Un insegnante russo documenta la trasformazione della sua scuola cittadina in un centro di reclutamento di guerra durante l'invasione dell'Ucraina, rivelando i dilemmi etici che gli educatori affrontano tra propaganda e militarizzazione Espandi ▽
Pavel “Pasha” Talankin non è propriamente un insegnante. È colui che, in una scuola di una cittadina del Karabash, è addetto al coordinamento degli eventi scolastici nonché il responsabile della videoteca. Dopo l’inizio dell’”operazione militare speciale” in Ucraina del 22 febbraio 2022 assiste in tempi rapidi alla trasformazione del suo lavoro in un veicolo di propaganda militarista. Deve cioè documentare marce con bandiera, discorsi patriottici dei docenti, piccole parate militariste. Decide di trasformare questo suo dovere professionale in un ‘attività di controinformazione rivolta soprattutto a chi vive al di fuori dai confini. Ciò che risulta essere più interessante in questo film, realizzato con i materiali registrati dal giovane filmmaker che è riuscito a lasciare la Russia prima di essere prima o poi arrestato, è sicuramente la documentazione di come un regime provi ad insinuarsi a forza nelle coscienze dei meno culturalmente attrezzati, cioè dei più giovani in età scolastica. Recensione ❯
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Il dodicenne Nanning vive la caduta del nazismo in una piccola isola sul Mare del Nord. Espandi ▽
Isola di Amrum. Primavera 1945. Sono gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale e già si avverte che il nazismo sta per essere sconfitto. Il dodicenne Nanning ha il padre al fronte e una madre fervente nazista che soffre anche fisicamente per quanto sta accadendo. Il bambino cerca di comprendere quanto accade. Fatih Akin per la prima volta dirige una sceneggiatura che non nasce direttamente da una sua idea ma riesce a farla pienamente propria. Il film infatti ha origine da uno script del regista Hark Bohm che, vistosi nell’impossibilità fisica di dirigerlo, ha accettato la proposta di Akin di rivedere insieme il testo per poi portarlo sullo schermo. Akin ci consente di leggere una caduta dal supposto paradiso dell’ordine costituito ed imposto vissuta da chi indossa ancora la divisa della Hitlerjugend e che non può non avere introiettato il veleno dell’ideologia. Recensione ❯
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Una sofisticata opera di contrasti. Una fiaba nera che affonda negli abissi del mistero, delle inquietudini, del misticismo. Drammatico, Francia2025. Durata 98 Minuti.
Nel 1899, una giovane insegnante arriva in un remoto villaggio alpino e porta modernità, ma si scontra con credenze oscure e misteri nascosti. Espandi ▽
È una notte tempestosa dell’inverno 1899 quando Aimée, una giovane ed emancipata insegnante, arriva in un villaggio innevato sperduto tra le Alpi italo-francesi. Aimée inizia a diffondere una certa modernità di pensiero laddove ancora resistono oscure credenze. Ma nulla è come sembra.
L’esordio nel “lungo” di finzione di Louise Hémon è una sofisticata opera di contrasti, polarizzata tra il nero assoluto e il bianco abbacinante, tra i silenzi e i suoni/musiche assordanti, tra la civiltà e la forza irresistibile della wilderness, tra il buio delle antiche credenze e la luce della ragione.
Intersezione fra generi e filoni consolidati - horror, thriller, feminist movie, sensual drama - senza dimenticare il documentario antropologico e sul folklore di cui è già composta parte della filmografia di Hémon, L’engloutie è soprattutto una fiaba nera che affonda negli abissi del mistero, delle inquietudini, del misticismo. Recensione ❯
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Clémence, dopo la separazione e l'amore per una donna, affronta la manipolazione dell'ex marito che le impedisce di vedere il figlio liberamente. Espandi ▽
La separazione tra Clémence e il marito Laurent sembra all’inizio serena, senza troppi problemi nel gestire la custodia condivisa del figlio di otto anni Paul. Avendo abbandonato il mestiere di avvocato, Clémence si è data nel frattempo alla scrittura, all’amato nuoto in piscina e alla scoperta dei rapporti con le donne. Proprio questo dettaglio fa inasprire il rapporto con Laurent, che attraverso la manipolazione del bambino intrappola Clémence in un’odissea giudiziaria impedendole di vedere il figlio se non sotto stretta supervisione. Vicky Krieps è una delle certezze nel panorama del cinema indipendente europeo contemporaneo, e in Love Me Tender trova il tipo di progetto che meglio la rappresenta. In cambio riceve la possibilità di aggiungere un’ennesima ottima interpretazione al suo catalogo, in uno sfaccettato dramma francese che parla di una donna a tutto tondo e non solo di una madre in lotta per la custodia del figlio. Recensione ❯
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Una fotografia dell'Egitto di oggi che intreccia sapientemente commedia, intrigo politico e denuncia esplicita. Drammatico, Svezia, Francia2025. Durata 127 Minuti.
