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Rassegna stampa di George Clooney

George Clooney (George Timothy Clooney ) è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, sceneggiatore, è nato il 6 maggio 1961 a Lexington, Kentucky (USA). George Clooney ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Toro.

GIANCARLO ZAPPOLI
MYmovies.it

La data di nascita artistica di George Clooney risale al 1994. Il dottor Ross, pediatra di grande professionalità ma anche cacciatore di gonnelle di prima categoria, è il personaggio che attrae subito l'attenzione del pubblico femminile di E.R. la fortunata serie televisiva prodotta da Steven Spielberg e scritta da Michael Crichton. Il rischio, con un esordio di questo genere (a parte piccole apparizioni in altre opere televisive) è quello di rimanere confinati a vita dentro il piccolo schermo. Invece non è così, sfruttando un fascino 'alla Cary Grant' George si lancia sul grande schermo non abbandonando però E.R. e, intelligentemente, non pretendendo dilatazioni del proprio ruolo. Da subito decide di misurarsi con ruoli diversi. Se in Dal tramonto all'alba interpreta Seth Gecko, un fuorilegge "on the road" che può permettersi di affermare: "Sono un bastardo, ma non così bastardo", subito dopo si propone come padre separato con figlioletta da accudire in Un giorno...per caso duettando alla grande con una Michelle Pfeiffer pronta a condividere con lui il piacere di una commedia ben scritta. Dopo l'infortunio di Batman Robin, per il quale si vanta di aver definitivamente affossato il personaggio dell'uomo pipistrello, recupera credibilità in divisa militare. Sicuramente in quella di Thomas Devoe di The Peacemaker, ma soprattutto nel ruolo cameo di La sottile linea rossa di Terrence Malick in cui, in poche battute, disegna il ritratto del tipico militare retorico e ottuso. Il suo sorriso ironico e l'aria scanzonata non lo lasciano mai e gli permettono di sostenere un film deboluccio come Out of Sight. Ma il fascino della divisa deve contare se lo ritroviamo in Three Kingsa giocare, senza sbagliare un colpo, tra commedia grottesca e dramma. Come dice di solito: "Non voglio arrivare a 65 anni ed essere ancora preoccupato di come mi può giudicare un responsabile del casting". In realtà non corre di questi rischi. Il 2003 è stato un anno ottimo e pieno di successi per George: interprete del remake del capolavoro di fantascienza Solaris, dove ha potuto mettere ancora una volta in luce le sue doti di attore drammatico, si è ripetuto con Confessioni di una mente pericolosa, col quale ha debuttato con successo alla regia, riscuotendo consensi soprattutto da parte della critica. Infine, attivo come non mai, si è divertito a gigioneggiare nella commedia Prima ti sposo, poi ti rovino, nel ruolo di un cinico divorzista, tornando a lavorare con i fratelli Coen, che già ne avevano messo in luce le spiccate doti brillanti (Fratello, dove sei?).

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

Ai bei vecchi tempi del vecchio Milke fu Umberto Eco a immortalarne il profilo e l'essenza in Fenomenologia di Mike Bongiorno. Più genericamente, il fenoméno divismo è sempre stato studiato da sociologi e massmediologi del livello di Edgar Morin. Nessuno stupore, dunque, se una rivista che si vuole estremamente sofisticata come il New Yorker, sotto la rubrica Profiles, nel numero del 14 aprile dedica un servizio di Ian Parker lungo dieci pagine (senza illustrazioni, salvo le tradizionali, magnifiche vignette, e una grande foto a colorí non particolarmente lusinghiera, firmata Martin Schoeller), a George Clooney. Sottotitolo: La fatica dietro lo charme senza fatica di George Clooney.

