La domanda sorge spontanea: può l'industria cinematografica di Hollywood riuscire a sperimentare nuovi linguaggi e investire in progetti che abbiano più la parvenza di sfide piuttosto che di investimenti sicuri, senza compromettere la piena riuscita del prodotto ?
L'esperimento, affascinante e costosissimo, è stato affidato nelle mani di uno dei più noti registi dell'entertainment del nuovo millennio. Cristopher Nolan, forte del ( meritato? ) successo dei due ultimi episodi della saga ambientata a Gotham City, è riuscito ad avere carta bianca per un progetto ambizioso a tal punto da rimanerne tormentato, sul quale ha passato mesi nel perfezionare la sceneggiatura: dopo Bunuel, Fellini, Cronemberg, Lynch, Gondry e molti tentativi minori, il cinema torna ad interrogarsi sul tema del subconscio e del sogno.
In un futuro non troppo lontano, Leonardo Di Caprio interpreta Dom Cobb, un outsider misterioso che sfida ogni barriera, specialista nella sottrazione delle informazioni più segrete delle persone interferendo direttamente con i loro sogni. Ritenuto colpevole dell'omicidio della moglie, è costretto a fuggire dagli Stati Uniti lasciando le sue due bambine con la sola guida dei suoceri ( tra cui spicca un Michael Caine sempre più attore feticcio per Nolan ). Per avere l'opportunità di riabbracciarle dovrà scendere a patti con un industriale giapponese, Saito, che chiede non di rubare un'idea ma di impiantarla: radicare l'ipotesi di frazionare un immenso impero economico nella mente del giovane rampollo Robert Fischer Jr. , il cui padre dispotico e autoritario è oramai in fin di vita. L'innesto dell'idea ( l' "Inception" ) rende necessario l'arruolamento di vari specialisti: un chimico d'avanguardia per la condivisione onirica più profonda; un falsario delle immagini che appaiono nei sogni; e un giovane architetto, Arianne, che dovrà costruire una scenografia perfetta per permettere l'inganno più arduo che sia mai stato tentato. Sarà proprio lei durante un forsennato apprendistato a scoprire alcuni dei segreti che tormentano Dom, e che avranno un impatto devastante durante la messa in opera del progetto.
Come in Memento, Nolan affronta le dinamiche del subconscio, questa volta scegliendo di immergere lo spettatore in una realtà che rivela forti analogie con quella rappresentata in "Matrix", illusoria e reale al tempo stesso. Proprio nel gioco ambiguo dell' incapacità di distinguere tra l'immagini manifeste e il loro reale significato, si crea il cortocircuito che è alla base del film e la sua forza stessa, ricreando ad hoc tutte le caratteristiche aleatorie del sogno, a volte talmente cerebrali da sembrare sfuggenti all'attenzione dello spettatore. I livelli onirici da esplorare saranno ben tre, pieni di trappole e sparatorie, perchè nel mondo ricreato dall'architetto, il subconscio di Robert Fischer si difenderà a suon di guardie armate, tanto più terribili e numerose quanto più a fondo si sarà costretti ad addentrare. Ma grandi problemi verranno anche dal passato torbido di Dom con cui egli ha sempre cercato di non fare i conti, che riuscirà a entrare tra le realtà artificiali costringendo i protagonisti e l'architetto a dei cambiamenti fuori programma, che li disperderà tra vari livelli della realtà onirica in cui anche lo spazio temporale avrà le sue differenze tangibili.
Tra questo fascinoso "pastiche" di generi e idee accattivanti, purtroppo "Inception" non riesce ad avere un equilibrio credibile tra le premesse e la loro messa in opera, la curiosità dello spettatore si infrange contro l' autoreferenzialità di un eccessivo cerebralismo, ben lontano da quello di cui alcuni additano Lynch, ma soprattutto contro la stucchevolezza delle scene d'azione, che più che colmare crea vuoti e momenti imbarazzanti per un regista divenuto intoccabile proprio per il recente successo nel genere action. E neanche il finale spicca in originalità, rieccheggia ingombrante infatti, la conclusione ad effetto di un film recentissimo come "Shutter Island" che per di più vede protagonista proprio Di Caprio accusato dell'omicidio della moglie, si fosse trattato della suocera forse Nolan non sarebbe stato più credibile ?
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