| Anno | 2024 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Giappone |
| Durata | 62 minuti |
| Regia di | Takeshi Kitano |
| Attori | Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Nao Ohmori, Shido Nakamura, Hakuryû So Kaku, Gekidan Hitori, Takashi Nishina, Azusa Babazono. |
| Tag | Da vedere 2024 |
| MYmonetro | 3,32 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 6 settembre 2024
Un sicario lotta per la sua sopravvivenza ritrovandosi incastrato tra la polizia e l'organizzazione criminale Yakuza. In Italia al Box Office Broken Rage ha incassato 772 .
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CONSIGLIATO SÌ
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Un sicario infallibile si siede al tavolino di un bar per ricevere un nuovo incarico. Un assassinio dopo l'altro, eliminando gangster e yakuza e lavorando sempre come lupo solitario. Finché un giorno ad aspettarlo nel suo bar preferito c'è la polizia di Tokyo, decisa ad incastrarlo per arrivare tramite lui ad arrestare un potente boss locale. Il sicario dovrà quindi infiltrare l'organizzazione mafiosa sotto copertura, ovviamente a rischio della vita.
La leggenda di "Beat" Takeshi non risuona più forte come un tempo, ma Kitano rimane una personalità cinematografica unica.
In questo piccolo divertissement, al limite dello sketch, giustappone le due anime - quella drammatica e quella comica - che da sempre nel suo cinema si sono rincorse e ibridate. È un brillante esercizio di stile, meta e autoironico, che mette allo specchio un'unica vicenda prima in chiave seria e poi farsesca. La filmografia di Kitano è un saliscendi di fasi e metamorfosi che da sola è avvincente quasi come un film stesso. Si è evoluta, si è sublimata, poi si è persa; e l'autore ne ha fatto prima un'autoanalisi e poi un'autopsia attraverso i titoli dell'ultimo quindicennio. Lontano il suo periodo di grazia, le opere più recenti si sono trascinate stancamente attorno alla trilogia di Outrage, un tentativo di riproporre i vecchi contenuti senza più averne l'animo. È per questo che l'ultimo stadio, forse l'unico rimasto possibile, è un duetto del genere, essenziale nella sua ora di durata. Nel ridurre e nel fare meno, Kitano può neutralizzare - oltre che mettere alla berlina direttamente - la sua stessa cronica mancanza di materiale, riuscendo al tempo stesso a ricordarci cosa rendeva i suoi capolavori (da Hana-bi a Sonatine, da Brother a L'estate di Kikujiro) così speciali.
Con solo se stesso in scena, un paio di comprimari e qualche set modesto, un consumato performer televisivo come lui riesce a creare commedia dal nulla, attraverso il montaggio e un istinto innato per la gag, che più è elementare e più fa ridere. Un paradosso che deve molto, quasi tutto, al vissuto che lo spettatore proietta sul suo volto, e che non avrebbe un effetto minimamente paragonabile in qualunque altra configurazione che questa. Quello di Kitano è sempre stato del resto un talento icastico, ma arrivati a questo punto gli basta inciampare su un gradino o sbattere il naso su una porta chiusa per accendere il meccanismo comico, comunque ancora capace di mostrare una certa sofisticazione nello scegliere quali gag portare a chiusura e quali sovvertire. In Broken Rage il suo corpo attoriale raggiunge un'improbabile purezza alla Buster Keaton che, unita all'affetto che parte del pubblico ancora prova per lui, saprà sicuramente toccare il cuore dei fan.
L'inespressività come la più alta forma di espressività. A raccogliere questo paradosso (che nessuno esplorò più a fondo di Robert Bresson) in tempi recenti è stato soprattutto Takeshi Kitano, con la sua maschera impersonale e inconfondibile a un tempo. Sempre lui, coerentemente, è tra coloro che più efficacemente hanno praticato l'autosabotaggio come chiave del successo, affiancando a diamanti di [...] Vai alla recensione »
A seguito di una carriera che ha attraversato due secoli, ridefinendo l'iconografia della generazione del Ventennio Perduto (quella affacciatasi all'età adulta dopo lo scoppio della bolla economica del 1990) e della criminalità organizzata nel Paese del Sol Levante, Kitano Takeshi con Broken Rage sembra voler dire addio una volta per tutte alle scene, riassumendo, in una grande parodia di se stesso, [...] Vai alla recensione »
Si sa da oltre centosettanta anni, dall'incipit de Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, come la storia ami ripetersi sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Nell'annotare ciò Karl Marx prendeva spunto da una speculazione di Georg Wilhelm Friedrich Hegel che faceva riferimento al fatto che i grandi personaggi della Storia tendano a ripetersi per l'appunto due volte.
Il grande maestro giapponese Takeshi Kitano torna e raddoppia. Perché sì, Broken Rage è breve e veloce, dura appena 62 minuti, ma colleziona due divertissement al prezzo di uno. È una doppia variazione sul tema "killer viene assoldato dalla polizia per incastrare una gang della yakuza": ci sono la versione drammatica e quella comica, con le stesse scene di segno e senso opposti.
È un'anima divisa in due, quella che in Broken Rage fa intrecciare i principali filoni artistici di Takeshi Kitano: ovvero quello più formalista e violento, noto fin dall'esordio di Violent Cop e l'altro anarcoide e sfrenato dei programmi tv alla Mai dire Banzai - poi riverberato da titoli come l'esilarante Getting Any? o la "trilogia dell'autodistruzione" composta da Takeshi's, Glory to the Filmmaker! [...] Vai alla recensione »
Dopo il periodo delle "offese" (con i vari Outrage) e la parentesi Kubi (2023), Takeshi Kitano torna dietro (e davanti) la macchina da presa - al solito da attore accreditato come Beat Takeshi - e lo fa con Broken Rage, divertissment di soli 62 minuti (Fuori Concorso a Venezia 81) in cui, come da titolo, "spezza" letteralmente la rabbia con una trovata indubbiamente sorprendente.
L'immagine pubblica di Kitano, specialmente nel suo paese natio, è sempre stata frammentata. Ancor prima di vincere il Leone d'oro con Hana-bi nel 1997, in Occidente e in molti territori extra-nipponici, il comico divenuto filmmaker era ritenuto un autore imprescindibile, l'artista che sarebbe stato destinato a traghettare verso nuovi orizzonti le speranze cinematografiche di un'intera nazione alle [...] Vai alla recensione »