TERRENCE RAFFERTY
The New York Times

THERE'S no mystery, none at all, about why George Clooney is a movie star. Guys who are extremely handsome, move well, can project intelligence and humor, appear to enjoy the company of women and possess soft, deep masculine voices have historically done pretty nicely for themselves on the silver screen.
Mr. Clooney, in fact, often seems like a throwback to the leading men of earlier eras: a passing resemblance to Cary Grant, especially when he deploys his wry half-smile; a hint of Paul Newman's '60s cool. He's the kind of actor who could float along forever on his genial presence alone, coast on charm. But he doesn't. (Or doesn't always.) That's the mystery.
His performance in Jason Reitman's "Up in the Air" has put him in early contention for this year's best actor Oscar, and a more effective showcase for his skills would be tough to imagine. Playing an Omaha business consultant named Ryan Bingham, who flies around the country firing people for a living (but with a gentle touch) and occasionally delivers motivational speeches in which he advises his listeners to shed the burdens of responsibility, Mr. Clooney appears in every scene and exudes all-American confidence. Dressed in impeccably cut suits and wheeling his carry-on bag with the deftness of a seasoned pro, he glides through airports and chain hotels as if he owned them, as in a sense he does.
Ryan is on the road, we're told, for more than 300 days a year, and these impersonal places are — by choice — his true home. Instead of family photos, his wallet is filled with cards proclaiming his membership in the elite clubs reserved for the highest-volume business travelers, badges of identity supplied by airlines, hotels, car-rental agencies. It doesn't seem like much of a life, but it suits him down to the ground. (So to speak.) The big nowhere is his comfort zone.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Scapolo americano (Kentucky) di 43 anni, bello e simpatico, figura esemplare di giovanotto elegante alla Cary Grant anche di canaglia seducente alla Frank Sinatra, intelligente, fortunato, sorriso magnifico, occhi carezzevoli, aria ironica, George Clooney s’annoia. Si stufa. Non sa più da quale nuova parte voltarsi.
Con successo, hafatto l’attore in una ventina di film: bene nelle parti drammatiche (Batman & Robin), benissimo in quelle divertenti (Spy Kids, La scuoIa degIi orrori, Dal tramonto all’alba, Fratello, dove sei?). Con successo, ha fatto il regista Confessioni di una mente pericolosa ha avuto critica e premi ottimi. Con successo, ha fatto il produttore: la sua società Section Eight aveva già realizzato 23 tra film e progetti televisivi prima del successo di Ocean’s Eleven. Con successo ha interpretato spot pubblicitari rimasti proverbiali. Con poco successo una volta si è sposato: con Talia Balsam, divorziando dopo tre anni e promettendo di non farlo più. Con successo, è diventato proprietario: comprando in Italia la settecentesca Villa Oleandraa Laglio sul lago di Como, dove invita tutti quelli che gli sono simpatici ma ospita in realtà pochissimi amici. Se il seguito Ocean’s Twelve, realizzato in velocità e senza passione, a molti è parso sciatto, lo aspetta adesso un lavoro più impegnativo: Good Night and Good Luck (Buonanotte e buona fortuna), un film per la Warner Bros sul conduttore televisivo americano Edward R. Murrow e la sua battaglia, negli anni Cinquanta della «caccia alle streghe», la persecutoria campagna anticomunista del senatore McCarthy.

CARYN JAMES
Vanity Fair

SUCH a deep streak of nostalgia runs through George Clooney’s career that he seems to be working his way through every decade of the 20th century.
In “Leatherheads,” a romantic comedy he has directed and appears in (opening in April), he is a 1920s professional football player who competes with a younger star player (John Krasinski) for the love of a suspicious journalist (Renée Zellweger). He has entered the Depression ’30s in the Coen brothers’ “O Brother, Where Art Thou?,” the wartime ’40s in Steven Soderbergh’s “Good German” and the McCarthy ’50s in “Good Night, and Good Luck” (which earned him Oscar nominations for directing and writing). His first film as director, the clever “Confessions of a Dangerous Mind,” spans the ’60s through the ’80s as it follows Chuck Barris’s tall tale about being a C.I.A. assassin in his spare time from “The Gong Show.”
And that’s not counting projects that simply evoke earlier days. “Intolerable Cruelty” is an updated screwball comedy, and “Ocean’s Eleven” and its sequels are tributes to Rat Pack Vegas. Even his current legal drama, “Michael Clayton,” is frequently said to recall ’70s political thrillers. Does this guy not want to live in the present?
As he sees things, it was not nostalgia but a search for strong, unusual material that led him to the past. “I think we all have these ideas: The world was better then, clearer, easier,” but making so many period films “wasn’t in any way a conscious thing,” he said. “I did some contemporary pieces that weren’t very good,” then started making different choices.
It’s true that his affection for the past, as it emerged in a recent telephone conversation, seems less about longing for some glorified bygone era than about being enamored of its films. A thread running through his conversation is that they don’t make movies like they used to — smart, surprising, ambiguous — and should. That attitude partly explains why he is so often pegged as today’s Cary Grant. (“Are you tired of hearing that?” I asked. “Cary Grant must be tired of it,” he answered.)

PRESSBOOK

Il premio Oscar George Clooney ha esordito come attore, per diventare quindi produttore, produttore esecutivo, sceneggiatore e infine regista.
Figlio di un giornalista televisivo, Clooney è un grande sostenitore del primo Emendamento ed è profondamente dedito alle cause umanitarie.
Nel 2006, Clooney ha ricevuto tre nomination all’Oscar: per la Migliore Regia e la Migliore Sceneggiatura Originale per Good Night, and Good Luck e come Migliore Attore Non Protagonista per Syriana. E’ stata la prima volta nella storia dell’Academy in cui un artista ha ricevuto nomination sia per la regia che per la recitazione, per due film diversi. Clooney ha vinto l’Oscar come Migliore Attore Non Protagonista per Syriana, di cui è stato anche produttore esecutivo.
Uno dei film più apprezzati del 2007 è stato Michael Clayton, della Warner Bros, in cui Clooney deve svolgere il lavoro sporco per conto di una società legale, e a un certo punto dovrà compiere una difficile scelta di vita e di carriera.

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