Il più famoso attore egiziano si trova costretto ad accettare un ruolo che detesta. Espandi ▽
George El-Nabawi è la star più famosa del cinema egiziano. Proprio per questa ragione gli viene chiesto con modalità ricattatorie di interpretare il Presidente Abdel Fatah al-Sisi in un film che inneggi alle sue gloriose gesta. George non può rifiutare anche perché metterebbe in pericolo la vita del figlio ma la sua accettazione non è destinata a semplificargli la vita. Un regista di origini egiziane ma nato in Svezia ci racconta con coraggio e con conoscenza dei generi l’Egitto di oggi. Saleh sa come alternare la commedia a situazioni in cui dominano l’intrigo politico e la denuncia esplicita operando sul cinema nel cinema e mostrandoci come in un regime gli attori possano diventare pedine non intercambiabili ma sicuramente subornabili ai voleri del potere. La scritta finale classica che fa riferimento a fatti frutto della fantasia è una salvaguardia ma non cancella la messa al centro della narrazione di un presidente dittatore di cui si fa nome e cognome. Recensione ❯
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Una giovane donna, in seguito ad un incidente stradale, viene aiutata ed accolta da una famiglia che cela un segreto. Espandi ▽
Durante un fine settimana in campagna, Laura, una studentessa di Berlino, sopravvive miracolosamente a un incidente d'auto. Fisicamente risparmiata ma profondamente scossa, viene accolta da Betty, che aveva assistito all'incidente e si era presa cura di lei con affetto. A poco a poco, il marito e il figlio di Betty superano la loro riluttanza e si instaura una tranquillità quasi familiare. Ma presto non possono più ignorare il loro passato e Laura deve affrontare la sua vita. Recensione ❯
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Un'opera che sembra aver trovato la soluzione perfetta per equilibrare la commedia con un tocco di surreale e il dramma famigliare. Drammatico, Islanda, Danimarca, Svezia, Francia2025. Durata 109 Minuti.
Anna e Maggi si separano lentamente, tra lavoro, figli e momenti condivisi. I gemelli, lasciati spesso soli, inventano giochi strani e rischiosi. Espandi ▽
Anna e Magnus, detto Maggi, si stanno separando: è un processo graduale, che la coppia porta avanti trascorrendo ancora del tempo insieme ai tre figli, in escursioni o in cene a casa. Quando i genitori non ci sono, i figli si dedicano a passatempi curiosi: in particolare i due gemelli, che tendono a creare giochi bizzarri e talora pericolosi per la loro incolumità. Il tipico gusto nordico per uno humour trattenuto, ma non per questo meno crudele, trova in Hylnur Pálmason un interprete di eccezione. The Love That Remains appare come la sua opera più compiuta sin qui, particolarmente sentita perché attinente all’esperienza di vita del regista e perché la giusta misura per mantenere un equilibrio di umori contrastanti – la commedia con un tocco di surreale e il dramma famigliare (mitigato dalla prima) – sembra aver trovato la soluzione perfetta.
