Killers of the Flower Moon

La maledizione del petrolio e la nuova benedizione di Scorsese

Oklahoma, anni 20 del secolo scorso. È il paese degli Osage, ma quella non è la loro terra. Gli Osage erano una tribù di nativi delle pianure, vivevano nell'odierno Missouri: come altre nazioni sono state deportate nel piatto e arido Oklahoma, che prima di divenire uno dei 50 stati dell'Unione era chiamato "Indian Territory" ed era in sostanza un campo di concentramento a cielo aperto. Ma all'improvviso da quella terra maledetta comincia a sgorgare petrolio. E quel petrolio è degli Osage, perché la terra è loro. All'improvviso, la comunità si ritrova ricca. Ma intorno ci sono contee e città dei bianchi, che subito pensano ai modi più sottili e bizzarri per impadronirsi di quelle ricchezze Questo è il contesto storico di Killers of the Flower Moon , primo western nella carriera di Martin Scorsese passato al Festival di Cannes fuori concorso e da oggi nei cinema italiani. Non credete a chi si lamenta della lunghezza (quasi tre ore e mezza). Sarebbe come andare da Tolstoj e sgridarlo: Lev Nikolaevi, ma da questo Guerra e pace non si può tagliare qualche capitolo? Il film è un grande romanzo sul ritorno a casa di Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio), che dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale torna nella Osage County dove il suo vecchio zio William Hale (Robert De Niro) è lo sceriffo. Hale ha pensato una cosa astuta: perché non trovare a Ernest una moglie Osage, per poi impossessarsi legalmente dei suoi diritti sui pozzi? Ernest sposa così Mollie (Lily Gladstone): per derubarla, ma anche perché - in fondo, ma proprio in fondo - la ama. Su questa contraddizione si regge la drammaturgia del film: Ernest scopre pian piano le malefatte dello zio, e spesso ne è complice, ma nel suo cuore semplice forse c'è ancora una speranza di redenzione. La trama di Killers of the Flower Moon è a tratti quella di un noir, con complicazioni, misteri e omicidi insoluti come in un romanzo di Dashiell Hammett. Ma nell'ultima ora il film diventa una tragedia dai toni altissimi, una parabola sulla violenza che è alle basi della più grande democrazia del mondo. De Niro e DiCaprio duettano con bravura, ma la vera star del film è Lily Gladstone, stupenda attrice della nazione dei Piedi Neri: se non le daranno l'Oscar, intoneremo il grido di guerra.
Da La Repubblica, 19 ottobre 2023


di Alberto Crespi, 19 ottobre 2023