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Walt Disney

Walt Disney è un attore statunitense, regista, produttore, co-produttore, è nato il 5 dicembre 1901 a Chicago, Illinois (USA) ed è morto il 15 dicembre 1966 all'età di 65 anni a Burbank, California (USA).
Nel 1955 ha ricevuto il premio come migliori effetti speciali al Premio Oscar per il film 20 000 leghe sotto i mari. Dal 1933 al 1955 Walt Disney ha vinto 7 premi: Festival di Cannes (1953), Premio Oscar (1933, 1934, 1939, 1942, 1955).

Mia madre vide Biancaneve e i sette nani che era bambina naturalmente, prima della guerra, insieme a sua sorella, al Massimo di Milano, che era il cinema della famiglia. Che io ricordi l'ho sempre vista a disagio davanti a una mela rossa e lucida. Poi è toccato a me vedere Biancaneve. Quando l'orrida strega inseguita dai nani cadde dal burrone e morì, fu l'attimo più liberatorio della mia vita. E arrivò il momento di portare mia figlia a vedere Biancaneve. Quando la bella regina si trasformò in strega la bambina saltò dalla poltroncina per non vedere. Per dire che Disney non era così rassicurante. Aveva spaventato tre generazioni e, ne sono più che certo, spaventerà anche i figli di mia figlia. Tuttavia per nessuna ragione al mondo, io, mia madre, mia figlia avremmo rinunciato a quella paura. Perché Disney fa parte di noi non solo come un forte ricordo, ma come una molecola, o come la cellula dell'infanzia, che non si sopisce mai del tutto e ogni tanto si fa viva.
Per fortuna. Disney oggi avrebbe più di cento anni. Nelle sale c'è senz'altro il suo nuovo film. Una volta era un rito, prima ancora era un rito magico. Si sa, tutto si evolve e le magie sbiadiscono. Però rimangono magie. Bisogna accontentarsi. Disney nacque a Chicago, città particolare se ha dato i natali ai massimi profeti dell'architettura e della letteratura come Wryght e Hemingway. Walt si rivelò, ragazzo, un buon disegnatore, non geniale. Quello col genio era Ub Iwerks collaboratore storico della premiata ditta. Walt, aveva invece il talento dell'organizzazione, del bussiness. Nel '28 nasce Topolino, successivamente Paperino, poi le animazioni, poi i film, poi Disneyland, poi tutto il resto.
E tutto terribilmente importante, per tanta gente, non solo i ragazzini. Sequenze che entrano nella memoria domestica di milioni. Lo sparo che uccide la mamma di Bambi è un altro degli strazi storici infantili. Poi c'è Dumbo: «ho visto cose da raccontar ma mai un elefante volar...». Poi ci sono gli ippopotami che ballano col tutù la danza delle ore di Ponchielli. Zio Paperone scopre che in un atollo c'è l'oro. Ci manda Paperino. «Sta tranquillo - gli dice - sarai perfettamente equipaggiato». Paperino viene lasciato in mezzo al mare con una lunga scatola. La apre, dentro c'è una canna da pesca. L'abate Faria scava un tunnel per 120 anni, quando decide di riemergere si trova in un'altra prigione, allora rinuncia, anche perché la nuova cella è dotata di acqua corrente. Mary Poppins scende con l'ombrellino a paracadute per cantare con lo spazzacamino matto.
Ma c'è un'altra opzione rilevante. Pensiamo a quanto affetto hanno dato e ricevuto, nei decenni, i cani dalmati, i cocker, i bassotti, i danesi, i gatti siamesi, adottati dalle famiglie di tutto il mondo. Da dove venivano quelle passioni se non da film come La carica dei 101, Quattro bassotti per un danese, Lilli e il vagabondo, Fbi operazione gatto? E non va certo sottovalutato l'aspetto economico. Disney ha certamente fatto la fortuna degli allevatori di quelle razze. Chissà se gli riservavano una percentuale. Potrebbe essere, se è tutto vero ciò che si dice di lui. Fernando Di Giammatteo, grande, e onesto, critico di sinistra, su Disney detta questa formula: «...un soggetto fiabesco, la caratterizzazione, la gradevolezza e la perfezione del disegno e sullo sfondo un realismo puritano e un'ideologia manichea a consolatoria». è davvero triste parlare di Disney in termini di ideologia. Credo che, almeno lui, meriti una franchigia. Anche John Wayne a suo tempo era stato definito "ideologicamente" fascista. Lui, che era semplicemente uno che faceva giustizia. Certo, era un eroe (si parla di film) e dunque "fortemente" individualista.
