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Ormai è considerato uno dei migliori film mai realizzati, ed è arrivato senza troppe difficoltà al livello di capolavoro. Ma perché un film diventi un capolavoro devono concorrere vari elementi di diverso genere: un’ottima regia (c’è), solide interpretazioni da parte degli attori (ci sono), una sceneggiatura consistente (c’è, grazie al lavoro di Kubrick, che ha sfoltito qualche passaggio altrimenti troppo irreale del romanzo di S. King).
La storia è più che nota: Jack Torrance viene assunto come custode invernale dell’Overlook Hotel e vi si trasferisce con moglie e figlio piccolo. In breve tempo, senza un motivo individuabile con certezza, Jack impazzisce e cerca di travolgere nella sua follia anche i familiari. Ma loro alla fine si salveranno.
Il film più vicino alla realtà e alla quotidianità di tutti quelli di Kubrick, ma al contempo il più surreale e carico di illusioni, sotto la cui egida tutto scorre impeccabilmente. J. Nicholson conferma ancora una volta la sua bravura in uno spaventoso e spaventevole tour-de-force che lo stravolge completamente. La vera rivelazione, in ogni caso, è il piccolo D. Lloyd, che aveva solo 6 anni all’epoca delle riprese, in possesso di una espressività che difficilmente si dimentica. Tutti gli interni sembrano realizzati al computer da quanto sono perfetti, ma nel 1980 non era ancora diffuso l’uso della grafica virtuale, e il merito era tutto del regista e dei suoi collaboratori. Qualcosa (purtroppo) è cambiato.
Lo “shining” del titolo è la capacità del bambino di prevedere avvenimenti futuri o di ricordarne altri accaduti addirittura anni prima della sua nascita.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
