Un classico senza età: un dolente apologo sul senso della vita e sulle occasioni perdute. Drammatico, Giappone1952. Durata 143 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Un classico di Kurosawa, una metafora che parte da un caso individuale e suggerisce il malessere del Giappone del dopoguerra. Espandi ▽
Kanji Watanabe è un grigio impiegato comunale di Tokyo, che trascorre giornate indistinguibili in un ufficio in cui le pratiche sono accumulate senza nessuna volontà di portarle a termine. Quando scopre di avere ancora pochi giorni di vita, diserta il posto di lavoro e si ubriaca con un amico scrittore, prima di scoprire che il senso ultimo della sua esistenza potrebbe trovarsi in un ultimo atto di generosità.
La riflessione filosofica su Watanabe rappresenta l'architrave del film, ma a Kurosawa interessa soprattutto ritrarre il cinismo e i pettegolezzi che circondano il protagonista e che non accennano a spegnersi anche dopo la sua trasformazione spirituale e la sua dipartita.
A dare un volto a Watanabe è Takashi Shimura, attore ricorrente nei film di Kurosawa, che - spesso ripreso in primi piani frontali - accentua i tratti da clown triste, caricando l'espressività del volto come ai tempi del cinema muto. Un'interpretazione indimenticabile per un classico che non conosce età. Recensione ❯
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Il ritorno del sanguinoso franchise horror di successo della New Line Cinema, che riporta il pubblico all'origine del malvagio senso di giustizia della Morte. Espandi ▽
La studentessa universitaria Stefani è ossessionata da un ricorrente incubo che ha a che fare con la nonna Iris, alle prese, cinquant'anni prima, con il disastro di un ristorante sospeso a 150 metri d'altezza, lo Skyview, a cui era andata con il fidanzato per vivere una serata magica. Desiderosa di capire cosa le sta succedendo, Stefani torna a casa dai suoi familiari, anche perché vuole capire cosa ne è stato di Iris, che nell'incubo muore, ma in realtà è viva e vegeta e se n'è andata da decenni. Quella di Final Destination è stata una delle serie horror di maggiore successo degli anni 2000 e buona parte del merito va allo sceneggiatore originario Jeffrey Reddick che ha sviluppato l'interessante concetto di avere la Morte stessa - invisibile, ma pervasiva - come villain e l'ha inserito in una particolare struttura narrativa con l'inizio destinato alla rappresentazione vivace e realistica di una catastrofe dalla quale si salvano incongruamente alcune persone e il seguito della vicenda intento a mostrare come la Morte voglia riportare le cose a posto facendo morire i sopravvissuti che, dal canto loro, lottano prima per capire cosa succede e poi per evitare di morire. Recensione ❯
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Kurosawa esaspera i propri personaggi drenandoli di ogni energia vitale. L'umanità privata di emozioni dell'era di internet. Thriller, Giappone2024. Durata 123 Minuti.
Un ragazzo si ritrova coinvolto in una serie di eventi che mettono a rischio la sua vita. Espandi ▽
Ryusuke Yoshii accumula una piccola fortuna rivendendo in rete, a prezzo maggiorato, merci di varia natura. Dopo che Yoshii si licenzia dal lavoro regolare in fabbrica e si trasferisce fuori Tokyo per avere più spazio, cominciano a moltiplicarsi episodi minacciosi ai suoi danni.Quel che accade intorno a Yoshii simboleggia un fenomeno globale e dolorosamente contemporaneo: l’amplificazione del rancore e la frustrazione di assistere quotidianamente al successo altrui, il sovradimensionamento di drammi privati, trasformati in tragedie. Mali tipici dell’uso (e abuso) dei social network, che Kurosawa tratta allo stesso modo in cui un tempo girava storie di fantasmi o di pandemie da virus. Maestro del paradosso, Kurosawa esaspera le caratterizzazioni dei personaggi, rendendoli dei simulacri, drenati di ogni energia vitale o residuo di umanità. Recensione ❯
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Ritratto di una donna forte ed indipendente che nasconde un passato di sofferenza. Espandi ▽
In ospedale, al capezzale di sua madre, l'americana Esther Horowitz riceve una lettera con una missione: rintracciare in Israele una donna vissuta negli anni Trenta in quelle terre. Tra una peripezia e l'altra, spinta dall'urgenza di scoprire la verità si farà aiutare dal professore Zayde e scoprirà la storia del contadino vedovo Moshe e della grintosa Yehudit, che coinvolse anche il romantico sognatore Yaakov e il pratico commerciante Globerman in una sorta di "tribù" di padri protettori per il figlio.