Permane un senso di inafferrabilità nel film, la sensazione che la vita e le sue assurdità non si possano prevedere né comprendere e che, forse, un nucleo familiare possa meglio funzionare se disunito. Recensione ❯
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Miniserie biografica che racconta le vicende che hanno portato Tamara a diventare una cantante pop di successo e un'icona negli anni 2000 della tv spagnola. Espandi ▽
In un caleidoscopio di luci al neon, suoni sintetici e sogni improbabili, Superstar - prodotta da Netflix - racconta l'ascesa e la caduta di Tamara, poi Yurena, icona controversa della TV spagnola dei primi anni Duemila. Ogni episodio esplora la sua storia da un punto di vista diverso: la madre che ne gestisce la carriera, il compositore delle sue canzoni trash, i rivali bizzarri che l'accompagnano sul palcoscenico mediatico.
La realtà si dissolve spesso nel surreale, mentre tra apparizioni, talk show, visioni mistiche e ricordi reinventati si delinea un ritratto multiplo di una donna che, suo malgrado, è diventata un simbolo pop.
Superstar istruisce sul potere delle immagini, sulla violenza dolce della televisione, sull'osceno travestito da intrattenimento. E stupisce la sua capacità di essere perfettamente comprensibile anche a chi, come noi spettatori italiani, non conosce il contesto spagnolo: la grammatica del trash, del successo improvviso, del fallimento pubblico è, purtroppo, una lingua comune. Recensione ❯
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Serie di short doc che vuole esplorare il significato della bellezza, del senso di identità e resistenza in tutto il mondo. Espandi ▽
Cinque cortometraggi riuniti in un dispositivo narrativo collettivo di 50 minuti: opere autonome, ciascuna firmata da una regista emergente proveniente da una diversa area del mondo - Stati Uniti, India, Kenya, Nigeria e Brasile. Insieme, questi corti costruiscono un mosaico eterogeneo e profondamente connesso che racconta la condizione femminile nel mondo contemporaneo, tra discriminazioni sistemiche e atti di resilienza quotidiana.
La forza di In Bloom risiede soprattutto nella modalità con cui affronta i temi scelti: ogni episodio è un atto creativo di denuncia, ma anche uno strumento pedagogico e politico, capace di aprire spazi di ascolto, empatia e consapevolezza.
Cinque corti che parlano di donne e che si affidano alle donne per farlo, rivendicando il potere dell'immaginazione come leva di trasformazione. Un bel progetto, capace di tenere insieme estetica e militanza, emozione e informazione, in una forma breve ma anche molto densa, che si traduce perciò in un valido supporto educativo e divulgativo. Recensione ❯
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Alla Lumon gli impiegati hanno aderito volontariamente a sottoporsi a una "scissione", separando la loro coscienza extra-lavorativa (outie) da quella dominante durante gli orari di ufficio (innie). Le loro metà impiegatizie dimenticano quel che è avvenuto all'esterno degli edifici della Lumon e sviluppano una coscienza propria e del tutto autonoma, come se due anime non comunicanti albergassero nello stesso corpo. Mark, Helly, Irving e Dylan, però, non ci stanno e si infilano nelle aree riservate per bloccare il processo e trasferire la loro coscienza nel relativo corpo anche al di fuori dall'ufficio. Ci riescono per un'ora, generando uno sconquasso mediatico con la rivelazione sulla reale condizione degli innies, prigionieri di un ufficio-carcere.
Stiller ed Erickson hanno il coraggio ancora una volta di spingere al massimo sul pedale del paradosso, spingendosi fino a lambire l'occulto, con sequenze horror che sembrano prese da una versione contemporanea di The Wicker Man o preludono a rivelazioni sconvolgenti a venire. Forse specchietti per allodole cospirazioniste. Più probabilmente suggestioni sul pensiero alla base di Scissione, secondo cui, esasperando i concetti su cui si basa la vision di una qualunque corporation del capitalismo avanzato, il confine tra azienda e setta religiosa si fa ogni giorno più sfumato. Recensione ❯
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La serie che copre gli ultimi quattro anni prima degli eventi di Rogue One: A Star Wars Story. Espandi ▽
Cassian Andor lotta nella resistenza contro l'impero di Palpatine, si ritrova lontano dall'amata Bix Caleen e dal resto della sua squadra. Nel mentre, su Coruscant, la senatrice Mon cerca di sfruttare l'amicizia con il banchiere Tay, ma le cose sono più complicate del previsto. A precipitare la situazione è però un altro evento: l'entrata in scena di Orson Krennic, il direttore della ricerca sulle armi avanzate, al diretto servizio di Palpatine. Krennic affida a un gruppo scelto di gerarchi, tra i quali Dedra Mero e il maggiore Partagaz, un importante compito: l'estrazione di un raro minerale sul pianeta Ghorman, che ridurrebbe quel mondo in rovina.
