
La regista iraniana Sepideh Farsi filma al telefono la fotografa palestinese Fatem Hassouma: racconto intimo da una Gaza sotto le bombe. In anteprima alla Festa del Cinema di Roma e prossimamente al cinema.
di Raffaella Giancristofaro
Il 7 ottobre 2023, giorno del violento attacco di Hamas a Israele, la regista iraniana Sepideh Farsi sta promuovendo il suo ultimo film per il mondo che si ispira alla guerra che lei, oggi in esilio in Francia, ha vissuto da adolescente nel nativo Iran. In cerca di una comprensione più profonda del contesto, Farsi cerca di entrare a Rafah dall’Egitto per parlare con rifugiati palestinesi e grazie a un contatto conosce, se pur solo in videochiamata, la fotoreporter ventiquattrenne Fatma “Fatem” Hassouna. La differenza tra loro è che Sepideh è fuggita dal suo Paese a 18 anni, non facendovi più ritorno, pena l’incarcerazione; Fatem vorrebbe conoscere il mondo ma non è mai uscita da Gaza.
In una vertigine di piccoli schermi, anche in split screen, dalla connessione instabile e dall’immagine che spesso si sgrana, si congela, per poi riprendere a scorrere, Sepideh dice che “gli occhi di Fatem diventano i miei su Gaza e io divento la sua finestra sul mondo”. Da diario di un teatro di guerra il film si trasforma gradualmente in una celebrazione del valore semplice dell’ascolto e della condivisione di uno stato di paura, privazione e dolore.