| Titolo internazionale | Crossing |
| Anno | 2024 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | Francia, Svezia, Georgia, Turchia, Danimarca |
| Durata | 106 minuti |
| Al cinema | 11 sale cinematografiche |
| Regia di | Levan Akin |
| Attori | Mzia Arabuli, Lucas Kankava, Deniz Dumanli, Nino Karchava, Levan Bochorishvili Nino Tedoradze, Oksan Büyük. |
| Uscita | giovedì 16 ottobre 2025 |
| Tag | Da vedere 2024 |
| Distribuzione | Lucky Red |
| MYmonetro | 3,30 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 ottobre 2025
Una donna ha deciso di andare a cercare la nipote scomparsa da tempo. Crossing Istanbul è 34° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 1.353,00 e registrato 8.781 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Lia, un'insegnante di storia georgiana in pensione, parte alla ricerca della nipote transgender Tekla, scomparsa da tempo, per esaudire l'ultimo desiderio della sorella. A Batumi viene a sapere da un giovane, Achi, che la ragazza ha attraversato il confine con la Turchia. Così Lia decide di mettersi in viaggio verso Istanbul e Achi si unisce a lei offrendosi di aiutarla. Per lui si tratta di un'occasione di fuga da una situazione familiare che gli sta stretta; vive infatti con il fratello, con cui non va d'accordo, e con la cognata. La loro convivenza non è sempre facile; spesso ci sono infatti dei contrasti, soprattutto per la diffidenza di Lia nei confronti di Achi, ma alla fine riusciranno a comprendersi e a unire le forze per raggiungere l'obiettivo. Ad aiutarli c'è anche Evrim, un'avvocata che si batte per i diritti dei trans.
L'approccio documentario si fonde con il road-movie in Crossing Istanbul, quarto lungometraggio del cineasta svedese/georgiano Levan Arkin che si era fatto conoscere soprattutto con il precedente And Then We Danced dove aveva già affrontato tematiche LGBT mostrando l'attrazione tra due ballerini.
Il film s'immerge dentro Istanbul, cattura il cuore pulsante della città, con le immagini e i suoni del traffico, delle strade affollate o i campi larghi sui palazzi. Ma non è uno sguardo turistico. Sotto certi aspetti richiama Crossing the Bridge - The Sound of Istanbul per il legame quasi fisico con la città. Per Akin lo spazio di Istanbul diventava l'occasione per una panoramica sui differenti generi della musica turca. Per Levan Arkin è invece il provvisorio, incerto approdo di un cinema di attraversamenti, di frontiere, confini, di luoghi che vengono scoperti dallo sguardo di Lia e Achi, prima durante il viaggio in pullman (l'insegnante che guarda fuori dal finestrino) e poi in alcuni momenti decisivi come nella scena in cui i due protagonisti cercano Tekla nel quartiere trans della città.
Crossing Istanbul è composto da tante istantanee, anche fotografiche, ma piene di vitalità. La storia di Lia e Achi s'incrocia anche con quella, per esempio, di due ragazzini di strada ed Evrim, l'avvocato trans che lavora come volontaria in un centro LGBTQ+ e che è al centro di uno dei frammenti più politici del film, quello in cui si trova in un commissariato e viene trattata con sufficienza, quasi presa in giro, da due poliziotti che diventa metafora della lotta quotidiana per affermare i propri diritti. Nel raccordo tra i personaggi, inizialmente può sembrare che Evrim sia effettivamente Tekla. In realtà è uno spontaneo e non cercato depistamento.
Per il regista è piuttosto l'occasione per un altro ritratto coerente di un cinema sull'identità e la memoria, di volti nella folla, che si forma sotto gli occhi dello spettatore e riesce ad avere una linea narrativa ondivaga. Per questo a volte possono sembrare maggiormente costruiti alcuni momenti più cinematografici come lo schiaffo di Lia ad Achi o il ballo in strada della protagonista. L'immersione geografica e soprattutto umana resta però autentica, supportata anche da ottimi attori dove emergono soprattutto Mzia Arabuli nel ruolo di Lia e Deniz Dumanli in quello di Evrim. Malinconico ma anche liberatorio.