E comunque, nella prima parte del mio discorso credo sia emerso (abbondantemente) che c'era davvero poco di consolatorio in Disney. Ma ci son cose ben più serie. Il presidente Roosevelt usò come inno elettorale la famosa canzone dei Tre porcellini e certo gli portò fortuna se è vero che venne eletto quattro volte consecutive (...morì prima della quinta). Negli anni trenta, quelli della famosa depressione economica, Biancaneve divenne una vera eroina della contingenza. In quella situazione di generale tristezza e povertà i 7 nani si alzavano all'alba, scavavano diamanti grossi come mele, a sacchi, tornavano a casa al tramonto stanchi e felici, vivendo come se fossero poveri. Era la trionfale metafora dell'avere e dell'essere: i diamanti, la ricchezza? Chi se ne frega, valgo per quello che sono e posso star bene anche in povertà, in attesa del nuovo benessere che certamente verrà. Disney entrò a far parte del DNA di tanta gente si instaurò nella parte del cuore e della testa che lavora per la fantasia. è un valore perfetto come una sfera, necessario e sufficiente. Marilyn è così, nel versante del sesso, Brando in quello della ribellione, Laurel & Hardy per il bisogno di ridere. Tutta gente che va bene a tutti, dai lapponi agli aborigeni. Questo come formula ancestrale e universale di Disney. Poi c'è il valore cinematografico, che è a sua volta molto alto. Siamo nella zona di Chaplin, Hitchcock, Ford, Bergman, Fellini e pochi altri. Senza Disney la città del cinema sarebbe bella, elegante ed eccitante, ma a luci più basse.
Morì nel 1965. L'azienda naturalmente continuò, si trasformò, ottimizzò tutto. Produzioni su produzioni. Il rito è conosciuto, funziona in automatico. Esce un titolo ogni anno, verso natale, preceduto da una vasta campagna promozionale. Il film fa incassi da record. Poi comincia la campagna per l'uscita home-video, che vende milioni di copie. E siamo al momento della nuova uscita natalizia. Il cerchio non si chiude mai. Solo che, come ho detto sopra la magia non è facilmente riscontrabile. Si sa, impera il computer, i disegni non sono più gli stessi. C'è ricchezza, stupore, effetti, tutto magnifico, tutto perfetto. Ma è la differenza fra un patinato villaggio turistico e la piazzetta di Capri. Biancaneve era Capri. Tutti i film dell'era recente di (anzi della) Disney hanno avuto grande successo, da Il Re Leone a La sirenetta a Pocahontas a La Bella e la bestia, ad Aladdin, ai Dinosauri. Gli sceneggiatori e i disegnatori (anzi, i grafici del computer) hanno cercato di aderire ai tempi, nella tecnica e nei contenuti. Hanno cercato anche di essere politicamente corretti come si fa nei film "veri". Hercules, per fare un esempio, è lontanissimo dallo stile dell'eroe mitologico, presenta persino qualche ammiccamento gay. Walt... non so se avrebbe gradito. Ma Disney si era già abbondantemente accreditato. Accreditato per sempre.
E voglio concludere con una certa solennità che, certo, non è sproporzionata. La nostra (di molti almeno) dotazione estetica, sentimentale e intellettuale, al di là degli studi, viene da certi nomi, movimenti e titoli, li dico di getto: russi come Tolstoi e Ejsenstein; francesi come Flaubert e Zola; e poi Fitzgerald e Hemingway, gli Van Gogh, Neruda e Ladri di biciclette, la grande Hollywood (altro cinema l'ho già citato), Joyce e Agatha Christie, Kennedy, Ginsberg, Dylan, Pelè, Beatles, Clay. Detti ribadisco, di getto. Altri naturalmente seguirebbero pensandoci. Per dire che anche Disney sta bene lì in mezzo. Se Walt non fosse nato? ...Impensabile.

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