L'attrice si è spenta a 89 anni nella sua casa di Roma.
di Pino Farinotti
Quando una giovane attrice appare dotata e volonterosa, le si dice "diventerai una Proclemer". E quando un'attrice si mostra troppo ambiziosa o velleitaria le si dice "chi ti credi di essere? la Proclemer?"
Anna Vivaldi (l'altro suo nome dell'inizio) ha attraversato gran parte del Novecento e questa parte del nuovo secolo, dispensando talento, bellezza, superdotazione. Ha fatto molto, ha fatto tutto. Dunque non si può che raccontare per istantanee. Il teatro le è stato addosso come la pelle, il teatro, naturalmente. Ma come gli artisti generali, completi, ha saputo eccellere dovunque si sia impegnata. Rispetto ad altre grandi attrici di grazia particolare, Anna presentava una bellezza vera, competitiva rispetto a ogni modello, a tutti gli spettacoli e a tutte le piattaforme. La predestinazione: si mostra dal matrimonio con Vitaliano Brancati, il grande scrittore siciliano. Avranno una figlia, Antonia, e si separeranno dopo otto anni, poco prima della morte di lui. Altro segnale di predestinazione sono le prime "ditte", con Gassman e Squarzina, eroi del teatro. Successivamente la Proclemer ha toccato "tutto e tutti" cito il Piccolo di Strehler, e in tutto è stata leader, appunto.
Dunque, per la prima istantanea, magnificamente anomala e controcorrente, la voglio ricordare con quel costume alla "Folies Bergères" in un balletto dello show televisivo "Carta bianca", era il 1966. Gambe, fisico, ammiccamenti, in linea con le più agguerrite professioniste in quel campo. Il teatro poi c'è tutto. Alcuni nomi indispensabili: Eschilo, Plauto, Shakespeare, Verga, Strindberg, Shaw, Faulkner, Hellman, Camus, Sartre, Odets. E molti altri, "tutti" gli altri. Aderire al registro recitativo di un autore come quelli non era semplice, figuriamoci aderire a tutti. Anna entrava in quelle parti e in quelle culture con la naturalezza (o la non-naturalezza) della fuoriclasse, ma non le bastava, ci metteva del suo per un'evoluzione. Cambiare i codici accreditati non è facile, non ti viene perdonato. Ti viene perdonato se sei Proclemer. Negli anni cinquanta portò sul palcoscenico La ragazza di Campagna, di Clifford Odets. Nel film di George Seaton la protagonista era Grace Kelly, che vinse l'Oscar come protagonista. Ebbene Anna diede una performance magnifica, forse stimolata dal confronto con la "principessa". Anche lì era competitiva, e non era semplice. E poi Albertazzi. I due sono rimasti insieme, nel lavoro e nella vita, per sessant'anni. È stata una delle "ditte" di maggiore successo e prestigio dello spettacolo italiano. Pongo al loro fianco, così, di getto, Morelli e Stoppa. Anche se alla Morelli non si addicevano... le Folies Bergères.
Rilevo l'impegno di Proclemer come voce doppiatrice, che non è certo una fase minore dello spettacolo. Diede la voce a Yvonne Sanson, ad Anne Bancroft e successe a Tina Lattanzi per la voce di Greta Garbo. E anche in quella disciplina portò del nuovo, scremando cantilene e rimanendo all'essenziale. Il cinema, lo ha attraversato. Si chiamava ancora Vivaldi quando Raffaello Matarazzo la inserì nei suoi Catene e Giorno di nozze. Era il 1942. L'ultima apparizione di Anna è in Magnifica presenza, di Ferzan Özpetek. Il film è dell'anno scorso. Dunque: settant'anni di cinema. Come potrà Proclemer, non mancare a tutti.