Un film che ci mostra il tema dei transgender da una prospettiva originale, bravissimi gli attori e belli tutti gli scorci di Istanbul che ci vengono offerti con parsimonia e senza luoghi comuni. Si esce dalla sala con la speranza che il mondo possa migliorare.
Un viaggio, una ricerca, perdersi per ritrovarsi. Una città, che fagocita coloro che vogliono sparire, o che sono già spariti da una società che li ha esclusi, è descritta, dal regista svedese di origine georgiana, come un dedalo di anfratti nascosti, un fitto viavai di persone, un bazaar di umanità.
Prima parte bruttina, anche per i primi piani che sembrano diventati una moda di certo cinema (pseudo?) autoriale, Tuttavia, nella seconda, "Crossing " ci regala una Istanbul inedita. ma in Italia lo vedrà qualcuno, possibilmente in DVD o su una payTV? PS Leggo proprio ora, su "MyMovies", che tra poco esce nei cinema italiani.
C' è un momento bellissimo, anche se a prima vista marginale, in questo film che rinnova con mano lieve l'antica arte dello spaesamento. È quando la protagonista, la matura e volitiva Lia, chiede al ragazzo che conosce appena, ma non esita a ospitare, di prendere qualcosa dall'orto dei vicini. E la mattina dopo i due piccoli figli della vicina, che l'hanno vista prendere cetrioli e pomodori dal loro [...] Vai alla recensione »
Già nel titolo, "crossing", vi è il tipo di narrazione del film: un road movie per le tortuose strade della capitale turca nelle quali si muove la georgiana Lia, insegnante in pensione, che deve cercare la nipote Tekla scomparsa da ami. L'accompagna il giovane Achi che sostiene, falsamente, di sapere dov'è. Il regista svedese/georgiano Arkin realizza un film di frontiere e di confini, di attraversamenti [...] Vai alla recensione »
In cerca della nipote scomparsa che forse si prostituisce a Istanbul, una pensionata georgiana, insieme a un giovane un po' svitato che dice di aver conosciuto la ragazza, si avventura nella grande città e nei suoi quartieri a luci rosse. Crossing Istanbul rientra in quel tipo di film "positivi", mirati a dare un'immagine migliore di qualcosa, in questo la comunità delle persone trans sulle varie sponde [...] Vai alla recensione »
Levan Akin, regista svedese, figlio di una famiglia emigrata dalla Georgia durante il controllo sovietico, realizza un film intelligente che racconta il viaggio di Lia, un'insegnante georgiana in pensione, che parte per Istanbul insieme ad Achi, fratello fannullone di un suo ex alunno, per cercare la nipote Tekla, trans cacciata di casa dai suoi genitori incapaci di accettarla.
Tarlabasi, quartiere multicolore di Istanbul a maggioranza curda, fino a poco tempo fa era forse l'unico porto franco per le identità Lgbtq di un giro di pianeta che va dal Caucaso ai Balcani, dal Maghreb fino al Golfo e l'Iran. È qui che l'anziana georgiana Lia, un connubio di tenacia e fragilità, arriva da un villaggio della Georgia alla ricerca della nipote transgender, accompagnata da un bizzarro [...] Vai alla recensione »
Di Levan Akin recensimmo And Then We Danced (2019), primo film georgiano a tematica LGBTQIA+, diretto da questo regista svedese, sì, ma originario del paese. Anche quest'ultimo lavoro, presentato come apertura di Panorama alla Berlinale 2024 e poi in chiusura al Trieste Film Festival, si fonda sin dal titolo su un movimento (cosa è la queerness se non uno slittamento?): Crossing (non c'è Istanbul nell'origi [...] Vai alla recensione »
Spesso foriera di ottimi film che riescono talora più e meglio di quelli in Concorso a trovare la strada per la distribuzione nelle sale, la sezione Panorama apre con un'opera di spessore e a tratti anche molto divertente, intitolata Crossing per la regia dello svedese ma di origine georgiana Levan Akin (1979). L'autore non aveva più girato film da cinque anni, ossia dall'epoca di And Then We Danced [...] Vai alla recensione »