disoccupazione e la discriminazione di genere. Ne Il posto dell'anima ha descritto fabbriche italiane che chiudono, morti sul lavoro, malattie ambientali.
Se fossimo in America si direbbe che Paola Cortellesi ha chutzpa, termine ebraico che in Italia si traduce "con le palle", come se il coraggio fosse un attributo esclusivamente maschile. Se fossimo in America, Paola Cortellesi avrebbe già vinto almeno un Oscar. Qui da noi invece si conquista il suo pubblico pezzettino per pezzettino o, come direbbe lei, "mollichella mollichella".
Il suo appeal sta nella normalità, il suo viso è da vicina di casa, quella simpatica e non strappona che ti presta il sale se ne hai bisogno e ti porta il gelato se sei stata mollata, o ti nasconde la Gazzetta dello Sport se la tua squadra ha perso.
Paola Cortellesi non sarà mai una diva, e meno male. È un diesel, ti entra sottopelle scusandosi per il disturbo, e alla fine la conoscono tutti (per parafrasare il titolo di una commedia di Aldo, Giovanni e Giacomo, i primi a sceglierla per il suo debutto sul grande schermo, Chiedimi se sono felice). Ti fa ridere perché è intelligente ma non saputella, è sexy ma è buffa e impacciata. E l'Italia che sa farle spazio è l'Italia che vorremmo.