I ruoli femminili risultano assolutamente centrali e di spessore, forti delle convincenti interpretazioni della memorabile Ana Ularu e di Mili Avital, ma convincono anche i personaggi maschili. Questo film non è un giallo, non è un thriller, non è un film storico, e non è solo un film che racconta l'esperienza degli ebrei che a inizio Novecento lasciarono l'Europa per sfuggire alle persecuzioni con il proposito di costruire una nuova società. È una storia sull'importanza delle proprie radici, sulla genitorialità e tanto altro.
Il film è una plurisfaccettata storia d'amore (a due binari, due epoche e più trascorsi emotivi), in cui l'altro è ancora di salvezza, empatia e supporto insostituibile, in una parola: casa. Recensione ❯
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In una tranquilla comunità abitata da alcune delle persone più importanti del mondo la serenità va in frantumi quando si verifica uno scioccante omicidio e si apre un'indagine ad alto rischio. Espandi ▽
L'agente speciale Xavier Collins, prima guardia del corpo del Presidente degli Stati Uniti Cal Bradford, deve indagare sul brutale omicidio di quest'ultimo. Il Presidente non si trovava però alla Casa Bianca, bensì in una villa, al centro di una piccola comunità, che si scoprirà presto essere il rifugio di quel che resta della popolazione americana: il mondo è stato infatti sconvolto da una inizialmente imprecisata catastrofe e pare caduto in un inverno nucleare.
Dopo la morte del Presidente il potere viene preso in mano da "Sinatra", una ricchissima donna decisa a tutto pur di proteggere la sua famiglia e la comunità che ha creato. È lei a scegliere il nuovo Presidente, a tenere sotto controllo il resto dell'oligarchia dei miliardari e a gestire i segreti e gli assassini che lavorano in città.
La nuova serie dell'autore di This Is Us ha ancora una volta una struttura che incastra ingegnosamente presente e passato, spostandosi però nel genere della fantascienza distopica. L'eco dell'attualità americana, con Elon Musk onnipresente, risuona fortissima in Paradise e ha reso la serie uno dei titoli più commentati dalle pubblicazioni statunitensi, velocemente rinnovata per la seconda stagione. Recensione ❯
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Una dramedy che racconta le difficoltà dell'essere genitori ai giorni nostri. Espandi ▽
Blu è un bambino di nove anni che ama vestirsi da femmina e sogna di interpretare la Sirenetta. Suo padre Lucio, voce progressista di una nota trasmissione radiofonica, è spiazzato. Sua moglie Elena, pur con mille timori, tende ad assecondare le richieste di Blu. Ad aiutarli in questo percorso di consapevolezza e accettazione, un gruppo di "Genitori Unicorni", guidato da un'abile psicoterapeuta.
Una fiaba a lieto fine, con uno spessore socioculturale importante, che mira a esplorare il ruolo dei genitori di fronte alle scelte dei figli. Scelte che riguardano la loro identità, il loro corpo, il loro futuro.
C'è lo sguardo nuovo che la regista Michela Andreozzi invita a indossare, di rimessa in discussione delle proprie certezze, al di là di preconcetti e convenzioni. Uno sguardo che volge verso l'amore senza condizioni. È quello che prova mamma Elena, un'intensa Valentina Lodovini, per Blu, ma anche quello che sente forte papà Lucio, Edoardo Pesce in uno dei suoi ruoli più vulnerabili e apprezzabili, un maschile in piena crisi. Recensione ❯
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Una donna cinese vive per sé in silenzio, celebrando la prospera Belle Epoque con canti e danze. Espandi ▽
Autoreferenziale fino all'ermetismo, Caught by the Tides è un film per iniziati: senza conoscere la filmografia di Jia Zhang-ke, grande regista della sesta generazione cinese e vincitore di un Leone d'oro con Still Life, è difficile seguire i risvolti della trama di un film con pochissimi dialoghi. È come se Jia rivisitasse in continuazione la propria filmografia e la ripercorresse per estrarre nuovi significati e leggere in tralice la storia della Cina. Era stato così per I figli del fiume giallo, in cui riannodava i fili lasciati in sospeso da Unknown Pleasures e Still Life per raccontare una nuova storia d'amore tradito. Ma se allora il regista si serviva del reenactement - rimettendo sostanzialmente in scena la stessa storia, osservata da nuove angolazioni - in Caught by the Tides Jia eleva il dispositivo a sistema, riutilizzando elementi dei suoi film precedenti come found footage per raccontare venti anni di trasformazione della Cina. Recensione ❯
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Un ragazzo sfuggito al genocidio armeno negli Stati Uniti torna in Armenia nel '47, dove ad attenderlo trova la dura realtà del comunismo sovietico. Espandi ▽
Da ragazzo, Charlie è sfuggito al genocidio armeno nascondendosi in un baule diretto negli Stati Uniti. Nel 1947, Charlie torna in Armenia solo per essere accolto dalla dura realtà del comunismo sovietico. L'anima del suo paese è stata soffocata sotto la cortina di ferro. Quasi subito Charlie viene arrestato e condannato per l'assurdo reato di indossare una cravatta. Per assicurarsi che i suoi modi cosmopoliti non influenzino ulteriormente gli altri detenuti, Charlie viene addirittura messo in isolamento. Recensione ❯
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Un doc che ci fa entrare all'interno di un cerchio magico, invitandoci a compartecipare dell'allegria contagiosa dei tre protagonisti. Documentario, Italia2025. Durata 100 Minuti.
