Titolo originale | This Sceptred Isle |
Anno | 2022 |
Genere | Biografico, Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Regia di | Michael Winterbottom, Julian Jarrold |
Attori | Kenneth Branagh, Simon Kunz, Rachel Sophia-Anthony, Adam Oakley, Derek Barr Andrew Buchan. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 31 agosto 2022
Gli eventi che hanno caratterizzato la politica di Boris Johnson e il suo governo di fronte alla prima ondata della pandemia globale.
CONSIGLIATO SÌ
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Boris Johnson è il primo ministro inglese e arriva al potere con la missione di portare a termine i negoziati sulla Brexit. Al suo fianco c'è il fedele ideologo Dominic Cummings, sorta di eminenza grigia dei Tories. Johnson nel mentre lavora alla propria monografia su William Shakespeare, ma i sogni di gloria del suo governo finiscono travolti dal virus Covid-19. I suoi consiglieri e ministri non sanno identificare per tempo la gravità della situazione e in particolare la velocità del contagio, dunque non ottengono né le risorse per attrezzare il sistema sanitario nazionale, né sanno imporre con tempestività un lockdown che avrebbe impedito il peggio...
Il fallimento del governo Johnson sulla crisi pandemica è materia recentissima e ancora dolorosa, ma questo non ferma il J'Accuse di Michael Winterbottom e degli altri autori di This England.
Quasi una instant series, che lavora di giustapposizione di diversi materiali, in modo frenetico soprattutto nei primi episodi firmati da Winterbottom. Alla ricostruzione fittizia dell'operato del governo a Downing Street e della vita privata di Boris Johnson, sono intercalati segmenti di repertorio sul diffondersi della pandemia. L'obiettivo è portare alla luce il contrasto tra la buffoneria apparentemente bonaria del leader dei Tories e una realtà che invece si fa sempre più tragica.
E anche il contrappunto si fa più drammatico: quando Johnson si ammala è naturalmente accudito con la massima attenzione dai medici, ma i cittadini inglesi - e in particolar modo quelli anziani nelle case di cura o relegati in casa - non hanno la stessa fortuna. Johnson com'è noto è guarito, ma a parità di condizioni, vista la serietà della sua malattia, sembra probabile non ce l'avrebbe fatta, sottolineando l'ingiustizia sociale che incarna.
È un vero e proprio coprotagonista Dominic Cummings, che pratica una sorta di darwinismo manageriale assumendo e licenziando rapidamente giovani di belle speranze, che cerca di far marciare al suo ritmo. I licenziamenti hanno anche però uno scopo più meschino e difensivo: quello di impedire che qualcuno dei nuovi arrivati si avvicini troppo alla moglie di Johnson e finisca per diventare una pedina contro di lui. Nonostante questo stratagemma, Carrie Johnson, che ha alle spalle una lunga carriera politica, consiglierà a Boris di liquidare Dominic, sottolineando i problemi che ha causato. Come spesso accade in politica si arriva a una impasse, dove solo uno scandalo sui media può spostare l'ago della bilancia. Ma la fine di Dominic non è che il preludio a quella di Johnson stesso. Purtroppo il loro destino politico è una ben magra consolazione a fronte della quantità spaventosa di morti che il virus ha causato in Inghilterra - nonostante il Paese avesse la fortuna di poter osservare la situazione italiana e quindi prevedere il diffondersi del contagio in un Paese europeo.
Al di là dell'elemento sociopolitico e del dubbio gusto di mettere in scena, a così poca distanza, la dolorosa tragedia degli anziani abbandonati senza cure in casa propria o in istituti di riposo, This England è una grande occasione attoriale per Kenneth Branagh, che veste i panni del premier inglese. Boris Johnson è per lui un re e un buffone shakespeariano, dal linguaggio colto e ricchissimo di citazioni auliche, spesso perso nelle proprie elucubrazioni e del tutto incapace di essere decisivo in un modo o nell'altro. Più interessato a difendere il look dei propri capelli che a curare l'operato del suo stesso governo. La sua vanità è soprattutto intellettuale: sogna la gloria di Churchill o il successo editoriale di Blair, si confronta con i giganti della letteratura e della Storia, ma al tempo stesso non dimentica mai l'autoironia. Fa il possibile per apparire amabile e simpatico, alla mano, la sua immagine è quella di un uomo di potere con i difetti di una persona comune, con la giovialità di uno sconsiderato ottimismo, attentamente calibrato nei toni della sua parlata.
Quella di Branagh è un'interpretazione notevole per mimetismo ma pure per incisività: emerge in scene spesso brevissime, frammentate nel caos del montaggio tra altri personaggi, situazioni e materiali. La serie ha infatti un furore stilistico che ben si sposa alla sua accusa frontale, da pamphlet, che non vuole vengano dimenticati la terribile gestione inglese della pandemia, né le responsabilità di chi vi era coinvolto.