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Disincanto, essere una principessa teenager che non può comandare

Intervista a Josh Weinstein, il braccio destro di Matt Groening, co-sceneggiatore e co-produttore della serie.
di Paola Casella

venerdì 17 agosto 2018 - Netflix

Da 25 anni è il braccio destro di Matt Groening, in qualità di co-sceneggiatore e co-produttore prima de I Simpson, poi di Futurama e ora di Disincanto, la nuova serie Netflix al via il 17 agosto. A 52 anni, Josh Weinstein si definisce "vecchio" ma il suo senso dell'umorismo è ancora quello di Bart Simpson. E Disincanto ha al suo centro tre personaggi adolescenti, fra cui l'eroina assoluta della storia: la principessa teenager Bean.

Era ora di mettere una ragazza al centro. Nelle nostre serie precedenti avevamo ideato molti ruoli femminili forti, ma non erano mai le protagoniste. Bean ci offre un'ispirazione nuova, anche perché vive in un regno patriarcale dove non le sarà mai consentito comandare. Ma la sua non è solo una storia di affermazione femminile: è un racconto di formazione, il che vale anche per i due personaggi che la affiancano nella serie, Elfo e Luci.

Tutti e tre teenager, sembrerebbe.
Sì, li abbiamo pensati come 18enni che si avventurano nel mondo degli adulti in cerca del proprio posto in quel mondo, scoprendo che non è affatto come glielo avevano raccontato. Sono tre personaggi fallibili, come lo eravamo io e i miei amici alla loro età: ci siamo basati sulla nostra esperienza reale di adolescenti. Bean ad esempio beve troppo e commette molti errori, ma ha il sostegno dei suoi amici, come l'avevamo noi.

Come spiega il suo interesse per l'adolescenza?
I Simpson erano tutti sotto i 12 anni o sopra i 30, e in Futurama i personaggi erano tardo ventenni. Questa volta abbiamo scelto di puntare ad una fascia di età diversa, quella della quale conserviamo i ricordi più imbarazzanti: me la ricordo bene, anche adesso che sono vecchio.


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Avete dovuto fare ricerca per aggiornare i dialoghi al linguaggio dei ragazzi di oggi?
Certo: non volevamo che Disincanto fosse basato solo sui nostri ricordi vintage! Dunque abbiamo ascoltato a lungo i teenager contemporanei, a cominciare dai miei figli gemelli che hanno 19 anni, e abbiamo inserito nella squadra di sceneggiatori numerosi ventenni che, accanto a noi "padri", hanno creato l'universo adolescente di Bean.

Bean potrebbe essere un'antenata di Lisa Simpson?
Che idea cool! Effettivamente Bean assomiglia a Lisa nell'essere molto diretta e nel non accettare stronzate da nessuno. Ma Bean è più insicura, e più interessata alle feste ad alto tasso alcolico.

Qual era il vostro obiettivo?
Far immedesimare il pubblico in una ragazza che vive 700 anni fa in un regno fantastico ma affronta le stesse paure che abbiamo affrontato tutti noi alla sua età. Volevamo anche alzare l'asticella: in Disincanto parliamo di argomenti adulti come sesso e morte in modo abbastanza realistico. Ma per non alienarci il pubblico più giovane abbiamo lavorato su un doppio registro comico: molte battute sono pensate per sfuggire ai ragazzi ed essere afferrate solo dagli adulti.

Volevate anche parodiare il successo di film e serie tv come Il signore degli anelli e Il trono di spade?
Solo en passant: ogni tanto buttiamo là una battuta o un riferimento a quel tipo di fiction, ma ci teniamo allo sviluppo di una storia che ha anche molte componenti drammatiche. Negli anni sono passato dall'essere un creatore di battute a raffica a un costruttore di narrazioni complesse, ed è un'eredità del lavoro fatto con gli scrittori ventenni di Gravity Falls (la serie televisiva animata creata da Alex Hirsch, ndr): sono stati loro ad insegnarmi a non avere paura della complessità e dell'emozione contenuti nello storytelling, anche se di animazione.

Perché ha scelto di scrivere principalmente per i cartoon?
Sarei felice di lavorare nell'animazione per il resto dei miei giorni perché ti consente la massima libertà nel creare mondi fantastici e giocare con gli effetti speciali. Un episodio di Disincanto o de I Simpson in live action costerebbe 100 milioni di dollari! Sta solo a noi autori darci dei limiti affinché l'universo che creiamo resti credibile.

Netflix ha contribuito alla vostra libertà creativa?
È stato mille volte più facile dialogare con i dirigenti di Netflix che con quelli della Fox (il network produttore de I Simpson, ndr). Sono abbastanza intelligenti da lasciare che gli artisti facciano il loro lavoro e ci hanno dato libertà creativa e incoraggiamento pratico: ogni loro suggerimento era estremamente motivato. È per questo che Netflix continua a sfornare prodotti di livello.


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