Un documentario che racconta l'amicizia tra Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. Espandi ▽
Nel 2014 Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, amici e collaboratori artistici fin dagli anni Novanta, fondano il gruppo che porta i loro tre cognomi e incidono l'album "Il padrone della festa", lanciandosi poi in un tour europeo. Le registrazioni del megaconcerto di Napoli e quello al PalaLottomatica di Roma del gruppo Fabi Silvestri Gazzé diventeranno un doppio album live nel 2015. A un decennio di distanza, il 6 luglio 2024, il supergruppo ha riportato il concertone al Circo Massimo in una reunion subito sold out.
Ma Fabi Silvestri Gazzé - Un passo alla volta, diretto da Francesco Cordio, è più di un concert movie: è la storia dell'amicizia trentennale fra tre musicisti molto diversi per indole e ispirazione ma uniti da un comune sentire e un affetto profondo, nonché dalla capacità di stimolarsi a vicenda a creare divertendosi.
Nel ricreare quel mitico concerto del 2014, Fabi Silvestri Gazzé si sono preoccupati di "rispettarne la magia", e di fatto l'hanno ricreata, restituendo Un passo alla volta i brani più amati dal pubblico nella loro (quasi) integrità, e interamente nella loro energia. Recensione ❯
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Un barbiere è convinto di vedere messaggi segreti mandati dai lampioni. La sua credibilità cambia quando viene arrestato. Espandi ▽
Antonio Calabrò è un barbiere con una predisposizione alla credulità nei confronti di qualsiasi complottismo gli venga presentato come reale. Il giorno in cui il lampione dinanzi al suo esercizio inizia a lampeggiare si dota di un alfabeto Morse e inizia a decodificare quello che ritiene un messaggio. Stabilito che si tratta della sigla di un ordigno utilizzato in più di un conflitto da quel momento intorno a lui inizia a formarsi un gruppo che vuole andare a fondo sul 'mistero'.
Più ci si ritiene informati e più si ha, da parte di alcuni che non sono purtroppo pochi, la presunzione di saper discernere propendendo ahimè per la versione in cui si possono attribuire fantasiose responsabilità a presunti poteri più o meno occulti che stanno in una sorta di zona franca nell'ombra da cui agiscono contro la collettività. Il complottista ne coglie l'esistenza e come descriverla. Con leggerezza ma non dimenticando di promuovere una riflessione in materia. Recensione ❯
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Dag Johan Hauguerud conclude la sua trilogia sulle relazioni, offrendo ai personaggi spazio per raccontarsi. Drammatico, Norvegia2024. Durata 119 Minuti.
Nuovo capitolo della trilogia che esplora la sessualità, il desiderio e la trasgressione nella società nordica moderna. Espandi ▽
Tor è un infermiere che utilizza spesso un traghetto per procurarsi incontri occasionali con uomini. Marianne è la dottoressa del suo reparto che ha, nei confronti delle relazioni con l’altro sesso, un atteggiamento che la sua migliore amica mette in discussione.
