Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Russia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Vladimir Bek |
Attori | Stepan Belozyorov, Polina Fedina, Nikolay Klyamchuk, Anya Patokina, Aleksandr Ryazantsev Natalia Sapozhnikova, Konstantin Shpakov, Margarita Tolstoganova, Viktoriya Tolstoganova, Anastasiya Volynskaya. |
Uscita | giovedì 22 agosto 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Albolina Film |
MYmonetro | 3,17 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 21 agosto 2024
Una ragazza ribelle è scambiata per un maschio. Lei decide di prendere questa come una possibilità. In Italia al Box Office Sasha ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 1,2 mila euro e 346 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
|
Orfana di madre, la quindicenne Sasha vive sola col nonno. Quando un malore costringe quest'ultimo al ricovero in ospedale, la ragazza si trova obbligata ad andare a vivere col padre poliziotto, un uomo burbero e distaccato che per lei è come un estraneo. Insofferente per la situazione, una sera, mentre vagabonda senza meta, incontra i coetanei Maksim e Mysh, che la scambiano per un maschio. Forse per assecondare un sopito istinto di ribellione o forse solamente per gioco, decide allora di tagliarsi i capelli, fasciarsi il petto e fingere di appartenere a un sesso che non è il suo. La situazione, però, finisce presto per metterla in crisi, vuoi perché l'ingresso nell'ultima fase della pubertà coincide con la definitiva formazione della sua identità sessuale, vuoi perché la frequentazione con Maksim diventa sempre più intima.
Al terzo lungometraggio, Vladimir Bek, regista russo da tempo trasferitosi in Germania, continua a raccontare i cambiamenti fisici, emotivi e sentimentali che accompagnano l'infanzia e l'adolescenza, tra sorprese, conflitti e turbamenti.
Si sta ormai moltiplicando a dismisura il numero di film che esplorano il modo in cui la scoperta della sessualità sia sovente accompagnata da incertezza, spaesamento e paura, soprattutto in un contesto in cui i tradizionali ruoli di genere lasciano spazio a un'identità fluida a volte difficile da comprendere e abbracciare. Quello che interessa a Beck è mettere in relazione questa peculiare geografia dell'anima con la geografia fisica che la contiene, lasciando che l'immaterialità dei sentimenti e la concretezza dei luoghi si fondano in unico respiro.
D'altronde, che la topografia rispecchi le disposizioni dello spirito e lasci fermentare le dolorose conseguenze della contemplazione di sé è chiarito fin dall'inizio. Gli spazi vuoti dell'incipit, che rimandano a un'identità ancora tutta da costruire, diventano - in maniera fin troppo didascalica - il motivo dominante di tutto il film. Sasha si muove in una realtà fatta di pareti vuote, arredamenti spogli e oggetti disordinatamente sparpagliati per terra. Non è un caso che l'unico spazio veramente «pieno» e accogliente, dai colori caldi che contrastano con i cromatismi freddi e lunari del film, sia proprio l'abitazione del nonno, il nido famigliare, l'unico luogo dove sentirsi amati e protetti.
Per contrasto, anche la casa di Maksim, rampollo di una famiglia della media borghesia, trasmette un senso di glaciale indifferenza, come se fosse una gabbia o una prigione. Certo, Maksim è un personaggio specularmente opposto a Sasha: il suo desiderio di rivalsa che lo spinge a cercare piccole trasgressioni (l'alcol, l'erba) deriva da un eccesso soffocante di normalità, mentre Sasha sopporta nel corpo e nell'anima i segni di una sofferta estraneità al mondo che la circonda. Più che la comunione di due solitudini, il loro incontro sancisce l'avvicinamento di due personalità che hanno scelto di mettersi ai margini partendo da due prospettive antitetiche.
Bek li segue adottando un linguaggio scarno ed essenziale come le scenografie minimali e desolate in cui si muovono i protagonisti: macchina a mano, long take, prossimità ai loro corpi. Proprio per questo, i momenti che vorrebbero essere rivelatori e imporre un cambio di passo sfociano in un sensazionalismo un po' stonato. Come se l'esigenza di riempire i vuoti che popolano quella terra di nessuno dove Sasha e Maksim continuamente si perdono e si ritrovano prendesse il sopravvento sulla generosità delle emozioni. Così, lo slancio del desiderio e la paura della solitudine passano in secondo piano di fronte alla volontà di ricucire troppo semplicisticamente gli strappi. Anche se, va detto, nello sguardo confuso e trasognato della straordinaria protagonista Anya Patokina si nasconde un'autenticità disarmante.
Sasha è una ragazzina dallo spirito libero che decide di radersi i capelli per protesta, dopo essere stata costretta a trasferirsi dal padre, lasciando il nonno con il quale aveva un forte legame sentimentale. Scappa di casa e viene scambiata per un maschio da suoi coetanei che conosce per caso durante il suo vagare per la città. Sasha regge il "gioco" e continua a mostrarsi per quello che non è, trovando [...] Vai alla recensione »
Così il nonno di Sasha (Anya Patokina) avvisa il padre: d'ora in poi toccherà a lui a crescere la figlia, il vecchio, malato, non può farlo più. Da un momento all'altro, l'adolescente si ritrova dal sicuro nido della propria infanzia ai grigi e afoni condomini di città. Il padre, poliziotto, le è sconosciuto. Il motivo per cui la madre non c'è più, anch'esso ignoto.
Dal Lucca Film Festival 2023, il terzo lungo di Vladimir Beck - regista di Skinless e Little Bird, tra i firmatari dell'appello dei cineasti russi contro Putin - scivola in sala lubrificato dalla sensazionalistica etichetta di «film bannato dalla Russia». In patria, dove nel 2023 la Corte suprema ha messo al bando per «estremismo» il movimento LGBT+, non devono aver gradito la bandiera arcobaleno sventolata [...] Vai alla recensione »