Lazareth

Film 2024 | Thriller 86 min.

Anno2024
GenereThriller
ProduzioneUSA
Durata86 minuti
Regia diAlec Tibaldi
AttoriAshley Judd, Katie Douglas, Asher Angel, Sarah Pidgeon, Christine Uhebe .
MYmonetro Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Alec Tibaldi. Un film con Ashley Judd, Katie Douglas, Asher Angel, Sarah Pidgeon, Christine Uhebe. Genere Thriller - USA, 2024, durata 86 minuti. Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento giovedì 1 agosto 2024

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
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Trailer
Un cinema che mischia alone di genere e autorialità. Nella sua classicità si affida totalmente agli attori.
Recensione di Luigi Coluccio
giovedì 1 agosto 2024
Recensione di Luigi Coluccio
giovedì 1 agosto 2024

Lee, Imogen e Maeve vivono sotto lo stesso tetto, votano per decidere chi deve fare cosa e badano l'una all'altra. Ma Lee è la zia delle ragazze che sembrano non avere nessun altro, la loro casa è immersa nel verde dei boschi eppure non si possono allontanare più di tanto e quando cala la notte l'unica fonte di luce è la fiumana di candele accese. Qualcosa si è abbattuto su di loro, qualcosa avvenuto dieci anni fa: un virus che ha colpito il mondo intero portando morte e desolazione. Lee si è presa cura delle nipoti, facendole crescere al sicuro nella baita fuori città, e ora, quando può, si reca in macchina tra le rovine di Seattle per procurarsi cibo e attrezzature. Un giorno, però, un giovane di nome Owen viene trovato ferito vicino al loro rifugio, che le tre chiamano Lazareth. Ogni cosa è compromessa.

Continua la creazione di mondi dentro altri di mondi di Tibaldi.

C'è San Lazzaro a Venezia, casa dei lebbrosi nel XII°secolo prima di diventare la terra promessa per il monaco armeno Mechitar e cambiare il suo nome in San Lazzaro degli Armeni; c'è la Mole Vanvitelliana di Ancona, assieme deposito, fortificazione e lebbrosario, edificata su un'isola artificiale non davanti ma dentro al porto; c'è il Lazzaretto di Sant'Elia a Cagliari, in origine composto da "meschinissime case" e poi dotato di un secondo piano per alloggiare ricchi e benestanti degenti. Lazzaretti, lebbrosari, spedali - tutti luoghi dove venivi recluso a forza. In Lazareth, invece, chi è dentro è dentro e non vuole più saperne di uscire.

Del resto ne ha costruiti di mondi così, Alec Tibaldi, giovane sceneggiatore e regista di questo lavoro presentato in anteprima nazionale al Magna Graecia Film Festival, arrivato dopo Spiral Form e The Daphne Project: il primo, con protagonista la figlia di Brian De Palma, Piper, era l'intrusione nel perimetro vitale di una comunità autoisolata da parte di un padre e un figlio; il secondo, firmato con Zora Iman Crews, annotava lo scompiglio etico ed artistico portato da una performer "altra" in una piccola compagnia teatrale intenta a mettere in scena "Le Baccanti" di Euripide. E quando i confini si mescolano, ci si ritrova ad essere stranieri emotivi in terra straniera emozionale.

Per Tibaldi, infatti, lo spazio è storia, i rapporti sopravvivenza, le scelte inclusioni. Ma basta mettersi di sbieco, anche solo in un risolutore momento, e intravedere alterità, indifferenza, alienazione. Lee, genius loci di Lazareth, pensiero che l'ha ideato e mani che l'hanno eretto, non vuole minimamente scalfire la pietra emotiva su cui ha innalzato il rifugio di famiglia, mentre Imogen e Maeve hanno bisogno - diritto? - a qualcosa che imbratti la linea di fede donata dalla zia. Ed ecco l'invasione, la violazione, il contagio, portati da Owen. Nel bene e nel male, ma comunque risolutore.

Tibaldi ha bene in mente da dove parte e dove vuole arrivare, mescolando insieme alone di genere e parvenza di autorialità, facendo risaltare il quadro e non la cornice. Ci si muove tra La notte brava del soldato Jonathan di Siegel e - certo, ma non per forza - L'inganno di Sofia Coppola, l'iconografia pandemica e la psicosi infettiva, la quarantena e l'assedio. Il suo è un cinema da classicista, non toccato dalle derive post- e de-, fatto di montaggio appena accennato e minime tracce simboliche. E, naturalmente, da un totale fiducia nella presenza attoriale.

Sarah Pidgeon e Katie Douglas sono le sorelle in procinto di sbocciare ed esplodere, Ashley Judd - portata sul set da un grande lavoro di convincimento di Tibaldi - la zia prima necessaria e poi ingombrante sulla via della risoluzione.

Assieme all'Owen di Asher Angel sono loro a dare incarno al film, mai trattenute ma giuste, nitide nelle loro geometrie interne tra la Lee maternale, l'Imogen razionale e la Maeve carnale. Lazareth è il mondo franco che hanno costruito nella loro sorellanza, e saranno sempre loro a decidere se donarlo ad altri o illudersi di tenerlo solo per sé.

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giovedì 1 agosto 2024
Luigi Coluccio

Un film classico che si affida totalmente agli attori per creare un racconto di psicosi, quarantena e assedio. In anteprima al Magna Graecia Film Festival. Vai all'articolo »

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