Dag Johan Hauguerud conclude la trilogia sulle relazioni con un film che affronta aspetti diversi del rapporto amoroso. La regia si avvicina ai personaggi offrendo ad ognuno lo spazio per raccontarsi in un film in cui i dialoghi hanno una forte presenza e lo fa mostrando come ognuno finisca con il cercare un proprio significato alla parola amore senza che a questo sentimento ci si possa permettere di dare regole rigide e valide una volta per tutte. Recensione ❯
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Dopo il torbido A snake of June, Tsukamoto è capace di reinventare ancora una volta il suo cinema e consegna alla storia un film complesso e affascinante, tutto ambientato in una morgue. Espandi ▽
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Marcelo crede di prendere il posto del suo defunto mentore. Ma in università arriva un nuovo candidato. Espandi ▽
Marcelo è un professore dell'Università pubblica di Buenos Aires impegnato nell'insegnamento della filosofia. Un giorno viene a mancare il suo mentore, il professor Caselli, e la sua cattedra diventa vacante. Tra una gaffes e l'altra, scoprirà che c'è un altro collega che come lui ambisce a ottenerla: il "famoso" Rafael Sujarchuk, noto sia in ambito accademico che mediatico, per la sua relazione con una nota attrice. Mentre i due si contendono la cattedra, la situazione sociopolitica del Paese degenera e la forza del pensiero dovrà necessariamente trasformarsi in azione.
Il regista sa come mettere in scena le altalene di potere dello spietato mondo accademico, dove non contano solo la preparazione o i titoli per "arrivare". Marcelo, interpretato dal convincente e titanico Marcelo Subiotto, lo imparerà a sue spese, in quello che non vuole essere un film di denuncia, bensì una commedia con spunti di ilarità dichiaratamente chapliniani.
Si potrebbe quasi definire una commedia neorealista, tanto risulta efficace l'impronta di verosimiglianza nel racconto del reale, nel tratteggiare l'approccio individualista di chi pensa solo a se stesso e alla propria carriera, come l'approccio collettivo di chi invece percepisce l'università come una collettività. Recensione ❯
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Tra crisi d'ispirazione, sedute di psicologia e prove sperimentali, riuscirà Maccio a ritrovare la creatività e scrivere la sua prossima serie tv? Espandi ▽
Marcello Macchia è in profonda crisi creativa. Disposto a tutto pur di ritrovare l'ispirazione che l'ha reso famoso, si rivolge ad un luminare della psicanalisi, Arnaldo Braggadocio, che lo sottopone ad una serie di prove per uscire dalla sua comfort zone e "appropriarsi del disagio". Ma varrà veramente la pena attraversare quel calvario per recuperare l'ispirazione perduta?
Maccio Capatonda si cimenta con la serialità (poiché "la vita è una serie di serie") mettendo a frutto quell'immaginazione che manca temporaneamente al suo protagonista, e facendo molta autoironia tanto sul suo personaggio pubblico quanto sulla sua persona.
Macchia esce qui davvero dalla sua comfort zone pur mantenendo la sua comicità stralunata, più riuscita in alcuni episodi che in altri e sempre al confine con il grottesco. E ciò che funziona è anche la cura con cui la serie costruisce la sua architettura narrativa. Recensione ❯
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Durante una rapina, un piccolo criminale uccide per errore un benzinaio. In seguito, scopre di avere un dono straordinario: può guarire le persone strappandole alla morte. Espandi ▽
Litorale Casertano. Durante una rapina al Mister Risparmio Paride fa involontariamente fuoco e colpisce un benzinaio. Si china sul corpo morente dell'uomo e lo tocca, il benzinaio risorge, e Paride non sente più il contatto delle mani. A casa lo aspetta sua sorella Imma, gravemente malata di mente. La notizia della rinascita del benzinaio darà il via ad un culto estemporaneo della Madonna dei Detersivi e ad una caccia al Nero per il suo talento di guaritore: un talento che ad ogni guarigione costa al Nero la perdita di uno dei cinque sensi.
Nero segna l'esordio alla regia di Giovanni Esposito, assai conosciuto come attore soprattutto (ma non solo) di commedie, che qui si cala invece in un melodramma non nero, nerissimo: e solo alla fine capiremo quel titolo che sembra riferirsi solo al suo soprannome.
Esposito interpreta anche il ruolo del protagonista, lasciando finalmente spazio a quel talentaccio che riusciva a trasparire anche dalle commedie più demenziali cui in passato ha partecipato. Trova una sua via originale che sfiora il realismo magico, con una conclusione che farà riconsiderare l'intera vicenda narrata, e il rapporto fra donatori e ricevitori. Recensione ❯
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