Torna con una seconda e ultima stagione, carica di riflessioni sulla propaganda, l'etica e il sacrificio, la serie forse più importante dei nostri tempi, che usa la Galassia di Star Wars come veicolo per un inno alla resistenza.
Spicca Stellan Skarsgård, che nel ruolo di Luthen dà una delle interpretazioni migliori della sua carriera, ma non c'è una singola prova d'attore che non sia eccellente, persino tra i comprimari e i personaggi che appaiono per pochi episodi. La regia è pure impeccabile nell'incedere di piani sequenza o nell'affastellarsi di montaggi alternati. Recensione ❯
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Con la terza stagione, Squid Game giunge alla sua conclusione, chiudendo un cerchio cominciato nel 2021 con una riflessione feroce sul capitalismo, la disuguaglianza e la disumanizzazione dell'intrattenimento. Ma questa chiusura non è un epilogo rassicurante: è un saluto amaro, contraddittorio, che incarna tutta la tensione tra la potenza simbolica della serie e il rischio di auto-reiterazione che ha caratterizzato i suoi sviluppi più recenti.
Se la prima stagione aveva un'efficacia spietata, le successive hanno portato la narrazione a un crescendo più spettacolare che incisivo, fino a un finale che lascia il pubblico senza catarsi, ma pieno di interrogativi.
La terza stagione riparte dal caos: la rivolta dei giocatori è stata soffocata, i superstiti devono tornare a combattere. Gi-hun è svuotato, silenzioso, consumato dal fallimento. Ma proprio questa debolezza lo rende più umano. Il confronto con Dae-ho, ex alleato divenuto rivale, segna l'inizio di una spirale sempre più cupa in cui l'etica cede il passo all'istinto di sopravvivenza. Recensione ❯
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La sesta stagione della serie con Elisabeth Moss. Espandi ▽
La sesta e ultima stagione si apre con June Osborne e Serena Joy costrette a una convivenza forzata su un treno diretto verso l'Alaska, in fuga da Gilead e dal caos seguito alla morte del comandante Fred Waterford. È l'inizio di una stagione che alterna momenti di azione intensa e passaggi introspettivi, seguendo June nel suo ritorno in territorio ostile, nella nascita di un nuovo movimento di resistenza e nell'evoluzione dei personaggi principali verso un finale tanto atteso quanto stratificato.
I dieci episodi esplorano il disfacimento interno di Gilead, la formazione di nuove alleanze, i dilemmi morali di chi aveva detenuto il potere e l'urgenza di raccontare - e tramandare - quanto accaduto. L'episodio conclusivo, diretto da Elisabeth Moss, segna il passaggio dalla testimonianza individuale alla memoria collettiva, aprendo il cammino verso il futuro spin-off The Testaments.
La stagione riporta lo spettatore all'inizio del viaggio: ritroviamo le atmosfere claustrofobiche, le luci ovattate e le tinte rosso fuoco che hanno reso inconfondibile l'estetica della serie, ormai assurta a prodotto-simbolo della serialità contemporanea. Recensione ❯
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Ex giocatore di golf professionista di grande successo, Pryce Cahill lavora come commesso in un negozio di articoli sportivi dell'Indiana. La sua carriera agonistica è deragliata vent'anni prima a causa di un incidente nel corso di un importante torneo, e anche il suo matrimonio sembra aver fatto la stessa fine: Pryce e sua moglie Amber - Linn stanno infatti ultimando le pratiche per il divorzio, ma tra di loro rimane comunque un profondo legame di affetto. Le giornate dell'ex golfista procedono con malinconica monotonia, almeno fino a quando non incontra un adolescente con uno swing da togliere il fiato. Il suo nome è Santi, vive con la madre Elena insieme a due barboncini e Pryce è deciso a puntare tutto su di lui. Recensione ❯
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